Oggi è il giorno in cui sbaraccano e tolgono il disturbo i pontefici, nel senso letterale di costruttori di ponti. Va in liquidazione la Stretto di Messina S.p.A., la società pubblica che aveva in gestione il progetto del ponte sullo Stretto, affidato al consorzio Eurolink, guidato dalla rinomata Impregilo.
Dopo decenni di fanfaronate, propaganda roboante, e centinaia di milioni di euro (nostri) spesi inutilmente tra progettazione, tangenti e corruzioni varie, e opere preliminari opportunisticamente già realizzate e pagate, e destinate a rimanre lì a futura memoria, dal 1 marzo non se ne fa più nulla.
E i Maestri del Cemento, delle Costruzioni Faraoniche e delle mazzette, pretenderebbero pure di farsi pagare da noi le penali per la decadenza dei contratti.
Amen.
giovedì 28 febbraio 2013
mercoledì 20 febbraio 2013
Picasso e la scimmia
"Dopo Altamira, tutto il resto è decadenza."
Attribuita a Pablo Picasso
Molti, quando ammirano la precisione e la bellezza dei dipinti rupestri delle grotte di Lascaux (15-20 mila anni fa) o di quelli, coevi se non più antichi, di Altamira, hanno una reazione di meraviglia per il fatto che degli uomini "così primitivi" potessero avere espressioni artistiche tanto perfezionate.
E' uno dei tanti retaggi del concetto di progresso ineluttabile che ha pervaso la maggior parte delle esposizioni divulgative dell'evoluzione, ed anche della nostra generale incapacità di farci un'idea della scala temporale della storia della natura.
Per cui sembra, intuitivamente, che gli uomini del Paleolitico dovessero essere magari ancora un pochino simili a scimmie (pelosi ? Ingobbiti in avanti per scarsa abitudine alla posizione eretta ?) e comunque, in qualche misura, "meno umani" di noi, essendo, nella nostra concettualizzazione, così lontani nel tempo.
Ma in realtà quegli uomini che dipingevano nelle caverne eravamo già noi; se avessero avuto il tempo di accumulare cultura sufficiente per costruire un computer, sarebbero stati perfettamente in grado di usarlo; e nulla avrebbe impedito ad uno di quei cavernicoli particolarmente talentuoso, di comporre una sinfonia, se non la mancanza di strumenti musicali e di canoni armonici codificati (ne abbiamo la controprova in quanti si scatenano oggi nelle discoteche trovando esaltanti delle sonorità che forse sarebbero state valutate come mediocri già nell'età della pietra).
Per quanto l'evoluzione continui il proprio lavoro in modo continuo ed impercettibile, non ci sono stati cambiamenti sostanziali nella struttura anatomica e nelle capacità intellettuali di Homo sapiens, da quando la nostra specie si è separata dalle sue consorelle, poche centinaia di migliaia di anni fa; ed il desiderio di raffigurare il proprio mondo, e gli elementi di maggiore interesse per la propria esistenza, quali gli animali catturati o che si spera di riuscire a cacciare nella prossima battuta, non era 20000 anni fa per nulla dissimile da quello che in qualche modo anima chiunque di noi quando prende in mano una matita o un pennello o, con minori aspirazioni e abbondante pigrizia, scrive su un blog.
Quindi lo stupore per le espressioni artistiche di nostri simili vissuti solo qualche decina di migliaia di anni fa (cioè praticamente ieri) è un artefatto dato dalla nostra percezione un pò distorta della storia della vita: quegli uomini non avevano nulla di biologicamente diverso da noi, e dovremmo stupirci del loro talento tanto quanto per quello degli artisti di oggi (al netto degli strumenti tecnici a disposizione: l'evoluzione culturale, quella sì che procede velocemente); così come ci indispettiamo per le innumerevoli dimostrazioni di grettezza intellettuale dei nostri modernissimi interlocutori quotidiani.
Più spiazzante può risultare l'interpretazione delle espressioni artistiche (?) di animali differenti dall'uomo.
Ho sentito parlare per la prima volta di Congo solo pochi giorni fa. Congo (1954 - 1964), morto di tubercolosi all'età di 10 anni, era uno scimpanzè dello zoo di Londra, studiato dal celebre antropologo Desmond Morris.
All'età di due anni gli vennero offerti una matita ed un foglio di carta; Congo rimase per qualche secondo sorpreso della traccia che quel bastoncino lasciava sul foglio, poi verificò che il fenomeno si ripetesse, e da lì iniziò la sua carriera. In breve dimostrò di saper disegnare dei circoli, e più tardi passò alla pittura.
Morris assicura che Congo aveva una cura meticolosa nella scelta dei colori, ed un senso spiccato dell'equilibrio della composizione. Privilegiava figure variopinte che si irradiavano da un elemento centrale (un punto o una linea), e se si aggiungeva una macchia da una parte, lui subito provvedeva a disegnare qualcos'altro dalla parte opposta, come se volesse mantenere una certa omogeneità dell'insieme, che manteneva sempre ben centrato all'interno del foglio. E' difficile pensare che volesse raffigurare qualcosa; presumibilmente il suo gusto stava nell'azione del dipingere in sè, più che nel voler esprimere alcunchè; se si cercava di interromperlo mentre era all'opera s'infuriava, ma una volta finito un disegno, semplicemente non se ne curava più e smetteva di averne qualsiasi interesse; e se gli si riproponeva un dipinto precedente per aggiungervi qualcosa, rifiutava; quindi pare che avesse in mente una sua distinzione ben chiara tra l'opera in corso e il lavoro concluso e finito. Possiamo per questo immaginarci una certa "progettualità" ? Comunque sia, non riceveva premi per i suoi disegni; disegnava perchè gli piaceva, non ricavandone nessuna utilità pratica: dovremmo quindi concludere che lo trovava bello.
E se riconosciamo a Comgo un qualche "senso artistico", dobbiamo anche accettare di perdere una delle ultime presunte peculiari "unicità" che la nostra specie pretende di accampare per rivendicare un posto speciale e distinto nella natura.
Seguendo il filone, ho trovato anche elefanti che hanno imparato a dipingere (qui lo stile è giocato tutto su intrecci e parallelismi di linee, con prevalenza di elementi verticali); ma in questo caso, essendoci sotto il "business" (i quadri sono in vendita, e non costano neanche poco), non so quanto i simpatici proboscidati siano stati semplicemente addestrati a pennellare linee su una tela, o fino a che punto seguano la propria "libera ispirazione".
Anche la storia artistica di Congo, per altro, ha avuto un esito recente piuttosto clamoroso dal punto di vista affaristico: ci arriviamo tra un attimo. Intanto, quando era in vita, lo scimpanzè pittore ricevette visite illustri di ammiratori di prim'ordine: Mirò volle barattare due propri disegni per uno di Congo; Picasso rimase stupefatto, e si dice abbia acquistato un suo dipinto; su Salvador Dalì ebbe l'effetto di ispirarne la proverbiale vis polemica nei confronti dei colleghi (che peraltro non aveva bisogno di stimoli particolari): "La mano di questo scimpanzè è quasi umana; la mano di Jackson Pollock è del tutto animale !"
Nel 2005, per la prima volta, tre dipinti di Congo furono messi all'asta da Bonham, e venduti ad un collezionista di arte contemporanea di Los Angeles, un certo Howard Hong, per 26000 dollari.
Nella stessa asta, un dipinto di Andy Warhol rimase invenduto.
Attribuita a Pablo Picasso
Molti, quando ammirano la precisione e la bellezza dei dipinti rupestri delle grotte di Lascaux (15-20 mila anni fa) o di quelli, coevi se non più antichi, di Altamira, hanno una reazione di meraviglia per il fatto che degli uomini "così primitivi" potessero avere espressioni artistiche tanto perfezionate.
E' uno dei tanti retaggi del concetto di progresso ineluttabile che ha pervaso la maggior parte delle esposizioni divulgative dell'evoluzione, ed anche della nostra generale incapacità di farci un'idea della scala temporale della storia della natura.
Per cui sembra, intuitivamente, che gli uomini del Paleolitico dovessero essere magari ancora un pochino simili a scimmie (pelosi ? Ingobbiti in avanti per scarsa abitudine alla posizione eretta ?) e comunque, in qualche misura, "meno umani" di noi, essendo, nella nostra concettualizzazione, così lontani nel tempo.
Ma in realtà quegli uomini che dipingevano nelle caverne eravamo già noi; se avessero avuto il tempo di accumulare cultura sufficiente per costruire un computer, sarebbero stati perfettamente in grado di usarlo; e nulla avrebbe impedito ad uno di quei cavernicoli particolarmente talentuoso, di comporre una sinfonia, se non la mancanza di strumenti musicali e di canoni armonici codificati (ne abbiamo la controprova in quanti si scatenano oggi nelle discoteche trovando esaltanti delle sonorità che forse sarebbero state valutate come mediocri già nell'età della pietra).
Per quanto l'evoluzione continui il proprio lavoro in modo continuo ed impercettibile, non ci sono stati cambiamenti sostanziali nella struttura anatomica e nelle capacità intellettuali di Homo sapiens, da quando la nostra specie si è separata dalle sue consorelle, poche centinaia di migliaia di anni fa; ed il desiderio di raffigurare il proprio mondo, e gli elementi di maggiore interesse per la propria esistenza, quali gli animali catturati o che si spera di riuscire a cacciare nella prossima battuta, non era 20000 anni fa per nulla dissimile da quello che in qualche modo anima chiunque di noi quando prende in mano una matita o un pennello o, con minori aspirazioni e abbondante pigrizia, scrive su un blog.
Quindi lo stupore per le espressioni artistiche di nostri simili vissuti solo qualche decina di migliaia di anni fa (cioè praticamente ieri) è un artefatto dato dalla nostra percezione un pò distorta della storia della vita: quegli uomini non avevano nulla di biologicamente diverso da noi, e dovremmo stupirci del loro talento tanto quanto per quello degli artisti di oggi (al netto degli strumenti tecnici a disposizione: l'evoluzione culturale, quella sì che procede velocemente); così come ci indispettiamo per le innumerevoli dimostrazioni di grettezza intellettuale dei nostri modernissimi interlocutori quotidiani.
Più spiazzante può risultare l'interpretazione delle espressioni artistiche (?) di animali differenti dall'uomo.
Ho sentito parlare per la prima volta di Congo solo pochi giorni fa. Congo (1954 - 1964), morto di tubercolosi all'età di 10 anni, era uno scimpanzè dello zoo di Londra, studiato dal celebre antropologo Desmond Morris.
All'età di due anni gli vennero offerti una matita ed un foglio di carta; Congo rimase per qualche secondo sorpreso della traccia che quel bastoncino lasciava sul foglio, poi verificò che il fenomeno si ripetesse, e da lì iniziò la sua carriera. In breve dimostrò di saper disegnare dei circoli, e più tardi passò alla pittura.
Morris assicura che Congo aveva una cura meticolosa nella scelta dei colori, ed un senso spiccato dell'equilibrio della composizione. Privilegiava figure variopinte che si irradiavano da un elemento centrale (un punto o una linea), e se si aggiungeva una macchia da una parte, lui subito provvedeva a disegnare qualcos'altro dalla parte opposta, come se volesse mantenere una certa omogeneità dell'insieme, che manteneva sempre ben centrato all'interno del foglio. E' difficile pensare che volesse raffigurare qualcosa; presumibilmente il suo gusto stava nell'azione del dipingere in sè, più che nel voler esprimere alcunchè; se si cercava di interromperlo mentre era all'opera s'infuriava, ma una volta finito un disegno, semplicemente non se ne curava più e smetteva di averne qualsiasi interesse; e se gli si riproponeva un dipinto precedente per aggiungervi qualcosa, rifiutava; quindi pare che avesse in mente una sua distinzione ben chiara tra l'opera in corso e il lavoro concluso e finito. Possiamo per questo immaginarci una certa "progettualità" ? Comunque sia, non riceveva premi per i suoi disegni; disegnava perchè gli piaceva, non ricavandone nessuna utilità pratica: dovremmo quindi concludere che lo trovava bello.
E se riconosciamo a Comgo un qualche "senso artistico", dobbiamo anche accettare di perdere una delle ultime presunte peculiari "unicità" che la nostra specie pretende di accampare per rivendicare un posto speciale e distinto nella natura.
Seguendo il filone, ho trovato anche elefanti che hanno imparato a dipingere (qui lo stile è giocato tutto su intrecci e parallelismi di linee, con prevalenza di elementi verticali); ma in questo caso, essendoci sotto il "business" (i quadri sono in vendita, e non costano neanche poco), non so quanto i simpatici proboscidati siano stati semplicemente addestrati a pennellare linee su una tela, o fino a che punto seguano la propria "libera ispirazione".
Anche la storia artistica di Congo, per altro, ha avuto un esito recente piuttosto clamoroso dal punto di vista affaristico: ci arriviamo tra un attimo. Intanto, quando era in vita, lo scimpanzè pittore ricevette visite illustri di ammiratori di prim'ordine: Mirò volle barattare due propri disegni per uno di Congo; Picasso rimase stupefatto, e si dice abbia acquistato un suo dipinto; su Salvador Dalì ebbe l'effetto di ispirarne la proverbiale vis polemica nei confronti dei colleghi (che peraltro non aveva bisogno di stimoli particolari): "La mano di questo scimpanzè è quasi umana; la mano di Jackson Pollock è del tutto animale !"
Nel 2005, per la prima volta, tre dipinti di Congo furono messi all'asta da Bonham, e venduti ad un collezionista di arte contemporanea di Los Angeles, un certo Howard Hong, per 26000 dollari.
Nella stessa asta, un dipinto di Andy Warhol rimase invenduto.
martedì 12 febbraio 2013
Anniversari (Darwin Day !) - 12 febbraio 1809
Il 12 febbraio 1809, a Shrewsbury, nasceva Charles Darwin. Ebbe il buon gusto di pubblicare il suo libro più importante, L'origine delle specie, nel 1859, all'età di 50 anni, semplificando di molto il compito degli organizzatori di eventi celebrativi, come quelli recenti del 2009.
E' comunemente ritenuto lo scopritore dell'evoluzione biologica, ma non è proprio vero. L'idea di una continuità gradualista di forme tra gli esseri viventi esisteva da secoli, e almeno dalla seconda metà del '700 si prospettavano ipotesi di "trasmutazione" da una specie all'altra (quella del francese Jean-Baptiste de Lamarck è la più stracitata, anche se superficialmente compresa; ma sarebbe troppo lungo addentrarcisi qui).
La vera innovazione radicale di Darwin (e di Alfred Russel Wallace) è stata la proposta di un meccanismo operativo e funzionante per l'origine delle specie, basato sulla selezione naturale.
Sfiga vuole che tale meccanismo non chiami in causa nessuna particolare entità divina o soprannaturale (come in realtà deve necessariamente essere per qualsiasi indagine scientifica, che altrimenti non potrebbe definirsi tale); e che, ancora peggio, ponga la storia della vita in contrasto con entrambi i due opposti racconti della creazione del primo e secondo capitolo del Genesi [per chi si fosse perso un passaggio: primo capitolo: domenica: separazione della luce e del buio; lunedi: creazione del firmamento e separazione delle acque del cielo e acque della terra; martedi: separazione del mare dalla terra, e creazione della vegetazione; mercoledi: creazione del Sole e della Luna, delle stagioni, e separazione del giorno e della notte; giovedi: creazione degli animali che nuotano nel mare e che volano nell'aria; venerdi: creazione degli animali terrestri e infine dell'uomo; "e li creò maschio e femmina". Crescete e moltiplicatevi. Sabato: riposo.
Secondo capitolo (invece): in una terra informe e vuota e priva di vegetazione, PER PRIMA COSA, si impasta un pò di polvere del terreno e si crea Adamo, gli si soffia nelle narici per dargli la vita, E POI si creano le piante per nutrirlo; POI i fiumi; POI gli animali; ed infine, mentre dorme, gli si porta via una costola e si crea Eva per tenergli compagnia (quando magari, rosea per rosea compagnia, bastava creare La Gazzetta dello Sport)].
Questa sfortunata quanto ovvia antitesi con la Bibbia ha esposto il più importante ed affascinante progresso nelle nostre conoscenze sulla storia della Terra al dichiarato e ostile rifiuto dei fondamentalisti religiosi.
Dopo un secolo e mezzo, a che punto siamo nell'accesso generale a tale conoscenza ?
Le controversie più aspre (o più appariscenti) si sono sempre avute negli Stati Uniti dove, in particolare negli stati del sud-est, i movimenti fondamentalisti evangelici, i mormoni e tutta una miscellanea di bigotti organizzati, sono molto forti, ricchi e potenti e riescono ad attrarre le attenzioni elettorali dei repubblicani conservatori, con l'intento di ostacolare l'insegnamento dell'evoluzione nelle scuole.
La cartina potrebbe essere non aggiornatissima, poichè fluttua già da qualche anno nel mio infinito buzzico delle "cose che prima o poi mi serviranno", ma rende l'idea.
Dal divieto esplicito di insegnare l'evoluzione, che originò nel Tennessee il celebre processo Scopes del 1925, i tentativi di imporre la religione nei corsi di scienze hanno visto succedersi, bocciatura dopo bocciatura, nei decenni, leggi statali per "parità di ore di insegnamento"; poi per l'introduzione del "Disegno Intelligente", maldestro camuffamento del creazionismo, come presunta "teoria scientifica alternativa" (se il Disegno è Intelligente, il Tentativo fu Stupido); via via fulminate dalla Corte Suprema; fino alle leggi più recenti della Louisiana (che ha generato questa divertente striscia di Doonesbury di qualche mese fa) e (2012) di nuovo Tennessee, che cercano di reintrodurre, sempre sotto le mentite spoglie di "teorie alternative" l'insegnamento creazionista nei corsi di scienze.
Quello che è peggio è che questo continuo sollevamento di fuffa finisce per sortire i suoi effetti: da un sondaggio Gallup del 2012 risulta che gli americani adulti che credono che la specie umana derivi da un processo evolutivo senza interventi di divinità è del 15%; il 46% degli statunitensi è convinto che l'uomo sia stato creato da Dio così com'è; e in mezzo c'è un 32% che crede che l'evoluzione abbia luogo, ma per intervento divino.
Come confronto, solo il 28% dei Kazaki crede che la teoria dell'evoluzione sia falsa; e quel 15% degli statunitensi "darwinisti" è abbastanza in linea con l'8% degli egiziani, l'11% del malesi, il 14% dei pakistani, il 16% degli indonesiani e il 22% dei turchi: Paesi nei quali, in generale, la religione tende ad essere piuttosto pervasiva, ove più, ove meno.
In Europa, tutto sommato, l'insegnamento delle scienze nelle scuole è riuscito a rimanere sufficientemente al riparo da questi tentativi di infiltrazione religiosa. Rimarchevole il caso dell'Italia, possedimento coloniale della Città del Vaticano, dove nel 2004 l'allora Ministro dell'Istruzione Letizia Moratti (donna estremamente pia e dotata di una fede incrollabile in quasi tutte le entità metafisiche ed imperscrutabili, compresi i famosi titoli derivati con i quali, da sindaco, ha impestato il bilancio del Comune di Milano) tentò di cancellare l'evoluzione dai programmi scolastici; costretta poi ad una precipitosa retromarcia nel 2005, dopo essere stata spinta dalla marea delle proteste a nominare una commissione di esperti, i quali, in quanto esperti, la sbugiardarono senza scampo.
Il sondaggio più recente che ho potuto trovare presenta per l'Italia proporzioni più o meno rovesciate rispetto agli Stati Uniti: il 17% crede alla creazione, il 38% all'evoluzione con la guida di Dio, il 31% è convinto dell'evoluzione come fatto biologico.
E per sottolineare il valore dell'insegnamento scolastico, mi fa piacere riproporvi questo bell'articolo di Marcello Sala, risalente (inizio 2008) a poco tempo dopo quel tentativo oscurantista (con la spassosissima chicca degli ottenni che possono benissimo surclassare i diciassettenni per qualità della comprensione).
sabato 9 febbraio 2013
Tanto per Sapere
Nel curiosare qua e là per raccogliere informazioni utili per il prossimo post, mi sono imbattuto in questo prodigio di facciadibronzaggine ed arrampicata sistematica sugli specchi: Creationwiki, l'enciclopedia creazionista.
Le acrobazie sono particolarmente esilaranti poichè si tratta di creazionisti della peggiore specie, quelli "della Terra giovane", che prendono alla lettera la cronologia biblica che portò l'arcivescovo Ussher, a metà del XVII secolo, a stabilire la data della creazione al 4004 a.C.
Oggi, stiracchiando di qua ed allungando il brodo di là, riescono ad ammettere un'età della Terra di qualche decina di migliaia di anni, ma sono penosamente in difficoltà a fronteggiare tutte le evidenze della profondità del tempo geologico; e così è tutto un aggrapparsi ad ogni minuzia per tentare di negare l'innegabile e contrarre in qualsiasi modo i tempi della storia.
Io ho appena sondato rapidamente qualche argomento quasi a caso, ma ho già trovato una stupefacente teoria sull'origine di asteroidi e metoriti come rocce terrestri proiettate in orbita dagli enormi movimenti d'acqua in occasione del diluvio universale; la sicurezza che le coppie di dinosauri avrebbero trovato posto nell'Arca di Noè, e che i grandi rettili si sarebbero poi estinti poche migliaia di anni fa perchè oggetto di caccia da parte degli uomini [sic !]; e persino la negazione del copernicanesimo, poichè nulla vieterebbe di considerare la Terra al centro del Creato, se si assume che il Sole gira intorno alla Terra assieme a tutto il resto dell'Universo. Logica ferrea.
Se tanto mi dà tanto, chissà quali sorprese e soddisfazioni riserverà l'enciclopedia creazionista indagando un pò più a fondo.
martedì 5 febbraio 2013
Paura di volare
Vuoi venire in aeroplano
da Roma a Milano ?
Non temer per la salute
c'è il paracadute
Non temere mia piccina
ti dò la manina...
- Mi no, mi vegni no,
mi g'ho paura, mi g'ho paura,
Mi no, mi vegni no,
mi g'ho paura de burlà giò
Fatterello di cronaca poco rilevante ma pieno di risvolti istruttivi: un aeroplanino che vola su una piccola tratta interna sbaglia l'atterraggio e finisce fuori pista. Forse un colpo di vento, forse un errore del pilota, forse si è rotto il carrello, chissà. Se ci fosse di mezzo la NATO sapremmo qualcosa tra 33 anni, ma pare di no, quindi aspettiamo fiduciosi l'esito dell'inchiesta.
L'aeroplanino vola per l'Alitalia, la Nostra Compagnia di Bandiera di fatto fallita qualche anno fa, che avremmo potuto profittevolmente vendere ad Air France, ma che ha voluto patriotticamente essere mantenuta italiana, e ceduta ad una cordata di coraggiosi imprenditori, amici e amici di amici dell'allora Capo del Governo, nonchè migliore Statista degli ultimi 150 anni, coraggiosamente corroborata da una dote di 3-5 miliardi di soldi nostri; ed ora quasi ri-fallita e che sarà infine acquistata da Air France a prezzo stracciatissimo.
Ma l'aeroplanino non è di Alitalia, bensì di una piccola compagnia aerea romena che dispone di una flotta di ben due aerei, che noleggia alla Compagnia dei Coraggiosi Patriottici per le piccole tratte. Bene, pare che sia una pratica diffusa, niente di strano. E' perchè così si abbattono i costi, e qui qualcosa comincia a puzzare.
Infatti i sindacati avevano protestato e scioperato sull'inaffidabilità dei subappaltanti; e in un'azienda che ha personale in cassa integrazione non si sciopera a cuor leggero.
Poi la puzza si fa più pesante con la fase farsesca e grottesca della cancellazione delle insegne Alitalia durante la notte dall'aereo incidentato a bordo pista. I Coraggiosi Patriottici si giustificano dicendo che è una prassi normale per la salvaguardia del "decoro" dell'azienda. Dopo tutto l'aereo non è nostro. Prassi normale ? Gli addetti dell'Ufficio Comunicazione e Immagine si aggirano nottetempo col secchio di vernice e il pennello a sbianchettare il logo dell'azienda ed è Patriotticamente normale ? Non capisco ma mi adeguerò: dunque così si salvaguarda il decoro dell'azienda.
E la serietà ? Quando i passeggeri sono saliti a bordo la livrea dell'Alitalia c'era.
Va bene tutto. Facciamo che il nostro piccolo aeroplanino in subappalto fosse perfettamente integro ed efficiente e che l'incidente sia stato un caso sfortunato. Ma da parecchi anni a questa parte quanti disastri nel traffico aereo sono stati riconosciuti come originati dal cattivo stato degli apparecchi, gestiti da compagnie che badavano solo a ridurre i costi di gestione per rimanere concorrenziali sul mercato ?
Vorrei solo cogliere l'occasione per ricordare chi dobbiamo ringraziare ogni volta che un aereo, oggi, casca per terra per scarsa manutenzione o per tirchieria nella gestione della flotta: il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e la sua tuttora idolatrata deregulation di trent'anni fa, uno dei massimi trionfi del liberismo.
Principi ispiratori della deregulation:
Apriamo il mercato delle aereolinee, aboliamo lacci e lacciuoli (oh sempiterni e maledetti lacci e lacciuoli) che imprigionano la libera imprenditoria con regole oppressive e vessatorie, ad esempio sulla manutenzione dei velivoli.
Libera concorrenza: lasciamo pure volare spensieratamente aerei con i pezzi che si sbullonano strada facendo; permettiamo a qualsiasi catorcio di offrire al vento le sue ali speranzose e avviare, magari anche a manovella, il suo rombante motore di avvenire e di progresso; ferro e acciaio, e perchè no, fantozziana tela cerata, genereranno ricchezza e profitti per tutti, vogliamo proprio star lì a sottilizzare su qualche buco rugginoso ? Tanto poi sarà il libero mercato, nella sua infinita saggezza, a premiare con le scelte dei clienti (quelli superstiti) le compagnie più efficienti.
da Roma a Milano ?
Non temer per la salute
c'è il paracadute
Non temere mia piccina
ti dò la manina...
- Mi no, mi vegni no,
mi g'ho paura, mi g'ho paura,
Mi no, mi vegni no,
mi g'ho paura de burlà giò
Fatterello di cronaca poco rilevante ma pieno di risvolti istruttivi: un aeroplanino che vola su una piccola tratta interna sbaglia l'atterraggio e finisce fuori pista. Forse un colpo di vento, forse un errore del pilota, forse si è rotto il carrello, chissà. Se ci fosse di mezzo la NATO sapremmo qualcosa tra 33 anni, ma pare di no, quindi aspettiamo fiduciosi l'esito dell'inchiesta.
L'aeroplanino vola per l'Alitalia, la Nostra Compagnia di Bandiera di fatto fallita qualche anno fa, che avremmo potuto profittevolmente vendere ad Air France, ma che ha voluto patriotticamente essere mantenuta italiana, e ceduta ad una cordata di coraggiosi imprenditori, amici e amici di amici dell'allora Capo del Governo, nonchè migliore Statista degli ultimi 150 anni, coraggiosamente corroborata da una dote di 3-5 miliardi di soldi nostri; ed ora quasi ri-fallita e che sarà infine acquistata da Air France a prezzo stracciatissimo.
Ma l'aeroplanino non è di Alitalia, bensì di una piccola compagnia aerea romena che dispone di una flotta di ben due aerei, che noleggia alla Compagnia dei Coraggiosi Patriottici per le piccole tratte. Bene, pare che sia una pratica diffusa, niente di strano. E' perchè così si abbattono i costi, e qui qualcosa comincia a puzzare.
Infatti i sindacati avevano protestato e scioperato sull'inaffidabilità dei subappaltanti; e in un'azienda che ha personale in cassa integrazione non si sciopera a cuor leggero.
Poi la puzza si fa più pesante con la fase farsesca e grottesca della cancellazione delle insegne Alitalia durante la notte dall'aereo incidentato a bordo pista. I Coraggiosi Patriottici si giustificano dicendo che è una prassi normale per la salvaguardia del "decoro" dell'azienda. Dopo tutto l'aereo non è nostro. Prassi normale ? Gli addetti dell'Ufficio Comunicazione e Immagine si aggirano nottetempo col secchio di vernice e il pennello a sbianchettare il logo dell'azienda ed è Patriotticamente normale ? Non capisco ma mi adeguerò: dunque così si salvaguarda il decoro dell'azienda.
E la serietà ? Quando i passeggeri sono saliti a bordo la livrea dell'Alitalia c'era.
Va bene tutto. Facciamo che il nostro piccolo aeroplanino in subappalto fosse perfettamente integro ed efficiente e che l'incidente sia stato un caso sfortunato. Ma da parecchi anni a questa parte quanti disastri nel traffico aereo sono stati riconosciuti come originati dal cattivo stato degli apparecchi, gestiti da compagnie che badavano solo a ridurre i costi di gestione per rimanere concorrenziali sul mercato ?
Vorrei solo cogliere l'occasione per ricordare chi dobbiamo ringraziare ogni volta che un aereo, oggi, casca per terra per scarsa manutenzione o per tirchieria nella gestione della flotta: il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e la sua tuttora idolatrata deregulation di trent'anni fa, uno dei massimi trionfi del liberismo.
Principi ispiratori della deregulation:
Apriamo il mercato delle aereolinee, aboliamo lacci e lacciuoli (oh sempiterni e maledetti lacci e lacciuoli) che imprigionano la libera imprenditoria con regole oppressive e vessatorie, ad esempio sulla manutenzione dei velivoli.
Libera concorrenza: lasciamo pure volare spensieratamente aerei con i pezzi che si sbullonano strada facendo; permettiamo a qualsiasi catorcio di offrire al vento le sue ali speranzose e avviare, magari anche a manovella, il suo rombante motore di avvenire e di progresso; ferro e acciaio, e perchè no, fantozziana tela cerata, genereranno ricchezza e profitti per tutti, vogliamo proprio star lì a sottilizzare su qualche buco rugginoso ? Tanto poi sarà il libero mercato, nella sua infinita saggezza, a premiare con le scelte dei clienti (quelli superstiti) le compagnie più efficienti.
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