"...e le Regine del tua culpa affollarono i parrucchieri..."
Sì, sto battendo la fiacca. Riciclo per la seconda volta lo stesso verso di De Andrè come ouverture, sono in debito di ancora una o due puntate della storia (riassunto della) del Quoziente di Intelligenza, ma assicuro i lettori che non sono del tutto fermo. Sto leggendo abbastanza e raccogliendo informazioni (anche se non quanto vorrei), il che giova e prima o poi darà frutti, e non sto quasi guardando affatto la televisione, il che giova ancor di più.
Se poi l'informazione è monopolizzata dai fatterelli minimi di cronaca nera che tanto appassionano le massaie, tenersene alla larga è quasi un dovere; è divertente ed istruttivo invece registrarne gli echi riflessi ascoltando i discorsi delle medesime.
Nei giorni scorsi mi sono imbattuto nelle solite invocazioni alla pena di morte, anzi no, perchè sennò lo zio pedofilo non soffre abbastanza, e di qui via a scivolare su una china di invenzioni di apposite torture straordinariamente elaborate, le quali immagino troveranno, con gli opportuni adattamenti, congrua applicazione nelle serali routine sado-maso (mica vorremo mandarle sprecate, delle fantasie così illuminanti, no ?).
Oggi sento raccontare che questo tizio che ormai avremmo già giustiziato in atroci tormenti, potrebbe essere colpevole solo di favoreggiamento, e le massaie schiumanti e ribollenti ammutoliscono e depongono il manuale del Perfetto Torquemada. Almeno fino a domani, quando i giornalisti infiocchetteranno una nuova e diversa versione per dare nuovo fiato alle auditelie trombe e rinvigorire l'impeto corale delle petulanti trombette.
Nel frattempo, suppongo che un normalissimo magistrato stia conducendo una normalissima inchiesta con il massimo scrupolo di cui è capace, e che al termine delle indagini si arriverà ad un normalissimo processo. Punto. C'è bisogno di altro ?
Quanto siamo fortunati che i giudici non debbano essere eletti dal popolo, come auspicava tempo addietro, in una delle sue più riuscite farneticazioni, il gangster asserragliato in Palazzo Chigi.
Anche il simpatico giovanottone serbo di nome Ivan ha stuzzicato abbastanza le velleità giustizialiste da "colore e messa in piega". Dal: "Con tutta la polizia che c'era, cosa ci voleva ad andare su a prenderlo ?" Per il dettaglio che ci voleva di calpestare qualche migliaio di altre persone, rimando ad un post precedente, su quello che poi ho scoperto chiamarsi "familismo amorale"; al: "Bè, e mentre era lì a cavalcioni da solo, non si poteva sparargli ?" (giuro: sentito con le mie orecchie, mi cascassero gli omonimi dell'apposito Ministro se invento).
A parte ogni considerazione su quella cosa indistinta che contorna e fa da sfondo al bersaglio eventualmente mancato, chiamata "folla", sono quasi certo che neanche nel Codice di Hammurabi fosse previsto che si sparasse ad una persona per permettere di giocare una partita di calcio; e sono ancor più certo che la stessa opera di cecchinaggio sarebbe svolta, al contrario ma con identico zelo, nel cortile condominiale per NON far disputare una partita di calcio ai ragazzini.
Non potrei chiamarlo odio, è una specie di agghiacciante ingenuità che fa accapponare la pelle. Perchè in fondo non sono cattive...
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