domenica 10 marzo 2013

Il suino puzza di bruciato


E' un bel/brutto enigma, quello dei cinghiali contaminati da Cesio 137 in Valsesia. Esaminiamolo a partire dai fatti disponibili in base alle notizie di stampa. Si tratta di cinghiali abbattuti nella stagione di caccia 2012, e sono stati esaminati campioni di muscoli striati (lingua e diaframma). I valori di radioattività riscontrati negli animali variano da 0 a oltre 5600 becquerel/kg, e non si capisce (i giornalisti non sanno scrivere) se 27 campioni (su non si sa quanti) sono oltre il limite, ritenuto di relativa sicurezza, di 600 Bq/Kg, o se 10 campioni su 27 esaminati superano tale soglia. La seconda ipotesi potrebbe essere peggiore della prima.
Comunque sia, sono valori molto elevati e con una variazione ampia, che indica una notevole disomogeneità della contaminazione.
Punto fermo: il Cesio 137 non esiste in natura, ed è un prodotto tipico di fissione dell'Uranio. Quindi si può trovare solo come risultato dell'attività di centrali nucleari. Non sono plausibili altre ipotesi.
E' solubile in acqua, può essere assorbito dalle radici delle piante, e quindi entrare nella catena alimentare. Decade a Bario 137-m, ottima sorgente di raggi gamma, con un tempo di dimezzamento di circa 30 anni, ed il Bario-m a sua volta decade a Bario naturale, inerte, con un tempo di dimezzamento di meno di 3 minuti.

Ipotesi in ballo come teorie esplicative:
1) Si tratta di un risultato dell'incidente di Chernobyl del 1986, che sparse una nube di contaminanti radiottivi, di cui il Cesio 137 era costituente principale, su tutta l'Europa.
Questo implica che una analoga popolazione di cinghiali, esaminata negli anni immediatamente successivi all'incidente, avrebbe dovuto mostrare un livello di contaminazione circa doppio di quello, già preoccupante, di oggi.
Nessuno se n'era mai accorto ?
E come spieghiamo la disomogeneità fra i campioni ? E' vero che il Cesio distribuitosi a terra portato dalle correnti d'aria, potrebbe essersi poi concentrato in punti particolari per il ruscellamento delle acque; ma quale acqua rimane in montagna per quasi trent'anni senza scendere a valle, o quali piante vecchie di trent'anni vengono mangiate dai cinghiali ? O quanto localizzata e poco omogenea può essere la redistribuzione dei prodotti di decomposizione di piante morte (o, a maggior ragione, di animali) ad opera di funghi, batteri a loro volta trasportabili dalle acque, o insetti, acari, vermi assortiti ecc. ? Attraverso questi meccanismi di ricircolo della materia, in 27 anni, è difficile che il materiale radioattivo rimanga così concentrato in pochi punti da non contaminare affatto alcuni animali, e così pesantemente altri.
Sotto-teoria aggiuntiva: i cinghiali risultati positivi potevano provenire da zone dell'Europa orientale maggiormente contaminate.
Ma il Cesio ingerito viene smaltito dall'organismo attraverso feci e urine con un'emivita biologica (cioè un dimezzamento di concentrazione nei tessuti) di due mesi / due mesi e mezzo, e i cinghiali si spostano e migrano sì, ma non viaggiano certo in aereo. Quanto lontane e quanto contaminate potranno mai essere le zone di provenienza di questi animali ?
2) In Piemonte, non lontano dalla Valsesia, ha funzionato fino al 1987 la centrale di Trino Vercellese, ed esiste il principale sito di custodia delle scorie a Saluggia: in Italia le centrali nucleari hanno funzionato mezza giornata e non sappiamo dove mettere le scorie prodotte: il sito di Saluggia è provvisorio da quel dì. E inoltre, siccome siamo bravi, ci siamo offerti di trattare anche le scorie di altri Paesi. Sempre nel sito provvisorio.
Trino è in fondo alla pianura, e Saluggia è sulla Dora Baltea, immediatamente a monte della Riserva Naturale Speciale della Confluenza della Dora (YUK !). I cinghiali sono stati abbattuti in montagna, nell'alto bacino del Sesia. Una contaminazione accidentale da queste fonti non sarebbe ipotizzabile neanche se l'acqua scorresse in salita.
3) E quindi ? Secondo me, rimane in piedi solo l'ipotesi della contaminazione non accidentale, ossia lo smaltimento illegale di scorie. La disomogeneità della contaminazione dei cinghiali è in accordo con una sorgente di Cesio 137 molto localizzata: alcuni ne hanno mangiato ed altri no. Quale posto migliore di valli alpine sperdute e poco abitate per seppellire rifiuti così problematici ? Chi li ritroverà mai ? Che male possono mai fare quassù, lontano dai centri abitati ?
Mi auguro che chi ha avuto la pensata si sia poi alimentato di salsicce di cinghiale. E di funghi. E di mirtilli. E di trote. Eccetera eccetera.
Il mondo che usiamo come pattumiera è quello da cui dipendiamo.

Nessun commento:

Posta un commento