sabato 20 giugno 2015

Uomini e topi

Questa frase di banale e strumentalmente opportunistica propaganda politica ha suscitato qualche giorno fa un certo clamore. Molti sono insorti, ponendo l'accento sull'insolenza dell'accostamento tra topi e persone, al punto da costringere l'autore (che ormai si esprime solo in funzione dei sondaggi di opinione, come qualsiasi altro politico consumato, ma con molta più goffaggine), ad un precipitoso rattoppo.
Spregevoli roditori indebitamente accostati ad esseri dotati di dignità umana, ragione, e senso morale.
Indebitamente ? Indaghiamo.

Questo articolo del 2011 dimostrò che i ratti erano capaci di solidarietà verso propri simili in difficoltà: un ratto libero in un contenitore ampio, non appena impara come fare ad aprire la porta, libera un proprio simile costretto in una piccola gabbietta. Il comportamento si presenta anche quando i due ratti non hanno mai avuto rapporti sociali precedenti. I ratti liberi che hanno già imparato ad aprire la porta, non aprono la gabbietta vuota, nè la gabbietta contenente un oggetto.
Infine, quando ai ratti viene offerta la scelta tra due porte da aprire, una che libera il proprio simile imprigionato e l'altra che dà accesso ad un pezzo di cioccolato, la scelta più frequente è quella di liberare PRIMA il ratto intrappolato, e POI sgranocchiare il dolce in compagnia.

Ma qualche scettico mise allora in dubbio l' esistenza di una autentica solidarietà murina, ed ipotizzò che fosse la ricerca di compagnia, e non l'empatia verso un proprio conspecifico in difficoltà, a guidare questi comportamenti.

Nelle ultime settimane, però, un paio di nuovi studi sui comportamenti prosociali dei ratti hanno fornito nuove indicazioni che dovrebbero essere sufficienti a fugare gli ultimi dubbi.
Vi racconto quello che mi sembra più dimostrativo, un riassunto dell'altro lo trovate qui.

L'apparato sperimentale prevedeva un ambiente diviso in due da una parete trasparente. Da una parte, un ratto tranquillamente all'asciutto poteva vedere un altro ratto sconfortevolmente a bagno in una vaschetta d'acqua (senza rischi d'annegamento, poichè poteva appoggiarsi a un sostegno, ma con tutta la sgradevolezza delle chiappe a mollo). Anche in questo caso, la porticina che metteva in comunicazione i due compartimenti poteva essere aperta solo dal ratto nella posizione più agiata.
Ed anche in questo caso, trascorso il periodo di apprendistato per capire come aprire la porta, i ratti all'asciutto danno ai loro simili la possibilità di uscire dalla situazione sgradevole, senza avere nessun vantaggio dal comportamento altruistico; ma questo esperimento recente aggiunge un paio di informazioni supplementari:


1) i ratti dalla parte "buona" non hanno alcuna preferenza per l'apertura della porta se nella vaschetta dall'altra parte non c'è acqua e l'atro ratto non è a bagno, dimostrando che non è la ricerca di compagnia a guidare la scelta, ma un autentico riconoscimento dello stato di difficoltà del proprio simile;
2) i ratti che si trovano dalla parte asciutta dopo avere già provato un'esperienza di bagno forzato sono quelli che imparano più velocemente come si fa ad aprire la porta.
Questo suggerisce che ci sia una consapevole immedesimazione nella situazione altrui.

E non può mancare il dolce come portata finale: ancora una volta, ponendo i ratti di fronte a due porte da potere aprire, una che dà la possibilità all'altro ratto di uscire dall'acqua, e l'altra che permette di raggiungere la canonica cioccolata, la scelta di aprire per PRIMA la porta dell'altruismo viene fatta dai ratti da un minimo del 50% ad un massimo dell' 80% dei casi.
Quindi, nei muridi, la spinta ad aiutare un proprio simile in difficoltà è come minimo pari, ma probabilmente superiore, a quella della ricerca del cibo per sè.

Ecco perchè trovo effettivamente ingiusto accostare uomini e topi: la tendenza alla solidarietà ha verosimilmente radici molto lontane ed antiche nella nostra natura mammaliana, e fa parte della nostra biologia. Alcuni di noi hanno perso, o più probabilmente trovano conveniente fare finta di aver perso tale fondamento comportamentale, e propagandano ostilità, paure, respingimenti e affondamenti verso gli altri di noi che si muovono per il mondo per sfuggire da situazioni difficili. I topi non si meritano di essere accostati a questi razzisti.