martedì 2 agosto 2011

Rematori di tutto il mondo, unitevi !


Possiamo provare a figurarci cosa intende Tremonti quando dice che siamo tutti sulla stessa barca e, se affondiamo, affondiamo tutti insieme.

La doppia faccia dell'economia di mercato presenta da una parte le diverse barche (nazioni, comparti, imprese) come se fossero in competizione fra di loro, e noi dobbiamo remare perchè bisogna assolutamente battere la barca avversaria; ma in competizione tra loro sono solo i rematori; il capitale può comodamente spostare il suo carico parassitario di profitti e privilegi da una barca all'altra in qualsiasi momento, a seconda della disponibilità di rematori adeguatamente sottomessi e redditizi.

Negli ultimi trent'anni e più, legislazioni sempre più liberiste in tutto il mondo hanno progressivamente spostato i benefici della ricchezza estratta dalle attività produttive: sempre meno alla retribuzione del lavoro, sempre più ai profitti ed all'accumulazione di capitale.

Così il potere di acquisto delle classi lavoratrici si è sempre più compresso, e quindi si è ridotta la loro capacità di consumare quanto prodotto dalle imprese per cui lavorano, e le imprese in difficoltà a vendere i loro prodotti su un mercato in recessione cercano di rifarsi tagliando ulteriormente i costi della forza lavoro per mantenere alti i profitti, ed il serpente si morde la coda.

Questa è per la verità una gran fortuna, dato che il pianeta su cui abitiamo non è in grado di sopportare i ritmi di cosumo attuali, nè tantomeno potrebbe sopportarne di superiori.

Comunque sia, per potere avere uno sbocco sul mercato per i propri prodotti, gli imprenditori (o per essi i loro finanziatori: banche, fondi, ecc.) dovrebbero comprarseli da soli, visto che sono gli unici a disporre di ricchezza spendibile: Marchionne potrebbe comprarsi 800000 cinquecento ed annunciare poi trionfante alla stampa di essere riuscito a vendere ben 800000 cinquecento quest'anno; Della Valle comprarsi 4 milioni di paia di scarpe, oltre al consueto paio di centrocampisti brocchi, e Murdoch abbonarsi un mezzo miliardo di volte a Sky, per esempio.

Lo faranno ? E' piuttosto dubitabile. Rimane quindi un accumulo di capitale inutilizzato. Inutilizzato ? Possono mai rimanere ferme delle risorse finanziarie ingenti, e non rendere nulla ? Impossibile. E allora cosa ce se ne fa ? Facile: ci si dedica alla speculazione finanziaria. Compravendita di titoli; è comodo, fa figo, e non impegna, come il maglioncino leggero.

Ora i liberisti all'amatriciana gridano allarme ! Siamo sotto il tiro della speculazione finanziaria ! E da dove arriverà mai tutta questa disponibilità di risorse per le manovre speculative, vogliamo provare ad indovinarlo ?
Se proviamo a pensare alle grandi banche che erano sull'orlo del fallimento tre anni fa e sono state salvate con soldi pubblici, cioè dalle tasse, cioè spremendo i rematori, voi cosa dite ? Fuochino ?
Supponendo che una volta salvata la barca, probabilmente i rematori saranno buttati a mare per alleggerire il carico, siamo proprio sicuri di volerla salvare ? La barca va avanti per il profitto, ed il profitto c'è solo finchè i consumi aumentano, se anche rimangono stazionari la barca affonda lo stesso. E la Terra non può permettersi i nostri consumi attuali, punto e basta; questo chiude il discorso.
Dobbiamo rassegnarci a governare una recessione permanente, e dobbiamo andare verso una civiltà di consumi ridotti, altro che ripresa, altro che rilancio. Impariamo a nuotare, piuttosto.

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