giovedì 24 aprile 2014
Esplicito
Orbene, per quel poco che ne capisco io, buona parte della capacità delle religioni più diffuse di persistere fino ai giorni nostri, nonostante il loro apparato di assiomi certamente antiquato, la loro ovvia, anzi rivendicata, irrazionalità, e la dimostrata incoerenza logica al proprio interno, risiede nella nostra difficoltà di comprensione delle leggi della casualità.
Molti si rifugiano nel soprannaturale in cerca di spiegazioni, per il "ci deve pur essere un qualcosa" che governi le circostanze, le contingenze, la complessità degli eventi.
Un paio di millenni fa si è cercato di costruire, in varie forme, una immaginaria regia al di fuori ed al di sopra del mondo naturale, questo tipo di interpretazione ha riscosso un grande successo di pubblico, ed è rimasta in auge, anche grazie al progressivo consolidamento di un apparato di propaganda e ritualità che si potrebbe definire invidiabile.
Se non fosse per tale solidità di apparato ed accettazione delle ritualità connesse, qualsiasi nuovo culto più moderno, del Fantasma Formaggino o della Grande Spaghettiera Spaziale, potrebbe ottenere lo stesso successo facendo leva sulle stesse nostre fallacie interpretative della realtà, del caso e del caos.
Nello specifico della religione cattolica, ma credo che lo stesso valga per le altre, il mantenimento dell'audience richiede qualche concessione al pubblico, al di fuori dalle regole stabilite (tanto le regole stabilite quale fondamento hanno ?): se i cattolici che hanno una cinquantina d'anni o meno, per più di metà della loro vita hanno visto sempre lo stesso papa, quello fa audience; santificarlo consolida la fidelizzazione del pubblico, dà un senso di appartenenza. Che magari un santo non lo fosse proprio, passa in secondo piano; i misteri finanziari si nascondono sotto il tappeto, i miracoli necessari alla bisogna si possono inventare a piacimento (tanto c'è bisogno di dimostrarli, i miracoli ?).
Poi ecco, giusto tre giorni prima, un monumento pacchianamente enorme, intitolato al quel papa di dubbia ma necessaria santità, si schianta al suolo e ammazza una persona.
Un caso, niente di più.
Ma, per quelli che alla divinità ci credono "perchè ci deve pur essere un qualcosa", avrebbe potuto mai esserci un messaggio più esplicito ?
I marinai e la fondazione dell'ecologia
Ho trovato, citato nell'ultimo libro dell'antropologo Giogio Manzi (1), il paragrafo introduttivo del Manuale di ecologia di Roger Dajoz (1972), troppo gustoso, come acquerello della compassata ma fervente rivoluzione scientifica della seconda metà dell'800, tra scoperta dell'evoluzione e nascente ecologia, minuzia di osservazione di Darwin ed anglocentrismo generalizzato, per non riportarvelo qui pari pari:
Darwin [...] ha studiato i fiori del trifoglio rosso e della viola del pensiero e i loro rapporti con i bombi. "Solo il bombo visita il trifoglio rosso perchè gli altri imenotteri non ne possono raggiungere il nettare. Possiamo dunque ritenere molto probabile che, qualora la specie del bombo scomparisse, o divenisse molto rara in Inghilterra, la viola del pensiero e il trifoglio rosso diverrebbero pure molto rari o scomparirebbero del tutto. Inoltre, il numero dei bombi, in un distretto qualsiasi, dipende in grande misura dal numero dei topi campagnoli che distruggono i loro nidi e i loro favi." [...] D'altra parte ognuno sa che il numero dei topi campagnoli dipende essenzialmente da quello dei gatti e il colonnello Newman aggiunge: "Ho notato che i nidi dei bombi sono più abbondanti presso i villaggi e le piccole città, fatto che attribuisco al maggior numero di gatti che distruggono i ratti. Data la presenza di bombi e di topi, è dunque perfettamente possibile che l'intervento di un felino in una località possa determinare l'abbondanza di alcune specie di piante." Haeckel aggiunse allora che il trifoglio [...] serve da nutrimento al bestiame e che i marinai mangiano principalmente carne di bue. I gatti contribuiscono quindi a fare dell'Inghilterra una grande potenza marittima. Thomas Huxley si spinse più avanti, insinuando che le zitelle inglesi, a causa del loro amore smodato per i gatti, sono dunque all'origine della potenza della marina inglese !
Al di fuori dello strisciante sciovinismo che le sottende, le conclusioni a cui giunge questa breve dissertazione possono apparirci paradossali, e probabilmente lo sono; tuttavia, sarebbe difficile immaginare una più indovinata introduzione ad un testo di ecologia. E' utile a capire quanto sia necessario procedere con i piedi di piombo, e lasciarsi, ogni volta che sia possibile, una via per ritornare indietro, ogni volta che si va a perturbare un qualsiasi ambiente.
Tanto fitta e complessa è la rete di interrelazioni, e tanto vasta e la quantità di informazioni che sarebbe necessario acquisire, che è pressochè impossibile prevedere a priori gli effetti di qualsiasi modificazione.
Si potrebbe quasi dire dell'ecologia che si tratta di una scienza che, per finalità applicative, è quasi inutile studiare, tanto insufficienti saranno, quasi sempre, le nostre conoscenze per poter fare previsioni dettgliate sui cambiamenti che potranno intervenire. Basta sapere che c'è: come monito. E' il punto sul quale la complessità della natura ci abbandona alla nostra impotenza, infischiandosene delle nostre capacità di conoscere.
(1) Giorgio Manzi - Il grande racconto dell'evoluzione umana - Il Mulino, 2013
venerdì 18 aprile 2014
Per raccontarla
"Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio."
Credo che il giorno in cui iniziai a leggere queste parole, molti anni fa ma sempre in ritardo, abbia cambiato qualcosa nel mio atteggiamento verso la letteratura. Sono riconoscente a chi le ha scritte.
Credo che il giorno in cui iniziai a leggere queste parole, molti anni fa ma sempre in ritardo, abbia cambiato qualcosa nel mio atteggiamento verso la letteratura. Sono riconoscente a chi le ha scritte.
giovedì 17 aprile 2014
Appendice: Sul contrasto tra il serioso Esopo e il corvo, gran burlone
Anche il divulgatore scientifico John Horgan ha letto l'articolo di Jelbert et al. sulla sorprendete capacità intellettuale dei corvi nel comprendere e sfruttare relazioni di causalità fisica, ed aggiunge un suo divertente racconto per esperienza diretta sulla propensione di questi animali ad organizzare scherzi (?).
mercoledì 16 aprile 2014
Quando la favola diventa vera
Una cornacchia, mezza morta di sete, trovò una brocca che una volta era stata piena d'acqua. Ma quando infilò il becco nella brocca si accorse che vi era rimasto soltanto un po' d'acqua sul fondo. Provò e riprovò, ma inutilmente, e alla fine fu presa da disperazione.
Le venne un'idea e, preso un sasso, lo gettò nella brocca.
Poi prese un altro sasso e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Piano piano vide l'acqua salire verso di sé, e dopo aver gettati altri sassi riuscì a bere e a salvare la sua vita.
"A poco a poco si arriva a tutto."
Esopo
Chissà se c'era una finalità didattica, duemilaseicento anni fa, nell'esprimere un semplice concetto di fisica in una favola per bambini. Forse non è proprio un caso, dato che problemi di questo genere, basati sullo spostamento di volumi di liquido, vengono risolti a partire dai 5 - 7 anni di età. Negli umani, intendo.
Ma vengono risolti anche dai corvidi, appunto.
Uno studio pubblicato nel 2009, sul corvo comune (Corvus frugilegus), aveva dimostrato che questi uccelli, posti di fronte ad un problema analogo a quello proposto da Esopo, sono in grado di risolverlo precisamente nello stesso modo.
C.D. Bird (ancora una volta, nomen est omen) e N.J. Emery sottoposero 4 corvi (allevati in cattività, ma mai messi alle prese con situazioni analoghe) a tre esperimenti ripetuti in serie (20 prove per ogni esperimento): in tubi trasparenti, parzialmente riempiti d'acqua, galleggiava una succulenta larva di lepidottero, ad un'altezza non raggiungibile col becco, e gli animali (il corvo comune è una specie per la quale non si è a conoscenza dell'uso di strumenti in natura) avevano a disposizione dei sassi.
Nel primo esperimento, ad ogni prova l'acqua era ad una diversa altezza; nel secondo, i corvi avevano a disposizione sassi grandi e piccoli; nel terzo, potevano scegliere tra un tubo contenente acqua ed uno con segatura.
Ne risultò che:
1) I corvi fanno cadere nei tubi il numero di sassi strettamente necessario per alzare il livello dell'acqua fino ad avere il verme a portata di becco, esaminano dall'esterno il livello raggiunto e non tentano neanche di prendere la larva finchè non lo considerano sufficiente; poi, se non basta, aggiungono un altro sasso.
2) Scelgono sassi grandi con frequenza 3 volte maggiore di quelli piccoli, e crescente col procedere delle ripetizioni della prova: da una scelta iniziale pressochè indifferente, si orientano presto a preferire i sassi che permettono di arrivare prima allo scopo, praticamente il 100% nella seconda metà delle prove.
3) I corvi sottoposti all'alternativa tra acqua e segatura come primo test, scelgono indifferentemente per poche prove, prima di orientarsi a preferire stabilmente l'acqua; quelli che avevano già praticato i primi due esperimenti, tentano con la segatura al massimo per una prova, poi passano decisamente all'acqua.
Fin qui, poichè è difficile pensare a specializzazioni di comportamento con qualche valore adattativo, vista l'improbabilità del verificarsi di situazioni analoghe in natura, si tratterebbe di un interessante dimostrazione di apprendimento dell'uso di strumenti, che già rivela una notevole plasticità: se un'operazione, eseguita a caso, risultasse fruttuosa, si potrebbe pensare che venga poi ripetuta in modo automatico.
Ma, dato che occorrono diversi sassi per poter raggiungere la larva: perchè il corvo non considera frustrante il non raggiungere l'obiettivo dopo il primo tentativo, e persevera, se non "progettando" di far salire il livello dell'acqua con un qualche elemento di comprensione della relazione di causa-effetto di ciò che sta facendo ?
Una nuova e più completa serie di esperimenti è stata pubblicata poche settimane fa da Jelbert et al., e rende il quadro ancora più interessante.
In questo caso l'oggetto di studio è il corvo della Nuova Caledonia (C. moneduloides), una specie nota per l'uso di strumenti in natura, come ad esempio bastoncini, di cui curano lunghezza e diametro, e per far cadere dall'alto frutti duri per romperli. I soggetti sono sei, catturati in natura e tenuti in una voliera, e rilasciati al termine dell'esperimento.
Lo schema sperimentale è uguale a quello già descritto: un pezzo di carne galleggiante in un tubo trasparente, fuori portata per il becco dell'uccello, ma sono state aggiunte alcune prove cruciali in più.
Ebbene, si è dimostrato che i corvi, avendo a disposizione oggetti, della stessa forma e dimensione, pesanti (che vanno a fondo) o molto leggeri (galleggianti) gettano in acqua quelli utili allo scopo nell' 88 % dei casi; quando prendono nel becco un oggetto leggero lo rimettono a terra il 65 % delle volte e ne prendono un altro (mentre scartano erroneamente oggetti pesanti nello 0,02 % dei casi).
Quando possono scegliere tra oggetti, della stessa forma e peso, pieni o cavi, scelgono quelli pieni con un'efficienza dell' 89 % (cavi presi e scartati 28 %, pieni 0,04 %).
L'accuratezza nella scelta degli oggetti sembra quindi rivelare una consapevolezza della relazione di causa ed effetto nel "progetto" di far alzare il livello dell'acqua.
D'altra parte, manca nei corvi la capacità di "astrarre" il concetto del volume d'acqua in senso geometrico: potendo scegliere tra tubi più larghi o più stretti, a parità di altezza dell'acqua, le scelte non si scostano dalla casualità.
Ma l'esperimento forse più interessante è quello più contro-intuitivo: il premio galleggia in un tubo troppo stretto per introdurvi oggetti, posto in mezzo tra due tubi più larghi. Uno dei due tubi larghi è cieco, l'altro comunica con il tubo stretto attraverso una connessione al di sotto del piano di appoggio, quindi invisibile.
I bambini di 5 - 7 anni, che ottengono risultati paragonabili in prove di questo genere, di solito risolvono questo stesso test dopo avere osservato che gettare oggetti in uno, ma non nell'altro, dei due tubi fa alzare il livello nel tubo più stretto (solo alcuni inferiscono l'esistenza di una connessione sottostante); quindi attraverso un feedback azione - percezione.
I corvi no: non superano mai il 50 % di scelte corrette (il valore prevedibile per pura casualità), e quindi non scelgono in base alla percezione dell'effetto ottenuto.
La mancanza di feedback azione - percezione però consolida l'idea che la scelta degli oggetti giusti negli altri esperimenti sia guidata da una reale consapevolezza delle cause che conducono all'effetto desiderato.
Ora, non bisogna lasciarsi troppo andare alle facili fascinazioni: occorre tenere conto che un bambino usa le mani e può guardare quello che succede in tutti i tubi mentre il sasso cade; il corvo, mentre fa cadere l'oggetto dal becco, non può avere la stessa visione generale; ma dà comunque da pensare la capacità di elaborazione e risoluzione di problemi espressa in modo paragonabile in cervelli strutturalmente molto diversi, quali sono per anatomia quelli di Uccelli e Mammiferi.
E la stringata narrazione di Esopo potrebbe in realtà essere molto più accurata di quello che potrebbe apparire ad un lettore superficiale: la cornacchia non gettò un sasso nella brocca per disperazione; "...fu presa da disperazione. Le venne un'idea e gettò un sasso nella brocca."
Le venne un'idea e, preso un sasso, lo gettò nella brocca.
Poi prese un altro sasso e lo gettò nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Ne prese un altro e gettò anche questo nella brocca.
Piano piano vide l'acqua salire verso di sé, e dopo aver gettati altri sassi riuscì a bere e a salvare la sua vita.
"A poco a poco si arriva a tutto."
Esopo
Chissà se c'era una finalità didattica, duemilaseicento anni fa, nell'esprimere un semplice concetto di fisica in una favola per bambini. Forse non è proprio un caso, dato che problemi di questo genere, basati sullo spostamento di volumi di liquido, vengono risolti a partire dai 5 - 7 anni di età. Negli umani, intendo.
Ma vengono risolti anche dai corvidi, appunto.
Uno studio pubblicato nel 2009, sul corvo comune (Corvus frugilegus), aveva dimostrato che questi uccelli, posti di fronte ad un problema analogo a quello proposto da Esopo, sono in grado di risolverlo precisamente nello stesso modo.
C.D. Bird (ancora una volta, nomen est omen) e N.J. Emery sottoposero 4 corvi (allevati in cattività, ma mai messi alle prese con situazioni analoghe) a tre esperimenti ripetuti in serie (20 prove per ogni esperimento): in tubi trasparenti, parzialmente riempiti d'acqua, galleggiava una succulenta larva di lepidottero, ad un'altezza non raggiungibile col becco, e gli animali (il corvo comune è una specie per la quale non si è a conoscenza dell'uso di strumenti in natura) avevano a disposizione dei sassi.
Nel primo esperimento, ad ogni prova l'acqua era ad una diversa altezza; nel secondo, i corvi avevano a disposizione sassi grandi e piccoli; nel terzo, potevano scegliere tra un tubo contenente acqua ed uno con segatura.
Ne risultò che:
1) I corvi fanno cadere nei tubi il numero di sassi strettamente necessario per alzare il livello dell'acqua fino ad avere il verme a portata di becco, esaminano dall'esterno il livello raggiunto e non tentano neanche di prendere la larva finchè non lo considerano sufficiente; poi, se non basta, aggiungono un altro sasso.
2) Scelgono sassi grandi con frequenza 3 volte maggiore di quelli piccoli, e crescente col procedere delle ripetizioni della prova: da una scelta iniziale pressochè indifferente, si orientano presto a preferire i sassi che permettono di arrivare prima allo scopo, praticamente il 100% nella seconda metà delle prove.
3) I corvi sottoposti all'alternativa tra acqua e segatura come primo test, scelgono indifferentemente per poche prove, prima di orientarsi a preferire stabilmente l'acqua; quelli che avevano già praticato i primi due esperimenti, tentano con la segatura al massimo per una prova, poi passano decisamente all'acqua.
Fin qui, poichè è difficile pensare a specializzazioni di comportamento con qualche valore adattativo, vista l'improbabilità del verificarsi di situazioni analoghe in natura, si tratterebbe di un interessante dimostrazione di apprendimento dell'uso di strumenti, che già rivela una notevole plasticità: se un'operazione, eseguita a caso, risultasse fruttuosa, si potrebbe pensare che venga poi ripetuta in modo automatico.
Ma, dato che occorrono diversi sassi per poter raggiungere la larva: perchè il corvo non considera frustrante il non raggiungere l'obiettivo dopo il primo tentativo, e persevera, se non "progettando" di far salire il livello dell'acqua con un qualche elemento di comprensione della relazione di causa-effetto di ciò che sta facendo ?
Una nuova e più completa serie di esperimenti è stata pubblicata poche settimane fa da Jelbert et al., e rende il quadro ancora più interessante.
In questo caso l'oggetto di studio è il corvo della Nuova Caledonia (C. moneduloides), una specie nota per l'uso di strumenti in natura, come ad esempio bastoncini, di cui curano lunghezza e diametro, e per far cadere dall'alto frutti duri per romperli. I soggetti sono sei, catturati in natura e tenuti in una voliera, e rilasciati al termine dell'esperimento.
Lo schema sperimentale è uguale a quello già descritto: un pezzo di carne galleggiante in un tubo trasparente, fuori portata per il becco dell'uccello, ma sono state aggiunte alcune prove cruciali in più.
Ebbene, si è dimostrato che i corvi, avendo a disposizione oggetti, della stessa forma e dimensione, pesanti (che vanno a fondo) o molto leggeri (galleggianti) gettano in acqua quelli utili allo scopo nell' 88 % dei casi; quando prendono nel becco un oggetto leggero lo rimettono a terra il 65 % delle volte e ne prendono un altro (mentre scartano erroneamente oggetti pesanti nello 0,02 % dei casi).
Quando possono scegliere tra oggetti, della stessa forma e peso, pieni o cavi, scelgono quelli pieni con un'efficienza dell' 89 % (cavi presi e scartati 28 %, pieni 0,04 %).
L'accuratezza nella scelta degli oggetti sembra quindi rivelare una consapevolezza della relazione di causa ed effetto nel "progetto" di far alzare il livello dell'acqua.
D'altra parte, manca nei corvi la capacità di "astrarre" il concetto del volume d'acqua in senso geometrico: potendo scegliere tra tubi più larghi o più stretti, a parità di altezza dell'acqua, le scelte non si scostano dalla casualità.
Ma l'esperimento forse più interessante è quello più contro-intuitivo: il premio galleggia in un tubo troppo stretto per introdurvi oggetti, posto in mezzo tra due tubi più larghi. Uno dei due tubi larghi è cieco, l'altro comunica con il tubo stretto attraverso una connessione al di sotto del piano di appoggio, quindi invisibile.
I bambini di 5 - 7 anni, che ottengono risultati paragonabili in prove di questo genere, di solito risolvono questo stesso test dopo avere osservato che gettare oggetti in uno, ma non nell'altro, dei due tubi fa alzare il livello nel tubo più stretto (solo alcuni inferiscono l'esistenza di una connessione sottostante); quindi attraverso un feedback azione - percezione.
I corvi no: non superano mai il 50 % di scelte corrette (il valore prevedibile per pura casualità), e quindi non scelgono in base alla percezione dell'effetto ottenuto.
La mancanza di feedback azione - percezione però consolida l'idea che la scelta degli oggetti giusti negli altri esperimenti sia guidata da una reale consapevolezza delle cause che conducono all'effetto desiderato.
Ora, non bisogna lasciarsi troppo andare alle facili fascinazioni: occorre tenere conto che un bambino usa le mani e può guardare quello che succede in tutti i tubi mentre il sasso cade; il corvo, mentre fa cadere l'oggetto dal becco, non può avere la stessa visione generale; ma dà comunque da pensare la capacità di elaborazione e risoluzione di problemi espressa in modo paragonabile in cervelli strutturalmente molto diversi, quali sono per anatomia quelli di Uccelli e Mammiferi.
E la stringata narrazione di Esopo potrebbe in realtà essere molto più accurata di quello che potrebbe apparire ad un lettore superficiale: la cornacchia non gettò un sasso nella brocca per disperazione; "...fu presa da disperazione. Le venne un'idea e gettò un sasso nella brocca."
domenica 6 aprile 2014
Manifesto
Vi ripropongo questa importante proposta per una migliore e più efficace consultabilità delle competenze scientifiche in sede decisionale e politica.
Aggiungerei ai casi esemplari in cui questa disponibilità di competenze sarebbe stata utile, la straordinaria proliferazione nella rete di affermazioni cialtronesche sulla pericolosità delle vaccinazioni, originata da uno studio, poi ritirato dalla rivista che lo aveva pubblicato, sulla presunta correlazione tra vaccinazione trivalente e autismo, il cui autore ha confessato di avere deliberatamente falsificato i dati, è stato radiato dall'Ordine dei medici, ed ha ammesso di avere elaborato la frode in combutta con un avvocato specializzato in cause per risarcimenti.
Ma a frode smascherata, le cialtronerie hanno continuato a circolare e diffondersi, ed una parola di chiarezza seria ed autorevole è mancata: sarebbe stata apprezzabile.
Nella stesura completa del manifesto, sottolinerei il valore fondamentale attribuito alla scuola nella formazione di una coscienza scientifica collettiva. Tagli finanziari e precarizzazione crescente non vanno certamente nella direzione auspicabile.
Aggiungerei ai casi esemplari in cui questa disponibilità di competenze sarebbe stata utile, la straordinaria proliferazione nella rete di affermazioni cialtronesche sulla pericolosità delle vaccinazioni, originata da uno studio, poi ritirato dalla rivista che lo aveva pubblicato, sulla presunta correlazione tra vaccinazione trivalente e autismo, il cui autore ha confessato di avere deliberatamente falsificato i dati, è stato radiato dall'Ordine dei medici, ed ha ammesso di avere elaborato la frode in combutta con un avvocato specializzato in cause per risarcimenti.
Ma a frode smascherata, le cialtronerie hanno continuato a circolare e diffondersi, ed una parola di chiarezza seria ed autorevole è mancata: sarebbe stata apprezzabile.
Nella stesura completa del manifesto, sottolinerei il valore fondamentale attribuito alla scuola nella formazione di una coscienza scientifica collettiva. Tagli finanziari e precarizzazione crescente non vanno certamente nella direzione auspicabile.
venerdì 4 aprile 2014
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