martedì 23 marzo 2010

Il paradigma della cravatta verde

Tra i mille motivi di indignazione che si trovano quotidianamente nella lettura dei giornali, quello che mi ha più impressionato questa mattina è contenuto in una lettera di una mamma di Torino alla redazione de il manifesto.
La signora, che sta iscrivendo il figlio in prima elementare, è andata a consultare le graduatorie per la composizione delle classi ed ha trovato, inorridita, l'elenco dei bambini diligentemente suddiviso per nazionalità. Anzi, ancor più crudamente, rileva la mamma, in realtà senza alcun interesse per la nazionalità: due sole categorie: italiani e stranieri. Bambini di sei anni, dello stesso quartiere, che hanno giocato insieme all'asilo e ai giardinetti, devono trovare il proprio nome in due colonne diverse, italiani o stranieri ?
La signora, messa di fronte al "fantasma del razzismo decretato per legge" paventa il momento in cui la Gelmini imporrà la dicitura "italiano" o "straniero" ricamata anche sul grembiule (o magari, chissà, grembiulini di colori diversi ?) e conclude: "noi ci ricameremo su "straniero", perchè in questa Italia così meschina e razzista non è che ci sentiamo tanto a casa."

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