mercoledì 31 ottobre 2012

Sandy Minds


Trionfo mediatico dell'uragano Sandy, che ha monopolizzato per giorni l'attenzione dei mezzi di comunicazione e ottenuto ottimi livelli di audience. Un successone.
L'attesa della catastrofe, immeritata crudeltà della natura, in procinto di abbattersi su New York e sulla sua popolazione, e la speranza dell'arrivo, da un momento all'altro, di Superman in volo: non c'è niente da fare, gli americani ci fregano con i disastri. Noi non possiamo competere con le quattro dita di neve dell'anno scorso a Roma, impavidamente affrontate a colpi di sale fino da un sindaco che ha costruito la sua carriera politica facendo a botte anzichè ragionando, mentre forse Topo Gigio sarebbe stato il supereroe che avrebbe potuto salvare la nostra Capitale dal caos. Nessuno ci farebbe su un film.
Invece, càspita, l'uragano più violento che si ricordi si abbatte su New York, è tutt'altro mix di effetti speciali, la presa sul pubblico è assicurata. E infine la tragedia dei 40 morti statunitensi, ben più prontamente enfatizzata dei 50 haitiani: anche la morte ha un valore indicizzato in base al reddito.
Ma in questo bel film d'azione per grande pubblico, è mancato un protagonista. Mi sarei aspettato, nel ruolo di cattivo, qualcuno che invece non è stato ingaggiato nemmeno come comparsa.
"Immeritata crudeltà della natura" ? Ne siamo sicuri ? C'è una trama, una causa, un generatore dietro l'attacco pluviale che ha così duramente messo alla prova la Libertà Occidentale e la sua statua ?
Un uragano è pur sempre un evento naturale, anche se eccezionale a latitudini temperate: quale oscura forza del male può essere in grado di provocarlo ? La Spectre ? L'Enigmista ? Il potente soffio del lupo cattivo ? Un complotto ordito dalla salma di Bin Laden dal fondo del mare con la complicità di un medium appositamente addestrato in qualche madrasa di Islamabad ?
Come accade in generale da molti mesi a questa parte, anche in questo caso nessun telegiornale, nessun commentatore, nessun cronista, nessuno di coloro che hanno contrbuito alla sceneggiatura di questo kolossal catastrofico, ha osato pronunciare le parole: "effetto serra", "riscaldamento globale", "cambiamenti climatici". Il sipario è calato sull'argomento ed una pesante ed insonorizzata pietra tombale è stata posta su ogni dibattito e discussione.
Tabù. Sembra che un saldo vincolo omertoso leghi tutti i mezzi di informazione nell'intento di far scordare all'opinione pubblica l'effetto che gli agi del nostro stile di vita hanno sul clima. Mentre la crisi economica morde al sedere tutti i profitti, l'idea che ridurre i consumi sia una saggia necessità anzichè una disgrazia recessiva va messa a tacere, seppellita e tumulata.
Eppure, le evidenze empiriche sono sempre più solide: più consumi, più anidride carbonica, ne segue effetto a cascata sugli altri gas-serra a cominciare dal vapore acqueo; e quindi più effetto serra, atmosfera più calda, più energia disponibile, maggiori differenze medie di temperatura tra masse d'aria, perturbazioni più veloci e più violente (oltre ad altri eventi che un tempo potevano essere detti "estremi", a seconda delle latitudini, delle stagioni e delle "attitudini" climatiche locali: siccità prolungate, gelate, ondate di caldo, inondazioni).
Nessuno, beninteso, oserebbe dire che l'effetto serra è LA causa, chiara ed univoca, di uno specifico uragano nè di uno specifico evento di siccità. L'effetto serra fa aumentare le PROBABILITA' che tali tipi di eventi si verifichino (e quindi se ne può constatare l'effetto sul numero e la frequenza degli "eventi estremi" in un arco di tempo e in una diversità di situazioni sufficientemente ampi).
Ora di queste cose non si può più parlare per non dissolvere l'illusorio miraggio di una ripresa economica che non ci sarà mai ?
Figuriamoci negli Stati Uniti nel clou della campagna elettorale: parlare della necessità di ridurre i consumi e quindi di contrarre produzioni e commerci delle mille stupidaggini inutili che acquistiamo senza alcuna necessità, sarebbe un suicidio politico: chissà quanti voti si perderebbero dicendo la verità.
Così dobbiamo assistere al kolossal - thriller - tutto - azione - e - suspence dell'urgano che flette i grattacieli di Manhattan rimanendo il più possibile ignari della parte più avvincente ed interessante della trama. Il cattivo del film rimane nascosto ed innominabile, da sceneggiatori che puntano più sull'appariscenza degli effetti che sulla costruzione della storia. E' un "cattivo" dalle mille diramazioni e dai molti tentacoli, i cui piani perversi estendono i loro esiti ovunque e su tempi lunghi; e dovremmo fare finta di non riconoscerlo nemmeno nei suoi effetti più immediati e palpabili. Il nemico oscuro e tenebroso che trama contro di noi sono i nostri esagerati consumi; ma in tempi di crisi quella è una forza ostile che non si può additare: l'economia di mercato ha bisogno che le nostre menti rimangano inerti e pesanti come sabbia.

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