giovedì 23 febbraio 2012
Intrigo internazionale
Niente di meglio di un bel complotto a base di manipolazione di informazioni e finanziamenti segreti per appassionare i lettori di questo blog.
Già (almeno) dal marzo 2010, Greenpeace accusava apertamente il secondo gruppo industriale privato statunitense, Koch Industries, di finanziare campagne di informazione, Istituti e Fondazioni, e climatologi consenzienti con lo scopo di confondere le acque (e le idee dell'opinione pubblica, e le scelte politiche) sul cambiamento climatico e le sue cause.
L'azienda si era difesa sostenendo di voler favorire "un onesto e aperto dibattito scientifico".
Finanziare i quattro gatti che sostengono teorie negazioniste sulle cause antropiche del riscaldamento della Terra (e che magari si sono convertiti in virtù di una folgorazione improvvisa all'atto dell'erogazione dei fondi), garantendo loro la massima visibilità sui mezzi di informazione per dare l'impressione che la controversia si disputi ad armi e argomenti pari rispetto alla grande maggioranza degli studiosi, non è propriamente corrispondente alla frase tra virgolette, ma così va il mondo delle lobby.
Le Industrie Koch sono un conglomerato di aziende che fanno un pò di tutto e che hanno filiali in tutto il mondo (Italia compresa); ma il loro campo di attività fondamentale è quello della produzione di energia e raffinazione del petrolio, da cui discendono un'infinità di produzioni accessorie e sussidiarie che vanno dalla chimica alla carta, alle fibre, ai polimeri eccetera eccetera. L'interesse diretto ad ostacolare politiche tendenti a ridurre le emissioni di anidride carbonica è già piuttosto evidente, ma non finisce qui. I fratelli Koch, discendenti del capostipite che fondò l'azienda nel 1940, e che detengono l'84 % delle quote di proprietà (Koch non è quotata in nessuna borsa) hanno portato la piccola azienda paterna alle gigantesche dimensioni attuali a suon di corruzione, tangenti a politici, furto di terre agli indiani (sì, negli Stati Uniti si usa ancora), prestanome per aggirare le leggi, pagamenti truccati, violazioni sistematiche alle normative sulla tutela dell'ambiente (oltre 300 cause per inquinamento solo negli anni '90, molte delle quali perse; 400 milioni di dollari di multe nel quinquennio 1999-2003); insomma: lavoro, lavoro e ancora lavoro, come amano dire gli imprenditori quando spiegano le loro fortune. Ma hanno anche una certa quale filosofia di famiglia: già negli anni '50 Koch padre, sostenitore del liberismo più sfrenato, riuscì a costruire una raffineria nell'Unione Sovietica di Stalin; così come oggi i figli, mentre sostengono i rigori politici conservatori di Dio, patria e famiglia, fanno affari con l'Iran aggirando l'embargo attraverso le varie filiali sparse nel mondo (e si dice che quelle italiane non siano estranee a questi traffici). A modo loro, sono in fondo un pò anarchici, che agiscono anche per puro spirito filantropico, non solo per interesse pecuniario. Infatti finanziano a piene mani il famoso movimento dei Tea Party della celebre eminenza grigia Sarah Palin (la candidata alla vicepresidenza degli U.S.A. nel 2008 che avrebbe voluto incontrare il Presidente dell'Africa credendo che fosse una nazione), ed i cui sostenitori invocano Dio al governo.
Oltre all'associazione "Americans for Prosperity" che sostiene finanziariamente i candidati più conservatori alle elezioni statunitensi (i quali, in cambio, hanno in programma di ridurre le tasse alle grandi imprese), hanno fondato anche la "Charles G. Koch Charitable Foundation", una associazione di beneficenza (che come tale gode di esenzioni fiscali) la cui principale attività benefica è quella di rivestire di una sottile patina di pseudoscientificità e pubblicizzare a colpi di grancassa notizie che negano o minimizzano i danni ambientali delle attività inquinanti delle stesse Koch Industries; e finanziano largamente enti come il Cato Institute, che si occupa della divulgazione scientifica di studi che dimostrano che il riscaldamento globale è una balla, e che comunque non deriva dalle attività dell'uomo ma dalle bizze del Sole.
Niente di eccezionale, insomma: una normalissima grande impresa industriale.
E adesso veniamo all'oggi: il 14 febbraio scorso un documento incautamente spedito dall'Heartland Institute è stato pubblicato su DeSmogBlog (lo trovate tra i consigliati qui a destra), e rivela un piano per istituire programmi scolastici ed educativi finalizzati a contraddire i risultati della scienza sul cambiamento climatico.
Tanto per cominciare, l'Heartland Institute è un'altra di quelle associazioni culturali ultra conservatrici indirizzate a propagandare i valori le proprietà benefiche del libero mercato.
Nella documentazione che non avrebbe dovuto diventare di pubblico dominio c'è l'elenco dei finanziatori dell'Istituto. Vi sorprendereste di trovarci, tra i maggiori donatori, una multinazionale della chimica farmaceutica, la Eli Lilly ? Microsoft ? Altria, la proprietaria del tabacchivendolo Philip Morris ? E non poteva certo mancare la Charles G. Koch Charitable Foudation, in buona compagnia: Bayer, AT&T, General Motors ed altri ancora, con elargizioni inferiori.
The Heartland Institute utilizza i fondi ricevuti per finanziare campagne liberiste in favore della privatizzazione delle scuole, per leggi permissive sui movimenti finanziari che "facilitino il business", perchè i nuovi farmaci possano essere venduti prima che il lungo e noioso iter di sperimentazione sia completato, ed altre profittevoli raffinatezze del genere.
Per quanto riguarda effetto serra e riscaldamento globale, The Heartland Institute finanzia un gruppetto di fisici, geologi e meteorologi contrari alle conclusioni raggiunte dalla grande maggioranza degli scienziati, ed opera in modo da dare loro la maggiore visibilità possibile sui mezzi di informazione.
Il progetto dei moduli di insegnamento clima - negazionista, da adattare a scuole di ogni livello, è opera dell'analista politico David Wojick, che ha lavorato per le industrie dell'elettricità e del carbone (ma guarda un pò che combinazione). Il loro scopo è quello di indurre scetticismo sul riscaldamento della Terra indotto dall'effetto serra e sul ruolo delle attività umane nel cambiamento del clima.
Su DeSmogBlog, a risalire dal 14 febbraio, potete seguire tutta la vicenda, con tanto di smentite furibonde dell'Heartland Institute (che era partito col dichiarare falso il documento uscito, per poi dover fare frettolosamente retromarcia), poi le ulteriori conferme, poi le smentite flebili, le conferme più solide, l'outing del climatologo Peter Gleick, a cui era stato proposto in via riservata da una terza persona il progetto, ed ha rivelato di essere stato lui che, per vederci più chiaro, ha richiesto i documenti sotto falso nome, spacciandosi per una persona interna all'Istituto e li ha divulgati: ha detto di vergognarsi per il sotterfugio, ma ne valeva la pena.
Una avvincente storia di complotti e spionaggio, che ci permette finalmente di toccare con mano quello che sapevamo da tempo: grandi (e anche piccoli) gruppi industriali e istituzioni politiche conservatrici operano attivamente per confondere l'opinione pubblica sull'importanza delle attività umane nel determinare gli sconvolgimenti climatici che ci porteranno ad esiti catastrofici se non sapremo invertire molto rapidamente la rotta, riducendo drasticamente le attività inquinanti, cioè i nostri consumi.
Spiacente per i profitti delle industrie finanziatrici dell'Heartland Institute e delle molte altre similari associazioni di mestatori della disinformazione, ma il tempo stringe e non abbiamo scelta.
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