mercoledì 28 settembre 2016
1956 - 2016 : Mercuriali
Fino all'inizio dell'800, la lavorazione del feltro includeva un passaggio detto "carotatura", consistente nell'immersione delle pelli animali in una soluzione di nitrato di mercurio, che aiutava a separare la pelle dal pelo e a compattare quest'ultimo (per non farvi scervellare sull'origine della parola, vi dico subito che il nitrato di mercurio è arancione), ed esponeva gli addetti all'inalazione dei vapori di sale di mercurio. Il feltro è utilizzato principalmente nella fabbricazione di cappelli; gli acquirenti finali erano protetti dalla successiva ceratura e rivestimento del copricapo finito con pelle o seta; ma i cappellai normalmente provavano e modellavano sulla propria testa i loro prodotti dopo la carotatura, prima di rivestirli, e i sali di mercurio vengono pure assorbiti attraverso la pelle.
I sintomi dell'intossicazione da mercurio sono neurologici: i cappellai pativano di tremori, instabilità emotiva, insonnia, demenza e allucinazioni. Inoltre, il nitrato di mercurio tingeva di arancione anche i loro capelli, contribuendo al quadro complessivo di bizzarria inusuale (salvo poi un fugace ripresentarsi in anni recenti di cromatismi tricologici orangheschi adottati volontariamente e in massa dalle signore pecorone che si beano del seguire le mode).
Quando Lewis Carroll iniziò a scrivere Alice nel Paese delle Meraviglie, dopo il 1860, il processo di carotatura del feltro era stato ormai abbandonato da qualche decennio, ma la figura del cappellaio matto era ancora pienamente presente nel luogo comune, e "mad as a hatter" era un modo di dire corrente in Inghilterra.
La tossicità del mercurio è nota almeno fin dall'epoca Romana (anche se in periodi ancora più antichi nell'Asia orientale si pensava che allungasse la vita, e una leggenda racconta che il primo imperatore della Cina, Qin Shinhuangdi - III sec. a.C. - sia morto avvelenandosi nel tentativo di raggiungere l'immortalità).
Il Giappone di giusto 60 anni fa è invece il luogo della tragedia del trasferimento dell'intossicazione da mercurio dalla piccola scala della cappelleria artigianale alla grande scala della produzione industriale di materie plastiche. La "malattia di Minamata" fu riconosciuta e definita nel 1956, e il caso della Baia di Minamata è puntualmente riportato in tutti i manuali come il primo esempio conclamato di grave inquinamento industriale, descritto come la preistoria della gestione delle crisi ambientali, un episodio dal quale l'umanità ha duramente appreso la lezione: adesso, dopo 60 anni, è tutto diverso, nulla di simile potrebbe più ripetersi.
Vediamo un pò.
La storia inizia nel 1932, quando la Chisso Corporation mette in funzione un impianto per la produzione di acetaldeide nell'isola meridionale di Kyushu, in prossimità della cittadina di pescatori di Minamata, e inizia a sversare in mare le acque reflue cariche di un sale organico di risulta dalla sintesi, cloruro di metilmercurio.
Il materiale inquinante si disperde nell'acqua della baia, si deposita nel fango dei fondali, e viene assorbito dai batteri e dai piccoli organismi alla base delle catene alimentari. Nessun organismo ha una via metabolica per lo smaltimento del mercurio: man mano che tanti piccoli esseri viventi vengono mangiati da uno più grosso, il metallo semplicemente si accumula e si concentra sempre di più man mano che risale la catena alimentare (bioaccumulo: provate a fare un calcolo di quanto cibo avete mangiato nella vostra vita in rapporto al vostro peso, e immaginate se fosse stata costantemente presente negli alimenti una sostanza che non potete eliminare dal vostro organismo, poi pensate a quanta ne ritroverebbe nel proprio corpo un qualsiasi Leviatano che si nutrisse di uomini). Così, dai microrganismi alla rutilante tassonomia di vermi dei fondali, a molluschi, crostacei, ecc., il mercurio si accumula.
E prima i pescatori cominciano a segnalare, sempre più spesso, la presenza di pesci morti galleggianti nelle acque della baia, sempre più numerosi; ma tutti se ne infischiano, gli enti di governo locali non fanno nulla.
E poi tocca a quelli che i pesci li mangiano: i gatti del porto non si limitano a morire semplicemente, ma adottano comportamenti stravaganti: si muovono stranamente per le strade come danzando, e a volte qualche felino si tuffa agilmente in mare senza apparente motivo e affoga: matto come un cappellaio.
La popolazione di Minamata è sempre più sconcertata e preoccupata, ma tutti se ne infischiano, gli enti di governo locali non fanno nulla.
Poi tocca ai mangiatori di pesce di taglia più grossa: iniziano a morire i pescatori e i loro familiari; si ammalano in tanti: insensibilità degli arti, diminuzioni della vista e dell'udito, debolezza muscolare, incapacità ad articolare le parole, paralisi, coma, morte. Allora qualcuno si sveglia e gli enti locali si rivolgono al Governo per studiare la situazione e cercare di comprenderne le cause.
Prima questione: a distanza di 60 anni, quanti passi avanti abbiamo fatto nel cogliere i primi sintomi di crisi ambientale ? E' migliorata in qualche misura la nostra prontezza nel riconoscere l'esistenza di un problema ? Esempio: quanto velocemente ci siamo mossi per limitare il riscaldamento globale causato dalle attività umane, che è di pubblico dominio dal 1988 ? Possiamo anche portare un controesempio: a meno di 30 anni dalla messa al bando dei clorofluorocarburi, oggi si osservano i primi segni di ricomposizione dello strato di ozono sopra l'Antartide: a volte si riesce anche ad agire tempestivamente. Ma, in generale, quando emerge un nuovo problema ambientale, prima si interviene o prima si deridono gli ambientalisti ? La seconda che ho detto.
Ed eccoci dunque a 60 anni fa: 1956, viene finalmente riconosciuta e descritta la "malattia di Minamata", che nel frattempo continua a colpire un numero sempre crescente di persone, ma ancora non se ne conoscono le cause, anche se già molti sospetti si indirizzano verso lo stabilimento Chisso.
Poco dopo, 1958, viene rilevata nelle acque della baia una concentrazione di metilmercurio spaventosamente superiore al normale, e si associa la malattia agli effetti di un'intossicazione cronica da mercurio di gravità mai vista prima. Ecco quindi che le autorità si rivolgono alla Chisso Corporation, e l'azienda si dimostra subito molto aperta e disponibile a fornire prontamente delle risposte: "Mai usato mercurio nelle nostre lavorazioni".
Seconda questione: a distanza di 60 anni, di quanto si è modificato l'atteggiamento dell'industria, quando viene messa di fronte ai danni procurati dalle proprie attività ?
Passano ancora anni prima che la Chisso Corp. sia costretta ad ammettere di essere la fonte dell'inquinamento, e gli sversamenti in mare cessano soltanto nel 1968, dodici anni dopo il riconoscimento della malattia. Nel frattempo decine di migliaia di persone sono state intossicate, duemila sono morte, bambini con gli stessi sintomi sono nati qua e là per il Giappone, da madri provenienti da Minamata o dai paesi costieri vicini.
A questo punto, chiusi gli scarichi, la storia finisce, secondo il Governo di Tokyo; come se il mercurio sparisse all'istante dal mare. Viene varato un programma di assistenza per le vittime e le loro famiglie (come cure, quello che si può fare è poco o nulla), dal quale sono esclusi tutti i nati dal 1969 in poi, poichè "non possono più essere avvelenati", nonostante presentino sintomi del tutto evidenti.
Terza questione: a distanza di 48 anni, di quanto è cambiato l'atteggiamento delle autorità governative nel minimizzare i danni prodotti dall'industria anzichè fare quanto possibile per tutelare la salute dei cittadini ? Il matrimonio d'interesse tra gruppi industriali e Governi a scapito della popolazione e, a maggior ragione, dell'ambiente si sarà indebolito o consolidato ? Riguardatevi le vergognose affermazioni di Corrado Clini nel 2012 sull'ILVA di Taranto: un Ministro dell'Ambiente che si permette di sostenere che i dati epidemiologici sull'incidenza di tumori attorno allo stabilimento sono solo artefatti statistici, e che l'inquinamento attuale è solo un retaggio del passato, ma oggi la produzione può procedere senza rischi, salvo essere istantaneamente smentito dai fatti.
Solo dopo altri 23 anni, nel 1991, il Consiglio Centrale del Giappone pubblica una relazione che evidenzia un calo significativo della concentrazione di metilmercurio nelle acque, e nel 1997 vengono aperte le reti che impedivano ai pesci contaminati di disperdersi altrove.
Nel 2004 (2004 !) la Corte Suprema giapponese riconosce gli enti locali ed il Governo di Tokyo corresponsabili del disastro ecologico e quindi, come per magia, nel 2009 viene varata una legge che estende il programma di assistenza sanitaria per le vittime, ponendo limiti meno restrittivi sia sui sintomi riscontrati che sull'epoca della loro diagnosi, permettendo anche a coloro che sono stati contaminati successivamente alla chiusura degli scarichi di beneficiarne; ma con una condizione piccola piccola: per potere accedere agli aiuti bisogna ritirare qualsiasi causa intentata sia contro il Governo che contro la Chisso Corporation.
Ecco, adesso, solo adesso, e non con la chiusura degli scarichi 48 anni fa, la storia è davvero finita, al prezzo di circa 2000 morti e 30000 - 50000 persone malate tra Minamata, paesi limitrofi e figli di madri emigrate altrove, ostacolate per 60 anni in ogni modo nelle richieste di risarcimenti, e il metilmercurio che ad oggi non è ancora scomparso del tutto dalla baia.
Questa è dunque la preistoria (una preistoria che si trascina fino ai giorni nostri) dei casi di grande inquinamento industriale, eventi di un'epoca nella quale ancora non c'era una consapevolezza dei problemi ambientali e men che meno si sapeva come affrontarli.
Ma oggi invece no, oggi sarebbe tutto diverso...
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