"...ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek"
Il premio più grosso per chi vince la guerra è quello di prendersi la facoltà di scrivere la storia. Così un'invasione di poveracci in cerca di fortuna, reietti, avventurieri e delinquenti di ogni risma, e un incontrollato genocidio senza ritegno, possono trasformarsi nella grande epopea del Far West, con il supporto di apposite letteratura e filmografia, per ridisegnare ex-novo una storia edificante inventata dopo lo sterminio.
Purtroppo ci sono episodi troppo gravi e assassini troppo inveterati per poter essere cancellati del tutto, e allora, paradossalmente, i delitti più abominevoli si trasformano in circostanze preziose, che possono restituirci la reale dimensione dei fatti: piccole falle nel paravento oscurante, fatto di epica del progresso e della civiltà che avanzano con i vincitori, che ci permettono di intravedere frammenti della Storia originale.
Nell'attuale Colorado, che allora non era ancora parte degli Stati Uniti, commissari incaricati dal Governo Federale siglarono con i rappresentanti delle principali tribù indiane il trattato di Fort Laramie nel 1851. Con esso, si assicurava la sicurezza al passaggio di carovane dirette a ovest e il permesso di costruire strade e fortificazioni, in cambio di un'indennità di 50000 dollari all'anno e la piena proprietà degli indiani sulle terre assegnate alle varie tribù, con tutti i diritti di caccia, pesca e transito.
Coloni e militari infransero quasi subito gli accordi appena firmati ma, peggio ancora, nel 1858 fu trovato un giacimento d'oro nei territori indiani. All'afflusso di cercatori a centinaia di migliaia, si aggiunse subito l'opportunistica invasione di allevatori di bestiame europei in un'area vitale per il pascolo delle mandrie di bisonti e quindi per la sopravvivenza degli indiani (su un'area illecitamente sottratta ai nativi nacque l'attuale capitale Denver).
Sotto la pressione dei continui soprusi dei coloni, una decina dei capi Cheyenne e Arapaho accettarono, nel 1861, di firmare il più restrittivo trattato di Fort Wise: in cambio di un ulteriore pagamento, gli indiani rinunciavano a quasi due terzi del territorio a loro precedentemente garantito, confinando i propri villaggi in una riserva povera di selvaggina e difficile da coltivare. Ma il trattato conteneva ambiguità sulla libertà degli indiani di muoversi e cacciare nel precedente territorio, e comunque la non adesione della maggioranza delle tribù ne rendeva difficile l'applicazione.
La stipula del trattato di Fort Wise fu solennizzata con la consegna ai dieci capi firmatari di una bandiera degli Stati Uniti, con l'assicurazione che avrebbero goduto di ogni protezione finchè si fossero posti sotto quel Sacro Emblema della Grande Nazione Americana.
John Milton Chivington (1821-1894) era un pastore della Chiesa metodista che, allo scoppio della Guerra di Secessione, aveva rinunciato all'incarico di cappellano per un ruolo militare più attivo. Nel 1864 lo troviamo colonnello della milizia dei Volontari del Colorado. In aprile aveva attaccato un villaggio Cheyenne incendiando più di 70 tende ed uccidendo quattro soggetti pericolosi: due donne e due bambini. In maggio, inviò i suoi uomini ad attaccare, fuori dai confini del Colorado senza autorizzazione, un grosso campo estivo Cheyenne in Kansas. Il capo Orso Magro era uno dei firmatari del trattato di Fort Wise: uscì dall'accampamento disarmato e andò verso i militari mostrando la sua copia del trattato. Quando si fu avvicinato a sufficienza, gli uomini di Chivington gli spararono e lo uccisero.
In ottobre, circa 800 tra Cheyenne e Arapaho stabilirono il loro campo invernale presso un'ansa del fiume Sand Creek, nelle vicinanze di Fort Lyon. Dopo ripetute provocazioni e violazioni del trattato da parte del comandante del forte, maggiore Anthony, il capo Cheyenne Black Kettle ottenne un incontro e fu rassicurato sul fatto che se gli indiani fossero rimasti nel loro campo sul Sand Creek non avrebbero avuto nulla da temere. Ma intanto Anthony aveva chiesto rinforzi, e questi si presentarono il 26 novembre nella veste del reggimento di Volontari del Colorado guidato dal colonnello Chivington, più altri volontari del New Mexico, più il 3° reggimento di Cavalleria del Colorado, offertosi volontariamente per combattere contro gli indiani, un impegno molto più sicuro, pur di sfuggire al fronte della Guerra di Secessione, ove si rischiava di prenderle dai Confederati, per un totale di circa 800 uomini e due cannoni.
Alcuni dei comandanti si opposero al proposito di Chivington di attaccare un campo di indiani pacifici e che non costituivano alcuna minaccia, ma furono obbligati a seguire la spedizione: «Voglio che li uccidiate e scalpiate tutti, grandi e piccoli: le uova fanno i pidocchi.»
Per ciò che accadde quel 29 novembre non occorre andare tanto in là. E' sufficiente Wikipedia:
"All'alba del 29 novembre 1864 la colonna dei soldati giunse al campo Cheyenne e Arapaho sul Sand Creek, ottenendo una completa sorpresa: a parte i guardiani del recinto dei cavalli, gli indiani non avevano messo nessuna sentinella a protezione del campo, tanto erano fiduciosi sul fatto di non avere nulla da temere. L'accampamento era situato in un'ansa a ferro di cavallo del Sand Creek, a nord di un piccolo torrente in quel momento in secca: la tribù di Pentola Nera era accampata al centro, con a ovest i Cheyenne dei capi Antilope Bianca e Copricapo di Guerra e a est, un poco più discosti, gli Arapaho di Mano Sinistra. La maggior parte dei maschi adulti era lontano più a est, a caccia delle mandrie di bisonti nella zona dello Smoky Hill, e circa i due terzi dei 600 indiani presenti nel campo erano donne o bambini; Robert Bent stimò che i guerrieri fossero circa 35, cui sommare un'altra trentina di uomini anziani.
Gli indiani furono svegliati dal rumore dei cavalli della massa dei soldati che galoppava verso il campo; la confusione si sparse rapidamente per l'accampamento mentre donne e bambini uscivano urlando dalle tende e i pochi guerrieri disponibili correvano a prendere le armi. Edmund Guerrier fu svegliato dalle urla delle donne: uscì dalla tenda e si diresse verso l'alloggio del mercante John Smith, anche lui accampato con i Cheyenne insieme alla sua moglie indiana, al suo figlio meticcio Jack e al soldato David Louderback. Quest'ultimo propose di andare incontro ai soldati avanzanti, ma non appena il piccolo gruppo uscì dalla tenda di Smith i cavalleggeri aprirono il fuoco con carabine e pistole: il gruppo fece dietro front e corse a ripararsi dietro la tenda, dove furono raggiunti anche da Charlie Bent. Pentola Nera aveva fatto innalzare accanto al suo tipi un alto palo di legno a cui aveva fissato una grossa bandiera degli Stati Uniti d'America, un dono di quando aveva firmato il trattato di Fort Wise: non appena i soldati si avvicinarono al campo, il vecchio capo urlò alla sua gente di radunarsi sotto alla bandiera e in poco tempo svariate centinaia di donne e bambini si ammassarono intorno al palo, mentre tutt'intorno i soldati facevano fuoco indiscriminatamente.
Ai primi spari il capo Antilope Bianca, un vecchio di 75 anni, si mosse a passo svelto verso i soldati; James Beckwourth, che cavalcava a fianco di Chivington, testimoniò che il capo, disarmato e con le mani in alto, si avvicinò urlando «Fermi! Fermi!» in inglese perfettamente udibile, finché non fu abbattuto a colpi di fucile da parte dei soldati. Il corpo rimase abbandonato sul letto asciutto del torrente: come riferì poi Robert Bent, alcuni soldati vi si avvicinarono e lo mutilarono con i loro coltelli, tagliandogli il naso, le orecchie e i testicoli per farne dei trofei. Risalendo il letto asciutto del torrente, anche gli Arapaho del campo vicino corsero a rifugiarsi sotto la bandiera di Pentola Nera; il capo Mano Sinistra si fermò di fronte ai soldati con le braccia incrociate, dicendo che non avrebbe combattuto contro di loro perché erano amici: fu colpito da una pallottola di fucile, ma riuscì poi a mettersi in salvo.
Robert Bent descrisse lo scontro come «una carneficina indiscriminata di uomini, donne e bambini». Bent vide un gruppo di trenta o quaranta donne rifugiarsi in un anfratto: una bambina di circa sei anni fu mandata fuori con una bandiera bianca, ma questa fu subito colpita e uccisa dal fuoco dei soldati; tutte le donne ammassate nell'anfratto furono poi passate per le armi senza che potessero opporre resistenza. Tutti i corpi di indiani uccisi che Robert Bent vide erano stati scalpati e molti mutilati dai soldati, una circostanza confermata anche dalla testimonianza del tenente James Connor: i soldati tagliarono le dita delle mani dei morti per impossessarsi di anelli e altri gioielli, oppure asportarono nasi, orecchie e organi sessuali di uomini e donne per farne dei trofei da esporre sui cappelli o sulle selle dei cavalli; nei giorni successivi al massacro molti soldati furono poi visti mettere in mostra questi loro trofei nei saloon della zona di Denver.
Non venne dato nessun quartiere agli indiani feriti, né ai bambini. Robert Bent vide un soldato avvicinarsi a una donna stesa a terra, colpita a una gamba, e spezzarle entrambe le braccia a colpi di spada, lasciandola poi lì a morire dissanguata; sempre Bent riferì di una bambina di cinque anni che, nascosta in un banco di sabbia, fu scoperta da due soldati: questi le spararono a distanza ravvicinata con le loro pistole e poi ne trascinarono il corpo fuori dalla sabbia prendendolo per un braccio. Sia Bent che il capitano Soule videro il corpo di una donna incinta, lasciato sventrato e con il feto abbandonato accanto; Bent riferì di aver visto i corpi di numerosi neonati uccisi con le loro madri, mentre il tenente Connor seppe di un bambino di pochi mesi gettato nella cassetta del fieno di un carro e poi abbandonato a morire sulla strada durante il rientro della colonna al forte.
L'attacco non fu molto coordinato poiché molti soldati erano scarsamente disciplinati e ubriachi dopo le bevute fatte durante la marcia di avvicinamento; parecchi indiani riuscirono quindi a fuggire dal luogo del massacro: quando divenne chiaro che la bandiera alzata da Pentola Nera non era un rifugio sicuro, vari gruppi di indiani fuggirono attraverso il basso corso del Sand Creek cercando rifugio sulla sponda opposta, dirigendo poi a est verso i campi degli Cheyenne andati a caccia sullo Smoky Hill; diversi di loro furono uccisi dal fuoco degli obici da montagna dei soldati che sparavano dalla riva sud del fiume. Pentola Nera si salvò nascondendosi in un burrone, anche se sua moglie fu gravemente ferita; numerosi indiani si nascosero scavando buche e trincee nella riva sabbiosa del torrente in secca, resistendo poi fino a notte: tra questi vi fu George Bent, rimasto separato da fratello Charlie fin dalle prime fasi dello scontro e ferito al fianco da una pallottola di fucile.
Conclusasi la sparatoria la colonna di Chivington fece rapidamente rientro a Fort Lyon; prima di lasciare l'area i soldati presero i cavalli degli indiani e incendiarono le tende del campo. I soldati portarono con sé sette prigionieri: la moglie Cheyenne del commerciante John Smith, la moglie indiana di un bianco che risiedeva a Fort Lyon con i suoi tre bambini e i due meticci Jack Smith e Charlie Bent. Beckwourth riuscì a salvare la vita a Charlie nascondendolo su un carro insieme a un ufficiale rimasto ferito e facendolo poi rilasciare, ma Jack fu ucciso da un soldato che infilò la canna della sua pistola in un buco della tenda dove il prigioniero era detenuto."
Nei primi giorni dopo la gloriosa impresa, il colonnello Chivington vantò una vittoria epica, ottenuta uccidendo 500 o 600 valorosi guerrieri Cheyenne e Arapaho. Man mano che cominciarono ad accumularsi testimonianze sul fatto che di guerrieri non ce n'erano, perchè quasi tutti gli uomini giovani erano fuori per la caccia al bisonte, e i coraggiosi Volontari del Colorado si erano limitati a sterminare donne, vecchi e bambini, il numero dei morti di cui vantarsi iniziò bruscamente a diminuire, fino a circa 150, di cui oltre 100 donne e bambini.
E con l'accumularsi di testimonianze sui fatti, il colonnello John Milton Chivington finì sotto inchiesta. La commissione investigativa del Congresso degli Stati Uniti concluse le indagini nel 1865 con parole molto dure sull'operato di Chivington, ma contro di lui non fu mai preso alcun provvedimento. Uno dei suoi principali accusatori, Silas Soule, uno dei comandanti contrari all'attacco di Sand Creek, fu assassinato pochi giorni dopo la sua testimonianza. La persona accusata dell'omicidio, Charles Squier, un fedelissimo sodale di Chivington, non fu mai sottoposta a processo.
Preclusa dalle polemiche la carriera politica a cui puntava, John Milton Chivington concluse il suo onorato servizio agli Stati Uniti d'America come sceriffo, e fu il primo Gran Maestro della Massoneria del Colorado.
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