sabato 6 giugno 2009

La signora


"E le regine del tua culpa affollarono i parrucchieri.”

Fabrizio de Andrè - La domenica delle salme


La signora aveva passato due orette, anche due orette e mezza, nei paraggi del cancello con una vicina a scambiare reciproci aggiornamenti sui più svariati campi dello scibile condominiale, pettegolezzi vari sul vicinato, vicende avvincenti di pluridecennali serie televisive, negozi, abbigliamento e calzature. Due orette – due orette e mezza dedite a tali attività culturali sono lo stretto indispensabile per potere arrivare a sera potendo dire: oh come sono stata impegnata in continuazione oggi, non ho avuto neanche un attimo di respiro e non ho potuto fare quasi niente; e andare a dormire con la coscienza a posto.
Poi salì sul suo SUV per affrontare i tre chilometri e mezzo fino al suo MegaIperSuperCentro Commerciale preferito tra i trentadue MegaIperSuperCentri Commerciali della città. Sì, ci sarebbero state anche altre automobili da comprare, magari anche un pò più pratiche e meno ingombranti; ma quando era stata presa la decisione per l’acquisto, il fattore sicurezza aveva avuto un peso determinante: questo qui è bello alto, mica vorrai rischiare che se vai a sbattere magari qualcuno con la macchina più alta arrivi col paraurti nel tuo abitacolo, no ? Sarebbe pericolosissimo; così il paraurti più alto ce l’ho io e sto tranquilla.
Tra soste ai semafori, aria condizionata accesa ed ogni altro comfort, la mostrocilindrata del veicolo risucchiò nel tragitto tre etti di benzina, pari a quasi un chilo di anidride carbonica dispersa nell’atmosfera (non è un'esagerazione letteraria: un rapporto in peso di uno a tre tra idrocarburi bruciati ed anidride carbonica prodotta è piuttosto veritiero).
Nel MegaIperSuperCentro Commerciale, la signora acquistò circa un chilo di prodotti vari per la manutenzione e la tinteggiatura dei capelli, una mezza dozzina di creme emollienti, rilassanti, antirughe, lucidanti, idratanti e tonificanti per la plastificazione della pelle, una gamma completa di deodoranti, profumanti, assorbiodori per togliere la puzza di plastica dalla pelle plastificata, e una ulteriore varietà di coloranti, rassodanti, proteggenti in versioni da giorno e da notte in tutte le combinazioni possibili, e prodotti di bellezza di varia indole e consistenza di cui nessun essere umano di sesso maschile conoscerà mai la funzione, destinati, ciascuno con la propria specificità, ad adulterare la sua umana morfologia naturale, per un totale, tra produzione e trasporto di ciascun cosmetico, di un paio di barili di petrolio-equivalenti.
Nel reparto frutta e verdura, la bolgia nella quale l’uomo perde ogni memoria storica della faticosa costruzione di organizzazioni sociali civilizzate e regolate, e si abbandona ad ogni sorta di razzia e di scorreria predatoria, esercitandosi così alla sua futura condizione di dannazione eterna, tra massaie immerse a testa in giù fino alla cintola nella cesta degli asparagi intente a ravanare in cerca del mazzetto più bello, aitanti sportivi che fulminei disfogliano cespi di lattuga per trarne solo il pallido e tenero cuoricino, abbandonando dietro di sè catene collinari di tumuli verdi, gentiluomini incravattati che perpetrano ogni sorta di imbroglio sulle pesature, scambi di etichette e qualsiasi altra pensabile fattispecie di frode, la signora notò su un banco alcune vaschettine di mirtilli. “Oh, che voglia. Non sapevo che si potessero trovare già in aprile. Dice la TV che fanno bene per un sacco di cose, e anche per l’abbronzatura, e con questo caldo che c’è già in questa stagione... è proprio una buona idea.”
L’etichetta “Product of Chile” non attivò nessun rimando mentale ad un volo transoceanico su un grosso aereo da trasporto che inonda l’Atlantico di un aerosol di kerosene per far arrivare fin lì una vaschetta da 50 grammi di mirtilli. “Ah, mi pareva che non fosse la stagione. Che cosa meravigliosa che ormai possiamo avere qualsiasi tipo di frutta in ogni momento dell’anno.”
Terminata la spesa nel MegaIperSuperCentro Commerciale, la signora si diresse verso un negozio di abbigliamento a 150 metri di distanza. Col SUV. Se avesse avuto delle scarpe più comode sarebbe senz’altro andata a piedi, ma con un vestitino così, non puoi mica metterci delle scarpine basse, starebbero malissimo, ci vogliono per forza delle scarpe con un tacco un pò alto. Per forza. Lo dice sempre anche la TV che le donne italiane sono proprio le migliori al mondo per la scelta degli abbinamenti giusti delle scarpe con i vestiti. Dal punto di vista di un uomo si potrebbe obiettare che è la scelta degli abbinamenti delle scarpe con il mondo circostante a lasciare talvolta a desiderare, ma gli uomini, si sa, non capiscono nulla di moda.

Ai 150 metri lineari, il tragitto del SUV aggiunse quattro giri dell’isolato nella disperata ricerca di due parcheggi liberi adiacenti.
Piazzato finalmente il mostro in diagonale su due posti-auto ("Bisogna proprio che la porti in officina, questa macchina, tutte le volte che la parchggio tende sempre a mettersi un pò di sbieco, deve avere qualche difetto, magari ha le candele sporche."), la signora acquistò per pochi euro una cianfrusaglia che aveva un colore che le piaceva, che non avrebbe mai indossato, ma il colore era irresistibile, e un'altra cianfrusaglia iridescente che cambiava la sfumatura del riflesso secondo l'esposizione alla luce.
Una cianfrusaglia bellissima. Non avrebbe mai indossato neanche quella, ma era veramente bellissima. E poi costava così poco.
La signora tornò a casa, stanca e accaldata per la giornata intensa e proficua. Ebbe un momento di indecisione tra accendere il condizionatore o aprire le finestre per rinfrescare le stanze caldissime; nel dubbio, fece entrambe le cose.

"Ah, che caldo. E siamo solo in aprile. Dice la TV che è l'effetto serra, tutti questi gas che buttano nell'aria chissà poi per fare che cosa, l'amadriade carbonchia, che disastro. Guarda che roba, siamo solo in aprile e mi tocca già accendere il condizionatore. E ci fosse qualcuno che facesse qualcosa per risolvere il problema !" Orgogliosa di questo sussulto di coscienza civile e di sacrosanta indignazione, la signora si sedette e accese la TV.

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