mercoledì 2 dicembre 2009

L'allevamento delle bufale

"Il macellaio Mani di Seta si è dato un nome da battaglia
tiene fasciate dentro il frigo nove mascelle antiguerriglia
ha un grembiule antiproiettile tra il Giornale e il gilè"


Iniziamo a raccontare la storia al contrario, partendo dalla fine:
Ancora venerdi 27 novembre, il Giornale continuava imperterrito a pubblicare le lettere di solidarietà dei lettori al prode giornalista Francesco Guzzardi, minacciato da un volantino delle Brigate Rosse:

Il Giornale, 27 novembre 2009:

"Caro Massimiliano, leggo di questa truce intimidazione nei confronti di Francesco Guzzardi. Minaccia figlia di quella intolleranza beota di chi non ha argomenti né pensieri e dunque pericolosa. Mi auguro che siano solo esagitati senza costrutto alcuno, ma non posso altro che mettermi al vostro fianco, come sono sempre stato, nel sostenere le battaglie controcorrente che hai sempre fatto con la tua redazione: una redazione coraggiosa che non ha mai evitato, sia pure con garbo, di mettere i piedi nel piatto quando necessario; attitudine questa che porta ai lettori magari uno spiraglio di verità ma che irrita e, come abbiamo visto, induce anche alle minacce. Andate avanti.
Coordinamento Regionale Liguria"

"Esprimo la mia solidarietà alla redazione genovese de il Giornale, al giornalista Francesco Guzzardi ed al caporedattore Massimiliano Lussana. È riprovevole l’atto intimidatorio con cui si svilisce il lavoro di Lussana, Guzzardi e di tutta la redazione al servizio del cittadino. Raccontare le vicende della Media Val Bisagno è stato rendere conto ai genovesi della situazione delle periferie: un dovere, prima ancora che un diritto. Per questo, siamo ancora una volta dalla parte del Giornale ed invitiamo tutti i giornalisti a continuare in questo lavoro che è un vero servizio pubblico. Auspico che il mittente delle minacce sia presto identificato: non è certo una coincidenza che la lettera sia giunta al Giornale proprio in relazione ad un articolo sulla Media Val Bisagno, municipio i cui consiglieri hanno in passato ricevuto simili intimidazioni.
On. Avv. Roberto Cassinelli
deputato Pdl"

"Esprimo piena solidarietà alla redazione de il Giornale ed in particolare al coraggioso giornalista Francesco Guzzardi per le vili minacce ricevute. Mi rendo disponibile a partecipare a qualsiasi iniziativa che possa esprimere concretamente il diritto di informazione della vostra testata.
Giuseppe Murolo
consigliere comunale Pdl e residente in Val Bisagno"

"Carissimo Massimiliano, abbiamo appreso con amarezza delle minacce pervenute al Giornale e rivolte a tutta la redazione al giornalista Francesco Guzzardi. Intimidazioni come queste sono da condannare fermamente perché mirano ad impedire quella libertà di informazione, spesso coraggiosa, di cui Il Giornale e tu caro Massimiliano, siete tra i più autorevoli sostenitori.
Approfittiamo dell'occasione per rinnovarti la nostra stima e riconoscenza per le tante battaglie che porti avanti sempre a testa alta e con grande onestà intellettuale.
Un caloroso abbraccio.
Il Gruppo Regionale del Pdl"

Eppure il mittente delle minacce era stato identificato dalla Digos già da due giorni: lo stesso Francesco Guzzardi, ora indagato per simulazione di reato e procurato allarme.
Il testo del volantino minatorio scritto a mano, completo di stella a cinque punte e scritta Brigate Rosse, presentato alle autorità dal giornalista, recitava: "Non abbiamo ancora deciso se spaccare il culo prima al vostro servo Guzzardi l'infame della val Bisagno e degli sbirri o passare prima da voi molto presto lo scoprirete". Per la Digos non deve essere stato un compito molto difficile: una delle poche organizzazioni di questo Paese un pò attente alla forma sono sempre state le Brigate Rosse; se adesso anche loro si mettono a parlare come un talk-show di Canale 5, allora siamo proprio allo sfascio; la punteggiatura è tipica di chi scrive su il Giornale, e l'indagine è presto conclusa: basta fare scrivere due righe al Guzzardi, confrontare le calligrafie, ed il valoroso giornalista finisce nei guai come si merita.

Vi invito a leggere sull'argomento Alessandro Robecchi:
http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/200911/informazione-quei-terroristi-de-il-giornale/

Partendo dall'ultimo capitolo, facciamo un passo indietro, e leggiamo come, sulle colonne de il Giornale, il valoroso rispondeva alle oscure minacce ricevute dagli ignoti malfattori, con la grande onestà intellettuale che i lettori gli riconoscono:

«Continuerò a denunciare i mali della Valbisagno»
di Francesco Guzzardi

Per me, non lo nego, il mio lavoro è una missione. Quella di raccontare i fatti, cercare i retroscena, portare alla luce le ombre di una cattiva amministrazione del territorio che da oltre 10 anni porto avanti per cercare di migliorare la Valbisagno, vallata che amo e dove vivo. Una zona dove, nel giro di 20 anni, sono cambiate (in peggio) talmente tante cose da renderla irriconoscibile a coloro che da sempre la abitano e considerata, da chi la segue da lontano, area degradata e, come l'ha definita Roberto Cassinelli in occasione dell'incontro in Municipio, zona del terzo mondo. Ho sempre ritenuto importante informare la gente di fatti che reputo gravi. È vero, come ha scritto il mio caporedattore Massimiliano Lussana, che pecco di sintesi, ma ditemi voi come si fa a raccontare in due parole (o in un solo articolo) delle decine di persone costrette a vivere sulla sedia a rotelle e, soprattutto, costrette a non potere uscire di casa a causa del degrado dei marciapiedi, delle strade non asfaltate e delle auto parcheggiate sui marciapiedi. Impossibile non descrivere i disagi degli abitanti di San Gottardo a causa di frequenti scippi, risse e vigliacche angherie alle quali sono sottoposte mamme e bambini che frequentano i giardini pubblici per colpa degli extracomunitari che da anni bivaccano in zona. Indisturbati. Talmente tanti problemi da raccontare e denunciare per i quali ci vorrebbe, ogni giorno, una pagina intera del giornale.
Le antipatie (e altro) verso di me poi, hanno cominciato a prendere forma da quando iniziai a seguire i consigli di circoscrizione, adesso municipali, denunciando sul Giornale le cose che non andavano.
I problemi, per me, sono cominciati in quel momento. E fatta eccezione per alcuni amministratori, per molti altri sono diventato non colui che denunciava le magagne del quartiere, bensì la causa dei mali. Paradossale.
Adesso sono arrivate le minacce sotto forma di volantino anonimo. Lasciamo alla polizia il compito di svolgere le indagini e risalire ai colpevoli. Non ritengo giusto né strumentalizzare, né sottovalutare un simile episodio che può diventare foriero di un’escalation di violenza. La Valbisagno non se lo merita. Come quelli che veramente la amano.

Il 25 novembre il simulatore viene smascherato, ma non si dà per vinto: tenta di giustificarsi arrampicandosi sugli specchi e scrive e interviene in ogni dove: eccolo sul sito di liguria.indymedia.org il 25 novembre alle 23.51:

"Preciso che la Digos non ha scoperto un bel nulla e mai lo avrebbe scoperto se io, Francesco Guzzardi, dopo avere raggiunto lo scopo di dare risalto (seppur con un volantino anonimo) alla mia vita da recluso causa pesanti minacce di malavitosi (nonostnte la denuncia alle forze dell'ordine di 2 mesi fa) sono andato in questura per fare una dichiarazione spontanea."

Che sia lui e non un mistificatore risulta chiaro dall'inconfondibile grammatica (mai lo avrebbe scoperto se io... sono andato in questura) e dalla pertinenza: il suo volantino non era affatto anonimo: era firmato dalle Brigate Rosse; era falso, non anonimo.
E quando dico in ogni dove, intendo in ogni dove: cosa glie ne fregherà mai a un cronista genovese de il Giornale del forum del Partito Comunista dei Lavoratori di Forlì e Cesena ? Ebbene, eccolo qua (e in più vi regalo il primo intervento di risposta):

PCL Forli Cesena, 25 novembre
Anonimo ha detto...
Sono Francesco Guzzardi e prima di giudicare sarebbe meglio sapere le cose.
Innanzitutto nessuna perizia calligrafica! La Digos non avrebbe mai scoperto nulla. Ho scritto io quel messaggio perke minacciato da mesi e nonostante le denuncie alle forze dell'ordine neuno mi ha cautelato. Ho raggiunto lo copo di mettere sotto gli occhi di tutti il dramma che io e la mia famiglia vivevamo infatti, sono stato io ad autodenuncirmi.

25 novembre 2009 16.13
Anonimo ha detto...
Se sei veramnete Francesco Guzzardi, dopo questo "intervento" hai dimostrato di essere un cretino al quadrato.
Personalmente Guzzardi lo immagino quanto meno capace di scrivere... Certo, di scrivere frottole, ma comunque capace di mettere in fila vocali e consonanti...

Dato così un quadro della comica finale, adesso riprendiamo la storia dall'inizio.
Nel 1974 Indro Montanelli decide che il Corriere della sera è troppo di sinistra per i suoi gusti (hep !) e matura la decisione di creare un giornale tutto suo. Dovrà chiamarlo temporaneamente il Giornale Nuovo, finchè esisterà ancora il Giornale di Varese. Nel primo editoriale del primo numero, il 25 giugno 1974, la nuova testata si presenta ai suoi lettori con queste parole: "vogliamo creare, o ricreare, un certo costume giornalistico di serietà e rigore". Detto fatto. Il Giornale si distingue subito per nascondere la testa sotto la sabbia di fronte all'evidenza della strategia della tensione e delle stragi di stato.
Ma il primo vero capolavoro si realizza con le elezioni del 1976, con il famoso invito ai lettori a scegliere il male minore: "turarsi il naso e votare Democrazia Cristiana". Si completa l'iniziativa presentando una lista di candidati democristiani 'garantiti' da il Giornale come "non compromessi col malaffare". In cima alla graduatoria, ed infatti eletto, è l'emergente della destra democristiana Massimo De Carolis, che qualche anno prima era stato vittima delle Brigate Rosse (quelle vere) che l'avevano ferito alle gambe.
Notizie sulla luminosa carriera di Massimo de Carolis le trovate qui:
http://www.carmillaonline.com/archives/2003/07/000346.html
Io vi darò solo due indizi per capire quanto poco fosse compromesso col malaffare:
indizio 1: fu l'avvocato di Michele Sindona;
indizio 2: a scorrere la già citata lista degli iscritti alla loggia massonica P2 di Licio Gelli, si scoprono delle prossimità davvero eccitanti: "...fas. 0624, grup. 17, on. De Carolis Massimo, Milano, codice e. 16.78, tessera 1815, data iniz. 26.1.1978, data scad. 31.12.1982, quote soc. 978: 50; fas. 0625, grup. 17, dott. Berlusconi Silvio, Milano, codice e. 19.78, tessera 1816, data iniz. 26.1.1978, data scad. 31.12.1982, quote soc. sta: 50, 978: 50;..."
Io non mi permetto di discutere l'onestà intellettuale di Indro Montanelli; penso che fosse sincera la sua volontà di contrastare il malaffare e la corruzione; il fatto che scegliesse come suo interlocutore d'elezione la borghesia imprenditoriale milanese rivela piuttosto, secondo me, una capacità di analisi quantomeno limitata; credo che non si rese mai conto che la borghesia imprenditoriale milanese in realtà campava, e campa, con malaffare e corruzione, e non potrebbe sopravvivere senza favori politici contrari all'interesse pubblico.
Comunque sia, fu un uomo talmente rigoroso da farsi molti nemici da ogni parte: quando, nel 1977, le Brigate Rosse (sempre quelle vere, non quelle immaginarie della Val Bisagno) spararono alle gambe anche a lui, il Corriere della sera, che era stato la sua casa fino a tre anni prima, titolò: "gambizzato un giornalista".

1987: la società editrice de il Giornale viene acquistata da Silvio Berlusconi.

1990: Legge Mammì sulla concentrazione dei mezzi di informazione: un soggetto privato non può detenere più di due reti televisive nazionali: è da allora che Rete4 trasmette abusivamente, di proroga in proroga, sulle frequenze assegnate ad Europa7; e un soggetto che controlli una rete televisiva non può detenere anche un quotidiano. Per la salvaguiardia del pluralismo dell'informazione, Silvio Berlusconi deve cedere la proprietà de il Giornale. La cede a Paolo Berlusconi. Il pluralismo è salvo.

1993-94: Il protettore Craxi è scappato in Tunisia per sfuggire alla galera, Berlusconi si ritrova allo scoperto. L'inchiesta Mani Pulite procede a furor di popolo, per Berlusconi è il panico. Per evitare a sua volta il carcere, nonchè la bancarotta per i debiti di Mediaset, crea dal nulla un partito finto, di plastica, Forza Italia, e si allea con i fascisti, con molteplici vantaggi in vista: non esistendo più la Democrazia Cristiana, gli elettori del Biancofiore getteranno finalmente la maschera e voteranno per i fascisti. Come leader politico autoprodotto non dovrà più pagare tangenti a Craxi per tutelare i propri affari, la gestione politica degli interessi personali sarà tutta fatta in casa.
Berlusconi (curiosamente il socio di minoranza Silvio, non il proprietario Paolo), si presenta per la prima volta dopo sei anni alla redazione de il Giornale chiedendo appoggio aperto al proprio neonato partito. Montanelli, che non ha mai voluto essere al servizio di un partito politico, annusa l'aria e se ne va. Subentra alla direzione Vittorio Feltri.
1994: Mobilitando la propaganda di tutti i mezzi di informazione in proprio possesso, Berlusconi vince clamorosamente le elezioni.

Con Feltri alla direzione, per il Giornale inizia una meravigliosa stagione di fioritura di titoli memorabili:
"Alluvione: colpa dei Verdi"
"P2, il golpe se l'è inventato la Anselmi"
"Berlusconi cede la Fininvest"
"Su Mani Pulite intervenga Amnesty International"
"La lebbra sbarca in Sicilia"
"Sedici casi di lebbra a Messina, contagiati quattro italiani" ovviamente e clamorosamente smentito, ma come se niente fosse:
"Niente allarme, ma servono controlli"
"L'Arno è pronto ad allagare Firenze per la cattiva gestione del PDS"

Nel 2005, una rete televisiva italiana, Rai News 24, rivela e documenta per immagini l'uso di bombe al fosforo, vietate da tutte le convenzioni internazionali, nel bombardamento americano di Falluja, in Iraq, con migliaia di vittime civili; un pò tutta la stampa italiana tende a minimizzare la notizia, trattandola come se si trattasse di illazioni; ma il Giornale, come sempre, si distingue: Massimo Teodori si inalbera: "non c'è un solo giornale USA che abbia dedicato una sola riga alle presunte rivelazioni della nostra TV" come se questo cambiasse qualcosa dei fatti rivelati; ma è pure jellato: lo scoop di Rai News 24 finisce in prima pagina su tutta la stampa mondiale, il giorno dopo.

Un paio di gaffes recenti de il Giornale si trovano persino nella voce di Wikipedia relativa alla testata.

Ed ora, con il ritorno di Feltri, si è ricreata la coppia comica che tanto successo aveva ottenuto su Libero con il celebre agente Betulla e le sue mirabolanti imprese spionistiche. Per raccontare tutte le balle pubblicate dallo 007 de noantri Renato Farina ci vorrebbe un sito dedicato, dovrete andarvele a cercare, non è difficile e molto spassoso. Vi riporto qui il testo della sanzione con cui l'Ordine dei Giornalisti gli ha inflitto dodici mesi di sospensione, dopo che i suoi intrighi con Pio Pompa, stretto collaboratore del direttore del Sismi Niccolò Pollari, erano venuti alla luce nel corso dell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar:

"..tradito la professione giornalistica, asservendola al Sismi con il quale, almeno dal 2004, ha mantenuto un rapporto costante. Gravissimo l'episodio dell'intervista "pilotata" a due magistrati dell'Ufficio del pubblico ministero di Milano. Farina ha compromesso la sua dignità e quella dell'Ordine al quale appartiene, ferendo anche il rapporto di fiducia che deve esistere tra stampa e lettori."

Sarà per questi meriti che un paio di anni fa due consiglieri comunali di Forza Italia lo hanno candidato per l'Ambrogino d'oro, premio per i milanesi che si distinguono nelle loro attività.

"...e si fiutavano compatti nei sottintesi e nelle azioni
contro ogni sorta di naufragi o di altre rivoluzioni
e il macellaio Mani di Seta distribuì le munizioni."

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