mercoledì 4 novembre 2009

E ci mettiamo una croce sopra


Per mettere un pò d'ordine, cominciamo con un riassunto delle puntate precedenti:

- 1870: breccia di Porta Pia. Si completa l'unificazione nazionale, Roma diventa capitale d'Italia, e lo Stato della Chiesa non esiste più. Il Papa mette su il broncio.

- 1929: Concordato. Sono passati quasi sessant'anni di broncio pontificio, e nel frattempo Mussolini ha costruito un pezzo per volta la sua dittatura reprimendo qualsiasi forma di opposizione e forzando il consenso popolare a suon di propaganda martellante. Però Mussolini non ha Mediaset, la televisione non esiste, e per rimbambire gli ormai non-più-elettori c'è solo la radio (che comunque non è poco) e il cinema. Mussolini vede nelle omelie domenicali nelle chiese una importante potenziale forma di propaganda, o almeno la possibilità di tacitare e placare le masse, e riporta il buonumore al di là del Tevere stipulando i Patti Lateranensi. L'arruolamento del Papa, se non proprio tra i sostenitori, almeno tra i non-oppositori del fascismo, costa carissimo all'Italia. La religione cattolica diventa religione di Stato; lo Stato italiano si sobbarca il pagamento dello stipendio ai preti (la "congrua"); e come formale e neanche tanto simbolica restituzione alla Chiesa del potere politico perduto, viene istituito lo Stato della Città del Vaticano. Checchè se ne dica, d'ora in avanti il fascismo picchierà e ucciderà senza avere alcun fastidio dalla Chiesa, salvo ovviamente azioni individuali di preti eroici.

- 1948: Costituzione repubblicana.
Articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Articolo 7: Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Articolo 8: Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Il fatto che lo Stato e la Chiesa siano indipendenti e sovrani, ma che ci sia una religione di Stato, stride in modo piuttosto evidente con i principi enunciati negli articoli 3 e 8 (e infatti l'articolo 7 intravede già la necessità di modificare i Patti). Con la modernizzazione del paese ed il progredire degli usi e dei costumi, lo stridore diventa sempre più fastidioso. Lo Stato deve necessariamente essere laico, e non può avere una "sua" religione.

- 1983: Revisione del Concordato. Come logica vuole, la religione cattolica non è più religione di Stato. Ma per liberare lo Stato laico da questo vincolo, Craxi deve pagare un riscatto ancora una volta salatissimo (la Chiesa è sempre preoccupata solo ed esclusivamente della salvezza delle anime, ma davanti ad un bel gruzzolo di soldi tende un pò a deconcentrarsi). L'Italia non paga più il costo del sostentamento del clero, ma dà accesso alla Chiesa all'otto per mille dell'IRPEF, che è una cifra spropositatamente superiore a quella precedentemente dovuta per la "congrua", e molto gradita al Vaticano, che nel frattempo è diventato un paradiso non tanto per le anime quanto per le nebulose operazioni finanziarie dello IOR di monsignor Marcinkus.
L'elargizione dell'8 per mille da parte del contribuente è volontaria, ma viene elaborato un meccanismo truffaldino per la ripartizone delle scelte non espresse, per cui con circa il 30% delle firme, la Chiesa intasca circa l'80% della cifra disponibile (e ritornerò su questo argomento al momento opportuno, tra pochi mesi).
In più, la Chiesa non rinuncia alla propria presenza nelle scuole, e ne nasce una mostruosità giuridica: si mantiene, nelle scuole pubbliche, un'ora settimanale di insegnamento della religione cattolica, mandando ancora una volta all'aria il principio di uguaglianza delle confessioni religiose. Si cerca di ovviare al pasticcio con corsi opzionali alternativi che ovviamente non troveranno mai realizzazione concreta. Pralina: gli insegnanti di religione vengono pagati dallo Stato, ma vengono scelti dal Vescovo, e non sostengono alcun tipo di concorso, con la scusa che tanto il Vescovo li sceglie anno per anno. Pralina della pralina: quando sulla poltrona di ministro della Pubblica Istruzione si siede la prima Letizia Moratti che si trova a passare di lì, gli insegnanti di religione entrati a scuola senza alcun concorso vengono inseriti a ruolo in massa, diventando inamovibili con un colpo di bacchetta magica che meriterebbe un processo per stregoneria da parte della Santa Inquisizione.

Ed eccoci qua. Paghiamo il pizzo dell'otto per mille per avere uno Stato laico e non confessionale, e la Chiesa intasca i quattrini, ma continua a comportarsi come se la religione cattolica dovesse essere una fonte di diritto per le leggi italiane. E ancora oggi dopo 140 anni aspettiamo che l'Italia riesca a rendersi una nazione indipendente, e smetta finalmente di essere una colonia di Città del Vaticano.

Tanto per fare un esempio di salvaguardia della non confessionalità dello Stato che mi sembra non banale: in Turchia nel 2008, il partito di maggioranza AKP, quello di Erdogan, che si ispira esplicitamente a valori religiosi, è stato messo sotto indagine dall'Alta Corte di giustizia per possibili violazioni del principio della laicità dello Stato. E nella Turchia moderna, dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi, ben 26 partiti sono stati sciolti per questo motivo. Nel caso dell'AKP l'indagine si è poi risolta con un nulla di fatto, ma vi potete figurare una cosa del genere in Italia ? Se putacaso dicessero a Pierferdy Casini che forse ci potrebbe essere magari chissà qualche dubbio che il suo partito non possa eventualmente presentarsi alle elezioni perchè i principi che enuncia contrastano con gli articoli 3 e 8 della Costituzione ? Ma ve li immaginate gli strilli ?

Nelle ultime 24 ore circa, da quando la Corte Europea dei Diritti Umani ha sancito (all'unanimità: 7 giudici su 7) un fatto che dovrebbe essere del tutto ovvio, talmente lapalissiano da risultare banale: "Lo Stato deve astenersi dall'imporre delle credenze religiose nei luoghi in cui le persone sono dipendenti da esso" e "l'esposizione obbligatoria di simboli religiosi viola la libertà dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni", vale a dire: una religione non può essere imposta nè privilegiata dallo Stato, per cui negli edifici pubblici non devono essere esposti simboli di una confessione in particolare, e men che meno la loro esposizione può essere resa obbligatoria; si sono sentite come reazione le affermazioni più assurde che si possano immaginare. Tanto per cominciare, il PD, sempre coerente con se stesso, balbetta (laicità, parola ormai sconosciuta da quelle parti); il Vaticano si arrampica sugli specchi: il portavoce Lombardi "Il crocifisso è un simbolo... di unione ed accoglienza di tutta l'umanità, e dispiace che venga considerato come un segno di esclusione..." (e infatti si è visto quanto sono stati accoglienti con la recente proposta dell'ora di religione musulmana nelle scuole, che era ovviamente una provocazione: essa diventa logica dal momento che esiste un'ora di religione cattolica, ma porta a dover avere poi l'ora di religione protestante, ortodossa, taoista, ecc.: si chiama reductio ad absurdum, e serve a dimostrare che è sbagliato il punto di partenza: non deve esserci un'ora di religione cattolica. L'hanno capito tutti, tranne il più scemo della compagnia, tale Dalle Vedove, ex radicale, ancora convinto che fosse un'idea seria). Ma cosa c'entra l'attribuzione al simbolo di un valore positivo ? Ci mancherebbe solo che non avesse valori positivi. La questione è semplicemente che un simbolo rappresentativo di una religione e non di altre non può essere posto come obbligatorio in uno spazio gestito da uno Stato che non discrimini le persone. Che il crocifisso possa essere un simbolo affratellante ed inclusivo potrei anche concederlo (ma mi piacerebbe chiederlo agli Incas, agli Aztechi, a tutti quelli che sono stati torturati da Torquemada, agli abitanti di Gerusalemme nel 1099, ecc.), tanto quanto potrebbe esserlo un Buddha o un'infinità di versetti del Corano; ma non è questo il punto.

Poi ci sono quelli semplicemente e inguaribilmente falsi, come l'ineffabile Buttiglione, che tentano di rovesciare la realtà con il consueto e frusto metodo di far sembrare l'affermazione di un principio di uguaglianza come la privazione di un diritto di chi era avvantaggiato, e l'eliminazione di una discriminazione come una discriminazione a danno del privilegiato. Metodi berlusconiani di disinformazione, solita roba.

E infine ritorna fuori ancora la questione delle nostre "radici culturali".
MMMIIIIIIIHHHHHHIIIII !!! Sono anni ed anni che ci lessano i testicoli e ce li fanno a fettine alla julienne con questa fandonia delle "radici culturali cristiane". Le radici culturali cristiane non esistono, nè per l'Italia, nè per l'Europa. Se fosse per le nostre radici cristiane, la cultura europea sarebbe ancora ferma al medioevo. Avremmo i monaci che deterrebbero l'esclusiva della pubblicazione di soli libri permessi dalla Chiesa e conformi alla dottrina aristotelica, che sarebbe probabilmente ancora considerata l'unica forma legittima di pensiero.
Se siamo usciti da questo buio pesto lo dobbiamo:
ad una robusta e salutare iniezione di cultura matematica araba (sissignori, araba), che con l'algebra, gli algoritmi ed altre innovazioni ha permesso di sviluppare nuovi metodi di calcolo. Ricordo agli smemorati che l'aritmetica greca e romana non contemplava neanche il numero zero, quindi lascio immaginare quanto potesse essere limitata.
Nuove capacità di calcolo hanno permesso nuove interpretazioni della realtà, sempre e costantemente osteggiate dalla Chiesa fedele al suo simulacro di sapere fisso e immutabile. Copernico, Keplero, Galileo e Newton possono a buon diritto essere considerati come radici della cultura europea o no ? Vi risulta che qualcuno di essi abbia avuto qualche problemino con la religione o no ? La cultura europea deve ringraziare gli studiosi che hanno osservato la realtà con mente aperta, convinti che gli uomini potessero ragionare con la propria testa, senza i vincoli imposti dai dogmi della fede, o il Tribunale dell'Inqusizione che si adoperava per metterli a tacere ? Tutti i ragazzi italiani studiano a scuola la Divina Commedia; non si tratta forse di radici culturali cristiane ? Ma Dante, il papa in carica non lo mette in anticipo all'Inferno tra i simoniaci ?
E tanto per cogliere l'occasione e celebrare l'anniversario che cade proprio in questi giorni, soli 150 anni fa con quale apertura mentale la Chiesa ha accolto l'Origine delle Specie dello zio Carletto Darwin ? Nel caos del celebre dibattito di Oxford del 30 giugno 1860, dovrei riconscere tra le mie radici culturali il capitano Fitz Roy che faceva il giro della sala sollevando un libro sopra la testa ed urlando a squarciagola: "La Bibbia ! La Bibbia ! La Bibbia !" Oppure il vescovo Wilberforce che derideva l'amico di Darwin Thomas Henry Huxley (il nonno di Aldous, autore de Il Mondo Nuovo) domandandogli se fosse per parte materna o paterna che si vantava di discendere da una scimmia ? O lo stesso Huxley che rispose che avrebbe preferito avere tra i suoi antenati una scimmia, piuttosto che un uomo che adoperava la propria intelligenza per nascondere la verità anzichè cercarla ?
Le VERE radici culturali dell'Europa stanno proprio nella capacità di opporsi ai dogmi della religione, e nell'affermazione della capacità dell'uomo di utilizzare il proprio intelletto senza preconcetti imposti da presunte verità rivelate. Se l'Europa ha una cultura un pò più avanzata di quella dei tempi delle Crociate, è solo perchè le verità se le è andata a cercare razionalmente, mettendo da parte quelle preconfezionate nelle Sacre Scritture. Altro che radici cristiane.

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