mercoledì 14 dicembre 2011

Stiamo attenti, ci difendono





Si moltiplicano le indesiderabili imprese dei difensori della nostra razza. Ieri, giusto mentre stavo scrivendo qualche riga prendendo alcuni spunti da un bell'articolo di Marco Revelli su il manifesto sull'assalto al campo Rom di Torino, è arrivata la nuova esplosione dello stesso malefico bubbone a Firenze. Ricominciamo dunque da capo.
Trovo molto difficile vedere una relazione o qualche forma di parallelismo tra i due fatti, se non che sono due ramificazioni distinte che si originano dallo stesso sottofondo culturale. Decenni di propaganda razzista producono i loro frutti in molti modi diversi, e questa ampiezza di varianti nell'espressione dell'odio lo rendono ancor più pericoloso.

Leggere del miserabile substrato culturale nel quale si muoveva il ragioniere di Firenze, ed entro il quale aveva comodamente guadagnato la qualifica di "intellettuale" scrivendo articoletti e libercoli - pare che in queste ore si sia scatenata una corsa frenetica alla cancellazione delle pagine web che li recensivano entusiasticamente - dà un'idea delle radici del suo gesto. Non posso permettermi di leggere nel cervello di nessuno, ma ho la sensazione che anche il mito della ricerca della "bella morte" abbia avuto il suo peso nella sua decisione. Di sicuro hanno ragione i senegalesi: non si può liquidare il tutto come il gesto di un pazzo isolato. Non si trattava di un pazzo, e meno che mai isolato. Esiste, e purtroppo prospera, una sottocultura di miti razziali, e sarebbe un errore tragico voltarsi dall'altra parte per ignorare il problema. Anzi, la cosa migliore che si possa fare è renderla il più possibile palese, esporla, farla uscire dalle catacombe dei circoli addobbati con croci celtiche, e portarla allo scoperto. Affrontare il rischio della maggior pubblicità per confutarla, sbugiardarla, ridicolizzarla. Non dovrebbe essere difficile, e nel mio piccolo penso di tentare qualcosa.

La qualifica di "intellettuale" credo sia appuntata anche, nell'ambito della Lega Nord, sul Presidente Regionale Cota il quale, a differenza dei suoi colleghi di partito, sarebbe, dicono, capace di leggere e scrivere. Però non esercita, e sull'assalto al campo Rom di Torino non ha trovato nulla da dichiarare.
Un pogrom.
Causato dalla bugia di una ragazzina. Causato dalla volontà di vendicare uno stupro. Causato da un equivoco.
False tutte e tre le frasi.
Andando a memoria, l'esigua minoranza degli stupri che vengono denunciati ammonta a non meno di 5-6 al giorno, che passano in mezzo ad un'indifferenza generale anch'essa tragica. Non si usa vendicare gli stupri in quanto tali.
Nella testa della ragazzina impaurita da una mamma bigotta e dal proprio stesso gesto liberatorio, la bugia dello stupro appare improponibile: come si fa a renderla più credibile ? Si può dare la colpa agli zingari: allora sì che tutto il quartiere sarà solidale. Si va sul sicuro scaricando le colpe su un nemico già identificato a priori. Non c'è alcun equivoco, e la bugia è stata la CONSEGUENZA di un odio che era già stato fomentato così ampiamente da essere ben percepito e conosciuto dalla ragazza, non la causa.
L'odio era già dato per scontato. Su quello si è potuta appoggiare qualsiasi ulteriore costruzione di menzogne.
Revelli cita il titolo de La Stampa, uscito prima che emergesse la verità: "Mette in fuga i due rom che violentano la sorella". Non i violentatori: i rom che violentano. La categoria precede e prevale sull'azione. Il giudizio tocca prima cosa si è, poi cosa si fa. Nessun giornale titolerebbe mai "Un toscano e un ligure stuprano una ragazza", ma "Due rom stuprano una ragazza" appare normale. Aggiungo anche che se queste due notizie fossero vere entrambe, una sola si guadagnerebbe un titolo di giornale.
Così come non si titola mai "Ingegnere edile ubriaco al volante travolge un passante". Che motivo c'è di categorizzare l'atto dell'ubriachezza nefasta ? Lo si fa solo nel caso "Marocchino ubriaco al volante eccetera." Allora suona bene alle orecchie del pubblico. Quanto bisogno abbiamo di nemici contro cui scatenarci ?
E' un'impostazione che non a caso trova uno specchio giuridico nell'introduzione del reato di immigrazione clandestina, che crea la mostruosità di poter punire le persone per ciò che sono e non per ciò che fanno.

Una crisi economica profonda esaspera i conflitti sociali; e la propaganda della borghesia (che oggi, 2011, è borghesia in senso più che mai ottocentesco ed elitario) addita il diverso, l'estraneo, il nemico esterno al corpo sociale, come quello che ha perturbato una passata epoca felice in realtà mai esistita: perchè i penultimi della società impegnino le loro forze a fare guerra contro gli ultimi per contendersi brandelli di povertà, lasciando tranquilli i beneficiari ed i privilegiati dello sfacelo.
Si diffonde sfiducia nella democrazia rapprentativa, e imperversa l'antiparlamentarismo (con molte buone ragioni, beninteso). Non i rappresentanti indegnamente eletti, ma solo un Uomo della Provvidenza potrà riportare la guida politica in mani salde e sicure e ridare dignità alle masse frustrate.

E a voi non appare un panorama di Weimar sull'orizzonte ?

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