domenica 19 dicembre 2010

Uso e abuso dei test Q.I. - Un epilogo (Post N° 100)

Vorrei far partire questo racconto finale da alcuni spunti che, per necessità di sintesi, sono stati tralasciati nel corso di questa lunga saga, che possono aiutare a meglio comprendere le implicazioni delle misurazioni delle intelligenze umane da parte dei campioni del determinismo che abbiamo incontrato nelle puntate precedenti, e che ci forniranno una traccia interpretativa per il seguito di questa particolare storia:

"Noi sappiamo che cos'è la debolezza mentale e ci è sorto il sospetto che tutte le persone che sono incapaci di adattarsi al proprio ambiente, che vengono meno alle convenzioni della società o al vivere civile, siano dei deboli mentali" H.H. Goddard, 1914.

"Non tutti i criminali sono deboli di mente, ma tutte le persone deboli di mente sono criminali potenziali. Che ogni donna debole di mente sia una prostituta potenziale, a malapena sarebbe messo in discussione da qualcuno. Il senso morale come quello degli affari o quello sociale o ogni processo di pensiero superiore di altro tipo è funzione dell'intelligenza. La moralità non può fiorire e fruttificare se l'intelligenza resta infantile." L.M. Terman, 1916.

L'intelligenza è un'entità talmente sfuggente ed indefinibile che può assumere le forme che ciascuno preferisce. Attribuirle un'identificazione con la condotta morale e con l'adesione alle convenzioni sociali ci appare oggi del tutto arbitrario ed insensato, ma forse, sotto sotto, lo spirito di quel tempo non è ancora del tutto estinto e probabilmente commetteremmo un errore a sottovalutare gli effetti deteriori che queste visioni conformiste ed omologatrici possono produrre ancora oggi. Si può ora farsi un'idea di dove in realtà l'applicazione del determinismo biologico alle scienze sociali andasse a parare, e di quanti abusi possano essere commessi all'interno di questa cornice concettuale.
Nel suo monumentale lavoro di misurazione delle intelligenze per conto dell'esercito, R.M. Yerkes andò incontro a qualche cocente delusione: mentre la generalità delle reclute si collocava appena sopra il limite del moron, con un'età mentale di 13 anni, tra gli obiettori di coscienza per ragioni politiche ben il 59 % otteneva il punteggio A, il più alto della scala, ed anche quelli completamente ribelli al Governo avevano un punteggio più alto della media. Ma Yerkes trovò comunque il modo di confortare i suoi pregiudizi, grazie alle compagnie più usuali che le truppe incontrano lungo la loro strada:

"I risultati dati dall'esame delle prostitute in base ai test dell'esercito confermano la conclusione, ottenuta con test civili somministrati a prostitute di varie parti del paese, che esse sono dal 30 al 60 per cento deficienti e per la maggior parte moron di grado superiore; e che dal 15 al 25 per cento tutte le prostitute sono mentalmente di grado così basso che è saggio (come del resto è possibile in base alle leggi di molti stati) segregarle permanentemente in istituti per deboli di mente." R.M. Yerkes, 1921.
Per godere appieno di questa affermazione dovreste fare lo sforzo di immaginare il personale dell'esercito che raduna le prostitute della zona, le fa accomodare in uno stanzone e le sottopone al test del Quoziente di Intelligenza (e magari figurarvi l'espressione delle signore...).

Il lavoro di Yerkes fu premessa per l'Immigration Restriction Act del 1924, e per una serie di leggi eugenetiche varate da diversi stati degli U.S.A. nel giro di pochi anni. La legge della Virginia per la sterilizzazione coatta dei portatori di tare ereditarie, o presunte tali, fu emanata nel 1924, e la prima persona condannata fu una diciottenne bianca di nome Carrie Buck, reclusa nella Colonia di Stato per Epilettici e Deboli di Mente. Il suo caso fu portato in ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1927, e quello fu il banco di prova per la validità della legge. Il caso di Carrie Buck non avrebbe avuto nulla di particolare se non fosse stato per questa circostanza storica, a sua volta legata alla raggelante frase scritta dal Presidente della Corte Suprema Oliver Wendell Holmes, allora uno dei più celebri giuristi d'America, a conclusione del giudizio a difesa della legge della Virginia, che divenne una specie di manifesto del movimento eugenetista americano: "Tre generazioni di imbecilli bastano."
Sia Carrie Buck che sua madre Emma Buck, allora cinquantaduenne, erano state considerate frenasteniche, avendo totalizzato un'età mentale di nove e di poco meno di otto anni, rispettivamente, al test Stanford-Binet. La terza generazione di imbecilli, decisiva a far pendere la bilancia della giustizia verso la sterilizzazione, era costituita dalla figlia di sei mesi di Carrie, Vivian Buck, alla quale era stato diagnosticato un analogo deficit mentale da un'assistente sociale.
Nel 1980, il dottor K. Ray Nelson, divenuto direttore del Lynchburg Hospital dove Carrie era stata sterilizzata, scoprì che la legge del 1924 era stata applicata fino al 1972, con oltre 4000 sterilizzazioni forzate in Virginia. Carrie Buck era ancora viva ed il dottor Ray Nelson decise di andare a trovarla, seguito poi da altri studiosi e qualche giornalista, ed il caso ritornò alla luce.
Carrie Buck era allora un'anziana semplice e non molto socievole; leggeva i quotidiani e si trovava regolarmente sia con la sorella Doris che con una vicina più istruita che la aiutava a risolvere i cruciverba. La prima impressione di Ray Nelson fu confermata dagli psicologi che la esaminarono in età avanzata: non era nè ritardata, nè affetta da alcuna malattia mentale. Dunque che cosa ci faceva nel 1924 reclusa in un istituto per deboli di mente ?
Il fatto che in questa storia madri, figlie e nipoti abbiano tutte lo stesso cognome potrebbe avervi dato già qualche indizio. Carrie era una di diversi figli illegittimi di Emma Buck; fu allevata dalla famiglia Dodds, e visse con i genitori adottivi fino a diciassette anni, quando fu violentata da un parente dei Dodds. Dall'udienza che decise l'affidamento all'istituto non risulta nessuna diagnosi di deficit mentali, salvo i "si dice" della famiglia adottiva, che aveva richiesto di ricoverarla "in un istituto o da qualche parte", desiderosa solo di allontanare da casa la compromettente prominenza del suo ventre, e proteggere l'identità dello stupratore.
All'epoca del primo processo, presso la corte della Virginia, del 1924, la piccola Vivian Buck, la "terza generazione di imbecilli" aveva circa sei mesi, e la testimonianza dell'assistente sociale Miss Wilhelm: "E' difficile giudicare le possibilità di una bambina così piccola, ma mi sembra che essa non sia propriamente una bambina normale. Per l'aspetto. Devo dire che, forse, il fatto di conoscere la madre può influenzarmi sotto questo punto di vista, ma ho visto la bambina assieme alla bambina della figlia della signora Dodds, che ha tre giorni soltanto più di lei, e tra le due c'è una differenza molto marcata nello sviluppo. Ciò è accaduto circa due settimane fa. Vi è qualcosa nell'apparenza che non è perfettamente normale, ma che cosa sia esattamente non riesco a dire" è tutta quanta la prova a carico del ritardo mentale della bambina. Null'altro risulta dagli atti.
Vivian Buck morì per un'infezione intestinale a soli otto anni, e Paul Lombardo, che studiò il caso nel 1980, riuscì a recuperare le pagelle dei suoi brevi due anni di carriera scolastica. Tranne una D in matematica, le sue valutazioni oscillavano tra B e C in tutte le materie, con A in condotta. Non era una scolara brillante, tanto quanto i compagni di scuola che tutti noi abbiamo avuto che ottenevano voti appena sufficienti.
Nulla sappiamo di Emma Buck, ma a questo punto è facile dubitare che il suo presunto deficit mentale si identificasse solo con la sua condotta scarsamente morale.
"Tre generazioni di imbecilli bastano". E probabilmente in questa soria non c'è alcun imbecille, non uno. Due generazioni di figli nati fuori dal matrimonio bastano. Carrie Buck fu sterilizzata a vent'anni, e la sua famiglia fu considerata un pericolo per la salute mentale della nazione; ma probabilmente era il puritanesimo bigotto degli Stati Uniti ad essere minacciato, non certo la qualità intellettuale del Paese.
Ma non è ancora finita. Quando, nel 1980, il dottor Ray Nelson intervistò le protagoniste superstiti e ricostruì le vicende del processo presso la Corte Suprema, al "Tre generazioni di imbecilli bastano" del giudice Holmes, Doris Buck, la sorella di Carrie, scoppiò a piangere improvvisamente. D'un tratto, aveva capito perchè lei e suo marito non erano mai riusciti ad avere i bambini che avrebbero tanto desiderato; quella frase le diede conto di colpo della tristezza di tutta una vita. Si ricordò di quel giorno che, da ragazza, la portarono in ospedale dicendole che doveva essere operata di appendicite, e collegò tutto quanto.
"Tre generazioni di imbecilli bastano".
La sorella di Carrie Buck fu sterilizzata a sua insaputa.

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