martedì 9 settembre 2014

Da tutte le profondità

Chissà cosa proverebbe uno storico se trovasse, in qualche angolo sperduto dell'attuale Iraq, un villaggio di sumeri che, isolati dal resto del mondo, vivono più o meno secondo gli usi e costumi di 5000 anni fa e parlano una lingua simile a quella originaria, che scrivono ancora in caratteri cuneiformi.

La fauna di Ediacara è la documentazione fossile più antica di forme di vita pluricellulare, risalente (620 - 550 milioni di anni fa) a prima ancora del Cambriano, il periodo iniziale del Paleozoico, caratterizzato dalla diversificazione "esplosiva" delle forme animali, non solo in tutti i piani strutturali fondamentali tuttora esistenti, ma in molti altri ancora, perduti ed estinti nel corso della storia. Gli animali di Ediacara (il nome è quello della località australiana in cui vennero ritrovati i reperti fossili più abbondanti e di migliore qualità, ma quella proto-fauna era diffusa nel mondo) erano delle forme piatte, con vari tipi di strutture raggiate, sorte di venature o strutture "a trapunta", e di simmetrie radiali o bilaterali o triradiali: probabilmente assomigliavano a delle frittelle che strisciavano sul fondo del mare.


Le relazioni genealogiche tra quegli animali (secondo alcuni nemmeno animali nè piante, ma forme di vita del tutto a sè stanti) e le forme attuali è stata oggetto di lunghe e problematiche controversie tra gli studiosi.
Erano stati un primo esperimento di vita pluricellulare, poi fallito e soppiantato da nuove forme derivate in modo indipendente da altri gruppi di protisti coloniali ? La vita pluricellulare avrebbe dunque avuto origine più volte nella storia della Terra ? Fu fatale per le possibilità di diversificazione di quegli esseri primordiali il disporre di solo due strati fondamentali di tessuti (come nei moderni Cnidari: meduse, polipi corallini, ecc., e a differenza dei nostri tre: ectoderma, mesoderma, endoderma), e quindi l'impossibilità di sviluppare organi interni: il fatto di potere aumentare le proprie dimensioni solo mantenendo una proporzione costante tra il volume e la superficie del corpo, unica via di scambio con l'ambiente esterno, e di conseguenza il rimanere vincolati ad una forma piatta, precluse agli "ediacariani" qualsiasi ulteriore successo evolutivo ?
Oppure quegli albori lontani di prima animalità, nonostante la mancanza di qualsiasi apparente somiglianza, diede origine davvero a quegli sparuti vermi che strisciarono attraverso il confine tra Precambriano e Cambriano e dai quali tutti noi discendiamo ?

Nessuna di queste domande trova una risposta nell'enigmatica scoperta di un gruppo di ricercatori danesi da campioni di fondali marini tra i 400 e i 1000 metri nel sudest di Australia e Tasmania: due specie (chiamate Dendrogramma discoides e - appunto - D. enigmatica) non attribuibili a nessun gruppo tassonomico conosciuto. Animali di pochi millimetri a forma di fungo, con bocca all'estremità dello stelo ed un canale digerente che si ramifica nella parte piatta, diploblastici (cioè dotati di due strati fondamentali di tessuto, come si diceva sopra), e attualmente non classificabili nè come Cnidari nè come Ctenofori, i due phyla apparentemente più prossimi.


Gli autori adombrano l'ipotesi che possano essere discendenti diretti di quelle frittelle striscianti di 600 milioni di anni fa; purtroppo qualche imprecisione nella conservazione impedisce di estrarre il DNA per poterlo mettere a confronto e stabilire relazioni di parentela o non parentela con gli altri gruppi fondamentali. Per il momento continueremo a non conoscere lo svolgimento della storia, ma se le domande fondamentali sull'origine non avranno (per ora) risposta, si schiudono possibili scenari comunque straordinari: se l'idea del dottor Just non fosse fondata, potremmo avere la prima conoscenza di uno dei rami fondamentali dell'evoluzione biologica fino ad oggi del tutto sconosciuto; se lo fosse, saremmo di fronte all'affascinante scoperta del villaggio dei sumeri.

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