domenica 30 settembre 2012
mercoledì 26 settembre 2012
Libero
Alessandro Sallusti, quando sogna, sogna in malafede. Siamo sicuri di volerlo mescolare con la libertà di stampa ? Libertà di asservirsi al padrone che ciascuno preferisce, questo sì. Ma la libertà di stampa ha come contropartita il dovere di informare. E anche la possibilità di dare informazioni sbagliate in buonafede. Sallusti cosa c'entra in tutto ciò ?
domenica 23 settembre 2012
Gli ultimi giorni dei Bocconiani
Ormai la follia era finita. La produzione industriale in Europa, Nordamerica e Giappone era scesa quasi a zero e la popolazione viveva con appena lo stretto indispensabile. Gli astuti imprenditori occidentali avevano delocalizzato quasi tutte le produzioni in Asia, dove potevano pagare i lavoratori un tozzo di pane. Così, tutto quanto veniva prodotto rimaneva invenduto perchè nessuno poteva permettersi di comprarlo, nè i disoccupati occidentali, nè i poveri dell'ex-terzo mondo.
Anche la meteora dello spaventoso sviluppo industriale cinese aveva concluso la sua parabola, e già si rimpiangevano i vecchi campi di riso sacrificati ad insediamenti faraonici e inutili. Tutti gli impianti produttivi erano quasi fermi.
Nell'Occidente ormai de-sviluppato le popolazioni urbane si disperdevano in cerca di pezzettini di terreno coltivabile dove ricavare un orticello. Dove possibile, si cercava di porre rimedio alla cementificazione idiota degli ultimi cinquant'anni demolendo; si cercva di recuperare terra per coprire in qualche modo piazzali e parcheggi, e ricavarne almeno un pò di lattuga. La strategia a più lungo termine era di attendere che sulle macerie degli edifici inutilizzati abbattuti crescesse qualsiasi cosa potesse servire da pascolo per capre, per avviare il lento processo di ricopertura con humus fertile.
L'Italia, che si era sempre distinta per avere stoltamente indirizzato i suoi talenti verso le produzioni più sciocche e superflue, riusciva ancora a trarre da tale vacuità qualche motivo di moderata soddisfazione: grazie alle ultime collezioni invendute di vestitini firmati, i campi di mais e di grano della Pianura Padana, che lentamente riguadagnavano spazio, erano solidamente, ma pure stolidamente, difesi dagli spaventapasseri più eleganti del mondo. Venivano organizzati tour di curiosi fin dalla Slovenia e dal Canton Ticino che, in gruppi ciclistici, passavano ad ammirare fantasiosi pupazzi agghindati con inutili orpelli griffati, ora irrisi anche dal sarcastico razionalismo delle gazze, piazzati nel mezzo di angusti appezzamenti di colture cerealicole, costretti tra capannoni vuoti e bretelle autostradali quasi deserte.
Qua e là per il mondo le foreste riuscivano faticosamente a riguadagnare qualche prezioso ettaro, e la drastica riduzione dei consumi faceva sì che, lentamente, se non altro il clima andasse a rabbonirsi e cicli di siccità e precipitazioni tendessero pian pianino a normalizzarsi.
La Germania fu l'ultima ad arrendersi. Era stato nominato un Governo Tecnico tutto fatto di illustri luminari che conoscevano le ricette giuste per tenere in ordine i conti pubblici e rilanciare lo sviluppo dell'economia.
Mentre in superficie masse cenciose si ingegnavano nella coltivazione di cavoli nei giardini pubblici ed allevavano maiali nei capannoni dismessi, l'Esecutivo dei Tecnici, asserragliato nel bunker sotto il Reichstag di Berlino, elaborava alacremente i suoi piani, e si susseguivano i Consigli dei Ministri.
La Ministra VonReno prese la parola: "Ho messo a punto un piano di liberalizzazione dei salari per cui le imprese potranno decurtare gli stipendi dei dipendenti a loro piacimento, e prolungare in caso di necessità l'orario di lavoro fino a 28 ore al giorno, così rilanceremo investimenti e produttività."
"Brava cara Elsa, - rispose il Capo del Governo Tecnico, Professor Bergen -
con qulache ..ehm... piccola razionalizzazione numerica sarà un buon provvedimento. Nessuno Governo al mondo ha saputo tenere testa alla recessione, ma noi che abbiamo studiato alla Bocconi sappiamo come uscire da questa crisi momentanea. Anzi, si vede già la luce in fondo al tunnel: se non nel 2033, almeno nel 2034 ci sarà la ripresa. Possiamo essere fiduciosi. A questo proposito, punto molto sulla siderurgia. A che punto siamo ?"
Il ministro dell'Ambiente Kling prontamente si mise sull'attenti: "Tutto in ordine, Mein Professor. Abbiamo verificato che nell'area intorno alle acciaierie Krupp di Essen gli abitanti muoiono come mosche per tutte le malattie possibili e immaginabili, ma ho pronto un decreto per incrementare provvisoriamente la produzione dell'acciaieria, in attesa di disporre di dati più sicuri, ed ehm.. che il problema della salute degli abitanti tenda pian piano ad estinguersi.. ehm... a risolversi da sè."
"Ottimo, Kling. Questo è il giusto approccio al problema, il nostro acciaio viene richiesto dalle industrie di tutto il mondo, i mercati apprezzeranno. Una soluzione degna di un vero Bocconiano. Un aggiornamento sull'andamento della siderurgia, sottosegretario ?"
- "Ehm, vede, mein Professor, il fatto è... che le industrie di tutto il mondo in effetti sono ormai quasi ferme, e del nostro acciaio non sanno cosa farsene, con rispetto parlando."
"Ma come ! - si ingrigì il già grigio Professor Bergen - L'industria pesante, il cuore pulsante, il motore traente dello sviluppo... a proposito di motori... Ministro, qui abbiamo molte frecce al nostro arco per far ripartire i consumi, vero ? La ripresa... anche i petrolieri si aspettano qualche..."
Prese la parola il Ministro dello Sviluppo Economico, Pussy (eh, va bè, lo so... ma d'altra parte, che devo fare ? Voi lettori fate finta che sia possibile un cognome così). "Puntiamo molto sul rilancio dell'industria dell'automobile, la Volkswagen dovrà finalmente investire e creare occupazione, e la riforma della Ministro VonReno va nella direzione giusta, permettendo a quel rognoso pidocchioso dell'Amministratore Delegato di sfruttare a suo piacimento la forza-lavoro. Abbiamo qualche dato, sottosegretario ?"
- "Uhm... automobili... sono diversi anni che non se ne vende manco una. La Volkswagen ha tutti gli operai in cassa integrazione in attesa di investimenti mai fatti, e l'Amministratore Delegato, quel tizio svizzero, Marchionne, se n'è andato in Nordamerica. Pare che si sia ritirato in una riserva indiana, perchè nella lettera che ha lasciato sulla scrivania c'era scritto "Marameo" e l'indicazione di fargli pervenire là i 46 miliardi di emolumenti che ancora gli spettano. Ho sentito dire che intende coltivare le sue doti umane di ascetismo e contemplazione, ma mi risulta che prende a calci le squaw perchè non gli preparano il caffè entro i sei minuti prescritti."
Pussy incrociò lo sguardo freddo e austero del Professor Bergen e austeramente impallidì. Il professore lo prevenne: "Ah, non mi posso fidare di nessuno. Ma per fortuna ci sono io che so come fare e conosco tutte le strategie. La via più semplice per rilancare l'economia, la più immediata, il volano che farà ripartire tutto sarà l'edilizia. Il mattone è sempre sicuro."
"Infatti - intervenne Pussy sollevato - ho pronta una serie di misure di facilitazione ed agevolazione per favorire nuove costruzioni. Sottosegretario !" (invocazione nervosa)
- "Mein Professor, esimio ministro, da sessant'anni in qua si è costruito l'inimmaginabile. A furia di investire sul mattone ci sono più case che abitanti, e la dsponibilità di abitazioni è tripla rispetto alle necessità. Non si vende più nulla e le città sono piene di edifici abbandonati. In compenso, adesso che abbiamo difficoltà ad importare derrate alimentari dall'estero, siamo a corto di terreni coltivabili."
Bergen assunse un'aria insolitamente irosa, arrivando al punto di battere un sobrio pugno sul tavolo. Ma si ricompose subito: "Ah, un caso da manuale dell'economia, ma per fortuna ci sono qua io che vengo dalla Bocconi. Il segreto per la ripresa è l'espansione dei mercati. Verso quali nuovi mercati possiamo aprirci, sottosegretario ? Cina, India, Brasile ?"
- "Già fatto, mein Professor."
- "Colombia, Argentina, Sudafrica..."
- "Già fatto, mein Professor."
Il Professor Bergen, forse per la prima volta in vita sua, urlò: "Troviamone altri, perdìo !"
Il sottosegretario dovette rivelargli qualcosa che la Bocconi probabilmente non contempla: "Questo pianeta non è infinito, mein Professor."
Bergen crollò sulla sedia mormorando: "Questo pianeta non è infinito..."
"Questo pianeta non è infinito..."
Nel buio del bunker sotto il Reichstag, come uno sciacqìo d'onda, si udiva ritornare ed echeggiare, sempre più flebilmente:
"Questo pianeta non è infinito..."
domenica 16 settembre 2012
Doppio fallo
Salerno. Compra un panino da McDonald's e ci trova dentro uno scarafaggio.
"Appena ho capito cosa c'era in quel panino, ho cominciato a sentirmi malissimo. Ho dovuto andare all'ospedale", ha detto lo scarafaggio. (1)
Abbiamo parlato recentemente dei problemi di cattiva alimentazione che affliggono soprattutto le fasce più povere della popolazione negli Stati Uniti, dove la diffusione di proteine e grassi a basso costo porta in alcune aree ad avere un obeso ogni tre abitanti, come consguenza della concentrazione dei punti di vendita di generi alimentari decenti in centri commerciali inaccessibili a chi non dispone di un'automobile.
La ragazzina nella foto si chiama Taylor Townsend, ha 16 anni, tennista, mancina. Vincendo gli Open di Australia in gennaio è diventata la N°1 delle classifiche mondiali Under 18, quindi vince piuttosto regolarmente contro ragazze di uno o due anni più grandi di lei. Oltre che forte è anche piuttosto cicciotta: 1,68 per circa 80 kg.
Ora, succede che la Federazione Statunitense del Tennis, USTA, le nega i rimborsi spese di viaggio ed iscrizione per gli US Open di New York, con la motivazione che è troppo grassa, in aggiunta all'intimazione a raggiungere una buona forma fisica prima di presentarsi ad altri tornei (su qualche giornale ho letto anche "ad allenarsi di più" ma spero che si tratti della cronica inaffidabilità della stampa, e che non siano arrivati a tanta sciocchezza). Taylor a New York partecipa a spese sue, arriva ai quarti di finale nel singolo e vince il doppio.
La poca usta* dell'USTA pare sia dovuta alla zelante e troppo servile adesione alla campagna della signora Michelle Obama contro l'obesità dei giovani.
Per carità, il problema, come si è detto, esiste ed è grave, ma qui si tratta di una ragazza che pratica sport ad alto livello, allenata ed in forma a sufficienza da suonargliele a quelle più grandi di lei.
Così va: prima si lascia ogni aspetto della vita delle persone, persino gli approvvigionamenti alimentari, nelle grinfie dei processi del libero mercato ed in balìa della massimizzazione dei profitti, senza alcuna pianificazione e regolamentazione (tanto per dire la prima che viene in mente, obbligare la grande distribuzione ad utilizzare parte dei suoi lauti profitti per rifornire un verduraio strategico da tenere aperto in ogni paesino, non sarebbe forse più efficace delle campagne di propaganda della First Lady ?); poi, ogni tanto, a vanvera, e sempre per iniziativa individuale e senza organicità, parte una crociata su un argomento a piacere per il bene pubblico. E come succede di solito, le crociate finiscono per prendersela con il bersaglio sbagliato.
E' sconfortante. Mi consolerò cucinandomi un risotto al radicchio, alla salute dei lettori e della giovane tennista maltrattata perchè troppo in carne.
(1) Alessandro Bielli, 14 maggio 2010, su www.luttazzi.it, la "Palestra di satira" di Daniele Luttazzi. Per le regole della Palestra, lo spunto iniziale è un titolo di giornale.
*usta = comprendonio, in traduzione semplificata a beneficio dei carenti di usta e dei piemontesi.
martedì 11 settembre 2012
Anniversari - 11 settembre
"...gli Stati Uniti erano l'unico Paese dove non c'erano colpi di Stato, perchè là non c'era l'ambasciata degli Stati Uniti."
Eduardo Galeano - Specchi - Sperling & Kupfer, 2008.
Potremmo cominciare la storia dell' 11 settembre da uno sciopero di minatori nel nord del Cile nel 1967. Il Presidente, il democristiano Eduardo Frei, invocò l'intervento delle forze dell'ordine per controllare i manifestanti: otto minatori morti sotto il fuoco dell'esercito. O da un'occupazione, nel 1968 a Puerto Montt, nel sud, di un pascolo abbandonato da anni dai latifondisti, da parte di famiglie senza casa che vi costruirono baracche di legno e cartone. Il ripristino dell' "ordine e rispetto per la proprietà" comportò undici morti. In entrambi i casi l'iniziativa fu del promettente ufficiale di fanteria Augusto Josè Ramon Pinochet Ugarte (1).
Nel settembre 1970, il candidato di Unidad Popular, Salvador Allende, dopo avere ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni presidenziali (36,3 %), ebbe dal Parlamento la ratifica dell'elezione a Presidente della Repubblica.
Il Cile vive di rame. Un terzo del rame del mondo viene estratto nelle miniere del nord del Cile.
Salvador Allende pronunciò la parola magica: "nazionalizzazioni".
Nazionalizzazioni è il contrario di privatizzazioni. Le attività economiche strategiche vengono gestite dallo Stato e i proventi vanno a beneficio della collettività anzichè dei privati.
Se il monopolista della telefonia degli Stati Uniti, AT&T, sta tendendo migliaia di kilometri di fili di rame e, insieme ad altre industrie private nordamericane, detiene quote di proprietà delle miniere per pochi spiccioli di concessione, "nazionalizzazioni" è la formula magica che fa apparire come d'incanto i carri armati davanti al palazzo Presidenziale.
«Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli.»
Henry Kissinger, allora Segretario di Stato degli Esportatori di Democrazia.
Detto fatto.
L'11 settembre 1973 il governo del Cile fu rovesciato dai militari. Il Presidente Savador Allende morì nel suo ufficio durante o dopo il bombardamento del palazzo de La Moneda, forse suicida, forse no.
Una Giunta composta dal capo dell'esercito Augusto Pinochet (nominato tre settimane prima dalla stesso Allende, in sostituzione del dimissionario Prats), dal capo dell'aviazione Gustavo Leigh Guzmán, da José Toribio Merino Castro della marina, e César Mendoza Durán dei carabineros, ristabilì
'ordine e il sano mercato liberista, e Pinochet si sbarazzò rapidamente dei suoi anonimi sodali. Gli aiuti finanziari degli Stati Uniti, interrottisi per tre anni, ritornarono a fluire più copiosi che mai.
Seguirono 16 anni di sparizioni, torture, omicidi, furti, imprigionamenti arbitrari. Non c'è un militare che non si sia arricchito estorcendo beni mobili e immobili alle famiglie dei desaparecidos in cambio di informazioni fasulle sui loro cari.
La dittatura di Pinochet finì, per sfinimento della nazione, nel 1989, appesantita da milioni di dollari depositati dal cacicco in banche degli Stati Uniti, Svizzera, Jersey, Grand Cayman e HongKong; ma il ritorno della democrazia ebbe come prezzo la permanenza di Pinochet a capo delle Forze Armate, e la sua nomina a senatore a vita, con tanto di immunità. Il Cile accettava di essere un paese democratico facendo finta di niente su 5000 o più dei suoi cittadini di cui non si sapeva dove fossero andati a finire (molti di più delle vittime delle Torri Gemelle).
Eppure quasi nessuno gli ha dato la caccia, anzi: Giovanni Paolo II andò a visitarlo nel pieno della dittatura, e quando nel 1998 Pinochet fu sorpreso fuori dal Cile, in Gran Bretagna, patria della sua fervente ammiratrice Margareth Thatcher, da un mandato di cattura internazionale del giudice Baltazar Garzòn perchè fra le sue vittime c'erano cittadini spagnoli, fu ben protetto dai Governi di Blair e di Aznar, ed ottenne di essere rimandato in patria, anzichè estradato in Spagna per essere processato, per le sue "gravi condizioni di salute".
Scese dall'aereo in sedia a rotelle, e non appena fu sulla pista dell'aeroporto di Santiago del Cile, si rialzò in piedi e camminò tranquillamente, in un simultaneo ritorno di immunità parlamentare ed efficienza fisica, beffeggiando il mondo con la tracotanza del suo potere mafioso.
Novantunenne e impunito, Augusto Pinochet è morto il 10 dicembre 2006, nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani, scrive Eduardo Galeano, "in un gesto di involontaria adesione".
(1) Luis Sepùlveda - Il generale e il giudice - TEA, 2002
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