sabato 28 novembre 2009

Spalti gremiti


E finalmente anche nel villaggio gallico si parla di calcio. Scommetto che non ne vedevate l'ora. Devo quindi iniziare il discorso con la scontata confessione: spesso guardo le partite in televisione. Non sempre, non sistematicamente, ma spesso.
Ciascuno ha le sue turpitudini, e fa bene di tanto in tanto liberarsi la coscienza da questi pesi.
Il gioco del calcio mi aveva affascinato in un'epoca nella quale la telvisione offriva incontri (in bianco e nero) commentati da un telecronista, in genere abbastanza capace e con una sufficiente padronanza della lingua italiana; era viceversa lasciata, di solito, alle pure qualità di inventiva e fantasia la pronuncia dei nomi in lingue straniere. Il bravo telecronista partiva per la sua trasferta, andava allo stadio a svolgere il suo dignitoso lavoro, se necessario andava a pernottare in albergo con la sua bella valigetta, e tornava a casa. Il suo compito era essenzialmente quello di indicare al pubblico televisivo quale giocatore era in quel momento in azione, e fornire poche altre indicazioni e commenti (il gioco è disturbato dal forte vento o cose del genere che potrebbero sfuggire al telespettatore). Guai e ancora guai a far trapelare dal tono di voce una minima per quanto velata maggior simpatia del commentatore per una squadra piuttosto che per l'altra: sarebbe stato quanto di più disonorevole e deplorevole si potesse immaginare. Per quanto riguarda gli incontri internazionali vigeva, ed era tacitamente e tutto sommato abbastanza serenamente accettato da noi spettatori, il subdolo trucco del giornalista di imparare quattro o cinque nomi di giocatori della squadra straniera e ripetere sempre gli stessi; avendo l'accortezza di seguire la telecronaca con le formazioni delle squadre sott'occhio, risultava sempre che inspiegabilmente tutte le squadre estere erano composte per il 60 % da giocatori che non toccavano mai il pallone.
Per il resto, lo spettatore guardava, apprezzava e giudicava le azioni di gioco a suo libero gusto e piacimento.

Quando ero ragazzino c'era una maggiore frenesia da attesa dell'evento; oggi che sono un pò più scafato cerco di accendere il televisore solo all'orario esatto di inizio dell'incontro, per non farmi ammorbare dalla pubblicità.
Ma se mi sbaglio e accendo prima del tempo, vedo cose che un essere umano non potrebbe mai immaginare: mi trovo di fronte ad uno spiegamento di forze, che se Lyndon Johnson avesse spedito in Vietnam tutte le truppe che una qualsiaisi rete televisiva italiana schiera per commentare una partita di calcio, avrebbe vinto la guerra in cinque giorni.
Tanto per cominciare, il telecronista non è più sufficiente. Esso deve essere necessariamente affiancato da un commentatore tecnico il quale deve, altrettanto necessariamente, essere un ex-calciatore, quindi, nella migliore delle ipotesi, semi-analfabeta. Compito del commentatore tecnico è quello di spiegarci che la squadra dell'Atletico Scamorze deve insistere ad attaccare gli avversari sulla fascia laterale destra, perchè in quella zona del campo il giocatore Bravuomo salta il suo avversario come, quando e tutte le volte che vuole e crea una favorevolissima situazione di superiorità numerica; salvo poi, dopo dieci minuti e qualche altra azione di gioco, renderci edotti del fatto che il gicatore Bravuomo dovrebbe essere sostituito perchè non è in grado di reggere il confronto con il suo avversario diretto ed in quella zona del campo l'Atletico Scamorze è costantemente in difficoltà. Così, come se niente fosse, e senza che nessuno lo prenda a branzinate in faccia (come certamente farebbe il nostro amico Ordinalfabetix).
Come se ciò non bastasse, uno spettro si aggira per l'Europa. Ma non quello, magari fosse. Si tratta di un essere inutile che staziona con il microfono ai bordi del campo (dove, secondo me, a termini di regolamento non potrebbe stare assolutamente), e ci fornisce informazioni fondamentali, del tipo "l'allenatore Tizio si è alzato in piedi" o "l'allenatore Caio si è rimesso a sedere". Mi domando come abbiamo fatto a guardare le partite di calcio per tanti anni senza usufruire di questi contributi sostanziali.
E fin qui, siamo a ciò che è funzionale (si fa per dire) alla fredda cronaca. E' quando si esce dallo stretto minutaggio di gioco che il caravanserraglio si complica fino a diventare inclassificabile: da quel poco che ho capito, il vero telecronista ed il vero (si fa sempre per dire) commentatore tecnico, ricevono la linea attraverso la benedizione e l'imprimatur di un altro telecronista e un altro commentatore tecnico, posticci, che se ne stanno allocati in qualche altro luogo che non si capisce quale sia (gli scantinati dello stadio ? Il parcheggio ? Il salotto di casa ? La luna ?), e sono insigniti del compito di dire due parole insulse prima dell'inizio, le quali però devono obbligatoriamente giungere alla conclusione che la partita sarà ricca di motivi di interesse e tutta da seguire, manco fosse il derby Copparo - Codigoro; due parole insulse nell'intervallo, tra una pubblicità e l'altra, e due parole insulse a conclusione della bella serata di sport.
Poi, ancora, infilati da qualche parte, ma non ho ancora capito bene dove, devo ulteriormente approfondire i miei studi sull'argomento, ci devono essere per forza una presentatrice che non sa di cosa si stia parlando, ma gnocca, e un opinionista. E' impossibile che in televisione qualcuno parli di un qualsiasi argomento senza l'augusto conforto della presenza di un opinionista; più o meno tutte le reti televisive hanno firmato per sbaglio un contratto ventennale con un tizio incapace di intendere e di volere e che sta sulle balle a tutti; e non rimane che fargli fare l'opinionista.
L'unica domanda che si pone è: ne sentivamo il bisogno ?
Per tentare una risposta dirò che dal mio punto di vista di telespettatore, la più importante innovazione del calcio moderno è che ora prediligo le partite che si giocano sotto la pioggia: quando piove a dirotto, mi godo la visione dell'incontro come non mai.
E' vero che la qualità del gioco ne risente e lo spettacolo è di qualità inferiore; ma volete mettere la soddisfazione di sapere che l'essere inutile a bordo campo si sta bagnando come un pulcino ?

mercoledì 25 novembre 2009

Il fringuello 5110 e le trame di Satana


Recentemente sono venuto in possesso di un documento interessante. A rigore di termini esso si dovrebbe definire di provenienza furtiva, ma posso dire a mia discolpa che si tratta solo di un prestito a cui seguirà tra breve regolare restituzione; l'unica irregolarità è che il tutto si sta svolgendo all'insaputa del legittimo proprietario. Lo scritto da me così illegalmente detenuto è un libro di una ventina di anni fa (1), pubblicato dai Testimoni di Geova, il cui scopo principale era quello di approfittare del dibattito allora (e tutto sommato ancora oggi) fervente tra gli evoluzionisti a seguito della esposizione, da parte di Eldredge e Gould, della teoria degli equilibri punteggiati (2), per insinuare, in perfetta malafede, che l'evoluzione stessa fosse messa in dubbio dagli scienziati (di qui la mia curiosità per quali argomenti potessero mai essere esposti a sostegno di una tesi così indifendibile).
Il libro è un bel campionario di malafede e di errori logici; la più appariscente distorsione della realtà è quella di presentare un dibattito i cui protagonisti si possono, molto grossolanamente, suddividere tra fautori di un evoluzione che procede attraverso un più o meno costante e regolare accumulo di cambiamento adattativo, e sostenitori di un quadro composto da fasi diverse, con specie tendenzialmente costanti, e cambiamenti evolutivi "punteggiati" relativamente rapidi, associati agli eventi di speciazione e non necessariamente adattativi, come se tale contrapposizione di tesi (peraltro non esposte compiutamente nel testo) fosse la dimostrazione dell'inesistenza dell'evoluzione. Si noti che nessuna delle "fazioni" mette minimamente in dubbio l'evoluzione come fatto, la discussione verte su ritmi e tempi del cambiamento. Ma con un uso fazioso di citazioni di frasi isolate dal loro contesto in modo da stravolgerne il significato, si pretende di indurre l'idea che gli scienziati evoluzionisti dubitino della realtà stessa del loro oggetto di studio. Il povero Stephen Jay Gould non si diede pace per anni per il fatto che la sua proposta degli equilibri punteggiati come modello di macroevoluzione meglio aderente ai fatti osservati fosse stata utilizzata in modo tanto spudoratamente truffaldino dai creazionisti.
A tale falsificazione segue il seguente errore logico (voluto): si contrappongono due spiegazioni della diversità della vita: evoluzione o creazione; si pretende che la prima sia falsa; se ne ricava che deve essere vera l'altra, come se ciò fosse automatico. Ovviamente non viene presentata alcuna evidenza a sostegno della creazione come fatto, se non che essa è raccontata dalla Bibbia. E come si fa a sapere se quello che c'è scritto nella Bibbia è vero ? Facile: lo dice la Bibbia che quello che c'è scritto nella Bibbia è vero. Si chiama "dimostrazione circolare".
Un altro salto logico ingiustificato che ricorre nella trattazione, è la presentazione di organizzazioni anatomiche complesse come impossibili da potersi generare "per puro caso". E' un'obiezione tanto frequente quanto fasulla: nella concezione più "classica" dell'evoluzione, se le mutazioni, la "materia prima" del cambiamento, avvengono in direzioni casuali, la loro selezione è quanto di meno casuale si possa immaginare. E qui i Testimoni di Geova mi deludono un pò, perchè scadono anche loro nel solito esempio trito e banale della complessità dell'occhio dei vertebrati. In realtà poche cose come un occhio complesso possono facilmente perfezionarsi in modo graduale: un animale che abbia pochi recettori sensibili alla luce, che gli permattano solo di perceprire ombre in movimento, avrà sempre più possibilità di evitare l'aggressione di un predatore rispetto ad uno che non li abbia, un animale che ne abbia un numero superiore avrà una percezione più distinta dei pericoli, uno che abbia i recettori protetti da una lente avrà meno probabilità di perderne la funzionalità, e così via...
Il libro è un pò come un vortice, che trascina sempre più giù. Inizia (pag.11) con il proposito di "esaminare i fatti con mente aperta" e "non mettere in discussione i successi della scienza" poi, pagina dopo pagina, falsità dopo falsità, fino ad un finale delirante, giunge alla conclusione (pag. 248), sobria e "di mente aperta", che chi sostiene idee evoluzionistiche lo fa perchè è ispirato direttamente da Satana. Bene, mi prenderò questa responsabilità.
Nel capitolo avente per titolo le parole di Genesi "secondo la loro specie", l'obiezione proposta contro l'evoluzione suona nientemeno che così: "i rosai portano sempre rose, mai camelie. E le capre danno alla luce capretti, mai agnelli." Non è un'obiezione stupida, è del tutto idiota. Per quanto rapido e "punteggiato" possa essere un evento di speciazione, la sua rapidità sarà comunque tale su una scala di tempo geologica, nella quale la durata della vita di osservatori (e anche di intere civiltà) umani è irrilevante.
Tuttavia, nonostante la stoltezza della pretesa, forse potremmo essere in grado di sbandierare davanti al muso di questi oscurantisti medioevali, grazie allo straordinario campionario di casistiche che la natura offre, un caso di speciazione osservato direttamente sul campo, nientemeno che in un vertebrato.
Il fatto che l'evento si verifichi proprio nell'arcipelago delle Galapagos, che aveva avuto un ruolo così importante nel mettere sotto gli occhi di Charles Darwin le evidenze dell'evoluzione, non credo sia una romantica coincidenza romanzesca, ma un effetto delle particolari condizioni locali che favoriscono condizioni di isolamento e sporadicità di migrazioni.
C'è invece una certa ironia della storia nel fatto che la speciazione (probabilmente) in corso sia quella di un fringuello; alle tredici specie di fringuelli delle Galapagos, diversificate dai vari adattamenti a nicchie ecologiche occupate da altri animali in altri contesti, viene attribuito da una leggenda infondata un ruolo cruciale nell'elaborazione della teoria dell'evoluzione, tanto da essere complessivamente chiamati "i fringuelli di Darwin".
In realtà, durante il suo viaggio, Darwin non prestò molta attenzione a questi animali, ne raccolse diversi esemplari, ma non ritenne nemmeno opportuno annotarne l'isola di provenienza, e ne classificò alcuni in modo errato in base alle somiglianze con altri uccelli determinate dalle convergenze adattative.
Fu solo dopo il suo ritorno in Inghilterra, quando si rese conto di avere in mano gli elementi per rivoluzionare la storia della natura, e dopo aver ricevuto le classificazioni corrette dei suoi esemplari da un esperto ornitologo, che lo zio Charles comprese il significato della varietà dei fringuelli delle Galapagos e stramaledisse l'incompletezza delle sue osservazioni; la ricostruzione della radiazione adattativa dei "fringuelli di Darwin" fu completata soltanto in seguito.
E veniamo al dunque: la versione on line della rivista Nature (da cui è tratta la foto), riporta un lavoro dei coniugi Grant (3), i quali studiano da circa quarant'anni i fringuelli dell'isola di Daphne Major, e nel 1981 individuarono un esemplare insolitamente grosso del fringuello terricolo Geospiza fortis. L'analisi genetica mostrò che con ogni probabilità si trattava di un immigrato dalla vicina, ma non troppo, isola di Santa Cruz. I Grant, inanellato l'esemplare con il nome, certamente poco idoneo per un poema epico, di 5110, e ne hanno seguito tutta la discendenza conosciuta per sette generazioni. Figli e nipoti di 5110 presentavano spesso un becco di forma un pò diversa dagli altri Geospiza, ed avevano anche un canto particolare. Alla quarta generazione, Daphne Major fu colpita da una terribile siccità, e la discendenza di 5110 si ridusse a soltanto un maschio e una femmina, fra loro fratelli. Da allora, i loro discendenti non si sono più incrociati con i Geospiza fortis autoctoni di Daphne Major, e quindi la popolazione immigrata rimane riproduttivamente isolata.
Non è un caso infrequente fra gli uccelli l'esistenza di "specie sorelle" morfologicamente identiche ma che non si incrociano perchè non si riconoscono reciprocamente come partner riproduttivi; questo è presumibilmente legato ai complessi rituali di corteggiamento, per cui sono sufficienti periodi di temporaneo isolamento relativamente brevi perchè una popolazione acqusisca usanze anche solo leggermente diverse nelle danze o nei canti, sufficienti a renderla "poco desiderabile" dai membri dell'altro sesso della specie madre, quando ritorna a condividere lo stesso habitat della specie di origine.
Probabilmente la forma insolita del becco, che si è fissata tra i discendenti di 5110quando è rimasta solo una coppia di fratello e sorella (sembra che il becco sia un carattere cruciale per il riconoscimento tra i fringuelli), unita al canto poco conforme ai Geospiza fortis di Daphne Major, mantiene riproduttivamente isolata questa discendenza (poichè i fringuelli imparano a cantare principalmente dal padre, presumibilmente 5110 e i suoi figli e nipoti cantavano la canzone dell'isola di origine Santa Cruz, che poi si è un pò mescolata in modo imperfetto con quella di Daphne Major; la differenza nel canto non ha impedito comunque a 5110 di accoppiarsi con qualche femmina locale; l'attuale assenza di incroci è presumibilmente proprio dovuta a una combinazione di canto e becco).
E' ancora troppo presto per dire che stiamo assistendo all'origine di una nuova specie, e d'altra parte è piuttosto difficile stabilire in via teorica quante generazioni di isolamento riproduttivo siano necessarie per poterlo affermare (il punto a mio avviso cruciale, che mi pare non venga sufficientemente evidenziato nell'articolo di Nature, è che non sappiamo neanche cosa potrà accadere se un nuovo fringuello immigrato arriverà a Daphne Major da Santa Cruz: riconoscerà come partner i discendenti di 5110, i Geospiza fortis residenti, o entrambi, o nessuno ?).
Però, se questa affascinante (e abbastanza concreta) possibilità si verificasse, sarebbe davvero esaltante se una speciazione potesse essere registrabile "in diretta" nel breve arco della vita di un osservatore umano: un'origine più "punteggiata" di così non sarebbe stata neanche immaginabile dagli stessi Eldredge e Gould; e per Stephen Jay Gould (Niles Eldredge è vivo, che io sappia sta benissimo, e continua tranquillamente a contribuire ai progressi delle nostre conoscenze) sarebbe una meritata rivincita postuma sulle falsità ed angherie intellettuali subite ad opera dei creazionisti.

(1) Autore o autori non indicati (sic !), 1985 - Come ha avuto origine la vita ? per evoluzione o per creazione ? - Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania.

(2) Eldredge N. e Gould S.J., 1972 - Punctuated equilibria: an alternative to phyletic gradualism. In: T.J.M. Schlopf - Models in Paleobiology - Freeman, Cooper & Co., San Francisco, pp. 82-115.

(3) Cressey D. - Darwin's finches tracked to reveal evolution in action - http://www.nature.com/news/2009/091116/full/news.2009.1089.html

martedì 24 novembre 2009

Ministri Rotondi e Teste Quadre

Ci sono categorie di persone che non hanno proprio nessun'altra possibilità di mettersi in luce che dire delle solenni fesserie; d'altra parte se quelli sono i talenti che si hanno, quelli emergono.
Nelle ultime ore abbiamo appreso dell'esistenza in vita anche dell'ex democristiano Rotondi, emerso da un oscuro velo di nebbia e misterioso anonimato. Il mistero principale riguarda le sue mansioni: è infatti il Ministro per l'Attuazione del Programma dell'attuale Governo. Che cosa farà mai il Ministro per l'Attuazione del Programma ? Credo che i suoi compiti si limitino ad una telefonata mattutina per informarsi se il nostro meritato Presidente del Consiglio sia stato per caso arrestato durante la notte, ed annotare nel Registro Ufficiale Quotidiano, alternativamente:

Berlusconi a piede libero = Programma di Governo Attuato.

oppure

Berlusconi in galera = Programma di Governo Non Attuato.

Che altro ?

C'era bisogno di un Ministro per fare questo ? Non bastava una segretaria ? Non ho nessuna difficoltà a credere che il Ministro Rotondi non senta la necessità di una pausa a metà della sua giornata lavorativa, e riesca benissimo a sbrigare tutti questi suoi gravami applicandosi continuativamente.
Succede invece che in buona parte delle aziende la pausa pranzo sia obbligatoria, non per il sollazzo dei dipendenti, ma perchè le aziende stesse si rendono conto benissimo che chi fa un VERO lavoro (eventualità di cui il Ministro Rotondi non è neppure a conoscenza), ad esempio conducendo impianti e macchinari, operando per molte ore di seguito senza concedersi interruzioni, magari allo scopo di guadagnare tempo, aumenterebbe di molto la possibilità di commettere errori che potrebebro mettere a repentaglio l'incolumità sua e degli altri. Ma mi rendo conto anche che un ex democristiano che come mestiere fa il Ministro nel Governo Berlusconi non capisca neanche di che cosa si stia parlando.

giovedì 19 novembre 2009

Lapsus - bis

Il lapsus l'ho avuto io, e chiedo scusa: domenica scorsa, nell'illustrare la luminosa storia personale dell'illustre statista Fabrizio Cicchitto, ho omesso un particolare che invece tutti dovremmo tenere sempre bene a mente:
testuale dall'elenco degli iscritti alla loggia massonica segreta P2:

"on. Cicchitto Fabrizio, Roma, codice e. 16.80, tessera 2232, data iniz. 12.12.1980, data scad. 31.12.1985..."

che è solo pochi numeri più avanti di:

"dott. Berlusconi Silvio, Milano, codice e. 19.78, tessera 1816, data iniz. 26.1.1978, data scad. 31.12.1982..."

Vedi, a volte, i casi della vita...

mercoledì 18 novembre 2009

L'acqua non è una merce - bis

Mentre il Parlamento italiano approva il decreto che obbliga alla privatizzazione della gestione degli acquedotti (passato anche alla Camera con un bel voto di fiducia, se ne sentiva proprio la mancanza di un voto di fiducia: tra i Destri ormai nessuno si fida più di nessuno, iene ed avvoltoi si contendono il cadavere del Cainano in decomposizione azzannandosi fra di loro), chi aveva già percorso la stessa strada lasciandosi incantare dalla favola del "privato è meglio" sta già facendo precipitosamente dietro-front.
A Parigi la gestione dell'acqua è privata dal 1984 e le due multinazionali Veolia e Suez si dividono gli utenti sulle due rive della Senna; dal 1 gennaio 2010, scadenza anticipata per volontà del comune, la concessione non verrà più rinnovata e si tornerà ad un distributore unico e pubblico (Eau de Paris), e le società private saranno escluse dalla società di gestione "perchè l'acqua è un bene pubblico, una risorsa che deve essere controllata e preservata, attraverso una gestione solidale e responsabile."
Parole sante del comune di Parigi.

domenica 15 novembre 2009

Lapsus


Scusate l'immagine raccapricciante, purtroppo non si poteva farne a meno. Oggi ho avuto l'impressione di avere avuto un'allucinazione, per cui ho voluto risentirlo in qualche altro telegiornale; era proprio così. Quest'uomo accusava i suoi avversari di fomentare la "guerra civile fredda".
Per chi non lo sapesse, Guerra Civile Fredda è il titolo dell'ultimo libro di Daniele Luttazzi, in libreria in questi giorni.
Fabrizio Cicchitto, ex Craxiano di ferro che Stefano Benni considera uno dei tre ideologi artefici della fondazione di Forza Italia, insieme a Marcello Pera e a Pietro Gambadilegno, legge dunque Daniele Luttazzi ? Insieme ai suoi avvocati, in cerca di spunti per querele ? Di nascosto, chiuso a chiave in bagno per non farsi scoprire dai suoi compari di partito e soffocando le risate ? Naconde il libro come si faceva con le riviste porno, tra le pagine de il Giornale ? Vuole essere il primo a leggerlo per la ragionevole paura di essere sbeffeggiato ?
Perchè nessuno glie lo ha chiesto ? Sapremo mai la verità ? Un altro dei misteri italiani destinati a rimanere irrisolti.

lunedì 9 novembre 2009

L'acqua non è una merce


La settimana scorsa il Senato ha approvato il decreto legge 135, i cui effetti devastanti sinergizzano con quelli del decreto Tremonti dello scorso anno (il fatto che con la maggioranza che c'è nel Parlamento si vada avanti a legiferare a colpi di decreti e voti di fiducia la dice lunga sulla fedeltà reciproca sui cui possono contare le varie fazioni delle mafiette e delle mafione rappresentate nel Popolo del Partito del Popolo del Popolo del Partito della Libertà anche con la Condizionale, ma questo è un altro discorso).
Di che cosa si tratta ? E' un decreto che affida la gestione dei "servizi pubblici locali di rilevanza economica" al mercato; in sostanza vanno obbligatoriamente privatizzati e gli enti pubblici non potranno detenere più del 30% delle quote delle società di gestione. Sarebbe già abbastanza selvaggio, ma quello che è peggio è che il Governo inserisce tra i "servizi pubblici di rilevanza economica" anche l'acqua.
Un emendamento che permette di mantenere la proprietà pubblica delle reti, cioè degli acquedotti, con l'apparente intento di salvaguardare il controllo pubblico su un bene prezioso e vitale, rischia di aggiungere la beffa al danno: rischiano di rimanere a carico della collettività i costi di manutenzione delle reti idriche, ed ai privati andrebbero solo i profitti della gestione della distribuzione, senza neanche il minimo fastidio di qualche investimento sulle strutture.
Il decreto dovrà ora passare alla Camera, ma temo che ci siano poche possibilità di ribaltare il misfatto, vista l'entità della maggioranza e la nullità dell'opposizione: il Partito Democratico, sempre coerente con se stesso, non riesce a prendere una posizione chiara.
Saranno sempre più mortiferi gli ultimi morsi del capitalismo, il mostro in agonia che ormai non può divorare altro che se stesso e, esaurite tutte le risorse sfruttabili, si riduce a speculare sui beni vitali di primaria importanza.
La Regione Puglia e molti Comuni stanno muovendosi perchè l'acqua venga salvaguardata come bene comune non di rilevanza economica, e non si possa lasciare in balia della sete di profitto delle imprese la sete reale delle persone. Dovrebbe essere un principio ovvio, ma non lo è più nella frenesia speculativa dell'economia di mercato ormai morente.

Un uomo distrutto

Giuro che a me piacerebbe tanto scrivere anche di altri argomenti; il fatto è che non si riesce a tenere il passo con tutte le idiozie sfornate dai nostri governanti; uno può provare a metterci tutto l'impegno, ma non ci si riesce proprio; adesso ne è ricomparso un altro che pareva felicemente perduto nelle nebbie dell'eterno oblio.
Dunque:
il quiz di oggi è:

Cosa ci potrebbe essere di peggio, e di più distruttivo e degradante per la persona umana, che essere drogato ?


Risposta:

Essere Giovanardi.

mercoledì 4 novembre 2009

E ci mettiamo una croce sopra


Per mettere un pò d'ordine, cominciamo con un riassunto delle puntate precedenti:

- 1870: breccia di Porta Pia. Si completa l'unificazione nazionale, Roma diventa capitale d'Italia, e lo Stato della Chiesa non esiste più. Il Papa mette su il broncio.

- 1929: Concordato. Sono passati quasi sessant'anni di broncio pontificio, e nel frattempo Mussolini ha costruito un pezzo per volta la sua dittatura reprimendo qualsiasi forma di opposizione e forzando il consenso popolare a suon di propaganda martellante. Però Mussolini non ha Mediaset, la televisione non esiste, e per rimbambire gli ormai non-più-elettori c'è solo la radio (che comunque non è poco) e il cinema. Mussolini vede nelle omelie domenicali nelle chiese una importante potenziale forma di propaganda, o almeno la possibilità di tacitare e placare le masse, e riporta il buonumore al di là del Tevere stipulando i Patti Lateranensi. L'arruolamento del Papa, se non proprio tra i sostenitori, almeno tra i non-oppositori del fascismo, costa carissimo all'Italia. La religione cattolica diventa religione di Stato; lo Stato italiano si sobbarca il pagamento dello stipendio ai preti (la "congrua"); e come formale e neanche tanto simbolica restituzione alla Chiesa del potere politico perduto, viene istituito lo Stato della Città del Vaticano. Checchè se ne dica, d'ora in avanti il fascismo picchierà e ucciderà senza avere alcun fastidio dalla Chiesa, salvo ovviamente azioni individuali di preti eroici.

- 1948: Costituzione repubblicana.
Articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Articolo 7: Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Articolo 8: Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Il fatto che lo Stato e la Chiesa siano indipendenti e sovrani, ma che ci sia una religione di Stato, stride in modo piuttosto evidente con i principi enunciati negli articoli 3 e 8 (e infatti l'articolo 7 intravede già la necessità di modificare i Patti). Con la modernizzazione del paese ed il progredire degli usi e dei costumi, lo stridore diventa sempre più fastidioso. Lo Stato deve necessariamente essere laico, e non può avere una "sua" religione.

- 1983: Revisione del Concordato. Come logica vuole, la religione cattolica non è più religione di Stato. Ma per liberare lo Stato laico da questo vincolo, Craxi deve pagare un riscatto ancora una volta salatissimo (la Chiesa è sempre preoccupata solo ed esclusivamente della salvezza delle anime, ma davanti ad un bel gruzzolo di soldi tende un pò a deconcentrarsi). L'Italia non paga più il costo del sostentamento del clero, ma dà accesso alla Chiesa all'otto per mille dell'IRPEF, che è una cifra spropositatamente superiore a quella precedentemente dovuta per la "congrua", e molto gradita al Vaticano, che nel frattempo è diventato un paradiso non tanto per le anime quanto per le nebulose operazioni finanziarie dello IOR di monsignor Marcinkus.
L'elargizione dell'8 per mille da parte del contribuente è volontaria, ma viene elaborato un meccanismo truffaldino per la ripartizone delle scelte non espresse, per cui con circa il 30% delle firme, la Chiesa intasca circa l'80% della cifra disponibile (e ritornerò su questo argomento al momento opportuno, tra pochi mesi).
In più, la Chiesa non rinuncia alla propria presenza nelle scuole, e ne nasce una mostruosità giuridica: si mantiene, nelle scuole pubbliche, un'ora settimanale di insegnamento della religione cattolica, mandando ancora una volta all'aria il principio di uguaglianza delle confessioni religiose. Si cerca di ovviare al pasticcio con corsi opzionali alternativi che ovviamente non troveranno mai realizzazione concreta. Pralina: gli insegnanti di religione vengono pagati dallo Stato, ma vengono scelti dal Vescovo, e non sostengono alcun tipo di concorso, con la scusa che tanto il Vescovo li sceglie anno per anno. Pralina della pralina: quando sulla poltrona di ministro della Pubblica Istruzione si siede la prima Letizia Moratti che si trova a passare di lì, gli insegnanti di religione entrati a scuola senza alcun concorso vengono inseriti a ruolo in massa, diventando inamovibili con un colpo di bacchetta magica che meriterebbe un processo per stregoneria da parte della Santa Inquisizione.

Ed eccoci qua. Paghiamo il pizzo dell'otto per mille per avere uno Stato laico e non confessionale, e la Chiesa intasca i quattrini, ma continua a comportarsi come se la religione cattolica dovesse essere una fonte di diritto per le leggi italiane. E ancora oggi dopo 140 anni aspettiamo che l'Italia riesca a rendersi una nazione indipendente, e smetta finalmente di essere una colonia di Città del Vaticano.

Tanto per fare un esempio di salvaguardia della non confessionalità dello Stato che mi sembra non banale: in Turchia nel 2008, il partito di maggioranza AKP, quello di Erdogan, che si ispira esplicitamente a valori religiosi, è stato messo sotto indagine dall'Alta Corte di giustizia per possibili violazioni del principio della laicità dello Stato. E nella Turchia moderna, dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi, ben 26 partiti sono stati sciolti per questo motivo. Nel caso dell'AKP l'indagine si è poi risolta con un nulla di fatto, ma vi potete figurare una cosa del genere in Italia ? Se putacaso dicessero a Pierferdy Casini che forse ci potrebbe essere magari chissà qualche dubbio che il suo partito non possa eventualmente presentarsi alle elezioni perchè i principi che enuncia contrastano con gli articoli 3 e 8 della Costituzione ? Ma ve li immaginate gli strilli ?

Nelle ultime 24 ore circa, da quando la Corte Europea dei Diritti Umani ha sancito (all'unanimità: 7 giudici su 7) un fatto che dovrebbe essere del tutto ovvio, talmente lapalissiano da risultare banale: "Lo Stato deve astenersi dall'imporre delle credenze religiose nei luoghi in cui le persone sono dipendenti da esso" e "l'esposizione obbligatoria di simboli religiosi viola la libertà dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni", vale a dire: una religione non può essere imposta nè privilegiata dallo Stato, per cui negli edifici pubblici non devono essere esposti simboli di una confessione in particolare, e men che meno la loro esposizione può essere resa obbligatoria; si sono sentite come reazione le affermazioni più assurde che si possano immaginare. Tanto per cominciare, il PD, sempre coerente con se stesso, balbetta (laicità, parola ormai sconosciuta da quelle parti); il Vaticano si arrampica sugli specchi: il portavoce Lombardi "Il crocifisso è un simbolo... di unione ed accoglienza di tutta l'umanità, e dispiace che venga considerato come un segno di esclusione..." (e infatti si è visto quanto sono stati accoglienti con la recente proposta dell'ora di religione musulmana nelle scuole, che era ovviamente una provocazione: essa diventa logica dal momento che esiste un'ora di religione cattolica, ma porta a dover avere poi l'ora di religione protestante, ortodossa, taoista, ecc.: si chiama reductio ad absurdum, e serve a dimostrare che è sbagliato il punto di partenza: non deve esserci un'ora di religione cattolica. L'hanno capito tutti, tranne il più scemo della compagnia, tale Dalle Vedove, ex radicale, ancora convinto che fosse un'idea seria). Ma cosa c'entra l'attribuzione al simbolo di un valore positivo ? Ci mancherebbe solo che non avesse valori positivi. La questione è semplicemente che un simbolo rappresentativo di una religione e non di altre non può essere posto come obbligatorio in uno spazio gestito da uno Stato che non discrimini le persone. Che il crocifisso possa essere un simbolo affratellante ed inclusivo potrei anche concederlo (ma mi piacerebbe chiederlo agli Incas, agli Aztechi, a tutti quelli che sono stati torturati da Torquemada, agli abitanti di Gerusalemme nel 1099, ecc.), tanto quanto potrebbe esserlo un Buddha o un'infinità di versetti del Corano; ma non è questo il punto.

Poi ci sono quelli semplicemente e inguaribilmente falsi, come l'ineffabile Buttiglione, che tentano di rovesciare la realtà con il consueto e frusto metodo di far sembrare l'affermazione di un principio di uguaglianza come la privazione di un diritto di chi era avvantaggiato, e l'eliminazione di una discriminazione come una discriminazione a danno del privilegiato. Metodi berlusconiani di disinformazione, solita roba.

E infine ritorna fuori ancora la questione delle nostre "radici culturali".
MMMIIIIIIIHHHHHHIIIII !!! Sono anni ed anni che ci lessano i testicoli e ce li fanno a fettine alla julienne con questa fandonia delle "radici culturali cristiane". Le radici culturali cristiane non esistono, nè per l'Italia, nè per l'Europa. Se fosse per le nostre radici cristiane, la cultura europea sarebbe ancora ferma al medioevo. Avremmo i monaci che deterrebbero l'esclusiva della pubblicazione di soli libri permessi dalla Chiesa e conformi alla dottrina aristotelica, che sarebbe probabilmente ancora considerata l'unica forma legittima di pensiero.
Se siamo usciti da questo buio pesto lo dobbiamo:
ad una robusta e salutare iniezione di cultura matematica araba (sissignori, araba), che con l'algebra, gli algoritmi ed altre innovazioni ha permesso di sviluppare nuovi metodi di calcolo. Ricordo agli smemorati che l'aritmetica greca e romana non contemplava neanche il numero zero, quindi lascio immaginare quanto potesse essere limitata.
Nuove capacità di calcolo hanno permesso nuove interpretazioni della realtà, sempre e costantemente osteggiate dalla Chiesa fedele al suo simulacro di sapere fisso e immutabile. Copernico, Keplero, Galileo e Newton possono a buon diritto essere considerati come radici della cultura europea o no ? Vi risulta che qualcuno di essi abbia avuto qualche problemino con la religione o no ? La cultura europea deve ringraziare gli studiosi che hanno osservato la realtà con mente aperta, convinti che gli uomini potessero ragionare con la propria testa, senza i vincoli imposti dai dogmi della fede, o il Tribunale dell'Inqusizione che si adoperava per metterli a tacere ? Tutti i ragazzi italiani studiano a scuola la Divina Commedia; non si tratta forse di radici culturali cristiane ? Ma Dante, il papa in carica non lo mette in anticipo all'Inferno tra i simoniaci ?
E tanto per cogliere l'occasione e celebrare l'anniversario che cade proprio in questi giorni, soli 150 anni fa con quale apertura mentale la Chiesa ha accolto l'Origine delle Specie dello zio Carletto Darwin ? Nel caos del celebre dibattito di Oxford del 30 giugno 1860, dovrei riconscere tra le mie radici culturali il capitano Fitz Roy che faceva il giro della sala sollevando un libro sopra la testa ed urlando a squarciagola: "La Bibbia ! La Bibbia ! La Bibbia !" Oppure il vescovo Wilberforce che derideva l'amico di Darwin Thomas Henry Huxley (il nonno di Aldous, autore de Il Mondo Nuovo) domandandogli se fosse per parte materna o paterna che si vantava di discendere da una scimmia ? O lo stesso Huxley che rispose che avrebbe preferito avere tra i suoi antenati una scimmia, piuttosto che un uomo che adoperava la propria intelligenza per nascondere la verità anzichè cercarla ?
Le VERE radici culturali dell'Europa stanno proprio nella capacità di opporsi ai dogmi della religione, e nell'affermazione della capacità dell'uomo di utilizzare il proprio intelletto senza preconcetti imposti da presunte verità rivelate. Se l'Europa ha una cultura un pò più avanzata di quella dei tempi delle Crociate, è solo perchè le verità se le è andata a cercare razionalmente, mettendo da parte quelle preconfezionate nelle Sacre Scritture. Altro che radici cristiane.