venerdì 15 aprile 2011

Da Macondo a Berlino

"In realtà, l'unica cosa che riuscì a isolare nei borbottii catarrosi fu l'insistente martellamento della parola equinozio, equinozio, equinozio, e il nome di Alexander von Humboldt."

E' tutto ciò che Aureliano Buendìa riesce a discernere nel delirio poliglotta di Melquìades in Cent'anni di solitudine.





Alexander von Humboldt (Berlino, 1769 - 1859), fu biologo, esploratore, geologo, botanico ed anche vivido pittore, come dimostra questa raffigurazione del viaggio al Chimborazo. Dal 1799 al 1804 intraprese un celebre viaggio di esplorazione dell'America meridionale e centrale. Risalì il Rio delle Amazzoni, dimostrò l'anastomosi tra tale bacino fluviale e quello dell'Orinoco attraverso il canale naturale Casiquiare; scalò il vulcano Pichincha (4960 m) e tentò di raggiungere la vetta del Chimborazo (6310 m), fermandosi però presumibilmente a quota 5600; in cambio dell'impresa non riuscita, fornì alla medicina moderna la prima descrizione tecnica dei sintomi del mal di montagna.
Scoprì le proprietà fertilizzanti del guano (una delle pochissime vie di ritorno dal mare alla terra del ciclo dell'azoto). Descrisse oltre 6000 specie di piante fino ad allora sconosciute e fu tra i pionieri della vulcanologia moderna. Osservò e descrisse quella che chiamiamo Corrente di Humboldt.
Al ritorno dall'America, sbarcò a Bordeaux, si stabilì a Parigi e divenne amico dell'esule Simon Bolivar. Le sue scoperte e le sue esplorazioni avevano suscitato un clamore universale: nel primo decennio dell'800 Humboldt e Napoleone erano i personaggi più famosi del mondo.
Solo il suo vibrante appello contro la schiavitù era rimasto praticamente inascoltato.
Una volta ritornato a Berlino, ebbe dallo zar di tutte le Russie Nicola I un finanziamento per l'esplorazione della Siberia, dagli Urali alla Cina, in cerca di risorse minerarie sfruttabili; ma fu un viaggio molto meno libero del precedente: noto per le sue idee filorivoluzionarie, Humboldt era seguito passo per passo da poliziotti e funzionari dello Zar; scoprì comunque la prima miniera di diamanti fuori dalla fascia tropicale.
Dedicò l'ultima parte della sua vita ad un'opera monumentale per la sua stessa concezione: racchiudere in un solo testo tutte le conoscenze allora disponibili sul mondo materiale, dall'astronomia alla geologia alla biologia. I cinque volumi del suo Kosmos furono pubblicati tra il 1845 ed il 1862, l'ultimo postumo.
Aveva ancora una volta suscitato scalpore, a Berlino, la sua partecipazione ai funerali dei rivoltosi del 1848 vittime della repressione monarchica.

Charles Darwin fu un appassionato lettore di Humboldt, e probabilmente questo fu una spinta per Darwin a voler visitare il Sudamerica per ammirare i luoghi e le meraviglie della natura che Humboldt aveva minuziosamente descritto e dipinto, e quindi ad intraprendere il famoso viaggio intorno al mondo da cui nacque tutto quel che sappiamo. La visione della Natura di Humboldt era quella, tutto sommato tradizionale, di un insieme diversificato ma coerente, governato da un'armonia unitaria e pervasiva. Egli fu il più grande divulgatore del suo tempo, ed aveva osservato che le grandi opere scientifiche, paradossalmente si autocondannano all'oblio nello stesso momento in cui aprono la strada a nuovi grandi avanzamenti che riformano le conoscenze. Il cerchio si chiuse nel 1859, con la morte di Humboldt e la quasi contemporanea pubblicazione de L'Origine delle Specie, che mandava in frantumi le idee di armonia interna unitaria e benevola come guida del corso della natura e della sua diversità.

Ad Alexander von Humboldt è intitolata l'Università di Berlino, che fu frequentata a vario titolo da Hegel, Marx, Engels, Einstein ed Angelino Alfano.
Quest'ultimo, in verità, assente ben poco giustificato.
In visita a Berlino per incontrare il suo omologo ma non analogo tedesco nel pomeriggio, e non avendo nulla da fare la mattina, si è fatto organizzare dall'ambasciata una vetrina di prestigio all'Università: secondo il comunicato pomposamente esibito dal Ministero della Giustizia italiano una lectio magitralis; nell'invito pubblicato dall'Università di Berlino una semplice conferenza-dibattito su "Lotta contro la criminalità organizzata internazionale ed il terrorismo".
Il professor Heger ha cortesemente accettato e si è prestato come moderatore del dibattito.
Ma la richiesta di una selezione degli inviti per riservare l'accesso ad un pubblico compiacente è stata troppo: la Humboldt Universitat non organizza dibattiti con platea ammaestrata: l'annuncio della conferenza è pubblico e partecipa chi vuole. Qui le cose hanno cominciato a mettersi male per il Ministro dell'Impunità: i molti italiani che vivono a Berlino avevano molte cose da chiedere sullo sfacelo della giustizia.
E quando, prima dell'orario previsto per l'inizio, ha cominciato a tirare aria di contestazione (qui un resoconto di prima mano), i rappresentanti dell'ambasciata italiana sono scomparsi dalla sala, Alfano ha fatto sapere che avrebbe tardato cinque minuti, ed infine non si è presentato alla "prestigiosa" conferenza che lui stesso aveva fatto organizzare. Per la verità nessuno ne ha sentito la mancanza; lo stesso mite professor Heger, di fronte all'osservazione "Ma questa è vigliaccheria !" non ha potuto che ammettere: "Bè, sì."


Nell'Università intitolata ad ad un eroe del rigore tecnico e del coraggio intellettuale, un fanfarone che vive solo per parare le terga al suo padrone sarebbe stata una presenza davvero stonata, la figuraccia in fondo è l'espressione migliore del personaggio. Si è comunque svolto un bel dibattito sullo stato della giustizia in Italia; il Ministro non c'era, ma tanto lui che c'entra con la giustizia ?

Aureliano Buendìa si era ricordato del suo primo incontro con Melqìades molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione. Alla fine non fu fucilato, ma non certo perchè qualcuno gli avesse confezionato una legge ad personam per tirarlo fuori dai guai.

Nessun commento:

Posta un commento