martedì 8 ottobre 2013

L'ormone di Penelope



C'è stata una notiziola comparsa qualche giorno fa sulle riviste scientifiche che ha fatto un certo rumore soprattutto negli Stati Uniti, ma non è detto che non abbia ricadute interessanti un pò dovunque.
Tutti sappiamo che è vietato somministrare al bestiame da carne ormoni anabolizzanti per fare aumentare più rapidamente il peso degli animali; forse non tutti sanno che è vietato nell'Unione Europea, ma negli Stati Uniti e in Canada si può. I tristi fast food della frenetica settimana lavorativa, come gli ancor più tristi barbecue domenicali obbligatori in tutti i giardini tutti uguali delle casettine tutte uguali tutte belle in fila, richiedono materia prima gonfiata a tutta velocità.
Lo steroide che va per la maggiore tra i bovini americani (cosiddetta "dieta Del Piero"), è il trenbolone acetato, che ha un effetto anabolizzante 8-10 volte maggiore del testosterone.
Nel cercare di documentarmi per scrivere questo post, ho fatto una scoperta collaterale ancora più notevole: qualsiasi ricerca si faccia su ormoni steroidei, si ottiene una lista di rimandi a siti di palestre e body-building. Il trenbolone è vietatissimo per uso umano, infatti se siete interessati lo trovate in vendita on-line a soli 7,14 Euro per 100 mg, consigliato in particolare per ciclisti e culturisti, e i web-venditori vi danno anche tutte le indicazioni sugli altri ormoni con cui alternarlo per ottenere l'effetto doping più efficiente, avvisandovi, doverosamente, che possono beccarvi positivi se vi controllano anche oltre 30 giorni dopo la fine del trattamento. Davvero istruttivo.

Ma torniamo alle stalle nordamericane dove si allevano i candidati a monumentali bisteccone e dozzinali MacChissachè. Il trenbolone acetato, dopo avere svolto il suo patriottico compito di aumentare la massa grigliabile, lascia il corpo del bovino per le vie più facilmente immaginabili, sotto forma di 17-alfa-trenbolone, principale prodotto del suo metabolismo; esso andrà a collocarsi in parte nei pittoreschi, imponenti cumuli marroneggianti che scandiscono il paesaggio nei dintorni degli allevamenti e finiranno per concimare i campi, e in parte, via acque di lavaggio, defluirà nei fossi e quindi nei fiumi e nei laghi.
Il 17-alfa-trenbolone, che conserva una moderata attività ormonale, è un importante disruptore dell'azione degli ormoni naturali negli organismi esposti, e combina una quantità di pessimi scherzi ecologici: fa cambiare sesso e riduce la fertilità dei pesci, e altre cosucce di questo genere. Il motivo per cui le autorità americane hanno ugualmente autorizzato il suo uso negli allevamenti, è la comprovata evidenza che si degrada velocemente alla luce, quindi sparisce in poco tempo dalle acque superficiali.
Ma uno studio, pubblicato su Science a fine settembre, fa luce su ciò che avviene sotto le stelle a ciò che esce dalle stalle: è vero che l'ormone si degrada alla luce, ma la reazione è reversibile, e al buio l'equilibrio si sposta verso la rigenerazione della molecola attiva.
Sulle prime, ero rimasto piuttosto sorpreso, e l'idea era parsa inconcepibile anche ai miei colleghi chimici: a concentrazioni così basse, i prodotti di degradazione non si reincontreranno mai più, mi dicono. Ma mi pare di aver capito che in realtà, le reazioni coinvolte sono semplici idratazioni/disitratazioni di qualche parte della molecola che non intaccano lo scheletro fondamentale dello sterolo, e quindi tutto torna meglio comprensibile.
Se dunque si ricostituisce di notte quello che si disfa di giorno, vuol dire che l'impatto sull'ambiente dei residui di ormoni nelle acque reflue è stato finora ampiamente sottovalutato: si stima il tempo di persistenza dell'inquinante, considerando che una volta che si è degradato è andato, e addio, non c'è più; e invece quello poi ritorna (e i tecnici che vanno a prelevare i campioni delle acque dei fiumi di solito ci vanno di giorno).
Inoltre, occorre aggiungere che altri ormoni con strutture chimiche simili sembrano andare incontro allo stesso tipo di processo di degradazione reversibile con resurrezione notturna: ad esempio il dienogest, contraccettivo orale che si riversa nelle acque via scarichi delle pipì delle signore, o il dienedone, che è un altro di quei prodottini poco leciti che potrebbe avere avuto un picco di concentrazione nelle acque del Po qualche anno fa, quando la Juventus ha dovuto in tutta fretta svuotare gli armadietti.
Quindi, non solo i barbari d'oltreoceano che considerano i prelibatezze i loro orrendi hamburger (pur alternandoli con il fine esotismo italiofilo delle pizze con marmellata e ananas), ma anche noi nella cara vecchia Europa, potremmo avere le nostre acque esposte ad inquinanti infidi, con effetti pesanti sulla fauna, e finora largamente sottostimati a causa delle loro insospettabili attitudini vampiresche.

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