Chiusa la Cop-28, la conferenza sul clima tenuta a casa dei petrolieri, a Dubai, e diretta dal petroliere padrone di casa, Sultan Al-Jaber, il quale aveva esordito facendosi sfuggire la mega balla spaziale che "non c'è evidenza scientifica" che l'abbandono dei combustibili fossili possa avere qualche influenza sull'inversione della tendenza al riscaldamento globale, dimostrando al mondo di non sapere una cippa di ciò di cui stava discutendo l'assemblea da lui presieduta.
Evitato per poco il linciaggio da parte di tutti quelli che di evidenze scientifiche abbiano una qualsiasi conoscenza, il simpatico Sultan ha messo evidentemente il suo zampino nella stesura della prima bozza di conclusioni, che parlava come se niente fosse di "riduzione graduale" dei combustibili fossili ed era, palesemente, prodotto della sola volontà dell'Opec. La bozza è stata blandamente corretta a furor di popolo in dirittura d'arrivo ed è diventata un confuso buon proposito do fine anno. Non si è voluto adottare la formula, auspicata e necessaria, dell'"abbandono graduale" dei combustibili fossili e ci si è ridotti al compromesso molto democristiano di un'ambigua "transizione dai combustibili fossili" per arrivare a emissioni nette zero entro il 2050. Nessuna affermazione esplicita della necessità di abbandonare completamente petrolio, gas e carbone, nessuna tabella di marcia dettagliata e silenzio di tomba sulle eventuali sanzioni agli inadempienti.
Alla fase finale della discussione non ha partecipato il nostro Ministro dell'Ambiente Per Puro Caso Gilberto Pichetto Fratin, che è venuto via prima. E forse è meglio così.
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