domenica 18 novembre 2018

Anniversari - 18 novembre 1928 - Nascita di Topolino

Non posso fare a meno di pubblicare i passaggi essenziali del celebre saggio di Stephen Jay Gould pubblicato in occasione del cinquantenario dell'eroe dei fumetti su Natural History.

Omaggio di un biologo a Topolino

(A Biological Homage to Mickey Mouse); Stephen Jay Gould, 1978, in Natural History
Traduzione di Simona Cabib

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Topolino ha superato il traguardo dei cinquant'anni. Per festeggiare la ricorrenza, molti cinema hanno proiettato il film che è stato il suo debutto cinematografico: Steamboat Willie (1928). Il primo Topolino era un tipo turbolento e vagamente sadico. In una sequenza notevole, che sfrutta l'introduzione del sonoro, Topolino e Minnie picchiano, strizzano e torcono gli animali presenti sulla nave per produrre un eccezionale coro sulle note di Turkey in the straw. L'oca diventa una tromba nella stretta delle loro braccia, la coda della capra viene usata per strimpellare, i capezzoli del maiale vengono pizzicati a ritmo, i denti della mucca vengono percossi come uno xilofono e le sue mammelle trasformate in una cornamusa.

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Con il progressivo addolcirsi della personalità, si modifica anche l'aspetto esteriore di Topolino. Molti fan di Disney sono coscienti di questa trasformazione, ma nessuno, sospetto, si è mai reso conto di quali fossero i motivi che guidavano il mutamento. Credo che persino i disegnatori di Disney non si accorgessero di quanto stavano facendo, perché le modifiche sono avvenute a poco a poco nel corso del tempo. In breve, Topolino andò assumendo sempre più l'aspetto di un bambino. Dato che Topolino non ha mai cambiato la sua età cronologica – come la maggior parte dei personaggi dei cartoni animati, egli subisce senza alterarsi gli attacchi del tempo – il mutamento del suo aspetto rappresenta una vera e propria trasformazione evolutiva. (La progressiva infantilizzazione è un fenomeno evolutivo noto come neotenia.)
Le caratteristiche trasformazioni della forma che accompagnano la crescita umana hanno ispirato una notevole quantità di opere di biologia. Poiché la parte da cui si svilupperà la testa è la prima a svilupparsi nell'embrione ed è quella che, nell'utero, cresce alla velocità maggiore, (gradiente antero-posteriore, in termini tecnici) , il neonato avrà una testa grande in rapporto al corpo. Questo gradiente si capovolge nella crescita successiva e sono i piedi e le gambe le parti del corpo che crescono più velocemente. La testa continua a crescere, ma molto più lentamente del resto del corpo, in modo che le sue dimensioni relative diminuiscono.
Inoltre, durante la crescita umana, la testa subisce notevoli modifiche. Il cervello cresce molto lentamente dopo i tre anni e alla tipica testa infantile di forma bulbosa si sostituisce la testa dell'adulto, di forma triangolare e con una diversa posizione dell'arco sopracciliare. Gli occhi quasi non crescono, e le loro dimensioni relative diminuiscono decisamente. La mascella, invece, diventa sempre più grande. In confronto agli adulti, i bambini hanno testa e occhi più grandi, mascelle più piccole, un cranio prominente e gambe e piedi sproporzionatamente piccoli. Sono dolente di riconoscerlo, ma le teste degli adulti sono più simili a quelle delle scimmie antropomorfe.
Topolino, tuttavia, ha seguito questo cammino ontogenetico in senso opposto nel corso dei cinquant'anni che ha trascorso con noi. Egli ha assunto un aspetto sempre più infantile man mano che il personaggio di Steamboat Willie è andato cedendo il passo al grazioso e inoffensivo ospite di un mondo fantastico. Nel 1940, colui che una volta si era divertito a fare musica con i capezzoli di un maiale, riceve un calcio nel sedere per insubordinazione (come apprendista stregone nel film Fantasia). Nel 1953, in quello che sarà il suo ultimo cartone animato, egli va a pescare e non riesce neppure a sottomettere una fastidiosa vongola.
I disegnatori di Disney modificarono Topolino in silenzio, spesso usando in vario modo espedienti che mimano i cambiamenti della natura. Per dargli le gambe corte e paffute dei bambini, essi gli allungarono e allargarono i pantaloni. (Anche le braccia in seguito si ingrossarono e acquistarono delle giunture che ne accentuavano l'aspetto grassoccio.) Le dimensioni della testa aumentarono e il volto assunse un aspetto più giovanile. La lunghezza del muso di Topolino non è mai stata modificata, ma esso è stato ingrossato e così appare meno sporgente. Gli occhi di Topolino crebbero in due modi: innanzitutto, l'occhio del primo Topolino divenne, attraverso una modificazione evolutiva discontinua, una pupilla, in seguito l'intero occhio assunse dimensioni maggiori.
Le trasformazioni subite dalla testa sono particolarmente interessanti perché non dovevano alterare l'immagine convenzionale di Topolino: una testa rotonda con due orecchie e un muso oblungo. La testa rotonda non poteva, quindi, essere trasformata per dare l'idea del caratteristico cranio sporgente dell'infanzia. Le orecchie furono così spostate indietro, aumentando la distanza tra naso e orecchie, e dando rotondità alla fronte.
Per dare a queste mie osservazioni il marchio della scienza quantitativa, ho condotto delle misurazioni relative ai tre stadi dello sviluppo filogenetico ufficiale: il primo stadio è quello del Topolino dei primi anni trenta caratterizzato da un muso sottile e dalle orecchie poste nella parte anteriore della testa; il secondo stadio, quello del Topolino che appare nei panni di Jack nella favola della magica pianta di fagioli (1947); e il terzo ed ultimo stadio, quello del topo come appare oggi. Ho misurato tre segni della progressiva infantilizzazione di Topolino: la crescita delle dimensioni degli occhi rispetto a quelle della testa (misurata dall'attaccatura del naso all'estremità dell'orecchio posteriore); l'aumento della grandezza della testa rispetto a quella del corpo; l'aumento della volta cranica misurato sul progressivo spostamento dell'orecchio anteriore (calcolando la distanza tra l'attaccatura del naso e la cima dell'orecchio anteriore in percentuale rispetto alla distanza tra l'attaccatura del naso e la cima dell'orecchio posteriore).


Le tre misure sono aumentate progressivamente: gli occhi, che erano pari al 27% della lunghezza della testa, ne sono ora il 42%; la testa, a sua volta, che era pari al 42% del corpo, ne è oggi il 48,1%; la distanza tra l'attaccatura del naso e l'orecchio anteriore è passata dal 71,7% al 95,6% della distanza tra l'attaccatura del naso e l'orecchio posteriore. Ho paragonato queste dimensioni con quelle del giovane “nipote” di Topolino e ho concluso che l'aspetto del popolare personaggio dei cartoni animati si sta evolvendo verso una sempre maggiore somiglianza con i rappresentanti più giovani della sua genia, anche se ha ancora molta strada da percorrere per quel che riguarda le dimensioni della testa.
Vi potreste naturalmente chiedere che cosa abbia a che fare uno scienziato, anche solo marginalmente rispettabile, con un tale topo. Confesso che almeno una delle ragioni della scelta è il divertimento garantito da questo tipo di ricerche. (Sono di quelli che continuano a preferire Pinocchio a Quarto potere.) Tuttavia, Topolino mi aiuta a fare due importanti considerazioni. Dobbiamo innanzitutto chiederci perché Disney ha voluto modificare in questo modo il suo più famoso personaggio. I simboli nazionali non vengono modificati per capriccio, e chi conduce indagini di mercato (specie per le industrie delle bambole) impegna gran parte dei suoi sforzi e del suo tempo a scoprire quali siano le caratteristiche fisiche in grado di essere percepite come le più graziose e accettabili. Anche i biologi si sono impegnati a scoprire la stessa cosa in un gran numero di specie animali.
In uno dei suoi articoli più famosi, Konrad Lorenz afferma che gli umani utilizzano le caratteristiche differenze di forma tra bambini e adulti come importanti suggerimenti comportamentali. Egli crede che le fattezze infantili facciano scattare “meccanismi innati” che sovrintendono all'atteggiamento affettivo e protettivo negli umani adulti. Quando osserviamo una creatura vivente con caratteristiche infantili, sentiamo insorgere automaticamente dentro di noi una disarmante tenerezza. Il valore adattativo di questa risposta può difficilmente essere messo in discussione, in quanto la cura dei nostri piccoli è una necessità. Per inciso, Lorenz elenca tra i suoi stimoli scatenanti proprio quelle caratteristiche che Disney ha progressivamente dato al suo Topolino: “una testa relativamente grande, predominanza della scatola cranica, occhi grandi e situati in basso, estremità corte e grassocce, una consistenza elastica e movimenti goffi”.

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Lorenz mostra il potere che le caratteristiche infantili hanno su di noi, e la qualità astratta della loro influenza, evidenziando il fatto che spesso giudichiamo anche gli animali sulla base dei medesimi criteri, anche se un tale giudizio sarebbe profondamente inappropriato in un contesto evolutivo. In breve, veniamo ingannati da una risposta evolutasi per un vantaggio dei nostri piccoli e trasferiamo le nostre reazioni a quegli animali che presentano lo stesso tipo di caratteristiche.

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In ogni caso, le caratteristiche astratte dell'infanzia umana suscitano in noi potenti reazioni emotive anche quando le riscontriamo nell'animale. Io ritengo che l'evoluzione verso una progressiva infantilizzazione di Topolino rifletta la scoperta inconscia di questo principio biologico da parte di Disney e dei suoi disegnatori. Infatti, il tono emotivo di molti altri personaggi di Disney si basa sullo stesso principio. Il regno fantastico di Disney poggia su di una illusione di origine biologica: la nostra capacità di astrazione e la nostra disponibilità a trasferire in modo inappropriato ad altri animali le risposte suscitate in noi dalle trasformazioni determinate dal mutamento di forma dei nostri corpi.

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L'odissea subita dall'aspetto di Topolino suscita un altro commento di tipo biologico. Il suo cammino verso l'eterna giovinezza ripete la nostra stessa storia evolutiva. Quello umano è, infatti, un genere neotenico. Ci siamo evoluti mantenendo nella maturità quelle che erano le caratteristiche infantili dei nostri antenati. L'australopiteco, come Topolino in Steamboat Willie, aveva una mascella pronunciata e una fronte bassa.
I crani degli embrioni umani differiscono di poco da quelli degli embrioni di scimpanzè. La nostra forma si modifica nella crescita seguendo la stessa strada, si ha una relativa diminuzione delle dimensioni della volta cranica perché il cervello cresce molto più lentamente del corpo, mentre le mascelle diventano sempre più pronunciate. Tuttavia, mentre negli scimpanzè queste trasformazioni sono molto accentuate, e producono alla fine degli adulti estremamente diversi dai piccoli, in noi questi mutamenti procedono molto lentamente e non vanno mai molto lontano. Così da adulti, manteniamo le fattezze che avevamo da bambini. Naturalmente cambiamo abbastanza da determinare una notevole differenza tra il bambino e l'adulto, ma questo cambiamento è molto inferiore rispetto a quello che si ha negli scimpanzè e negli altri primati.
La nostra neotenia è stata provocata da un notevole rallentamento dei ritmi di crescita. I primati si sviluppano molto lentamente rispetto agli altri mammiferi, e noi abbiamo portato questa tendenza a un punto che non ha confronto con gli altri mammiferi. Abbiamo tempi di generazione molto più lunghi degli altri mammiferi, una fanciullezza estremamente prolungata e una vita media che supera di molto quella degli altri mammiferi. Gli aspetti morfologici di eterna giovinezza sono stati per noi importanti. I nostri grandi cervelli sono, almeno in parte, il risultato di un'estensione del rapido tasso di crescita prenatale al periodo postnatale. (In tutti i mammiferi, il cervello cresce molto rapidamente nell'utero, ma il più delle volte la sua crescita postnatale è irrisoria. Nell'uomo questa fase fetale si prolunga nella vita postnatale.)
Anche i tempi in cui si susseguono le trasformazioni hanno avuto la loro importanza. Noi siamo soprattutto animali che apprendono, e la nostra infanzia prolungata ci permette di trasferire la cultura attraverso l'educazione. Molti animali dimostrano plasticità nella loro infanzia ma seguono modelli rigidamente programmati in età adulta. Scrive Lorenz nell'articolo già citato: “La caratteristica fondamentale che rende l'uomo tale, lo stato di perenne sviluppo, è quasi certamente un dono che dobbiamo alla natura neotenica dell'umanità”.
In breve, noi, come Topolino, non cresciamo mai, pur diventando, purtroppo, vecchi. I migliori auguri a te, Topolino, per il tuo prossimo mezzo secolo. Speriamo di poter rimanere giovani come te, diventando però un po' più saggi.

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