mercoledì 17 gennaio 2024

To Boycott or not to Boycott

 


Charles Cunningham Boycott (1832-1897) fu incaricato di partire dall'Inghilterra nel 1880 per andare ad amministrare i terreni di Lord John Crichton, conte di Erne, uno dei più ricchi e potenti latifondisti inglesi, nell'Irlanda occidentale.

Inutile stare a raccontare le condizioni di sfruttamento dei contadini irlandesi nell'800, che Boycott cercava di conservare per tutelare i profitti del suo datore di lavoro; ma il vento della protesta ormai si stava alzando e lo scontro fu inevitabile.

La Lega Irlandese dei lavoratori della terra (Irish Land League) indisse uno sciopero dei braccianti impegnati nei latifondi più grandi, e le terre di Lord Esme rimasero senza manodopera. Boycott cercò di contrastare l'iniziativa, ma fu a sua volta circondato dalla passiva ostilità di tutta la comunità: i vicini non gli rivolgevano più la parola, i negozianti non lo servivano, il barbiere non lo radeva, gli operai non lavoravano alla manutenzione della sua casa, nemmeno il postino gli consegnava la corrispondenza.

Infine, il 1° dicembre 1880, Charles Boycott non poté far altro che prendere il traghetto per tornarsene in Inghilterra, portandosi le valigie da solo, ed entrò suo malgrado nella storia e nel vocabolario per l'invenzione del boicottaggio.

Chissà che l'origine storica del boicottaggio rivolto a loro danno non abbia lasciato negli inglesi qualche relitto di memoria urticante. Mercoledì 10 gennaio la Camera dei Comuni di Londra ha approvato una legge (che ora viene esaminata dai Lords, con possibilità di incontrare ostacoli) dal titolo criptico: The Economic Activity of Public Bodies (Overseas Matters) Bill. La nuova legge impedisce agli enti pubblici (comuni, università, fondi pensionistici, ecc.) di boicottare un particolare territorio internazionale, a meno che ciò non sia approvato dalla politica estera del Governo.

Potrebbe apparire strano rendere illegali i tentativi di tali enti di condurre investimenti o pratiche collaborative fondati su principi etici o tenere conto dei diritti umani nelle loro scelte economiche, se la formulazione astratta e generica non nascondesse un obiettivo puntiforme e specifico. Si tratta della campagna Boycott, Divestment and Sanctions, movimento di protesta che intende esercitare pressioni su Israele per il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani; e sono tanti gli enti che hanno già interrotto i rapporti con aziende (israeliane e non) che operano nei territori palestinesi occupati. E, al di là di tutte le sue caratteristiche palesemente illiberali, uno degli aspetti più sconcertanti della nuova legge, fermamente voluta dai conservatori, è la formulazione che considera i territori occupati e le alture del Golan come parti legittime di Israele, in aperto contrasto con le risoluzioni dell'ONU e con il diritto internazionale.

Qui trovate le obiezioni di Amnesty International.

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