martedì 22 gennaio 2013

Breve riassunto del mondo - Terza parte


(...segue)

E noi quali discorsi sentiamo fare dalla politica ?

Nel bel mezzo, o più probabilmente soltanto all'inizio, di una crisi di cui ben pochi sembrano aver capito la reale portata, si favoleggia di chimeriche possibili riprese, intese come rilancio dei consumi, forse non quest'anno, forse non l'anno prossimo, ma quello dopo ancora...
Non solo un aumento dei consumi è esattamente il contrario di quello di cui abbiamo bisogno, noi come pianeta Terra; ma è anche un flebile ed illusorio auspicio di cui spero che si possa comprendere l'impossibilità fisica (direi termodinamica !).

La crisi attuale non è una di quelle fasi cicliche di recessione che gli economisti presumibilmente studiano sui loro manuali del secolo passato; è una crisi da saturazione, e quindi definitiva. L'economia di mercato non ha più margini per politiche espansive, per la semplice ragione che è finito il pianeta. Non ci sono più nuovi mercati a cui rivolgersi. Temo che gli economisti non riescano a capacitarsene perchè mai ci siamo trovati così vicini a tali limiti fisici: le dinamiche su cui sono abituati a ragionare non tengono conto della finitezza della Terra, e sono proiettate su possibilità espansive illimitate, come se fossimo ancora nell'epoca coloniale, con quasi tutto il mondo ancora da "scoprire" in termini di possibilità economiche. Sopravvive ancora, negli strumenti culturali che gli economisti adoperano, il mito del progresso continuo e ineluttabile degli albori vittoriani della civiltà industriale.

Le imprese del mondo producono merci e servizi sperando di venderli a qualcuno il cui potere di acquisto sia generato da qualcun altro. Ma se io ho il negozio di frutta e verdura, all'orticultore che mi vende i pomodori dovrei pagarglieli a sufficienza da permettergli di comprarsi le arance; che a loro volta avrò pagato all'altro mio fornitore, il frutticultore, abbastanza perchè possa comprarmi le melanzane. E' ridicolo ? Avrò pure tanti altri clienti ? Era ridicolo qualche tempo fa, appunto finchè non ho esaurito le possibilità di allargare la clientela. Ora che il liberismo consumista abbraccia nelle sue spire tutto il pianeta, i miei due fornitori sono il mondo: possiamo solo sperare di sottopagare minatori africani e quei pochi altri sfruttati sulla Terra che tengono in piedi il capitalismo mondiale, per avere materie prime a basso costo da rivendere a prezzi molto più alti come prodotti finiti che quegli sfruttati non potranno acquistare mai.
Se ho la fabbrica di scarpe, pagherò i miei dipendenti a sufficienza per potersene acquistare un paio, azzerando i miei profitti, o li retribuirò talmente poco da costringerli a girare scalzi, guadagnando molto di più su ogni paio venduto a qualcun altro ? E quando la mia fabbrica di scarpe rappresenta in scala tutta la produzione di merci mondiale come la mettiamo ?
Sono un grande e abile imprenditore. I miei dipendenti europei, maledetti sindacati, hanno stipendi troppo alti. Chiudo, e sposto la fabbrica in BanglaDesh dove posso retribuire gli operai quasi niente. Poi a chi spero di vendere i miei prodotti ? Ai bengalesi poveri o agli europei disoccupati ?
Tutta la massa di merci e servizi prodotta nel mondo richiede di essere assorbita da una pari massa di potere d'acquisto. Da dove mai potrebbe generarsi tale potere d'acquisto, se non dai proventi di chi lavora alla produzione di quegli stessi servizi e merci ?
E' un gioco a somma zero.
Può generare ancora profitti solo se cresce, se il gioco si espande in continuazione. Ma quando hai aggregato al gioco Russia ed Europa dell'Est, poi Cina e poi India e poi tutta l'Asia e poi il Sudamerica... non abbiamo più altro mondo dove andare. Saturazione. Finito. Raggiunto il limite fisico del sistema.
Perchè poi, come ulteriore fonte di ricchezza (nostra) bisogna anche preservare la preziosissima specie in via di estinzione degli sfruttati, quelli che forniscono materie prime a costo bassissimo per produrre oggetti di prezzo elevato, che non potranno mai possedere. Finchè erano la maggioranza degli abitanti della Terra, per noi occidentali erano rose e fiori, ma oggi, se vogliamo vendere sempre più merci in sempre più continenti, tocca retribuire adeguatamente anche i consumatori asiatici e sudamericani, e i margini per sfruttare qualcuno ci si riducono sempre di più. Giusto, ad esempio, i minatori di coltan nel Congo, che ci forniscono il tantalio indispensabile per tutte le mostre meraviglie elettroniche, compresa quella che avete ora davanti agli occhi, per un dollaro al giorno sì e no.

Ma se il gioco è a somma zero, come siamo andati avanti finora ? Da dove
sono arrivati profitti e ricchezza fino adesso ?

(continua...)

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