C'è una frase che mi frulla per la testa da qualche mese: l'ho sentita pronunciare da un soggetto maschio tra i 30 e i 40 anni, milanese, probabile (ma inconfessato) elettore della Lega Nord. Non ricordo più quale fosse l'argomento della conversazione: forse un ipotetico futuro fidanzato della figlia, forse un ipotetico futuro vicino di casa; comunque persona inesistente e immaginaria. Alla congettura: "E se fosse un albanese ?" Lui risponde: "Ah, se è un albanese non lo faccio neanche entrare in casa. Ma non è per razzismo, eh..."
La persona non ammessa in casa, come si è detto, non esiste, l'abbiamo solo immaginata.
Nessuno ha detto "è basso", "è alto", "è grasso", "ha l'alito pesante", nè "indossa delle cravatte orribili", nè "gli puzzano i piedi" o, peggio ancora, "ha una vaga rassomiglianza con Schifani".
L'unica categoria classificatoria introdotta è quella di essere albanese, quindi bisogna assumere che sia sulla base di tale categoria che si fondi la decisione di non farlo entrare in casa (non ha detto "non faccio entrare in casa nessuno" categoria omnicomprensiva, è in quanto albanese che non lo fa entrare). Ma non è per razzismo.
Non è razzismo. Lo dice lui.
E io mi sto domandando ancora adesso che cos'altro possa mai essere.
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