domenica 8 agosto 2010

Viva Yasuni


Il Parco Nazionale di Yasuni si trova nel versante amazzonico dell'Ecuador, al confine con il Perù, appena appena a sud dell'Equatore. E'un trionfo della foresta equatoriale, il polmone verde della Terra; contiene una biodiversità che noi dei climi temperati non possiamo neanche immaginare; ogni ettaro di foresta ospita in media oltre 650 specie diverse soltanto di piante arboree. Ed oltre alle centinaia e centinaia di specie di rettili e anfibi, uccelli e mammiferi, Yasuni contiene anche, nel suo sottosuolo, circa 900 milioni di barili di petrolio: per estrarre l'oro nero occorre andare a devastare la foresta.
Ebbene, mercoledi scorso l'Ecuador ed il mondo hanno deciso: quel petrolio rimarrà lì dov'è: il suo valore stimato è di 7 miliardi e 200 milioni di dollari; l'Ecuador ne riceverà la metà, 3 miliardi e 600 milioni, per non dare a nessuno la concessione per le trivellazioni (inutile dire che gli avvoltoi di PetroBras, Repsol, Occidental Petroleum eccetera, erano tutti lì che volteggiavano in attesa che la trattativa, in corso dal 2007, fallisse).
Il finanziamento funziona così: i ricchi (cioè i consumatori, cioè i produttori di CO2) del mondo pagano acquistando delle specie di obbligazioni, dei certificati di garanzia, che verrebbero rimborsati se l'Ecuador rompesse il patto ed iniziasse a sfruttare i giacimenti. Gli "Yasuni-bond" possono essere acquistati da chiunque: governi, aziende o persone fisiche.
Per il momento (ma siamo ancora agli inizi) in prima fila tra i finanziatori c'è la Germania, ed hanno preso impegni Francia, Spagna, Svezia e Svizzera. Italia non pervenuta. All'inizio del lungo percorso per questo accordo, nel 2007, 54 deputati avevano firmato un documento per indurre il nostro paese ad impegnarsi a sostenere questa iniziativa; allora al governo c'era Prodi, la maggioranza parlamentare era eternamente malferma e barcollante e non si portò mai quell'impegno alla discussione in aula.
Pazienza, ma quella che si realizza oggi è finalmente una necessaria rivoluzione nella concezione dei rapporti tra produzione di ricchezza e salvaguardia del pianeta su cui viviamo: si paga per non produrre, e per permettere ai Paesi che importano anidride carbonica ed esportano ossigeno, gratis, di continuare a farlo, ed anche per conservare quella preziosa varietà della biosfera che non può avere alcun prezzo.
Come ha potuto un paese certamente non ricco come l'Ecuador arrivare a tanto ?
L'Ecuador ha una ricchezza supplementare: movimenti sociali molto forti e con una decisa connotazione ambientalista, contro i quali i precedenti presidenti conservatori hanno sbattuto il grugno più di una volta, facendosi anche male. L'attuale presidente progressista Rafael Correa è stato quasi costretto dalla forza popolare ad adottare e fare sua questa loro proposta, e l'ha sostenuta, a volte con entusiasmo, a volte meno (con sempre nel cassetto il piano B di avviare lo sfruttamento dei giacimenti); ma oggi ce l'ha fatta, ed i primi sondaggi gli attribuiscono il 75 % dei consensi per il progetto Yasuni.
Capito ? Movimenti di cittadini che agiscono per forzare la politica a prendere decisioni per il bene collettivo: per l'elettorato italiano che si informa ascoltando Minzolini, e quindi non sa neanche a proposito di quale problema io abbia scritto queste righe, questa è fantascienza, ma è così che cambia il mondo.

1 commento:

  1. Movimenti di cittadini che agiscono per forzare la politica a prendere decisioni per il bene collettivo ...
    Che roba!
    In Italia siamo 4 gatti....

    Abbiamo molto da imparare.

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