martedì 1 settembre 2009

Jesse

Si sono svolti in agosto all'Olympiastadion di Berlino i campionati mondiali di atletica leggera.
Sulla divisa degli atleti degli Stati Uniti, all'altezza della clavicola sinistra, si leggeva una piccola sigla: JO.
JO sta per Jesse Owens, il grande protagonista delle Olimpiadi che si erano svolte in quello stesso stadio nel 1936. Hitler le aveva organizzate per celebrare la superiorità della "razza ariana", e senza troppi scrupoli. Nel torneo di calcio, l'Austria fu battuta dal Perù per 4-2, nonostante tre gol annullati ai sudamericani. E allora fu annullata la partita, per una immaginaria invasione di campo. Il Perù abbandonò il torneo, e alla fine la medaglia d'oro andò agli azzurri del fedele alleato Mussolini.
Nell'atletica leggera, Jesse Owens, nipote di schiavi dell'Alabama, vinse quattro medaglie d'oro nei 100 metri, 200 metri, staffetta 4x100 e salto in lungo. Se uno corre più forte, non c'è imbroglio che tenga; nel lungo, gli diedero un salto nullo che probabilmente non era poi tanto nullo, ma non ci fu nulla da fare lo stesso.
Ci sono diverse leggende sulla furia di Hitler per quella sconfitta del suo razzismo: non gli strinse la mano, abbandonò lo stadio, o non partecipò alla premiazione semplicemente perchè non era previsto dal cerimoniale, non si è mai capito bene.
Ci sono invece storie certe di come Jesse Owens visse al suo ritorno negli Stati Uniti dopo il trionfo:
non fu invitato alla Casa Bianca;
salì sugli autobus dalla porta posteriore, riservata ai neri, e cedette il posto a sedere ai bianchi;
mangiò in ristoranti per neri;
usò gabinetti per neri;
alloggiò in alberghi per neri. (1)

(1) Eduardo Galeano - Specchi - Sperling & Kupfer, 2008

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