martedì 2 giugno 2009

Cosa non si farebbe per il loro bene

Il commercio degli schiavi fu una delle attività economiche più importanti e lucrose dall'inizio del XVI secolo al suo progressivo declino nel corso del XIX secolo. Non è possibile ottenere statistiche precise dai dati documentali disponibili, che sono molto lacunosi ed incerti, ma gli storici stimano, con ampia approssimazione, che in questi tre secoli ed oltre, le persone deportate dalle coste dell'Africa occidentale siano state circa 12 milioni (o forse più), 10 milioni (o forse meno) delle quali sarebbero arrivate ancora vive a destinazione, in America (sulle condizioni di trasporto ci sarebbe da scrivere un saggio a parte, non è detto che prima o poi non lo faccia).
Uno statista moderno, se dovesse mai affrontare l'argomento, direbbe che la tratta negriera non è mai esistita, che è una montatura diffamatoria della stampa comunista, e che la sua condanna storica come attività immorale è frutto di spirito giustizialista degno di magistrati eversivi impegnati solamente a mettere i bastoni fra le ruote ad imprenditori onesti e laboriosi che non si concedono un atttimo di riposo pur di creare ricchezza, benessere e posti di lavoro, e che in realtà tanti simpatici giovanotti abbronzati africani hanno voluto per forza andare in America semplicemente perchè leggevano sempre Le Vacanze Intelligenti di "Panorama" (e gli elettori italiani gli crederebbero e lo voterebbero in massa).
Ma anche nell'epoca storica stessa, le autorevoli prese di posizione a dir poco raccapriccianti (perchè reali, mica immaginarie !) non mancarono: già nel 1514, il vescovo domenicano B. de las Casas caldeggiava fortemente un'intensificazione del trasporto di schiavi dall'Africa, a tutela degli Americani autoctoni, i quali, una volta messi al lavoro come schiavi, tendevano a morire un pò troppo rapidamente; gli Africani parevano invece un pò più resistenti (1) (si lascia immaginare quali potessero essere le condizioni di lavoro): motivazioni, come si vede, profondamente umanitarie.
Ma mai quanto quelle della Chiesa cattolica di fronte ai primi movimenti d'opinione che iniziarono a circolare in Europa sulla immoralità dello schiavismo, già prima dell'epoca Illuminista. Sollecitata, la Chiesa assunse una posizione ferma e precisa da par suo: se da una parte c'erano effettivamente degli abusi deplorevoli nel trattamento degli schiavi, è pur vero che d'altra parte, essi, durante il trasporto, venivano battezzati e ciò poteva contribuire alla salvezza della loro anima. Poichè un simile colpo di fortuna difficilmente avrebbe potuto capitare loro se avessero continuato a vivere nel cuore dell'Africa, tutto sommato si agiva per il loro bene.
Amen.

(1) G. Calchi Novati, P. Valsecchi: Africa: la storia ritrovata - Ed. Carocci, 2005

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