mercoledì 24 dicembre 2014

Storiella di Natale


Stamattina: signora che cammina per strada, in una mano qualche pacchetto infiocchettato, nell'altra il telefono d'ordinanza appiccicato all'orecchio.
La signora vede un'amica che cammina in un'altra direzione e, sempre telefonando, la ferma sventolando i fiocchetti rossi della carta da regalo a mò di bandierina da segnalazione. L'amica si ferma, la saluta con la mano e fa segno che non può parlare perchè anche lei è al telefono.
Le due rimangono lì per un pò, una davanti all'altra, a scambiarsi ogni tanto qualche occhiata di simpatia mentre ciascuna prosegue la sua conversazione con qualcun altro.
Poi si salutano a gesti e ciascuna se ne va telefonando per i fatti suoi.
Chissà quanto saranno state contente di rivedersi.
Si chiama "civiltà della comunicazione", no ?

lunedì 15 dicembre 2014

Sviluppo


La scorsa settimana la Commissione Difesa della Camera dei Deputati ha approvato, dopo che altrettanto aveva già fatto la Commissione Bilancio, l'acquisto di navi da guerra per 5,4 miliardi di Euro, che spenderemo nei prossimi 19 anni, tanto di miliardi da spendere nel bilancio dello Stato ce n'è d'avanzo. Un altro acquisto di navi da guerra, le FREMM, è in atto da una decina d'anni e ci costa già 5 miliardi; quindi siamo in tutto a 10,4. Potremo quindi sfidare la marineria austro-ungarica per vendicare finalmente la battaglia di Lissa.
Adesso sarete preparati a sentire i soliti luoghi comuni sul fatto che i soldi per le necessità delle persone disagiate non si trovano mai, mentre quelli per le spese militari si trovano sempre. No, no, niente affatto.
Non si tratta di spese militari. Infatti il denaro non viene dai capitoli di spesa del Ministero della Difesa, bensì da quelli dei fondi per lo sviluppo economico.
Quindi non risulteranno mai tra le spese militari, che così appariranno innocentemente non aumentate (idem per i costi delle missioni militari all'estero). Ma mettendo insieme tutti i piani di acquisto pluriennali, bombardieri F-35, carri armati e altri giocattolini, si arriva alla bazzecola di 43 miliardi (di soldi nostri).
Si tratta di "sviluppo economico".
D'altra parte, voi come pensereste di spenderli i fondi per lo "sviluppo economico", se non per comprare navi da guerra armate di tutto punto ?
Mica per investimenti sui trasporti pubblici per togliere un pò di automobili dalle strade, o per installare pannelli solari, così per dire, su tutti i tetti di tutti gli edifici pubblici ? Come vi viene in mente, proprio adesso che i governanti del mondo riuniti a Lima si mobilitano concordi e compatti a non fare sostanzialmente nulla per limitare le emissioni di gas a effetto serra, vero banco di prova dell'ignavia globale ?
Mica vorrete fare dello "sviluppo economico" facendo funzionare meglio un qualche cosa (a vostro piacere: trasporti, rendimento energetico, uso del territorio...) ? Ma allora non avete capito nulla: se una cosa funziona meglio diminuisce lo spreco, e lo spreco è l'anima dell'economia capitalistica; dove non c'è spreco non c'è profitto.
Molto meglio andare sul sicuro e sprecare a tutto spiano commerciando armi: massima redditività, massimi profitti, massime tangenti. Tanto un qualche nemico prima o poi si troverà, e se proprio non c'è, lo si inventa.

mercoledì 10 dicembre 2014

Dal meraviglioso mondo dei selfie

Quando Renzi apre bocca c'è da preoccuparsi grandemente. Poverino, da qualche giorno ha scoperto che c'è la corruzione, non ci aveva mai fatto caso. E che c'è un pochettino di corruzione anche nel suo partito, se n'è accorto giusto ieri sera, prima chissà dov'era. Era un pò distratto, ma ora ha promesso una lotta durissima per sconfiggere il triste fenomeno.
E qui io m'inquieto.
Se per lottare contro la disoccupazione facilita i licenziamenti, per lottare contro la corruzione, per linearità logica, cosa farà mai ? La tangente obbligatoria semplificata fissa del 10% ? La detraibilità fiscale delle mazzette ? Delegare tutta la materia al fido alleato Berlusconi per un sicuro risanamento ? Un'apposita autorità di controllo da affidare alla sapiente competenza e alla solida esperienza di Giusy La Ganga e Primo Greganti ?

martedì 9 dicembre 2014

Dalle Fogne

Quanto chiasso.
Terroristi fascisti controllano tutti gli appalti di Roma. Magari: sarebbe un successo della democrazia: è il ruolo meno influente che abbiano mai avuto dal dopoguerra ad oggi.
Dopo la strage di Portella della Ginestra, il Governo Tambroni, la strage di Piazza Fontana, i vari tentativi di colpo di stato, Junio Valerio Borghese e la X MAS, l'Italicus, Piazza della Loggia, la strage di Bologna, gli attentati a Falcone e Borsellino, la "Uno bianca", l'ascesa al potere di Berlusconi, se mafia e fascisti si limitassero a lucrare sugli appalti, vorrebbe dire che un pò per volta si vanno ridimensionando.
Il guaio è che purtroppo non è così.

mercoledì 3 dicembre 2014

Anniversari - 3 dicembre 1984

La scienza aiuta a costruire una nuova India
Manifesto pubblicitario della Union Carbide del 1962


Lo stabilimento Union Carbide di Bhopal, nel centro dell'India, aveva cessato le produzioni da un anno, e molti dei sitemi di sicurezza che operavano nella fabbrica erano stai disattivati, nonostante la presenza di 63 tonnellate di isocianato di metile (un intermedio per la produzione dell'insetticida carbaryl) ancora conservate in cisterne sotterranee. Se la maggior parte del personale più esperto non fosse stata licenziata in vista della chiusura, se fossero state mantenute le pratiche di manutenzione ordinaria, se la refrigerazione delle cisterne non fosse stata spenta, se non fosse stata spenta anche la fiamma pilota della torre di combustione, tutte precauzioni che potremmo considerare ovvie in presenza di una simile quantità di una sostanza tanto pericolosa, l'incidente che fu innescato poco dopo la mezzanotte del 3 dicembre 1984 da un banale sversamento accidentale di acqua, avrebbe potuto essere contenuto, o magari non sarebbe mai avvenuto.
Invece avvenne e non fu contenuto. 40 tonnellate di isocianato di metile furono liberate nell'aria e investirono i quartieri più poveri della città, le baraccopoli che sorgevano nelle vicinanze dello stabilimento.
2259 persone morirono subito; non si sa quante altre siano morte per le conseguenze a lungo termine dell'incidente: le stime variano da 3787 a 25000.
Nel 2010 otto ex-dirigenti indiani della Union Carbide (di cui uno già deceduto) sono stati condannati a un massimo di due anni di carcere e 2000 dollari di multa, e rilasciati dietro versamento di meno di 500 dollari di cauzione.
Il responsabile operativo Warren Anderson è morto impunito nel 2014, nonostante una richiesta di arresto del tribunale di Bhopal del 2009; gli Stati Uniti non hanno mai concesso l'estradizione.
L'area interessata dall'incidente non è mai stata bonificata.

Materia d'insegnamento: scarico dei costi e dei rischi delle produzioni industriali sulle aree più povere del pianeta. Livello di apprendimento a trent'anni di distanza dalla lezione: zero.

sabato 29 novembre 2014

Anniversari - 29 novembre 1864 - Occhi turchini e giacca uguale

"...ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek"

Il premio più grosso per chi vince la guerra è quello di prendersi la facoltà di scrivere la storia. Così un'invasione di poveracci in cerca di fortuna, reietti, avventurieri e delinquenti di ogni risma, e un incontrollato genocidio senza ritegno, possono trasformarsi nella grande epopea del Far West, con il supporto di apposite letteratura e filmografia, per ridisegnare ex-novo una storia edificante inventata dopo lo sterminio.
Purtroppo ci sono episodi troppo gravi e assassini troppo inveterati per poter essere cancellati del tutto, e allora, paradossalmente, i delitti più abominevoli si trasformano in circostanze preziose, che possono restituirci la reale dimensione dei fatti: piccole falle nel paravento oscurante, fatto di epica del progresso e della civiltà che avanzano con i vincitori, che ci permettono di intravedere frammenti della Storia originale.


Nell'attuale Colorado, che allora non era ancora parte degli Stati Uniti, commissari incaricati dal Governo Federale siglarono con i rappresentanti delle principali tribù indiane il trattato di Fort Laramie nel 1851. Con esso, si assicurava la sicurezza al passaggio di carovane dirette a ovest e il permesso di costruire strade e fortificazioni, in cambio di un'indennità di 50000 dollari all'anno e la piena proprietà degli indiani sulle terre assegnate alle varie tribù, con tutti i diritti di caccia, pesca e transito.
Coloni e militari infransero quasi subito gli accordi appena firmati ma, peggio ancora, nel 1858 fu trovato un giacimento d'oro nei territori indiani. All'afflusso di cercatori a centinaia di migliaia, si aggiunse subito l'opportunistica invasione di allevatori di bestiame europei in un'area vitale per il pascolo delle mandrie di bisonti e quindi per la sopravvivenza degli indiani (su un'area illecitamente sottratta ai nativi nacque l'attuale capitale Denver).
Sotto la pressione dei continui soprusi dei coloni, una decina dei capi Cheyenne e Arapaho accettarono, nel 1861, di firmare il più restrittivo trattato di Fort Wise: in cambio di un ulteriore pagamento, gli indiani rinunciavano a quasi due terzi del territorio a loro precedentemente garantito, confinando i propri villaggi in una riserva povera di selvaggina e difficile da coltivare. Ma il trattato conteneva ambiguità sulla libertà degli indiani di muoversi e cacciare nel precedente territorio, e comunque la non adesione della maggioranza delle tribù ne rendeva difficile l'applicazione.
La stipula del trattato di Fort Wise fu solennizzata con la consegna ai dieci capi firmatari di una bandiera degli Stati Uniti, con l'assicurazione che avrebbero goduto di ogni protezione finchè si fossero posti sotto quel Sacro Emblema della Grande Nazione Americana.

John Milton Chivington (1821-1894) era un pastore della Chiesa metodista che, allo scoppio della Guerra di Secessione, aveva rinunciato all'incarico di cappellano per un ruolo militare più attivo. Nel 1864 lo troviamo colonnello della milizia dei Volontari del Colorado. In aprile aveva attaccato un villaggio Cheyenne incendiando più di 70 tende ed uccidendo quattro soggetti pericolosi: due donne e due bambini. In maggio, inviò i suoi uomini ad attaccare, fuori dai confini del Colorado senza autorizzazione, un grosso campo estivo Cheyenne in Kansas. Il capo Orso Magro era uno dei firmatari del trattato di Fort Wise: uscì dall'accampamento disarmato e andò verso i militari mostrando la sua copia del trattato. Quando si fu avvicinato a sufficienza, gli uomini di Chivington gli spararono e lo uccisero.
In ottobre, circa 800 tra Cheyenne e Arapaho stabilirono il loro campo invernale presso un'ansa del fiume Sand Creek, nelle vicinanze di Fort Lyon. Dopo ripetute provocazioni e violazioni del trattato da parte del comandante del forte, maggiore Anthony, il capo Cheyenne Black Kettle ottenne un incontro e fu rassicurato sul fatto che se gli indiani fossero rimasti nel loro campo sul Sand Creek non avrebbero avuto nulla da temere. Ma intanto Anthony aveva chiesto rinforzi, e questi si presentarono il 26 novembre nella veste del reggimento di Volontari del Colorado guidato dal colonnello Chivington, più altri volontari del New Mexico, più il 3° reggimento di Cavalleria del Colorado, offertosi volontariamente per combattere contro gli indiani, un impegno molto più sicuro, pur di sfuggire al fronte della Guerra di Secessione, ove si rischiava di prenderle dai Confederati, per un totale di circa 800 uomini e due cannoni.
Alcuni dei comandanti si opposero al proposito di Chivington di attaccare un campo di indiani pacifici e che non costituivano alcuna minaccia, ma furono obbligati a seguire la spedizione: «Voglio che li uccidiate e scalpiate tutti, grandi e piccoli: le uova fanno i pidocchi

Per ciò che accadde quel 29 novembre non occorre andare tanto in là. E' sufficiente Wikipedia:

"All'alba del 29 novembre 1864 la colonna dei soldati giunse al campo Cheyenne e Arapaho sul Sand Creek, ottenendo una completa sorpresa: a parte i guardiani del recinto dei cavalli, gli indiani non avevano messo nessuna sentinella a protezione del campo, tanto erano fiduciosi sul fatto di non avere nulla da temere. L'accampamento era situato in un'ansa a ferro di cavallo del Sand Creek, a nord di un piccolo torrente in quel momento in secca: la tribù di Pentola Nera era accampata al centro, con a ovest i Cheyenne dei capi Antilope Bianca e Copricapo di Guerra e a est, un poco più discosti, gli Arapaho di Mano Sinistra. La maggior parte dei maschi adulti era lontano più a est, a caccia delle mandrie di bisonti nella zona dello Smoky Hill, e circa i due terzi dei 600 indiani presenti nel campo erano donne o bambini; Robert Bent stimò che i guerrieri fossero circa 35, cui sommare un'altra trentina di uomini anziani.

Gli indiani furono svegliati dal rumore dei cavalli della massa dei soldati che galoppava verso il campo; la confusione si sparse rapidamente per l'accampamento mentre donne e bambini uscivano urlando dalle tende e i pochi guerrieri disponibili correvano a prendere le armi. Edmund Guerrier fu svegliato dalle urla delle donne: uscì dalla tenda e si diresse verso l'alloggio del mercante John Smith, anche lui accampato con i Cheyenne insieme alla sua moglie indiana, al suo figlio meticcio Jack e al soldato David Louderback. Quest'ultimo propose di andare incontro ai soldati avanzanti, ma non appena il piccolo gruppo uscì dalla tenda di Smith i cavalleggeri aprirono il fuoco con carabine e pistole: il gruppo fece dietro front e corse a ripararsi dietro la tenda, dove furono raggiunti anche da Charlie Bent. Pentola Nera aveva fatto innalzare accanto al suo tipi un alto palo di legno a cui aveva fissato una grossa bandiera degli Stati Uniti d'America, un dono di quando aveva firmato il trattato di Fort Wise: non appena i soldati si avvicinarono al campo, il vecchio capo urlò alla sua gente di radunarsi sotto alla bandiera e in poco tempo svariate centinaia di donne e bambini si ammassarono intorno al palo, mentre tutt'intorno i soldati facevano fuoco indiscriminatamente.

Ai primi spari il capo Antilope Bianca, un vecchio di 75 anni, si mosse a passo svelto verso i soldati; James Beckwourth, che cavalcava a fianco di Chivington, testimoniò che il capo, disarmato e con le mani in alto, si avvicinò urlando «Fermi! Fermi!» in inglese perfettamente udibile, finché non fu abbattuto a colpi di fucile da parte dei soldati. Il corpo rimase abbandonato sul letto asciutto del torrente: come riferì poi Robert Bent, alcuni soldati vi si avvicinarono e lo mutilarono con i loro coltelli, tagliandogli il naso, le orecchie e i testicoli per farne dei trofei. Risalendo il letto asciutto del torrente, anche gli Arapaho del campo vicino corsero a rifugiarsi sotto la bandiera di Pentola Nera; il capo Mano Sinistra si fermò di fronte ai soldati con le braccia incrociate, dicendo che non avrebbe combattuto contro di loro perché erano amici: fu colpito da una pallottola di fucile, ma riuscì poi a mettersi in salvo.

Robert Bent descrisse lo scontro come «una carneficina indiscriminata di uomini, donne e bambini». Bent vide un gruppo di trenta o quaranta donne rifugiarsi in un anfratto: una bambina di circa sei anni fu mandata fuori con una bandiera bianca, ma questa fu subito colpita e uccisa dal fuoco dei soldati; tutte le donne ammassate nell'anfratto furono poi passate per le armi senza che potessero opporre resistenza. Tutti i corpi di indiani uccisi che Robert Bent vide erano stati scalpati e molti mutilati dai soldati, una circostanza confermata anche dalla testimonianza del tenente James Connor: i soldati tagliarono le dita delle mani dei morti per impossessarsi di anelli e altri gioielli, oppure asportarono nasi, orecchie e organi sessuali di uomini e donne per farne dei trofei da esporre sui cappelli o sulle selle dei cavalli; nei giorni successivi al massacro molti soldati furono poi visti mettere in mostra questi loro trofei nei saloon della zona di Denver.

Non venne dato nessun quartiere agli indiani feriti, né ai bambini. Robert Bent vide un soldato avvicinarsi a una donna stesa a terra, colpita a una gamba, e spezzarle entrambe le braccia a colpi di spada, lasciandola poi lì a morire dissanguata; sempre Bent riferì di una bambina di cinque anni che, nascosta in un banco di sabbia, fu scoperta da due soldati: questi le spararono a distanza ravvicinata con le loro pistole e poi ne trascinarono il corpo fuori dalla sabbia prendendolo per un braccio. Sia Bent che il capitano Soule videro il corpo di una donna incinta, lasciato sventrato e con il feto abbandonato accanto; Bent riferì di aver visto i corpi di numerosi neonati uccisi con le loro madri, mentre il tenente Connor seppe di un bambino di pochi mesi gettato nella cassetta del fieno di un carro e poi abbandonato a morire sulla strada durante il rientro della colonna al forte.

L'attacco non fu molto coordinato poiché molti soldati erano scarsamente disciplinati e ubriachi dopo le bevute fatte durante la marcia di avvicinamento; parecchi indiani riuscirono quindi a fuggire dal luogo del massacro: quando divenne chiaro che la bandiera alzata da Pentola Nera non era un rifugio sicuro, vari gruppi di indiani fuggirono attraverso il basso corso del Sand Creek cercando rifugio sulla sponda opposta, dirigendo poi a est verso i campi degli Cheyenne andati a caccia sullo Smoky Hill; diversi di loro furono uccisi dal fuoco degli obici da montagna dei soldati che sparavano dalla riva sud del fiume. Pentola Nera si salvò nascondendosi in un burrone, anche se sua moglie fu gravemente ferita; numerosi indiani si nascosero scavando buche e trincee nella riva sabbiosa del torrente in secca, resistendo poi fino a notte: tra questi vi fu George Bent, rimasto separato da fratello Charlie fin dalle prime fasi dello scontro e ferito al fianco da una pallottola di fucile.

Conclusasi la sparatoria la colonna di Chivington fece rapidamente rientro a Fort Lyon; prima di lasciare l'area i soldati presero i cavalli degli indiani e incendiarono le tende del campo. I soldati portarono con sé sette prigionieri: la moglie Cheyenne del commerciante John Smith, la moglie indiana di un bianco che risiedeva a Fort Lyon con i suoi tre bambini e i due meticci Jack Smith e Charlie Bent. Beckwourth riuscì a salvare la vita a Charlie nascondendolo su un carro insieme a un ufficiale rimasto ferito e facendolo poi rilasciare, ma Jack fu ucciso da un soldato che infilò la canna della sua pistola in un buco della tenda dove il prigioniero era detenuto.
"

Nei primi giorni dopo la gloriosa impresa, il colonnello Chivington vantò una vittoria epica, ottenuta uccidendo 500 o 600 valorosi guerrieri Cheyenne e Arapaho. Man mano che cominciarono ad accumularsi testimonianze sul fatto che di guerrieri non ce n'erano, perchè quasi tutti gli uomini giovani erano fuori per la caccia al bisonte, e i coraggiosi Volontari del Colorado si erano limitati a sterminare donne, vecchi e bambini, il numero dei morti di cui vantarsi iniziò bruscamente a diminuire, fino a circa 150, di cui oltre 100 donne e bambini.

E con l'accumularsi di testimonianze sui fatti, il colonnello John Milton Chivington finì sotto inchiesta. La commissione investigativa del Congresso degli Stati Uniti concluse le indagini nel 1865 con parole molto dure sull'operato di Chivington, ma contro di lui non fu mai preso alcun provvedimento. Uno dei suoi principali accusatori, Silas Soule, uno dei comandanti contrari all'attacco di Sand Creek, fu assassinato pochi giorni dopo la sua testimonianza. La persona accusata dell'omicidio, Charles Squier, un fedelissimo sodale di Chivington, non fu mai sottoposta a processo.

Preclusa dalle polemiche la carriera politica a cui puntava, John Milton Chivington concluse il suo onorato servizio agli Stati Uniti d'America come sceriffo, e fu il primo Gran Maestro della Massoneria del Colorado.

martedì 25 novembre 2014

Anniversari - 24 novembre 1974 - Buon compleanno Lucy !

(Scusate il ritardo)


Il 24 novembre 1974 Donald Johanson, alla guida di una spedizione in cerca di fossili ad Hadar, lungo il fiume Awash nella regione di Afar, nel nord dell'Etiopia, scrisse sul suo diario: "Mi sento molto fortunato". Presentiva l'imminenza di una scoperta importante. D'altra parte, il sito fossilifero si era dimostrato davvero interessante già da precedenti spedizioni (lo stesso Johanson c'era già stato nell'anno precedente). Uno dei suoi colleghi etiopi aveva già trovato diversi reperti di mascelle e denti, e il personale coinvolto nelle ricerche stava acquisendo sempre maggiore esperienza e capacità.
Tuttavia, quella mattina non aveva in programma di recarsi sul campo; fu convinto a fare un giro dal suo collaboratore Tom Gray, che aveva l'incarico di dettagliare la mappa dell'area. Sulla via del ritorno, come sempre, si guardava in terra, perchè è lì che si trovano le cose. Fu un'occhiata occasionale verso l'alto che portò lo sguardo di Johanson lungo la costa del pendio, da dove emergeva un piccolo, bellissimo gomito con la sua brava ulna.
L'orizzonte in cui si scavava corrispondeva a circa 3 milioni di anni fa, e i reperti di ominini di quell'epoca fino ad allora conosciuti si contavano sulle dita di una mano: poche mascelle, qualche dente, minimi frammenti di arti, e nulla di davvero diagnostico.
Ma a partire da quel gomito, nelle due settimane successive, fu dissotterrrato lo scheletro di ominino antico più completo mai visto fino ad allora, tanto da essere rimasto il più famoso di tutti ancora oggi, pure se negli ultimi vent'anni scoperte non meno straordinarie si sono moltiplicate ad un ritmo entusiasmante.
Il fossile era di una femmina di 3,2 milioni di anni fa, la cui specie fu battezzata Australopithecus afarensis; ma la straordinaria integrità dello scheletro indusse tutti i ricercatori sul campo a riconoscerla quasi come una persona, e a chiamarla familiarmente Lucy.


"Lucy" fu il primo pilastro solido della moderna paleoantropologia: la presenza delle articolazioni dell'anca, del ginocchio e parte della caviglia dimostravano che quell'antico, piccolo (poco più di un metro) ominide, dall'aspetto e dal volume cranico tutto sommato molto simili a quelli di un attuale scimpanzè, camminava dritto in piedi proprio come noi.
Ora, 40 anni dopo, i reperti di Australopithecus afarensis raccolti sono circa 400, e abbiamo ormai identificato una ventina di specie diverse nel fitto e ramificato cespuglio dell'evoluzione dall'ultimo antenato che abbiamo in comune con gli scimpanzè, circa 6 milioni di anni fa, fino a noi. Ma, un pò per il prestigio della primogenitura, un pò perchè oggi possiamo dirci ragionevolmente sicuri che, in quelle fitte ramificazioni di discendenze, A. afarensis sia tra le specie nostre dirette progenitrici, il fascino di Lucy rimane tuttora intatto.

domenica 23 novembre 2014

Dernier cri


La signora era appena uscita dalla porta del medico, il suo medico di fiducia, 40 Euro per ogni sillaba di diagnosi, più altri 80 a ricetta; si fidava solo di lui, perchè aveva lo studio in uno dei palazzi più signorili del centro, con lo scalone liberty, tutto sinuoso, o no, forse si chiama rococò quando è fatto così, o magari barocco, adesso non le viene in mente, e i soffiti pieni di stucchi, tanto belli, e le poltroncine eleganti nella sala di attesa. Impossibile non fidarsi.
Prima era stata a fare un pò di shopping, giusto due cosette, con il suo occhio infallibile quanto un calibro di precisione aveva valutato al millimetro la giusta altezza di tacco delle sue nuove scarpine diademate; poi un paio di mutande, almeno 60 Euro altrimenti bisogna rifiutarsi di indossarle, sono cose delicate quelle lì, mica si può andare su merce dozzinale; un paio di vestitini firmatissimi, scelti dopo avere scartato tutta una inutile pletora di vestitini non sufficientemente firmati.
Perciò era stata una giornata intensa ed intellettualmente impegnativa; impegnativa anche fisicamente, con tutto quell'entrare e uscire dai negozi più chic della città, senza mai perdere la giusta postura suggerita, per valorizzare al meglio la linea dell'abito indossato, da quell'interessantissimo articolo su Vanity Fair della settimana scorsa.
Ma tutto sommato, anche se faticosa e stressante, sarebbe stata una giornata soddisfacente, se non fosse stato per i 160 Euro peggio spesi di sempre, per le quattro sillabe di diagnosi.
"Come sarebbe a dire cervicale ? Con tutto quel dolore che mi prende da qui a qui, e anche quando alzo il braccio per mettere la gruccia nel guardaroba ? Solo una cervicale così, qualsiasi ? e cosa racconto alle mie amiche di un malanno che non ha nulla di particolare ? Come quella della giornalaia ? Dice che ci ha la cervicale anche la signora del primo piano che esce di casa con le pantofole e i pantaloni presi dai cinesi, e ci ho la stessa cosa pure io, uguale ? Ma la mia sarà un pò di più, mica proprio come la sua... Ma insomma adesso che va tanto di moda l'Ebola, che ne parlano tutti, è una cosa trendy insomma, e io pensavo magari di essere la prima della città ad avercelo... questi doloretti qua e qua... magari... ma che si deve fare per essere ammalati un pò alla moda ? Tutte le volte che pubblicano una dieta nuova su Cosmopolitan io la faccio subito, per due o tre giorni, mi tengo sempre aggiornata su quelle cose lì della salute, leggo sempre anche l'oroscopo, mangio anche la farina di carrube, una fatica per trovarla, che ho letto che fa bene per un sacco di cose che adesso non mi ricordo neanche più bene quali, e poi ? Per che cosa ? Cervicale... uffa. Che banalità, così ordinaria... Pensa che figura si potrebbe fare dal parrucchiere: - Sai che ho preso l'Ebola ? - Sono cose nuove, malattie moderne, che attirano l'attenzione, fanno tendenza... 'Sti dottori antiquati non capiscono niente. Non hanno stile, non hanno stile."

venerdì 14 novembre 2014

Viva la Musica


Ho scattato questa fotografia un paio di anni fa: raffigura due reperti davvero notevoli della mostra Homo sapiens, curata da Telmo Pievani.
L'oggetto di destra è un osso (un omero) di avvoltoio grifone, su cui, ad intervalli regolari, sono stati aperti dei forellini ruotando uno strumento tagliente, che ha lasciato le sue tracce sui bordi. Viene dal sito di Hohle Fels, in Germania, e risale a ben 35000 anni fa. Ne è stato ricavato un calco, su cui sono state ricostruite le estremità mancanti, che ha confermato che è proprio ciò che sembra: suona. E' un flauto: il più antico strumento musicale accertato.
Nella sala veniva diffuso in sottofondo il suono prodotto con la ricostruzione dello strumento. Non era precisamente armonico, ma tutto sommato si trattava di musica non sgradevole.
Quello a sinistra è un osso di orso, anche questo forato volontariamente utilizzando uno strumento, ed è ancora più antico, 50000 anni fa. E' stato rinvenuto in Slovenia, in un sito (Divje Babe) che contiene esclusivamente resti di Homo neanderthalensis. In questo caso non è possibile stabilire con sicurezza che si tratti di un flauto, poichè il reperto è molto incompleto, uno dei due fori è passante e l'altro no, ed è più difficile ricostruirne la funzione, ma non si può fare a meno di pensarlo.
Non ne abbiamo quindi la certezza, ma è possibile che lo strumento musicale più antico di cui abbiamo, ad oggi, conoscenza sia stato prodotto da una specie diversa dalla nostra: un "flauto di Neanderthal".
Homo neanderthalensis era comunque capace di rappresentazioni simboliche e realizzava manufatti con funzioni puramente estetiche e decorative. Non siamo certi delle sue capacità verbali e di elaborazione di un linguaggio, e trovare in questi nostri parenti stretti la produzione di forme di musica ha certamente qualche cosa di straordinario, ma tutto sommato non appare del tutto estraneo alle espressioni culturali proprie di questa specie.
Ma la condivisione di qualche forma di cultura musicale con specie extraumane può portarci molto più lontano.
Difficilmente ad un uomo può capitare di trovare moglie solo grazie alle armoniose melodie del proprio canto; anzi, se l'esibizione di vocalizzi sotto la doccia risultasse insistentemente cacofonica, potrebbe risultare più probabile un esito di tipo contrario.
Tuttavia, che si sia abili o meno abili esecutori, il nostro orecchio sa riconoscere come gradevoli scale di note e accordi armonici. E' un'arbitraria questione di gusti l'attribuzione delle etichette "armonica" o "disarmonica" ad una sequenza di note musicali ? No: è legata al fatto che le frequenze dei diversi suoni siano in rapporti numerici semplici, cioè tra numeri interi piccoli.
Ogni nota di un'ottava più acuta ha frequenza doppia della stessa nota dell'ottava più bassa; nel più canonico degli intervalli, quello di quinta (Do-Sol, per esempio) il rapporto delle frequenze delle due note è 2:3; significa che se le due note vengono eseguite in successione, le sollecitazioni percepite dal nostro orecchio ogni tre oscillazioni della più acuta riproducono la stessa frequenza di due oscillazioni della più grave; in un semplice accordo maggiore (ad es. Do-Mi-Sol), le frequenze delle tre note sono nel semplice rapporto 4:5:6, e se suonate assieme, le tre vibrazioni giungono al nostro orecchio in sincrono ogni quattro oscillazioni della nota grave, e così via. Noi riconosciamo come gradevoli queste regolarità di frequenze; rapporti definiti da numeri via via più alti rendono invece sempre più rare le vibrazioni "in fase", e sottopongono l'orecchio ad una continuità di sollecitazioni tra loro sfasate, che percepiamo come fastidiose. Differenti tradizioni culturali hanno elaborato canoni di armonia leggermente differenti da quelli occidentali, ma che non si discostano da questo fondamento fisico universale. Poi, un'educazione musicale più affinata permette di apprezzare anche la funzione delle dissonanze all'interno di un tessuto sonoro più complesso.
Uno studio pubblicato recentemente ha rilevato gli spettrogrammi delle frequenze nel canto del tordo eremita (Catharus guttatus), un comune e rinomato uccello canoro del Nordamerica, ed ha dimostrato che su 71 "canzoni" di più di 10 note, 57 seguono gli stessi tipi di rapporti numerici semplici, che li avvicinano molto alle serie armoniche delle convenzioni musicali umane. E' il primo studio di questo tipo, e non è da escludere che altri uccelli utilizzino, nei loro canti, schemi armonici analoghi.
Ma se è così, è possibile affermare che i canoni delle armonie musicali non sono convenzioni culturali elaborate dalla specie umana grazie alle sue peculiari capacità di concettualizzazione ed astrazione, ma preferenze che hanno una base biologica, che hanno il loro fondamento in un principio fisico.
E quindi, dovremmo concludere che persino una elaborazione estetica che siamo abituati a qualificare come prodotto culturale "alto" per eccellenza, come la musica, ha origine da meccanismi basilari di percezione ben presenti al di fuori della specie umana attuale; è poi la ridondanza di capacità elaborativa del nostro cervello che ci permette di sfruttare tali meccanismi per portarne il valore estetico a livelli di maggiore complessità e gradevolezza.
Le pur condivisibili scelte melodiche del tordo eremita non lo renderanno mai in grado di comporre la sinfonia "Pastorale"; ma dovranno comunque essere sufficientemente perfezionate da permettergli di affrontare con successo la critica musicale più spietata: la femmina di tordo eremita.

domenica 9 novembre 2014

Nino non aver paura


Quasi tutti, in una serie di otto lanci di moneta, considererebbero più improbabile il verificarsi della sequenza di risultati "testa-testa-testa-testa-croce-croce-croce-croce" rispetto alla sequenza "croce-testa-testa-croce-testa-croce-croce-testa"; e, dopo tre "teste" consecutive, quasi tutti sarebbero portati a scommettere con convinzione su "croce" per il prossimo lancio. In realtà, è ovvio che le probabilità di ottenere una "testa" o una "croce" non si scostano mai dal 50%, e non possono essere modificate in nessun modo da qualunque serie di risultati precedenti. Le due sequenze ipotizzate sopra hanno esattamente la stessa probabilità di verificarsi (1/256), e l'idea che una serie di risultati uguali faccia aumentare la probabilità del verificarsi del risultato opposto è un errore molto diffuso, probabilmente connaturato al nostro modo di percepire la casualità, poichè esso è presente un pò in tutte le culture ed è piuttosto indipendente dall'educazione e dalla dimestichezza con i numeri, almeno fino a che non si arrivi ad approcci formali alla statistica ed alla teoria del caso. Questo tipo di errore viene generalmente chiamato "fallacia dello scommettitore", ed è lo stesso che commettono, ad esempio, coloro che giocano sui numeri ritardatari al Lotto.
In generale, scommettere su uno o un altro di eventi che hanno la stessa probabilità di verificarsi non comporta un particolare danno, se non quello della speranza destinata a rimanere delusa: un numero del Lotto vale l'altro, e che la scelta sia fatta a caso o in base a leggi statistiche inesistenti non cambia le probabilità di successo nè in bene nè in male. Però, in alcuni casi di "ritardi" storici dei numeri del Lotto, la convinzione errata che la prolungata assenza comportasse un aumento di probabilità di estrazione per il numero ritardatario ha talvolta indotto persone a scommettere somme importanti, e via via maggiori ad ogni estrazione successiva; in casi come questi, la "fallacia dello scommettitore" ha potuto provocare danni patrimoniali anche molto rilevanti.

Uno studio che ha trovato posto
nientemeno che sulla rivista Current Biology nello scorso agosto rivela che anche i portieri di calcio incappano facilmente nella "fallacia dello scommettitore", non tanto per le connivenze con combriccole di malaffare che pilotano i risultati degli incontri, ma quando devono tentare di parare un calcio di rigore.
La competizione tra tiratore e portiere in un calcio di rigore è, in fin dei conti, un gioco a mosse simultanee: il calciatore non deve lasciar intuire in anticipo in quale direzione tirerà, e il portiere deve lanciarsi da una parte o dall'altra ancora prima di poter vedere la direzione presa dal pallone, altrimenti sarà troppo tardi per potere raggiungere un tiro ben piazzato, ma non tanto in anticipo da dare al tiratore il tempo per regolarsi di conseguenza. E qualsiasi comportamento dell'uno o dell'altro che conferisca un margine di prevedibilità alle proprie scelte offrirebbe un evidente vantaggio all'avversario.

Gli autori Misirlisoy e Haggard, presumibilmente appassionati della materia, hanno tralasciato i calci di rigore assegnati durante le partite, sporadici e generalmente parecchio distanziati nel tempo, ed hanno esaminato sistematicamente le serie di calci di rigore di spareggio che si giocano quando neanche i tempi supplementari sono sufficienti a definire un vincitore: 37 casi dal 1976 (quando questo sistema di spareggio fu introdotto: la prima finale importante decisa ai calci di rigore fu Cecoslovacchia - Germania Ovest nei Campionati Europei del 1976; prima di allora, da ultima la finale di Coppa dei Campioni 1974, Bayern Monaco - Atletico Madrid, la finale veniva ri-giocata 48 ore dopo, mentre nei turni precedenti il vincitore veniva stabilito con il lancio della monetina), fino al 2012, per un totale di 361 calci di rigore battuti, nei tornei più importanti della UEFA e della FIFA.
Nei calci di rigore di spareggio, i tiri si susseguono rapidamente, ed è più facile e ragionevole ricercare eventuali condizionamenti e regolarità nelle scelte di tiratori e portieri a seguito dei tiri precedenti.
Complessivamente, i rigori tirati a destra o a sinistra non si discostano dalle aspettative di scelta casuale, come le direzioni scelte dai portieri (46-47% sinistra, 53-54% destra); così pure la frequenza con la quale i portieri si tuffano nella direzione giusta (53%), non è significativamente diversa dal 50% che si otterrebbe per caso: in sostanza i portieri non sono in grado di prevedere efficacemente in quale direzione il tiratore calcerà il pallone.
Ma mentre le direzioni scelte dai tiratori (i quali si alternano ed eseguono un solo calcio a testa) continuano a non discostarsi dalla casualità 50-50, indipendentemente dalle scelte precedenti sia degli altri tiratori che dei portieri, il portiere (che è sempre lo stesso), aumenta progressivamente la frequenza con la quale si tuffa nella direzione opposta dopo uno (159 casi), due (66 casi) o tre (16 casi) tiri consecutivi nella stessa direzione; dopo tre tiri dalla stessa parte, la frequenza con cui i portieri si buttano dalla parte opposta raggiunge il 70% e scende al di sotto della canonica soglia del 5% di probabilità che tale scostamento dalle attese sia casuale.
E' curioso che in un mondo ormai iper-professionalizzato, dove si conta ogni caloria ingerita ed ogni metro percorso, e nel quale ogni filo d'erba viene esaminato prima di ogni gara, un elemento determinante della squadra nei momenti più decisivi di un torneo si affidi alle stese aspettative farlocche dell'omarino che va a giocare il 26 sulla ruota di Venezia perchè non esce da 98 settimane. E' vero che, anche in questo caso, l'aspettativa infondata non modifica (per ora) le probabilità di successo: i calciatori continuano a tirare indifferentemente a destra o a sinistra e il portiere avrà le stesse probabilità di salvare la sua squadra; ma solo perchè, nel mondo iper-professionalizato eccetera eccetera, non ci si era ancora accorti di questa prevedibilità di comportamento. Forse capiremo, nella prossima occasione in cui i giornalisti sportivi, inesorabili maestri di ripetitività, sentiranno, fin dalla metà del secondo tempo, aleggiare lo spettro dei supplementari e si giungerà infine alla lotteria dei rigori, se gli allenatori di calcio leggono Current Biology.

martedì 4 novembre 2014

Odor di cometa


Per quel poco che ne so io, le comete sono grandi vagabondi dello spazio. Originate chissà da dove, dalle più estreme periferie del sistema solare, da spazi romanzeschi come la Nube di Oort, girovagano lungo traiettorie chiuse, e allora ritornano regolarmente, magari ad intervalli di tempo lunghissimi; oppure aperte, e si presentano a noi una sola volta, lasciandosi poi proiettare da un campo gravitazionale all'altro qua e là per la galassia.
Le loro apparizioni sono da sempre avvolte in romantici aloni di mistero: segnali divini, annunci di sventura, incongruenza sorprendente nelle geometriche regolarità dei moti celesti.
Oggi abbiamo in ballo una sonda spaziale, che in questo mese di novembre si poserà sulla cometa Churyomov-Gerasimenko (67P). La sonda è stata battezzata Rosetta, con riferimento alla storica e pessima italianizzazione della località di Rashid, nei pressi del delta del Nilo, ove fu rinvenuta la stele che consentì, grazie ad una preziosissima traduzione del testo in greco presente sullo stesso documento litico, di decifrare i geroglifici egizi.
L'auspicio è quello di poter decifrare le informazioni che le comete ci portano dallo spazio profondo con la loro stessa composizione, magari sull'origine stessa dell'Universo.
Ora Rosetta si sta avvicinando alla cometa Churyomov-Gerasimenko nel vasto spazio tra le orbite di Marte e Giove, dove sta cominciando a formarsi la coda per effetto del vento solare. E già ha rilevato che non è solo anidride carbonica a comporre l'affascinante pennacchio, ma sono presenti anche formaldeide, metanolo, ammonio e acido solfidrico.
La coda di 67P odora dunque di uova marce e cacca di gatto. E anche un pò di mandorle amare, poichè Rosetta ha "annusato" anche piccole tracce di letale acido cianidrico.
Aspettando ulteriori e più aromatiche notizie dall'approdo della sonda sul nucleo solido, potremmo forse abbandonare il sognante sguardo poetico con cui accompagnano il passaggio delle comete, ma il profumo delle lontane origini dell'Universo ci ammalierà comunque per quello che è.

martedì 14 ottobre 2014

Illiberale

Dunque, allo scopo di prolungare l'inesorabile agonia dell'economia di mercato, si pretenderebbe che tutti continuassimo a consumare sempre di più, acquistando tutte le zozzerie possibili, estraendo dal fondo delle tasche fino all'ultimo spicciolo, per mantenere alti i livelli di produzione e quindi di occupazione, inseguendo un illusorio miraggio di continuo sviluppo e crescente benessere. Ma l'economia non può andare contro le leggi della fisica.

Già oggi consumiamo ogni anno tutte le risorse che la Terra è in grado di rigenerare in un anno e cinque mesi, figurarsi se si può pensare di aumentare ancora: per sostenere a lungo termine i livelli di consumo attuali avremmo bisogno di una Terra e mezza. Non ce l'abbiamo.
Qualsiasi sistema che operi trasformazioni di materia ed energia, dal più semplice al più complesso, non può accrescersi indefinitamente all'interno di un contenitore chiuso. Per sostenere un'economia che richiede consumi costantemente crescenti avremmo bisogno di un mondo illimitato, con possibilità illimitate di utilizzazione delle risorse. Non ce l'abbiamo.
A meno che i geni del "Made in Italy" non pensino di vendere le cravattine firmate o altre similari sciocchezze inutili ai marziani, per quanto riguarda i flussi di ricchezza la Terra è un sistema chiuso.
Se si esclude il trascurabile apporto del pulviscolo residuale del sistema solare che continuamente cade nel nostro campo gravitazionale, per quanto riguarda i flussi di materia la Terra è un sistema chiuso.
Per quanto riguarda i flussi di energia, la Terra è un sistema aperto, poichè riceve una quantità, fissa e costante (che quindi pone comunque un limite fisico), di radiazione solare. Di tale afflusso di energia dall'esterno, ce n'è una quota, potenzialmente fissa e costante, ma che può essere astutamente diminuita con un uso dissennato del territorio, che viene catturata dalle piante e dalle alghe con la fotosintesi clorofilliana ed è la base che sostiene (quasi) tutte le catene alimentari e quindi i molti milioni di specie che popolano il pianeta, tra cui noi. Questa quota di energia per unità di tempo che viene immagazzinata dalla comunità vivente è chiamata produttività primaria e costituisce a sua volta, evidentemente, un limite fisico.
Al netto dell'energia consumata dalle cellule vegetali stesse per il proprio metabolismo, la produttività primaria può essere quantificata come l'aumento di biomassa vegetale per unità di tempo (che, in un ecosistema in equilibrio, sarà bilanciata dal suo consumo da parte di altri organismi).
Se dunque, oggi consumiamo risorse in quantità largamente superiore a quanto la Terra riesce a produrre, attingiamo ad energia accumulata dalle piante negli anni precedenti, una possibilità che non può prolungarsi indefinitamente.
Inoltre, consumando terreno per edilizia e infrastrutture, ed abbattendo foreste per fare più spazio all'agricoltura, che ha un'efficienza fotosintetica molto inferiore a quella di una foresta, riduciamo continuamente la produttività primaria.

Sapendo di trovarci dentro un sistema con disponibilità non illimitata di risorse, come potremmo dunque classificare la pretesa di rilanciare l'economia e il favoleggiare una prossima ripresa da intendersi come incremento di produzioni e consumi ? Stregoneria ? Incompetenza ? Cialtroneria ? Mistificazione ?
Economisti e politici ad essi asserviti sono consapevoli delle fondamenta su cui si regge il sistema Terra o sono proprio del tutto ignoranti ? Credono davvero che l'economia possa essere estranea e indipendente dalle leggi della fisica o semplicemente non possiedono la minima cognizione di queste ultime ?

Qual è il modello di "sviluppo" che dovremmo metterci davanti ? Se abbiamo di fronte un limite fisico, quello sarà il punto fermo, l'invariante da cui far dipendere tutto il resto.
Le risorse non sono illimitate: si pianifica e si limita la loro utilizzazione; altro che libero mercato.
Le risorse disponibili andranno usate per le finalità più strettamente indispensabili: produzione di cibo, salute, conoscenza e poco altro; non possiamo permetterci di dissiparle per fabbricare fesserie inutili; altro che cravattine firmate e mode frivole; altro che libero mercato.
Altro che crescita economica: il lavoro necessario per produrre quel che serve andrà ripartito più equamente possibile. Sarà poco ? Allora si lavorerà poco e si guadagnerà poco, e probabilmente, consumando poco si starà meglio e si avrà più tempo per sviluppare le proprie conoscenze; altro che libera imprenditoria; libertà di tempo e di pensiero.

E un simile cambio di modello, dal liberalismo sfrenato all'economia di conservazione e sussistenza, potrà mai realizzarsi su scala nazionale ? Ovvio che no; proprio la globalizzazione del commercio e della speculazione finanziaria ha privato di qualsiasi significato gli antichi Stati nazionali di concezione post-feudale. La programmazione nell'utilizzazione delle risorse va operata su scala mondiale; se è stato così facile liberalizzare i traffici di merci e di denari, non dovrebbe essere difficile la globalizzazione dei limiti e dei vincoli. Basta volerlo

sabato 11 ottobre 2014

Liberale

1) Si fa di tutto per facilitare e promuovere la libera circolazione delle merci. Non intendo discutere se sia giusto, bello o etico. Constato come dato di fatto che il mondo santifica la libera circolazione delle merci. Lo si fa con grande impegno, e ci sono fior di organizzazioni, WTO, OCSE, oltre agli accordi commerciali tra singole nazioni, che si dedicano a tempo pieno alla ricerca di accordi internazionali che consentano ad un qualsiasi produttore di merci di qualsiasi parte del mondo di venderle in qualsiasi altra parte del mondo con la minor quantità possibile di ostacoli e dazi.

2) Si fa di tutto per facilitare e promuovere la libera circolazione dei capitali. Non intendo discutere se sia giusto, bello o etico. Constato come dato di fatto che il mondo santifica la libera circolazione dei capitali. E' infatti unanimemente considerato un grande progresso del liberalismo che io possa spostare il mio denaro (se ne avessi) in qualsiasi altra parte del mondo, ed investirlo in attività economiche in altre nazioni. Le nazioni, anzi, sarebbero disposte a prostrarsi senza alcuna decenza pur di attirare investitori stranieri, che sarebbe un pò l'equivalente di vendere se stesse e quindi pregiarsi di un notevole successo commerciale. Quindi diamolo per ottimo.

3) Seguendo lo stesso paradigma, si dovrebbe fare di tutto per facilitare e promuovere la libera circolazione delle persone. La libera circolazione delle merci e dei capitali genera una redistribuzione geografica delle risorse e delle ricchezze ed è del tutto naturale che flussi di migrazione di persone si muovano al seguito di tali redistribuzioni. Non intendo discutere se sia giusto, bello o etico; ma è logicamente conseguente ai punti 1) e 2). Se si consente alle merci e al denaro di circolare liberamente su e giù per il mondo, è ovvio che anche le persone possano spostarsi in cerca di condizioni idonee alla propria sussistenza. Ma non si fa di tutto per favorire la libera circolazione dei migranti, e non c'è nessuna organizzazione sovranazionale che si dedichi a tale scopo; anzi: se solamente ci si azzardasse ad esporre l'idea di favorire e facilitare i flussi migratori si verrebbe prontamente azzannati alla gola da nugoli di razzisti assortiti, padaniformi e non, terrorizzati a puntino dall'apposita propaganda sull'incombente "invasione" degli "altri". No, di direbbe che il mondo non santifichi un gran che la libera circolazione delle persone.

4) E merci e capitali che felicemente e liberamente circolano e si muovono per il mondo, e liberamente si contendono acquirenti e mercati, non presuppongono pure, come logica premessa, che i modi per produrre le merci e accumulare i capitali siano più o meno omogenei dovunque ? Se no che libero mercato è, se si fanno concorrenza merci prodotte da lavoratori più o meno tutelati e da lavoratori iper-sfruttati, e i capitali accumulati dai rispettivi padroni ? Nei giovani Stati Uniti ri-divisi dalla Guerra di Secessione, i Nordisti vincenti erano quelli protezionisti; il libero mercato era il faro illuminante dei Sudisti, che tanto avevano gli schiavi e ci mettevano poco a produrre merci a costi competitivi.
Non intendo discutere se sia bello o etico, ma è, come minimo, giusto che la libera circolazione dei diritti e delle tutele nel lavoro si accompagni, come condizione necessaria, alla libera circolazione delle merci e dei capitali.
Ma il mondo non santifica affatto la libera circolazione dei diritti e delle tutele per chi opera nella produzione delle merci che circolano liberamente al fine dell'accumulazione di capitali che circolano altrettanto liberamente.

E qui casca l'asino. Se si lascia questo processo alla provvidenziale "mano invisibile" favoleggiata nelle vacue superstizioni di Adam Smith e dei suoi innumerevoli, preponderanti, prepotenti ed orbi seguaci moderni, grazie alla quale il massimo profitto liberamente perseguito da ciascuno produrrebbe inevitabilmente il massimo beneficio per tutta la collettività, l'equilibratura procede, viceversa, al ribasso. I lavoratori meglio tutelati sono messi in concorrenza con quelli che lavorano in condizioni di sfruttamento e, di fronte all'alternativa della disoccupazione, sono costretti ad accettare condizioni di lavoro sempre peggiori. La versione realistica della bella favola del liberismo economico è che il perseguimento del massimo profitto da parte di chi detiene i mezzi di produzione determina inevitabilmente il massimo deterioramento delle condizioni di vita per tutta la collettività. Il migliore dei mondi possibili risultante dalla cieca applicazione delle non-regole del liberismo sarebbe grossomodo uno schiavismo gerneralizzato (con conseguente crollo del potere d'acquisto complessivo, crollo della domanda e quindi delle produzioni, collasso finale del sistema e addio che t'amavo all'accumulazione di capitali: nessuno aumenterà mai le paghe dei propri dipendenti allo scopo di aumentare il potere d'acquisto complessivo di cui beneficeranno anche tutti gli altri).
Di per sè, nisciun' è fess'; ma messi tutti insieme, un pò lo si è

domenica 5 ottobre 2014

Lucy e lo SmartPhone


Cinque milioni di anni di evoluzione, dall'Africa Orientale che si stava inaridendo, e la foresta cedeva posto alla savana, per imparare a stare in piedi su due zampe, e poter guardare sora l'erba alta; e imparare a sopravvivere mangiando insetti, lucertole e carcasse di animali morti; e imparare a camminare su due soli appoggi; e a correre per inseguire, faticando in gruppo, prede più sostanziose; e cammina cammina, uscire per la prima volta dall'Africa e arrivare nel Medio Oriente; e da lì, cammina cammina, attraversare tutta l'Asia meridionale fino all'Australia; e cammina cammina dall'altra parte, fino in Europa; e intanto, con le mani libere dal doversi poggiare a terra, imparare a manipolare oggetti e costruire strumenti; e sviluppare capacità di elaborazione intellettuale sempre più raffinate, per progettare congegni sempre più sofisticati; tutto per arrivare a mettersi in mano un telefonino e, cammina cammina, rimirare quel versatile oggettino, e tutti i giorni infastidirsi e urtarsi a vicenda o addirittura rischiare di morire perchè non si guarda più dove si mettono i piedi.

martedì 30 settembre 2014

Disneyland

E' un pò spassoso e un pò deprimente assistere alla fine per saturazione dell'economia di mercato facendo finta di essere semplici spettatori.
I produttori di merci e servizi ricorrono a tutti i mezzi, leciti e illeciti, per ridurre il costo del lavoro e pagare sempre di meno i propri dipendenti, in loco o in qualsiasi altra parte del mondo, tentando di salvaguardare i propri profitti.
E in questo modo impoveriscono in modo universale la classe lavoratrice, che coincide in larga parte con quella consumatrice, privandola di potere di acquisto, e quindi riducendone la possibilità di consumare merci e servizi e di conseguenza gli stessi produttori di merci e servizi vedono continuamente diminuire i propri profitti.
E tutti i govrnanti del mondo, ancora, a quanto pare, convinti di affrontare una crisettina qualsiasi, mettono in scena sempre più variopinte Disneyland di riforme, in direzione sempre più liberista, non producendo altro effetto che accelerare la spirale.

giovedì 25 settembre 2014

Guerrafondaio per un giorno: Se non ora, quando ?


La cosa migliore che si sarebbe potuta fare sarebbe stata smobilitare l'esercito e fissare una volta per tutte il budget delle spese militari a zero.
Non lo si è fatto, e spendiamo una quantità inaudita di denaro per mantenere una struttura parassitaria chiamata "esercito professionale", composta di alti ufficiali fascistissimi e corrottissimi, ufficiali di media tacca fascistelli e corrottelli, e soldati volontari ripartiti tra: quelli che sono stati rifiutati dalla banda di skinheads del quartiere perchè troppo buzzurri, e quindi hanno ripiegato sull'esercito; e quelli che da grandi di mestiere volevano fare Rambo, ma i posti da Rambo erano esauriti e, in mancanza d'altro, si sono segnati volontari sperando che capiti l'occasione di menare le mani con chicchessia.
Abbiamo usato tutto questo spreco di risorse per servire i nostri alleati-padroni nel compiere le porcate più infami, con tutte le scuse e i pretesti più falsi: come "missione di pace" in Kosovo a fornire di un aeronautica militare gli albanesi sottomessi dai serbi, affinchè gli albanesi potessero sottomettere i serbi; sempre in "missione di pace" nel pieno della guerra dei petrolieri in Iraq, ma come "non belligeranti", e tuttavia impegnati in battaglia e a sparare sulle ambulanze.
E oggi sorge una sanguinaria dittatura fondata sulla religione: il peggiore dei totalitarismi possibili, una delle poche cause che possano ancora giustificare un intervento armato a difesa della vita e dei diritti fondamentali delle persone, e di nuovo (ma non s'era cambiato verso?) ci rifugiamo nelle solite ipocrisie di memoria berlusconiana e dalemiana ? Contribuiamo alla coalizione, ma non interveniamo direttamente, bensì forniamo supporto logistico eccetera... Lo stretto indispensabile per esporsi alle ritorsioni. Siamo d'accordo che bisogna fermare gli invasati, e mentre voialtri combattete noi vi portiamo la birra e i panini ?
Abbiamo foraggiato e armato per tutto questo tempo una inutile manica di aspiranti delinquenti, spendendo un mare di denaro, per che cosa ? Solo per farli sfilare nelle parate con le divise stirate e gli stivali lustri ?
Ma mandiamoli, i nostri bravi ragazzi, che qualsiasi crimine, stupro, assassinio di pescatori disarmati commettano, rimangono sempre bravi ragazzi e non vediamo l'ora di farli tornare a casa. Poi magari non sempre va tutto liscio e ci sarà gloria e medaglie e intitolazioni di viali alberati e di monumenti, ma almeno sarà l'occasione per sfoltire un pò i ranghi. Che male c'è, ora che non ci sono più i ragazzi di leva: fanno i militari per che cosa, se non si prendono il rischio del loro mestiere ? Non si vergogneranno un pò anche loro, se subiamo più perdite nell'industria e nell'edilizia che nelle forze armate ? Diamo loro l'occasione di sfogare le loro pulsioni violente per una causa ragionevole (e lontano dalle nostre strade troppo piene di fumatori di spinelli e di scuri di pelle, per i loro gusti). Abbiamo coltivato questi virgulti nella folle cultura del nemico da combattere; per una volta che esiste un nemico credibilmente autentico, come la cecità religiosa, e non inventato per propaganda, additiamoglielo per bene e senza equivoci, e scateniamoli, i nostri picchiatori da strada repressi. Che cosa li teniamo e manteniamo a fare, se non per circostanze come queste ?
Il ruolo fondamentale, in una guerra così, spetterà in prima battuta all'Aeronautica, cioè ai parassiti più parassiti di tutti. Meglio ancora: mandiamo in prima linea le Frecce Tricolori, a fare i ghirigori colorati sulla linea del fronte; immaginatevi che spettacolo. Chissà che non sia la volta buona che ci spicciamo via pure quelle.

domenica 14 settembre 2014

Paludamenti

E' proprio scoraggiante ed antistorico che i paludati commissari economici dell'Unione Europea continuino, fissi nella loro monocorde impuntatura, a guardare solo ai freddi numeri del bilancio dello Stato ed al crescente debito pubblico, e si ostinino a non voler attribuire invece maggiore rilevanza ai pur garruli e sapidi tweet del Presidente del Consiglio, non è vero ?

martedì 9 settembre 2014

Da tutte le profondità

Chissà cosa proverebbe uno storico se trovasse, in qualche angolo sperduto dell'attuale Iraq, un villaggio di sumeri che, isolati dal resto del mondo, vivono più o meno secondo gli usi e costumi di 5000 anni fa e parlano una lingua simile a quella originaria, che scrivono ancora in caratteri cuneiformi.

La fauna di Ediacara è la documentazione fossile più antica di forme di vita pluricellulare, risalente (620 - 550 milioni di anni fa) a prima ancora del Cambriano, il periodo iniziale del Paleozoico, caratterizzato dalla diversificazione "esplosiva" delle forme animali, non solo in tutti i piani strutturali fondamentali tuttora esistenti, ma in molti altri ancora, perduti ed estinti nel corso della storia. Gli animali di Ediacara (il nome è quello della località australiana in cui vennero ritrovati i reperti fossili più abbondanti e di migliore qualità, ma quella proto-fauna era diffusa nel mondo) erano delle forme piatte, con vari tipi di strutture raggiate, sorte di venature o strutture "a trapunta", e di simmetrie radiali o bilaterali o triradiali: probabilmente assomigliavano a delle frittelle che strisciavano sul fondo del mare.


Le relazioni genealogiche tra quegli animali (secondo alcuni nemmeno animali nè piante, ma forme di vita del tutto a sè stanti) e le forme attuali è stata oggetto di lunghe e problematiche controversie tra gli studiosi.
Erano stati un primo esperimento di vita pluricellulare, poi fallito e soppiantato da nuove forme derivate in modo indipendente da altri gruppi di protisti coloniali ? La vita pluricellulare avrebbe dunque avuto origine più volte nella storia della Terra ? Fu fatale per le possibilità di diversificazione di quegli esseri primordiali il disporre di solo due strati fondamentali di tessuti (come nei moderni Cnidari: meduse, polipi corallini, ecc., e a differenza dei nostri tre: ectoderma, mesoderma, endoderma), e quindi l'impossibilità di sviluppare organi interni: il fatto di potere aumentare le proprie dimensioni solo mantenendo una proporzione costante tra il volume e la superficie del corpo, unica via di scambio con l'ambiente esterno, e di conseguenza il rimanere vincolati ad una forma piatta, precluse agli "ediacariani" qualsiasi ulteriore successo evolutivo ?
Oppure quegli albori lontani di prima animalità, nonostante la mancanza di qualsiasi apparente somiglianza, diede origine davvero a quegli sparuti vermi che strisciarono attraverso il confine tra Precambriano e Cambriano e dai quali tutti noi discendiamo ?

Nessuna di queste domande trova una risposta nell'enigmatica scoperta di un gruppo di ricercatori danesi da campioni di fondali marini tra i 400 e i 1000 metri nel sudest di Australia e Tasmania: due specie (chiamate Dendrogramma discoides e - appunto - D. enigmatica) non attribuibili a nessun gruppo tassonomico conosciuto. Animali di pochi millimetri a forma di fungo, con bocca all'estremità dello stelo ed un canale digerente che si ramifica nella parte piatta, diploblastici (cioè dotati di due strati fondamentali di tessuto, come si diceva sopra), e attualmente non classificabili nè come Cnidari nè come Ctenofori, i due phyla apparentemente più prossimi.


Gli autori adombrano l'ipotesi che possano essere discendenti diretti di quelle frittelle striscianti di 600 milioni di anni fa; purtroppo qualche imprecisione nella conservazione impedisce di estrarre il DNA per poterlo mettere a confronto e stabilire relazioni di parentela o non parentela con gli altri gruppi fondamentali. Per il momento continueremo a non conoscere lo svolgimento della storia, ma se le domande fondamentali sull'origine non avranno (per ora) risposta, si schiudono possibili scenari comunque straordinari: se l'idea del dottor Just non fosse fondata, potremmo avere la prima conoscenza di uno dei rami fondamentali dell'evoluzione biologica fino ad oggi del tutto sconosciuto; se lo fosse, saremmo di fronte all'affascinante scoperta del villaggio dei sumeri.

Appendice al post del 19 agosto

Come volevasi dimostrare:

http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/clima/2014/09/09/clima-onu-nuovo-record-gas-effetto-serra-nel-2013_fee66f04-7fe3-4824-b2b6-e16c239419a3.html

martedì 19 agosto 2014

Break Point


Oggi celebriamo, si fa per dire, il giorno, come ogni anno sempre più anticipato, in cui finiamo di consumare le risorse che la Terra sarà in grado di rigenerare dal primo gennaio al 31 dicembre. Da qui in avanti si consuma il pianeta, ossia si erodono risorse che non riavremo più.
E tutti a cianciare di "Sviluppo sostenibile", "crescita sostenibile", consumi sostenibili" e bla bla bla, come se si trattasse soltanto di ridurre un pò gli sprechi.

Proviamo a pensare, e a fare qualche esempio, di che cosa significa, nel senso più pratico e concreto possibile, vivere in modo "sostenibile", e quanto profondo dovrà essere, in realtà, il cambiamento nel nostro stile di vita.

La prima cosa che balza all'occhio, andando a spasso per delle vie urbane qualsiasi, è la gran quantità di automobili private, che azionano motori a scoppio di ben oltre 1 litro di cilindrata, dedite quasi tutte al trasporto di una sola persona. Ce lo possiamo permettere ? Cosa implica ?
Facciamo un pò di conti.
La mia automobile contribuisce alla produzione di gas a effetto serra consumando, in media, 1 litro di benzina ogni 17 km percorsi, quindi 1/17 di litro per km. Considerata la bassa densità della benzina, approssimiamo 1/17 di litro (circa 60 ml) a, grossomodo, 1/20 di kg (50 g).
se si bruciano 50 g di benzina per km, vuol dire che dal tubo di scarico si rilasciano 150 g di CO2 per km.
Vi pare un'esagerazione ? Non lo è. Gli idrocarburi sono lunghe catene di CH3-CH2-CH2-...-CH2-CH3 che, nei nostri motori come in un qualsiasi altro apparato che bruci idrocarburi, con l'ossigeno dell'aria e l'innesco di una scintilla, vengono spezzettate ed ossidate a CO2 e H2O. Chiedendo perdono ai miei antichi professori di chimica per la faciloneria della spiegazione, sapendo che il rapporto in peso tra carbonio, idrogeno e ossigeno è 12 : 1 : 16 ecco che ogni gruppo -CH2- di peso 14, diventa una molecola di CO2 di peso 44. quindi il rapporto 1:3 in peso ci sta tutto.
Quindi, dobbiamo accettare il fatto che un'automobile utilitaria, se va molto ma molto bene, produce 150 g di CO2 / km.
Cosa dovrebbe accadere perchè tale quantità di CO2 non si accumuli nell'atmosfera contribuendo all'effetto serra ? Intanto, aumentando la concentrazione di CO2 nell'aria, aumenterà di conseguenza anche quella disciolta nella acque degli oceani, e quindi una piccola parte delle mie emissioni finirà in mare. Il fenomeno non è indolore: la CO2 in acqua è in equilibrio con l'acido carbonico (attraverso la semplice reazione CO2 + H2O <=> H2CO3); quindi aumentare l'anidride carbonica disciolta contribuisce ad acidificare i mari, il che complica la vita a molti organismi, a partire da quelli che hanno bisogno di costruirsi strutture calcaree (coralli in primis).
Ma se desiderassi che l'anidride carbonica da me prodotta nel mio tragitto in automobile venisse del tutto riassorbita dalle piante attraverso la fotosintesi clorofilliana (unica reale via di eliminazione), quanta roba dovrei seminare ?

Le piante, sfruttando l'energia della luce, riescono a riutilizzare la CO2 atmosferica per ricostruire carboidrati (cioè zuccheri); in questo caso si tratta di catenelle il cui elemento-base è -HCOH- (in termini orrendamente semplificati, è come se ogni molecola di CO2 si legasse ad una di acqua, rilasciando ossigeno). Una parte degli zuccheri prodotti per fotosintesi saranno, prima o poi, utilizzati dalla pianta per il proprio metabolismo energetico, e quindi ri-ossidati ad anidride carbonica e acqua; quindi, per questa quota, il bilancio ai fini dei gas-serra è zero. Un'altra parte sarà legata in lunghe catene di cellulosa, che costituisce la gran parte della struttura fisica dei vegetali; e quindi la CO2 che era stata lì incorporata rimarrà finalmente immobilizzata sotto forma di aumento di dimensioni della pianta. Ma dunque, quanto devono "lavorare" le piante per rimediare al mio kilometraggio a motore ?
Abbiamo detto che il peso molecolare di CO2 è 44; se ogni atomo di carbonio di CO2 viene incorporato in un carboidrato, la cui "unità minima" (HCOH) ha peso 30 (1+12+16+1) i miei 150 g/km di anidride carbonica emessa dovranno diventare circa 100 g di cellulosa per essere asportati dall'atmosfera.
Quindi, per ogni singolo kilometro che faccio in automobile dovrei poter contare su 100 g di aumento di peso delle piante, come compensazione ?
Nemmeno: l'aumento di quantità di acqua contenuta nella pianta, che è ovviamente correlato al suo aumento di dimensioni, non deve essere conteggiato ai fini del nostro problema. 100 g di aumento di peso secco corrispondono, per essere ottimisti, a circa 400 g di peso fresco.
Quindi, ogni singolo automobilista, per fare 100 km produce gas-serra che potrebbero essere eliminati solo da 40 kg di aumento di biomassa vegetale. Per tutti gli automobilisti del mondo, per tutti i kilometri che percorrono. E se guidassero delle utilitarie. Per un SUV, sarebbe ecologicamente conveniente lo sradicamento improvviso di un albero secolare pesantissimo che si schanta sull'abitacolo. Lato guida. A conti fatti, il sacrificio dell'albero risulterebbe vantaggioso.

Ora possiamo divertirci a pensare a tutte le produzioni industriali, a guardarci intorno, a tutte le cianfrusaglie che abbiamo in casa, più o meno inutili, a quanta energia è stata utilizzata per produrle e per trasportarle, e provare a farci un'idea di quanto le nostre abitudini "pesino" sull'ecosistema che ci sostenta.

domenica 3 agosto 2014

Autoritari

Riassunto del passato remoto, del passato prossimo e del futuro: il Parlamento è la sede della sovranità popolare, espressa attraverso la rappresentatività elettiva.
Una successione di capi di Governo caratterizzati da qualità comuni di Ego smisurato e capacità politica nulla, presumibilmente uno figlio mal riuscito dell'altro, espropria la sovranità popolare attraverso leggi elettorali, una figlia mal riuscita dell'altra, che popolano il Parlamento di rappresentanti dei partiti e non degli elettori, quindi degli uomini e delle donne meno rispettabili esistenti sulla faccia della Terra.
Questo permette a quegli stessi capi di Governo, che tale situazione hanno generato, di bistrattare il Parlamento, inteso come istituzione, come la meno rispettabile esistente, un covo di parassiti, inutile intralcio al luminoso cammino delle loro Riforme tendenti ad accentrare tutti i poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, sotto il controllo di quegli Ego smisurati.
E, con sempre più innovative leggi elettorali, perpetuano il furto di rappresentatività, al fine di popolare sempre di più il Parlamento di uomini e donne indegni e servili, al fine di potere vieppiù bistrattare ed ignorare il Parlamento come un'istituzione indegna e servile.
Questa sequenza si chiama, con il vocabolario attuale, propensione autoritaria. Se poi si vorrà riformare anche il vocabolario, allora la chiameremo in un altro modo.

mercoledì 25 giugno 2014

Tragedia Nazionale




Oh, quale disfatta ! Oh, che immane disastro ! Quale nero futuro si prospetta ora per tutta quella pletora, quello sterminato esercito, di:







corrispondenti dall'atrio dell'albergo;
commentatori pedanti;
strateghi da poltrona;
anticipatori di formazioni;
sportivi obesi;
stakanovisti di conferenze stampa a rullo continuo;
inviati speciali presso il lato ovest del recinto del campo di allenamento;
inviati speciali presso il lato sud del recinto del campo di allenamento;
inviati qualsiasi da qualsiasi parte;
opinionisti per banalità a gettone;
costruttori di scoop sul menu della prima colazione;
cronisti d'assalto per la verifica della pressione di gonfiaggio delle gomme del pullman;
giornalisti d'inchiesta sul candeggio dei calzoncini;
rètori da scuola materna;
artigiani di spiritosaggini a buon mercato;
esperti di tacchetti e lacci da scarpe;
indovini dei fatti di ieri;
intervistatori incomunicabili;
storici improvvisati;
tecnici dell'ovvio;
specialisti dell'inesistente
e cialtroni assortiti...

Eccoli di punto in bianco senza occupazione; squagliata la squadra Nazionale, si scoprono privati di un senso, di un perchè. Ignari di qualsiasi altro mondo al di fuori del bordo del campo, sono oggi ridotti a uomini da marciapiede.
Che ne sarà di loro, ora ?

lunedì 23 giugno 2014

Breve manuale di patologia immaginaria

Rapida rassegna dei più diffusi pericoli per la salute che non esistono:


Il raptus.
Etimologicamente significa "catturato"; cioè preso da qualche forza esterna misteriosa che assume il controllo del soggetto inducendolo ad azioni che altrimenti mai avrebbe compiuto. Quindi dovrebbe trattarsi di una categoria fenomenologica intermedia tra il rapimento da parte degli alieni e le apparizioni della Madonna.
Si può essere fortemente arrabbiati al punto di sfogarsi un pò come capita, ma voi avete mai avuto un raptus ? Conoscete qualcuno che ne abbia avuti ?
E' solo una buona invenzione per gli avvocati, utile a mettere una toppa ai comportamenti violenti dei loro assistiti. Un buon giudice che zittisse l'avvocato potrebbe forse risalire alle reali motivazioni di uno scoppio d'ira.
Grazie al felice istituto del pettegolezzo tra colleghi si possono conoscere episodi che avvengono quasi sotto il nostro naso, ma altrimenti destinati a rimanere del tutto ignoti. Fu così che venni a sapere, molti e molti anni fa, di un attempato e grigio burocrate aziendale che aveva tentato di incantonare nel bagno la giovane e graziosa signora delle pulizie, senza esiti positivi. Posto, all'ora dell'uscita, al cospetto del di lei fidanzato, disgraziatamente giocatore di rugby, riuscì a cavarsela invocando di essere stato vittima di un "raptus"; a riprova del fatto che il raptus non esiste: in questo come negli altri casi la denominazione corretta sarebbe un'altra.

L'accavallamento di nervi.
"Oh, che dolore, mi si è accavallato un nervo !"
Situazione prospettata, a parte il male, di solito con una certa sorprendente indifferenza; ma per chiunque abbia minime cognizioni di anatomia costituisce un'immagine horror.
I nervi non si accavallano. Non possono, se non per mezzo di torture inimmaginabili. Trattasi solitamente di lievi contratture muscolari, o crampi, o infiammazioni.

La dilatazione dello stomaco.
Raffigurazione non horror, ma decisamente splatter, della bevanda gassata che, una volta ingerita, sviluppa il suo mefitico carico di anidride carbonica nello stomaco, facendolo gonfiare a dismisura e deformandolo per tutto il resto della vita; il soggetto che abbia così modificato la struttura del suo apparato digerente sarà poi costretto a mangiare smodatamente per poter riempire il suo stomaco smisurato, e sarà inesorabilmente condannato alla perpetua pinguedine. Trattasi di punizione divina, solitamente riservata ai maschi, per il peccato mortale dell'ingordigia di birra. Il sottinteso morale è nascosto nella controparte non raccontata: la parca signora che, grazie alla sua misteriosa collezione di esoteriche tisanine dai mille effetti benefici, riuscirà a convincere il proprio stomaco a ridursi alle dimensioni di un fagiolo, e vivrà snella e piacente mangiando come un uccellino (pur passando dallo psicologo quasi tutto il tempo tra un pasto e l'altro).
Lo stomaco è grossomodo un sacco contrattile, con un robusto strato muscolare incluso nell'involucro: è quindi molto elastico e si dilata quando è pieno, per riprendere la sua forma originaria quando si svuota. Tutto qui.
E' vero, l'ambiente acido dello stomaco accelera la liberazione di anidride carbonica dai liquidi che ne contengono, e questo lo fa gonfiare. Poi, con un bel rutto a spettinare l'interlocutore, tutto ritorna esattamente com'era.

Ma questo rende inevitabile un paragrafo su:

Ingrassamento (alimenti che determinano l').
Pasta; lamponi; mezze maniche in soffritto di aglio e acciughe con olive nere e capperi; acqua; crostacei; peperonata; pane; bibite; carboidrati mangiati di sera; carboidrati mangiati di giorno; sale; aperitivi; melone; proteine cotte; melanzane; proteine crude; pesce di fiume; anacardi; prezzemolo. A rotazione, a seconda delle mode dietologiche del momento.
A cui va contrapposta la lista degli alimenti che fanno dimagrire: mirtilli; mezze maniche in soffritto di aglio e acciughe con olive nere capperi e peperoncino; pasta; cocomero; pane; carboidrati mangiati di sera; acqua; carboidrati mangiati di giorno; proteine crude; sale iodato; proteine cotte; melanzane; pesce crudo; arachidi; sedano; aperitivi. A rotazione, a seconda delle mode dietologiche del momento.
Non esiste cazzata a cui non sia stata attribuita la facoltà di provocare inimmaginabili aumenti di peso nei poco avveduti soggetti che la ingeriscano. Tutto pur di rifiutare l'idea che il sovrappeso sia generato da un sedere sempre saldamente appoggiato su qualcosa di comodo.

I negri attaccano le malattie.
Superstizione tribale particolarmente diffusa tra le Cravatte Verdi, una sperduta e derelitta popolazione arroccata nella più desolata ignoranza nello Sprofondo Nord dell'Italia; salvo qualche encomiabile ma disperato tentativo di acquisire titoli di studio pagandoli in contanti, gli indigeni di quest'area culturalmente depressa tendono a bearsi della più totale mancanza di conoscenza.
Storicamente, è vero il contrario: l'uomo ha acquisito le più importanti malattie infettive dalla promiscuità con gli animali che allevava. Vaiolo, influenza, tubercolosi, malaria, peste, morbillo e colera sono tutte malattie di origine animale (bovina, ovina , suina, aviaria, ecc.) [1], anche se oggi i ceppi patogeni per l'uomo sono ormai specializzati per infettare quest'ultimo ospite. E le prime popolazioni di agricoltori e allevatori hanno avuto origine tra 10 e 11mila anni fa, nel Medio Oriente, diffondendosi da qui in Europa e fino all'India (quindi: noi); e, indipendentemente, in Cina (colonizzando poi tutta l'Asia orientale).
L'allevamento del bestiame, con il suo corredo di malattie, ha avuto inizio, per motivi opposti, solo pochissimi millenni fa in Africa e America. In America, semplicemente perchè i primi colonizzatori umani sono arrivati molto tardi, a spanne circa 15mila anni fa, ed erano ancora cacciatori nomadi; in Africa, perchè là l'uomo ha vissuto metà della sua storia, ed ha fatto in tempo ad estinguere le specie di piante e animali potenzialmente allevabili prima di potere imparare ad allevarli. Nelle loro guerre coloniali, gli Europei hanno avuto nelle loro malattie infettive armi molto più distruttive degli archibugi e dei cannoni. Solo gli Americani, sterminati a suon di vaiolo e influenza dai marinai di Cristoforo Colombo, sortirono un flebile contrattacco a colpi di sifilide. Sono i bianchi che attaccano le malattie.

I nemici dell'igiene.
Complotto terroristico ordito dai venditori di detersivi.
"Chissà quanti germi ci saranno lì sopra ? Dieci ? O forse cento ?"
Milioni e milioni. Quindi, quelli che si vantano di ammazzarne il 99% ve ne lasceranno decine e decine di migliaia. Ce ne sono sempre. Su quasi tutto quello che tocchiamo, quello che respiriamo e quello che mangiamo. I batteri ci sono, sono dovunque, ci sono sempre stati e, salvo rarissime eccezioni non vi faranno alcun male; nessuno ha mai detto che quello che mangiamo e che tocchiamo debba essere sterile. Sappiatelo, date una pulita quando serve e dove serve, senza farvi angosciare; conviveteci come ci avete sempre convissuto e siate sereni.

Il colpo d'aria.
Altra fenomenologia patologica inesistente, con cui arbitrariamente e falsamente si denominano contratture ed infiammazioni, allo scopo di colpevolizzare bambini che giocano all'aperto, familiari abbigliati in modo non conforme ai voleri altrui, o aperture non autorizzate di finestre, o per qualsiasi altra faziosità ancora. Tipicamente, funziona da pretesto per farsi regalare sciarpine di seta, coprispalle e simili cianfrusaglie prive di senso.
Un vero processo rivoluzionario non avrà raggiunto il suo pieno compimento finchè il "colpo d'aria" non sarà stato definitivamente estirpato dal lessico popolare. Il colpo d'aria è un'invenzione della borghesia: un inganno perpetrato dalla lobby industriale dei fabbricanti di canottiere; un trucco del padronato per indurre nelle masse falsi bisogni, e dare un artificioso impulso al commercio consumistico di oggetti altrimenti inutili, quali foulard e affini.

[1] Jared Diamond - Armi, acciaio e malattie - Einaudi, 2006.

sabato 7 giugno 2014

Cialtronerie

Confermo. Con la nuova TASI finirò per pagare di più di quello che pagavo con l'IMU.
Fatto il conteggio, ecco qua: il mio modesto appartamentino ha un valore, aggiornato con tutte le rivalutazioni e moltiplicatori vigenti, di 56431,20 Euro.
IMU con alquota 5 per mille: Euro 282,16; detrazione di 200,00 Euro per abitazione principale, IMU pagata Euro 82,16.
TASI con aliquota 2,5 per mille: Euro 141,08, nessuna detrazione; da pagare Euro 141,08.
Non andrò certamente in rovina per questo. Ma mi farebbe piacere che si mettesse un pò di sordina alla ridicola propaganda, ingiustificatamente trionfalistica, chiassosa come tutte le cose sciocche, dei coniatori di slogan a vanvera, rottamatori riconvertiti in riciclatori, pretesi cambiatori di verso e cialtroni professionisti.
Io posso permettermi questa tassa. Ma il semplice conteggio che ho esposto sopra dimostra che l'assenza di detrazioni sposta il carico fiscale verso gli immobili di minor valore; e l'aliquota bassa va tutta a beneficio di quelli di valore maggiore. Come volevasi dimostrare. Questa è una scelta politica, semplice e chiara. Molto più esplicativa di qualsiasi slogan, mottetto e hasshhqtaqg, come si dice, quelle cagatine lì, insomma.

lunedì 2 giugno 2014

Festa de che ?


E' dai tempi della presidenza Ciampi, quando è iniziata questa turpitudine, che mi domando che cosa c'entri la Festa della Repubblica con la triste esibizione di armi e militari; e ancora non sono riuscito e trovare una risposta.
Non deve averlo capito neanche la povera Laura Boldrini, scaraventata dalla sua carica istituzionale sul palco delle autorità, a mò di pesce fuor d'acqua. Stamattina, da un certo punto in avanti, il sagace operatore di RaiNews24 è stato obbligato a stringere le inquadrature su Napolitano e Grasso, per non mostrare al popolo dei teleschermi l'espressione imbarazzata, per non dire schifata, del Presidente della Camera e la sua completa indisponibilità ad applaudire tanta sciatteria militaresca.

Il 2 giugno celebra l'anniversario della scelta tra Monarchia e Repubblica, esercitata, liberamente per la prima volta dal 1921, con il semplice strumento del voto, nel 1946 da un popolo che di militarismi non ne poteva proprio più.
Perchè sporcare una festa di libertà popolare con una messa in scena di strumenti di forza e di imposizione ? Niente da fare. Il presidente Ciampi decise che ci stava a pennello una bella parata militare, e da allora non ce ne siamo più sbarazzati.
E appena si concede un pò di spago ai militari, se ne pagano subito le conseguenze: un mostro (facilmente riconoscibile per le mostrine), corazzato da una rigisdissima, lustrissima e oscurissima divisa, convocato nello studio televisvo ad illustrare le meraviglie messe in mostra dai vari corpi delle forze armate, non perde certamente l'occasione per richiamare l'attenzione del pubblico sul caso dei due sparaciufile italiani trattenuti in India, in uno stato di detenzione che definire dorato è poco, non in una prigione ma in un'ambasciata.
Vi propongo ora una sequenza di due indovinelli.

Primo indovinello: quale argomentazione avrà esposto al pubblico il mostro con le mostrine ?
Argomentazione 1): Due pescatori indiani disarmati sono stati uccisi a fucilate; i colpi non possono essere stati sparati da altri che dai miltari italiani di stanza sulla nave commerciale che si trovava nei pressi del peschereccio; l'Italia ha il dovere di individuare, processare e punire secondo la legge i colpevoli del delitto, siano essi i due detenuti in India, o altri, che non sarà difficile identificare in base al confronto tra le pallottole mortali e le armi in dotazione. Se, come riteniamo, il processo dovesse svolgersi in Italia, dovremo garantire alle parti lese la giusta facoltà di far sentire le proprie ragioni, e il processo non potrà risolversi in una burletta assolutoria.
Argomentazione 2): Liberiamo i nostri marò.
Quale sarà stata la logica dell'esposizione del decoratissimo militare ?

Secondo indovinello: La giornalista sedicente conduttrice insipiente, incolore, insapore e inodore, avrà cercato di proporre all'interlocutore un esame dell'argomentazione alternativa ?
Non avendolo fatto, la giornalista è neutrale ? Imparziale ? Equidistante ? Equidistante da cosa ? Equidistante tra legalità e illegalità ? Tra legalità e illegalità io eviterei di essere equidistante.
Ed essere imparziali è diverso da essere inerti.

giovedì 22 maggio 2014

Coerenze

Stamattina, come tutti i giorni, sono andato al lavoro a piedi;non certo uno sforzo eroico: una salutare passeggiata consigliabile a tutta la categoria degli attempati pelandroni.
E oggi pomeriggio, al ritorno, ho incontrato sulla via qualche goccia di pioggia. Niente di drammatico, per carità: infatti non stavo nemmeno bestemmiando, quando sono stato affiancato da un'automobile sconosciuta che si è fermata appena davanti a me, senza altre ragioni pensabili che un invito a salire a bordo. Devo avere guardato il conducente con un'aria di sospetto non troppo bene dissimulata, se si è affrettato ad abbassare il finestrino per palesarsi: "Sono il tuo vicino di casa ! Sali, che sei pure senza ombrello ! Non mi avevi riconosciuto ?" No, in effetti non l'avevo riconosciuto.
Si tratta di uno che abita nella mia stessa via da pochi mesi, e non mi era mai capitato neanche di scambiarci qualche parola prima di oggi.
Gentilissimo, senza dubbio, anche se subito manifesta notevole insofferenza per l'intero mondo dei non frettolosi, siano essi altri automobilisti o specie umane diverse (il tragitto è breve, ma offre ricche opportunità di piantarsi davanti a un passaggio a livello chiuso e un paio di semafori rossi).

1) Il sintomo.
Si sente, in lontano sottofondo, un rumore ripetuto straziosamente disarmonico. "Ah, il cellulare, ma chi se ne frega, lo lascio suonare. Sto guidando e non rispondo." Concordo e corroboro il giusto atteggiamento. Intanto siamo fermi a un semaforo. E lui: "Se sto guidando non ne voglio sapere; se sono in coda è un conto, ma mentre guido il telefono non lo guardo nemmeno." E siccome siamo in coda, recupera la borsa gettata sul sedile posteriore per farmi spazio. Mentre fruga alla ricerca della fonte del cacofonico richiamo (tipo un rumore di crollo di castello di carte in alluminio), la coda avanza e si allontana da noi. Sempre frugando, riparte all'inseguimento. Ma il telefono proprio non si trova, e nel frattempo il semaforo è tornato rosso. Detesto, da passeggero, invadere il settore di competenza del guidatore, ma quando la situazione si stava facendo irrecuperabile, non ho potuto rinunciare a profferire un "Occhio..." che credo abbia contribuito a tenere basso il PIL nazionale, procurando qualche mancato introito al settore autocarrozzerie.

2) Diagnosi definitiva.
"Ma tu vai sempre a piedi da qui a lì ? Ti vedo spesso passare..."
- "Sì sì, sempre. E' una passeggiatina di una mezz'oretta..."
- "Ah no, io non ce la faccio proprio, io vado sempre in macchina o in motorino. A piedi no, non vado mai. E neanche in bicicletta, no, no: si respira troppo smog."

Qundo si dice sapere come risolvere i problemi.

domenica 4 maggio 2014

Rustichella

Sono fiorenti le opportunità occupazionali per gli inventori di nomi dal suono secco e asciutto, per accattivanti nuove "teorie dietologiche", ovvero diete prive di qualsiasi logica, da proporre, con lucro assicurato, all'inesaurubile mercato dei gonzi che abboccano a tutto, equamente distribuiti tra ometti vanitosi e signore culone.

Non meno ampie le possibilità per gli inventori di nomi privi di significato per fenomeni meteorologici ovvii: colui che, insoddisfatto del già magniloquente "pioggia torrenziale", ha introdotto la locuzione "bomba d'acqua" meriterebbe un trattamento terapeutico di rieducazione lessicale basato sui 7 - 8 gavettoni al dì. Immediata l'adozione della novità da parte dell'infinita platea dei giornalisti semianalfabeti (i giornalisti semianalfabeti sono d'altronde tra i più pronti a rilanciare al pubblico le più innovative "teorie dietologiche").

Misteriosamente langue invece, da molti decenni, il panorama delle innovazioni inventive per quanto riguarda i nomi dei panini da autogrill.

giovedì 24 aprile 2014

Esplicito


Orbene, per quel poco che ne capisco io, buona parte della capacità delle religioni più diffuse di persistere fino ai giorni nostri, nonostante il loro apparato di assiomi certamente antiquato, la loro ovvia, anzi rivendicata, irrazionalità, e la dimostrata incoerenza logica al proprio interno, risiede nella nostra difficoltà di comprensione delle leggi della casualità.
Molti si rifugiano nel soprannaturale in cerca di spiegazioni, per il "ci deve pur essere un qualcosa" che governi le circostanze, le contingenze, la complessità degli eventi.
Un paio di millenni fa si è cercato di costruire, in varie forme, una immaginaria regia al di fuori ed al di sopra del mondo naturale, questo tipo di interpretazione ha riscosso un grande successo di pubblico, ed è rimasta in auge, anche grazie al progressivo consolidamento di un apparato di propaganda e ritualità che si potrebbe definire invidiabile.
Se non fosse per tale solidità di apparato ed accettazione delle ritualità connesse, qualsiasi nuovo culto più moderno, del Fantasma Formaggino o della Grande Spaghettiera Spaziale, potrebbe ottenere lo stesso successo facendo leva sulle stesse nostre fallacie interpretative della realtà, del caso e del caos.
Nello specifico della religione cattolica, ma credo che lo stesso valga per le altre, il mantenimento dell'audience richiede qualche concessione al pubblico, al di fuori dalle regole stabilite (tanto le regole stabilite quale fondamento hanno ?): se i cattolici che hanno una cinquantina d'anni o meno, per più di metà della loro vita hanno visto sempre lo stesso papa, quello fa audience; santificarlo consolida la fidelizzazione del pubblico, dà un senso di appartenenza. Che magari un santo non lo fosse proprio, passa in secondo piano; i misteri finanziari si nascondono sotto il tappeto, i miracoli necessari alla bisogna si possono inventare a piacimento (tanto c'è bisogno di dimostrarli, i miracoli ?).
Poi ecco, giusto tre giorni prima, un monumento pacchianamente enorme, intitolato al quel papa di dubbia ma necessaria santità, si schianta al suolo e ammazza una persona.
Un caso, niente di più.
Ma, per quelli che alla divinità ci credono "perchè ci deve pur essere un qualcosa", avrebbe potuto mai esserci un messaggio più esplicito ?

I marinai e la fondazione dell'ecologia


Ho trovato, citato nell'ultimo libro dell'antropologo Giogio Manzi (1), il paragrafo introduttivo del Manuale di ecologia di Roger Dajoz (1972), troppo gustoso, come acquerello della compassata ma fervente rivoluzione scientifica della seconda metà dell'800, tra scoperta dell'evoluzione e nascente ecologia, minuzia di osservazione di Darwin ed anglocentrismo generalizzato, per non riportarvelo qui pari pari:

Darwin [...] ha studiato i fiori del trifoglio rosso e della viola del pensiero e i loro rapporti con i bombi. "Solo il bombo visita il trifoglio rosso perchè gli altri imenotteri non ne possono raggiungere il nettare. Possiamo dunque ritenere molto probabile che, qualora la specie del bombo scomparisse, o divenisse molto rara in Inghilterra, la viola del pensiero e il trifoglio rosso diverrebbero pure molto rari o scomparirebbero del tutto. Inoltre, il numero dei bombi, in un distretto qualsiasi, dipende in grande misura dal numero dei topi campagnoli che distruggono i loro nidi e i loro favi." [...] D'altra parte ognuno sa che il numero dei topi campagnoli dipende essenzialmente da quello dei gatti e il colonnello Newman aggiunge: "Ho notato che i nidi dei bombi sono più abbondanti presso i villaggi e le piccole città, fatto che attribuisco al maggior numero di gatti che distruggono i ratti. Data la presenza di bombi e di topi, è dunque perfettamente possibile che l'intervento di un felino in una località possa determinare l'abbondanza di alcune specie di piante." Haeckel aggiunse allora che il trifoglio [...] serve da nutrimento al bestiame e che i marinai mangiano principalmente carne di bue. I gatti contribuiscono quindi a fare dell'Inghilterra una grande potenza marittima. Thomas Huxley si spinse più avanti, insinuando che le zitelle inglesi, a causa del loro amore smodato per i gatti, sono dunque all'origine della potenza della marina inglese !

Al di fuori dello strisciante sciovinismo che le sottende, le conclusioni a cui giunge questa breve dissertazione possono apparirci paradossali, e probabilmente lo sono; tuttavia, sarebbe difficile immaginare una più indovinata introduzione ad un testo di ecologia. E' utile a capire quanto sia necessario procedere con i piedi di piombo, e lasciarsi, ogni volta che sia possibile, una via per ritornare indietro, ogni volta che si va a perturbare un qualsiasi ambiente.
Tanto fitta e complessa è la rete di interrelazioni, e tanto vasta e la quantità di informazioni che sarebbe necessario acquisire, che è pressochè impossibile prevedere a priori gli effetti di qualsiasi modificazione.
Si potrebbe quasi dire dell'ecologia che si tratta di una scienza che, per finalità applicative, è quasi inutile studiare, tanto insufficienti saranno, quasi sempre, le nostre conoscenze per poter fare previsioni dettgliate sui cambiamenti che potranno intervenire. Basta sapere che c'è: come monito. E' il punto sul quale la complessità della natura ci abbandona alla nostra impotenza, infischiandosene delle nostre capacità di conoscere.

(1) Giorgio Manzi - Il grande racconto dell'evoluzione umana - Il Mulino, 2013