lunedì 19 febbraio 2024

Non è un paese per alberi - 2

 Amministratori comunali che tuttora vivono in epoche remote si vantano (peraltro falsamente) di curarsi degli alberi in città "perché fanno ombra d'estate". Gli alberi che crescono nelle aree urbane fanno molto di più della semplice ombra. Intanto la clorofilla, mentre assorbe la radiazione elettromagnetica più o meno lungo tutto lo spettro della luce visibile, riflette invece la radiazione infrarossa, termica (cosa che una tettoia o un telo di plastica non fanno); poiché ciò avviene in massima parte sulla pagina superiore delle foglie, c'è un effetto di dispersione attiva del calore verso l'alto. Se all'ombra di un albero avete una sensazione di frescura più gradevole che all'ombra di una tettoia, non si tratta solo di una vostra impressione, è un fatto reale. Inoltre, un albero disperde decine di litri d'acqua per evaporazione attraverso le foglie, quindi rinfresca ulteriormente l'aria circostante grazie al calore latente di evaporazione (in soldoni, l'evaporazione richiede calore, che viene sottratto all'ambiente circostante: se fate bollire l'acqua sul fuoco, nonostante continuiate a scaldarla, non supera i 100°C, perché l'energia che continuate a fornire serve solo a farla evaporare).

L'energia luminosa assorbita dalla clorofilla viene usata per il compito, molto dispendioso, di strappare atomi di idrogeno all'acqua (è il processo che libera, come effetto collaterale, ossigeno); questi, a loro volta, serviranno a ridurre l'anidride carbonica (O=C=O) a unità di carboidrati [(H-C-O-H)n] con i quali le piante costruiscono se stesse e danno da mangiare a (quasi) tutto il resto dei viventi. Quando guardate un albero e pensate "ma quanto è grande..." tenete presente che (quasi) tutta quella roba lì è anidride carbonica sottratta all'atmosfera. Ma una volta che la luce ha fornito un tale "potere riducente", questo può essere usato mica soltanto per ridurre l'anidride carbonica; se si trova a passare di lì una molecola di un qualche tipo di ossido di azoto (una categoria di inquinanti atmosferici tra i più pericolosi, presenti nei gas di scarico di motori e impianti di riscaldamento) viene agevolmente ridotto pure quello, e trasformato in qualcos'altro di meno dannoso.

Quindi la presenza di alberi in città, lì dove le aree pavimentate e cementificate generano le terribili "isole di calore" estive, e dove gli inquinanti atmosferici vengono prodotti, ha una quantità di benemerenze che vengono scarsamente riconosciute, ed è sempre più di vitale importanza. Stefano Mancuso (che pure a volte esagera un po' in enfasi) ci dice spesso che nelle aree urbane la quota ottimale di aree alberate dovrebbe coprire almeno il 30% della superficie. Nelle grandi città italiane siamo ben al di sotto del 10%, e la qualità dell'aria parla chiaro sull'inadeguatezza di tale valore. In provincia forse ce la passiamo un po' meglio, ma in ogni caso i nostri alberi cittadini dovrebbero essere curati con tutte le attenzioni come alleati preziosi.


Ma, almeno in passato, chissà se c'era pessimismo sulla possibilità di sviluppo, chissà se tirchieria nel dimensionamento delle aiuole, oppure inconsapevolezza dell'oscuro fenomeno della crescita in diametro, ma il risultato è che molti dei nostri preziosi amici si trovano ormai in condizioni di grave sofferenza.


E come se non bastassero questi orrori originari prodotti decenni fa in fase di progettazione, si aggiungono anche malefatte moderne:


Cordicelle di nailon legate al tronco anni fa e mai rimosse, per chissà quale motivo, forse per appendere decorazioni festaiole in onore di una qualsiasi Madonna del Vattelappesca tra le innumerevoli che infestano il calendario. Le corde cominciano ormai a comprimere la corteccia; appena sotto la corteccia c'è lo strato di cellule del cambio, che ogni primavera si riproducono per formare un nuovo strato di cambio verso l'esterno e un anello di nuovi vasi che condurranno l'acqua dalle radici alle nuove foglie all'interno, facendo crescere il diametro del tronco. Quando l'ostacolo interromperà la continuità della riproduzione del cambio, l'albero morirà, e l'apposito assessore ci racconterà la solita favoletta che a lui dispiace moltissimo abbattere gli alberi, ma non se ne può proprio fare a meno.


 Posso intervenire personalmente ad andare a tagliare le cordicelle, salvo il fastidio di dovermi portare in giro per il viale una scaletta. Come primo provvedimento, un paio di settimane fa sono andato a mostrare le foto all'Ufficio Ambiente del Comune, dove la responsabile mi ha molto ringraziato per la segnalazione. Ma se entro marzo le cordicelle non saranno sparite, mi toccherà armarmi di forbici e scaletta.

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