I dati del rapporto OCSE sull'istruzione scolastica pubblicati ieri 5 dicembre mettono gli studenti italiani in media rispetto agli altri Paesi in esame (di ogni parte del mondo) per quanto riguarda le competenze in matematica. L'aspetto ragguardevole di questi test è la richiesta che le conoscenze acquisite nella materia vengano applicate in contesti reali: trasporre in termini matematici un problema concreto, ragionare matematicamente e interpretare le soluzioni matematiche nella loro applicazione al problema reale.
I nostri ragazzi se la cavano quindi piuttosto bene, ma con una notevole anomalia: oltre alle croniche differenze tra nord e sud, che in matematica sono più accentuate che nelle altre discipline, in Italia c'è il divario più pesante che in ogni altra nazione tra maschi e femmine. I nostri ragazzi sono abbastanza bravini in matematica, mentre le ragazze sono piuttosto somare (in media, ovviamente: come chiunque, anch'io conosco ottime eccezioni).
E cosa avranno mai di diverso le ragazze italiane rispetto a quelle degli altri Paesi ?
E' difficile pensare ad altro che ai pesanti, tradizionali condizionamenti culturali che gravano sulle bambine fin dall'infanzia, secondo cui per una donna l'abdicare al pensiero razionale sia cosa accettabile se non addirittura lodevole. Tanto per dirne una, i genitori tendono ad addestrare le bambine a curare l'estetica anziché la funzionalità, ma gli esempi potrebbero essere migliaia.
Personalmente (riconoscendo tutte le possibilità di essere in errore) trovo plausibile che la tendenza a indirizzare la forma mentale delle bambine verso l'irrazionale, il magico o forme di pseudoconoscenza intuitiva vaga e indimostrabile possa essere più accentuata in Italia che altrove.
A peggiorare la situazione intervengono anche forme di pseudofemminismo mistico e delirante, che esaltano tali forme di non-conoscenza intuitiva, con l'aggravante di considerarle specificità del pensiero femminile, il che è precisamente come darsi la zappa sui piedi.
Poiché tali idee deteriori incontrano anche un certo seguito, non fanno altro che rallentare il già faticoso processo di emancipazione; mettetevi nei panni di un decisore di una qualsiasi istituzione, che deve scegliere chi mettere a capo di un qualche dipartimento, quando si trova davanti qualcuno che gli spiega di non essere interessato all'arida e noiosa osservazione e analisi dei fatti, ma preferisce invece affidarsi alla sua “intuizione creativa”. Se costui crolla immediatamente all'ultimo posto della lista delle persone da scegliere, non è una discriminazione sessista: è semplicemente la cosa migliore da fare.
E' vero che ciò che pone le donne in una posizione di debolezza è un problema culturale; ed è una verità che ha molte sfaccettature.
(immagine da xkcd.com)
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