domenica 4 marzo 2012

Storie di sopraffazione


Non so se avete mai sentito parlare di Ophiocordyceps unilateralis, un fungo delle foreste tropicali parassita di formiche. Una volta penetrato nel corpo dell'insetto, il fungo invade anche i gangli nervosi, e riesce a dirigere il comportamento dell'ospite. La formica infettata abbandona la fila delle compagne e inizia a vagare in qua e in là come ubriaca; con l'aggravarsi dell'infezione, la formica-zombie si arrampica su una foglia a poche decine di centimetri da terra, nelle condizioni migliori di temperatura, umidità e assenza di microrganismi competitori per la sporulazione del fungo, serra le mascelle su una venatura e, così fissata, lì muore. Il fungo riesce anche a fare in modo che il decesso avvenga intorno a mezzogiorno, e la firma del colpevole apparirà alcune ore dopo in forma di un vistoso corpo fruttifero che emerge dal cadavere, favorito dall'umidità della sera, ed inizierà a disperdere spore sul terreno sottostante per infettare altri mirmeco-passanti.
La vittima è tipicamente una formica carpentiere della specie Camponotus leonardi; il parassita infetta occasionalmente anche altre specie simili, ma in questi casi il controllo dei movimenti dell'ospite diventa meno preciso.
E' il caso più impressionante e drammatico che io conosca di un fungo capace di alterare a proprio vantaggio il comportamento di un animale.
Però i rapporti tra funghi ed animali non sono sempre così truculenti, le relazioni possono essere ben più sfumate ed i condizionamenti più sottili.

La scemenza del buon giornalista Liverani sui dinosauri che "volevano" farsi crescere le ali e sono diventati uccelli, citata nel post precedente, mi ha fatto tornare in mente un recente e divertente articolo di Rob Dunn, che potete anche fare a meno di leggere perchè tanto di lì attingerò a piene mani nel seguito, e scopiazzerò spudoratamente aggiungendo come farina del mio sacco solo qualche considerazione supplementare.
Il ribaltamento di punti di vista operato da Dunn dovrebbe risultare illuminante su come possano risultare fuorvianti le semplificazioni che scivolano nel finalismo o nelle "intenzionalità".

Vi presento ora i Coleotteri Curculionidi della famiglia degli Scolitidi. Sono circa 6000 specie, tipicamente mangiatrici di legno, che scavano gallerie sotto la corteccia degli alberi (vivi o morti). Accidentalmente possono trasportare con sè le spore di qualche fungo parassita delle piante: è stato proprio in questo modo, a partire dall'importazione di legname dalle colonie delle zone tropicali, che si è diffusa la grafiosi, la malattia che ha provocato la quasi completa estinzione degli olmi in Europa nel corso del '900.
Ma da cosa nasce cosa. Molte piante producono composti tossici, ed il loro legno risulterebbe immangiabile anche per l'insetto rosicchiatore più agguerrito; però i funghi sono detossificatori formidabili, e circa la metà delle specie di Scolitidi mangiano non più il legno, ma il fungo che lo decompone. Tutti questi circa 3000 insetti si sono specializzati ad allevare una tra alcune dozzine di specie di funghi xilofagi: li seminano nelle gallerie che scavano (buttando via la segatura), e dove poi depongono le uova; le larve cresceranno nutrendosi di micelio nel loro buio giardinetto, e quando diventeranno adulti voleranno fuori portandosi via un pò di fungo, gelosamente custodito e nutrito in apposite tasche nella cuticola, da seminare nella galleria a cui affideranno la loro discendenza. Insetti agricoltori che coltivano funghi per la propria alimentazione.
Macchè, usando le stesse parole di Dunn: io, fungo decompositore del legno, non ho problemi di disponibilità di cibo; ho il problema di arrivarci (per un fungo, il fatto di non avere le gambe complica maledettamente le cose). Il vento è così dispettoso e inaffidabile nel disperdere le spore... e peggio ancora se prediligo gli alberi morti: devo assolutamente arrivarci "prima che quegli stramaledetti batteri inizino a dividersi" nel loro modo orrendamente veloce. Una volta che per caso mi sono trovato a bordo di un insetto che mi ha depositato nella sua galleria, c'è voluto poco a sviluppare qualche trucchetto per metterlo al mio servizio per farmi scarrozzare fino all'interno dei miei tronchi preferiti in modo mirato, ben protetto, lontano da competitori, in condizioni ideali, offrendo in cambio un pò di cibo. Altro che insetti agricoltori: funghi allevatori di bestiame, che nutrono la loro flottiglia di destrieri volanti e li cavalcano allo scopo di farsi portare da un albero all'altro, e "misurano il loro successo dal numero dei loro animali" che permetteranno loro di colonizzare un conseguente numero di nuovi alberi.
Non sono forse punti di vista equivalenti ?
Se così vi pare, ve ne racconto alcune altre ancora più belle.

Torniamo alle formiche tagliatrici, cugine di quella che abbiamo lasciato stecchita all'inizio di questa storia; quelle che tagliano e trasportano in giro per le foreste gonfaloni di foglie.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non le mangiano. Le portano nel loro formicaio caldo e umido per formare una bella lettiera. E chi è che le spinge a fare tutto questo lavoro a proprio beneficio ? Funghi, naturalmente, della famiglia delle Lepiotaceae (si tratta di formiche buongustaie: alcuni membri della famiglia Lepiotaceae frequentano con successo anche le nostre cucine: Lepiota procera è la mazza da tamburo). Per alimentarsi di questi miceti prelibati, le formiche li curano e li allevano con tutte le attenzioni possibili; non basta il kilometraggio ed il tonnellaggio di foglie facchinate instancabilmente: i funghi commestibili hanno anche i loro temibili parassiti. Nel caso specifico, si tratta di un altro fungo, Escovopsis, che se infestasse la lettiera di foglie nel formicaio, manderebbe in malora la coltivazione molto velocemente.
Ebbene, le formiche sono attrezzate con tasche cuticolari nelle quali nutrono e danno alloggio a batteri del genere Pseudonocardia, i quali producono antibiotici molto tossici per Escovopsis. Prima di rientrare nel formicaio, le formiche si puliscono molto accuratamente corpo, zampe e antenne, e raccolgono tutto il pulviscolo di risulta, che potrebbe contenere spore del fungo parassita, nelle loro tasche disinfestanti, che vanno poi a svuotare lontano dall'ingresso del nido.
Uno studio condotto con formicai artificiali, il cui contenuto era determinato dagli sperimentatori, un cronometro, ed un'infinità di pazienza, ha dimostrato che le formiche spendono più tempo a pulirsi prima di entrare nei nidi che contengono il fungo e le larve; solo un pochino meno tempo se il nido contiene solo il fungo; mentre le operazioni di pulizia diventano molto più sbrigative davanti ai nidi che contengono le larve ma non il fungo.
Noi ci sentiamo ganzi per avere inventato l'agricoltura 10 o 11 mila anni fa; questa formichine praticano da 50 milioni di anni una forma di agricoltura con lotta biologica ai parassiti.
Ma non sono piuttosto i funghi, sfruttando l'esca della loro appetibilità, che spingono gli insetti ad ospitarli, metterli a loro agio nelle migliori condizioni possibili per farli prosperare, a lavorare per loro, e difenderli pure dai parassiti ai quali sarebbero esposti nell'ambiente esterno ?

E che dire delle termiti ? I funghi del genere Termitomyces vengono curati, accuditi e nutriti in stanzette costruite apposta per loro negli enormi termitai africani delle Macrotermitinae. Pensate che vita dura sarebbe per un fungo stare all'aperto, in un ambiente dal clima secco, in attesa di capitare per caso su una foglia in decomposizione. E quanto è più comodo starsene in un grande palazzo che qualcun altro ha fatto la fatica di costruire, in un ambiente climatizzato, protetto, con tutte quelle termiti che percorrono centinaia di metri o anche chilometri per portarti e servirti a domicilio le tue belle foglie già predigerite. E' un lavoro schifoso quello di mineralizzatore delle deiezioni ? Bah, comunque sia le feci delle termiti sono ricche di nutrienti ed il fungo non ha occhi. Il micelio del fungo è a sua volta cibo per le termiti (un pò di premio ci vuole, per indurre gli animali a lavorare così duramente per te), in un sistema di riciclaggio dei rifiuti semplicemente perfetto.
E quando arriva la stagione delle piogge, il Termitomyces sporge il suo corpo fruttifero sulla parete esterna del termitaio. La specie T. titanicus produce il cappello fungino più grande che si conosca: può arrivare ad un metro di diametro. Quando la vita è comoda e si è serviti, pasciuti e riveriti, si può anche esagerare.
Ma c'è di peggio. Un altro genere di termiti, Reticulitermes, che vive invece in climi temperati, viene comodamente ingannato da un tutt'altro fungo (che, se vi piacciono gli scioglilingua, si chiama Fibularhizoctonia), il quale, una volta introdottosi nel termitaio, forma degli sclerozi, cioè dei conglomerati tondeggianti di ife, di forma simile alle uova delle termiti, e che per di più producono lo stesso segnalatore chimico delle uova, il lisozima. Le termiti non si sono ancora accorte di nulla e accudiscono gli sclerozi del fungo, li puliscono, e li nutrono con tutta la materia organica di cui il fungo ha bisogno. In questo caso il premio per tutto il lavoro che l'animale svolge per il fungo è del tutto illusorio (si aggiunga che le termiti sono anche un pò sempliciotte: il ricercatore giapponese che ha scoperto l'inganno ha provato a spennellare di lisozima delle palline di vetro, e le termiti si prendevano cura delle palline di vetro).

Cominciate ad essere un pò convinti che certi funghi siano capaci di condizionare e manipolare il comportamento di alcuni animali per trarne vantaggio ?
Allora adesso lasciamo perdere gli insetti e cominciamo a pensare a qualche animale un pò più grosso, ed a un fungo di tutt'altri aspetto e forma, invisibile ad occhio nudo.
Se potesse parlare in prima persona, si presenterebbe così:

Buongiorno a tutti; mi chiamo Saccharomyces cerevisiae, o lievito di birra.
Fino a poche migliaia di anni fa, non avrei mai potuto immaginare che lo stress procuratomi dalle condizioni di fermentazione in scarsità di ossigeno, inducendo il mio metabolismo a rilasciare un prodotto di rifiuto tossico e che mi dà anche fastidio, l'alcool etilico, sarebbe diventato la mia fortuna.
Ma facendo fermentare accidentalmente qualche vaso di cereali bagnati, ho scoperto che potevo piegare un grosso mammifero a provvedere alle mie cure ed alla mia proliferazione. E' bastato "drogarlo" appena appena quella prima volta per ridurlo quasi in schiavitù.
Pensate che oggi sulla Terra ci sono estensioni di terreno enormi coltivate ad orzo solo per fornire il malto destinato al mio nutrimento. Per non parlare dei vigneti; la bestia che lavora per me considera il vigneto una coltivazione pregiata, e non perchè serve a lui: l'uva è tanto più pregiata proprio perchè la dà da mangiare a me.
Non devo neanche fare lo sforzo di allevarlo, l'animale al mio servizio. Io non gli dò niente da mangiare, a quello provvede per conto suo, e quindi si mette a mia disposizione spontaneamente; infatti il mio valore alimentare è quasi zero: sono un discreto produttore di vitamine, ma niente di più. Non mi viene richiesto nulla, nessun sacrificio, l'unica cosa che quella bestia desidera sono i miei prodotti di rifiuto tossici e dannosi.
Mi alleva e mi accudisce con tutte le cure, costruisce impianti enormi apposta per la mia moltiplicazione, si adopera a qualsiasi costo perchè io non venga insidiato da altri microrganismi concorrenti, e per di più organizza feste, sagre, brindisi e libagioni in mio onore, il suo fungo-guida. Cosa potrei volere di più ?
Riceve da me nulla, come le sciocche termiti che si lasciano fregare dalle false uova; sono proprio un fungo fortunato: rispetto agli altri miei colleghi che hanno imparato a manipolare insetti, io ho adescato proprio l'animale più pistolone di tutti.
Adesso comprenderemo meglio l'ambigua sottigliezza di quest'ultima immagine: nella fotografia compare una ed una sola rappresentazione di un progetto vincente per governare l'umanità.

Vediamo ora se indovino quello che state pensando: che qualche fungo riesca a controllare il comportamento di qualche insetto o qualche altro animale potrebbe anche essere plausibile; ma che noi uomini ci siamo lasciati abbindolare da un lievito, è un'idea che vi fa arricciare il naso. Noi alleviamo il lievito per ottenere i prodotti del suo metabolismo consapevolemente, intenzionalmente e solo per nostro piacere.

Ora facciamoci un pò seri, sennò chissà cosa potrebbe scrivere L'Avvenire prossimamente. Le interazioni tra organismi diversi non rispondono a progetti o intenzioni; di norma nascono accidentalmente, possono perfezionarsi valorizzando modificazioni nell'anatomia, nella fisiologia o nel comportamento di ciascuna delle controparti, ed il tempo, attraverso il solo meccanismo delle frequenze delle nascite e delle morti, fa diventare stabili quelle che funzionano abbastanza bene e fa sparire le altre.
In realtà, nel nostro caso, è proprio l'intervento di una intenzionalità nella ricerca di un piacere che ci esporrebbe, teoricamente, a poter essere "drogati" e manipolati dal fungo. Dopo tutto, la nostra relazione con questo microrganismo non ci porta nessun benefico concreto: un certo miglioramento nelle relazioni sociali per chi si beve una birra in compagnia non compensa il drammatico peggioramento delle condizioni di vita di chi abusa di alcool.
Che il successo riproduttivo di Saccharomyces abbia tratto vantaggio dal nostro gusto per le bevande alcoliche è fuori di dubbio. Possiamo pensare che i nostri rapporti con questo microrganismo siano sotto il nostro controllo perchè qualche migliaio di anni di conoscenza reciproca forse sono troppo pochi per l'instaurarsi di meccanismi complessi di condizionamento. Ma d'altra parte l'essere "nato ieri" non è un buon viatico per chi pretende di non lasciarsi manipolare dal prossimo.
E infine, proprio il fatto che il nostro uso del microrganismo sia una scelta consapevole sposta il discorso, dall'ambito dell'evoluzione biologica a quella culturale, che procede molto più velocemente. Ed è indicativo di quanto questa relazione sia controversa il fatto che, presso alcuni popoli, classi dirigenti che presero coscienza del danno sociale dell'uso e dell'abuso di alcool abbiano adottato disposizoni restrittive, inchiavardandole sotto il pretesto della religione.

2 commenti:

  1. Conosco persone che quando crescono i porcini cambiano il loro comportamento: diventano molto riservati, escono poco prima dell'alba, in modo che al buio in paese nessuno li possa vedere, e girano silenziosi per i boschi.
    Portano con loro due ceste, una vuota e una piena. Quando chiedi loro se hanno trovato dei funghi ti mostrano quella vuota e dicono di no, poi, appena possono, tolgono dal nascondiglio la cesta piena e la portano a casa in gran segreto.

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  2. Ah ah ! Verissimo, ne conosco anch'io... si può ampliare la bibliografia.

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