"Io non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore"
Sono rimasto in debito di una digressione su onnipotenza ed onniscienza.
Quando da ragazzino andavo, come tutti gli altri bambini, al catechismo, ho sempre trovato poco logico e per niente coerente tutto l'insieme di cose alle quali avremmo dovuto credere. A quella età non avrei saputo spiegare bene in termini razionali cosa c'era che non andava, ma percepivo in modo generico, ma comunque piuttosto chiaro, che tutto l'edificio teorico-dogmatico della religione non stava in piedi dal punto di vista della mia logica personale.
A parte alcune critiche tradizionali alla religione cattolica, come per esempio il fatto che tra parenti, spiritelli vari, famiglia allargata, santi e probabilmente qualche attachè, e tutti dotati di qualche misura di possibilità di intervento nei fatti nostri, per qualificarsi come religione monoteista c'è un pò troppo affollamento lassù in cima; da più grandicello ed ormai definitivamente irreligioso ho imparato che la maggior parte delle mie perplessità giovanili erano in un modo o nell'altro riconducibili a quei problemi fondamentali sui quali per tutti i primi secoli del cristianesimo i teologi si sono scornati senza rimedio: il bene e il male (se Dio è onnipotente ed è infinitamente buono e perfetto, come può permettere l'esistenza del male ? Il Diavolo è altrettanto onnipotente ma non vogliamo ammetterlo ?), il libero arbitrio (se Dio è onnipotente, decide lui o decido io quello che farò ? Se decido io, non è vero che lui è onnipotente, se decide lui, perchè poi devo essere punito io con le fiamme dell'inferno ? Martin Lutero ha risolto il problema con la predestinazione, che è una toppa peggiore del buco, ma almeno salva un minimo di coerenza interna del sistema), immaterialità delle entità divine e loro effetti materiali, eccetera eccetera; tutte questioni che sono state dibattute per secoli da fior di teologi, ed in molti casi sono costate guerre di religione fra sette diverse, e che sono, in ultima analisi, tutte riducibili alla pretesa di un Dio che sia perfetto, ineffabile, incorruttibile, ed onnipotente, cioè dotato di facoltà illimitata di intervento su un mondo che tuttavia risulta palesemente imperfetto (e non potrebbe mai essere qualificato come perfetto, perchè sennò sparirebbe il nostro senso di colpa per i nostri peccati, sul quale si fonda quasi tutto il potere della religione): l'incompatibilità è evidente e il dilemma non ha soluzione.
E fin qui, è tutto fin troppo ovvio, sono temi classici.
Devo invece ringraziare John Allen Paulos ed il suo semiserio "La prova matematica dell'inesistenza di Dio" (Rizzoli 2008) per aver fatto riemergere dalle nebbie della memoria un altro dei miei enigmi infantili, espresso finalmente nei termini razionali che allora non avrei saputo trovare: onnipotenza ed onniscienza sono due proprietà che non possono essere attribuite alla stessa entità, perchè una esclude l'altra.
Se uno è onnipotente, può modificare a suo piacimento il corso degli eventi; ma se è anche onnisciente lo sapeva già, e quindi non ha modificato un bel nulla.
Io che sono Dio onnipotente non sono soddisfatto delle piega che stanno prendendo le cose sulla Terra (e già qui, uno che è onnipotente non ci fa una gran figura; quindi dirò: LO SAPEVO che 'sti qua mi avrebbero dato dei grattacapi) ? Di punto in bianco decido di mandare giù il diluvio universale, oppure bruciare Sodoma e Gomorra, insomma quei provvedimenti minimi che si prendono quando si vuole dare un taglio netto e cambiare tutto.
Ma dato che sono anche onnisciente, ce l'avevo già scritto sull'agenda da un pezzo: "oggi, diluvio universale". Quindi non ho cambiato proprio niente, era scritto nel copione.
Se viceversa, quella mattina lì mi sveglio con le balle girate perchè ho dormito male, mando giù il diluvio, e per davvero non lo sapevo prima, allora non è vero che sono onnisciente.
Saranno stupidaggini, ma raccontarle in prima persona singolare dà un sacco di soddisfazione.
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