giovedì 20 dicembre 2012
Corto Circuito
Se ci vuole un attore comico per ricordarci i principi fondamentali della nostra Costituzione, vuol dire che siamo ridotti piuttosto male come coscienza civile: decenni di rimbecillimento sistematico della popolazione hanno prodotto i loro effetti. Dobbiamo dire grazie a Benigni e meno male che esiste. Dio solo sa quanto ne avevamo bisogno - no, no, io non posso proprio esprimermi cosi - ehm... il Presidente solo sa quanto ne avevamo bisogno.
La nostra Costituzione è molto bella e moderna non solo perchè è - lapalissianamente - storicamente piuttosto recente, ma anche perchè il momento di uscita dal buio della dittatura e della sopraffazione favorisce visioni aperte e solidali del futuro, pur nel panorama contingente di macerie materiali e morali.
La nostra Costituzione è certamente meno pervasa di individualismo di quella degli Stati Uniti, ideata da conquistatori e coloni ancora in piena fase di avanzamento e di spoliazione delle popolazioni autoctone, ed anche molto più antica, essendo stata scritta nel 1787, quindi addirittura prima della Rivoluzione Francese. E' in vigore proprio dall'anno fatidico 1789, e da allora emendata solo 27 volte, le prime 10 nei primi due anni (1791).
I primi dieci emendamenti sono raggruppati nella cosiddetta "Dichiarazione dei Diritti".
Il secondo emendamento è quello che conferisce al possedere armi il rango di un diritto inviolabile della persona, come quello al voto o alla libertà di espressione (per la verità se tale diritto debba considerarsi tale per qualsiasi privato cittadino è stato oggetto di controversie fino a tempi molto recenti).
Non ho fatto ricerche storiche approfondite su questo aspetto della vita sociale ma, a lume di naso, immagino che il circolare armati sia stato un uso generale in ambienti umani privi di regole precise di convivenza, e che sia stata una delle prime cose che venivano regolamentate appena le collettività si strutturavano in un'organizzazione sociale con una qualsiasi forma di legge.
Via via che le società umane si organizzavano, la facoltà di disporre di armi (almeno negli spazi pubblici) sarà stata riservata alle categorie militari o preposte al mantenimento dell'ordine.
Mi figuro anche che il diritto alle armi si sia poi facilmente trasformato in una forma di riconoscimento per il rango sociale delle persone: nell'Occidente cristiano, viene da pensare alla forma medioevale della Cavalleria: l'arma nelle mani del nobile animo per la difesa della Giustizia e della Religione (che è pari pari, nel ventunesimo secolo, ciò che ha esitato quel gentiluomo norvegese di nome Breivik).
Se si traspongono questi principi medioevali nel contesto americano della frontiera e dei religiosissimi coloni che fronteggiavano le popolazioni autoctone facilmente dequalificabili come "selvagge", ecco che mi risulta abbastanza comprensibile quel maldestro tentativo egualitario di fine '700, che amplia il diritto alle armi a tutti i cittadini (intesi come europei bianchi), e finisce per emancipare le armi anzichè le persone.
Il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti è un pò un corto circuito tra le modalità di autodifesa in assenza di legge, e la legge stessa che le sancisce come diritto proclamando al propria inutilità.
Ma una volta che le armi sono un diritto, diventano anche una merce di largo consumo e quindi un business. Non a caso nel 2002 ci fu un tentativo, poi abortito, del secondo Governo Berlusconi per nominare ambasciatore negli U.S.A. nientepopodimenoche il signor Beretta.
La National Rifle Association è l'organizzazione di avvocatura dei possessori di armi, potentissima negli Stati Uniti e ricca di parlamentari amici soprattutto tra i repubblicani, ma anche tra i democratici. Ha ovviamente un sito internet, che tengo d'occhio da qualche giorno. Io ho spesso la sensazione di scrivere troppo poco, ma c'è chi è più pigro di me.
Il terzultimo post risale alla fine di ottobre ed invita tutti gli associati ad impegnarsi a fondo nella campagna elettorale, perchè "un'eventuale successo di Obama potrebbe mettere a rischio il nostro diritto a possedere armi".
Il penultimo risale a fine novembre e si gloria dei risultati di uno studio dell'Università della Virginia che attesta che, nel quinquennio 2006-2011, i crimini violenti in Virginia sono diminuiti del 27 % a fronte di un incremento nelle vendite di armi nello stesso periodo del 73 %. Osservo che manca un qualsiasi raffronto con quanto diminuiscono i crimini in un qualsiasi Stato in cui la vendita di armi sia diminuita o non aumentata.
Approfondendo, ho rilevato con qualche disgusto che il nocciolo del ragionamento sarebbe che i criminali le armi le comprano comunque, quindi se ci armiamo anche noi "persone normali", abbiamo maggiori possibilità di fronteggiarli. Come se si trattasse di due specie diverse.
Osservo anche che nelle più grandi nazioni europee il tasso di omicidi volontari varia intorno a 1 - 2 /anno per 100mila abitanti e, tanto per sfatare qualche luogo comune, il primato è della Svezia; mentre l'Italia, con mafia, camorra, 'ndrangheta e leghisti che invitano a bruciare gli zingari, ha uno dei tassi di omicidi più basso: 1,1 - 1,2 per 100mila abitanti all'anno. Mentre gli armatissimi Stati Uniti viaggiano intorno a 5 omicidi per 100mila abitanti all'anno.
E infine, dopo giorni e giorni di imbarazzato silenzio, il 18 dicembre la NRA ha pubblicato la sua dichiarazione di stizzito silenzio, rimandando ogni commento ad una conferenza stampa da tenersi domani, sperabilmente dopo la fine del mondo.
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