Un paio di giorni fa, la Corte Europea dei diritti dell'uomo ha discusso tre cause intentate da cittadini contro i rispettivi Paesi per l'inazione nel contrasto al cambiamento climatico. Due sono state bocciate, non per questioni di merito, ma per difetti formali o procedurali. Un gruppo di giovani portoghesi aveva fatto ricorso alla Corte mentre aveva ancora possibili strade da percorrere attraverso gli organi di giustizia del proprio Paese, e questo ha "salvato" il Portogallo (e altri 31 Paesi europei tra cui l'Italia) poiché la Corte per i diritti dell'uomo è il tribunale di ultima istanza a cui rivolgersi quando si sono esaurite tutte le possibilità di far valere i propri diritti presso i tribunali nazionali; l' ex sindaco di Grande-Synthe, oggi europarlamentare, aveva intentato causa contro la Francia per il rischio di inondazione di tale città costiera per l'innalzamento del livello del mare, ma la Corte non gli ha riconosciuto alcun titolo come vittima in questa fattispecie perché non risiede più lì e non vi possiede alcun immobile.
E invece le KlimaSeniorinnen, le "anziane per il clima" hanno vinto e la Svizzera è stata condannata. Non è una "prima volta" assoluta: ci sono stati diversi Stati, tra cui la Francia, che sono stati sanzionati dai rispettivi tribunali nazionali per il mancato rispetto degli obblighi assunti nelle varie convenzioni internazionali per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti; ma è la prima volta che uno Stato viene sanzionato dalla Corte Europea per i diritti dell'uomo, e questo è un precedente di cruciale importanza per tutti i 46 Paesi del Consiglio d'Europa. Che la propria nazione non faccia tutto quanto è possibile per ridurre il riscaldamento climatico è riconosciuto come una violazione dei diritti umani.
E ora, darsi da fare che è già troppo tardi.
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