sabato 5 febbraio 2011

Prossimamente


Non so quanti si sono accorti che tutte le rivolte che oggi infiammano metà del mondo arabo, dall'Algeria allo Yemen, e che si presentano come rivolte popolari contro regimi politici autocratici e corrotti, in reltà sono nate come movimenti di protesta contro l'aumento dei prezzi dei generi alimentari.
E' notizia di oggi che l'indice FAO dei prezzi alimentari, che tiene conto di cereali, carne, latticini, oli vegetali, ha raggiunto nel 2010 il suo massimo storico, superando il valore del 2008, quando il prezzo del petrolio aveva raggiunto i 140 dollari al barile.
I raccolti 2010 di cerali hanno avuto un calo del 1,4 % rispetto allo scorso anno, senza tenere conto dei dati dell'emisfero australe, ancora incompleti (e un grande esportatore di cereali, l'Australia, ha un'area enorme sommersa da un'inondazione, che quindi non produrrà nulla). L'Amazzonia è alle prese con una siccità mai vista. La Russia, maggiore esportatore di cereali, vede diminuire le sue produzioni a causa della diminuzione delle precipitazioni. I tumulti di Tunisia ed Egitto non sono solo politici, sono il primo sintomo di ciò che il nostro eccesso di consumi produce come effetto del cambiamento climatico. Io comincerei a preoccuparmi seriamente. Invece continuiamo a voler rilanciare l'economia incentivando i consumi. Vuol dire che i prossimi siamo noi.

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