giovedì 17 dicembre 2009

La papera nella foto, l'oca con la carta di credito e il batterio con la messa a terra: è un post complicato


La Conferenza sul clima di Copenhagen, che avrebbe dovuto essere l'occasione in cui ci giochiamo la pelle, si avvia alla conclusione prevedibilmente con un nulla di fatto e, se va molto bene, con un rinvio delle decisioni cruciali, magari a quando sarà già troppo tardi. Qui si richiedeva ai leader politici di fare i leader politici, cioè di avviare percorsi lungimiranti di programmazione del futuro; gli unici sforzi in tal senso sono venuti dai paesi del terzo mondo, ma le buone intenzioni sono state strangolate nella culla dai paesi ricchi: a quanto pare, le cosiddette democrazie capitalistiche non sono in grado di esprimere veri leader politici, ma solo cani da guardia del profitto imprenditoriale; e questo qualche cosa vorrà pur dire. In questo scenario di confronto tra diverse visioni del mondo e concezioni dei rapporti tra l'uomo e le risorse che esso utilizza, dove ogni decisione ha un impatto fondamentale sulla vita delle generazioni a venire, dove insomma occorrono davvero delle capacità, l'Italia gioca il suo asso: la Prestigiacomo. Io me la immagino, presa e concentratissima, a fare shopping per le strade di Copenhagen con la carta di credito del Ministero, per qualche ora di frenetica attività, prima di rilassarsi finalmente per qualche minuto sulle comode poltrone del Centro Congressi in cui si svolge quella noiosissima conferenza di cui tanto non capisce un'acca.
Fatta questa introduzione polemica, partirei con due notiziole che ho trovato ieri sul sito internet di Le Scienze, prendendo però le questioni un pò alla larga. Intanto un quesito che potrebbero porsi i bambini, ma al quale difficilmente gli adulti sono capaci di rispondere: quali sono gli animali che pesano complessivamente di più sulla superficie della Terra ? Per rispondere in modo razionale, fissiamo una categoria classificatoria abbastanza riconoscibile (quasi) ad ogni livello: poichè non tutti sono capaci di distinguere un gabbiano glauco da un gabbiano reale (c'è di peggio: una volta ho sentito con le mie orecchie una signora additare alla curiosità del suo bambino un gabbiano reale austeramente posato sui macigni frangiflutti del molo: "Guarda, hai visto la papera ?"), procediamo per Famiglie: Sciuridi (scoiattoli), Elicidi (le nostre comuni chiocciole) Strigidi (gufi), eccetera. Se deve individuare gli animali più "pesanti" sul pianeta uno pensa subito alle enormi balene, ed è tentato di rispondere: Balenotteridi. Però si tratta di un gruppetto di specie per lo più ridotte a poche migliaia o, peggio, poche centinaia di individui, ed il loro peso complessivo è in realtà piuttosto trascurabile. Allora la risposta sembra diventare ovvia: se noi umani siamo sei miliardi e siamo sparsi in ogni angolo del globo, diventa chiaro che i più "pesanti" di tutti sono gli Ominidi, con la loro unica specie.
Ma anche questa risposta è sbagliata. La famiglia animale più abbondante sul pianeta è quella dei Formicidi. Le formiche ci sovrastano per numero, distribuzione e massa complessiva.
Se non avete indovinato non prendetevela, il quesito era del tutto ozioso, e serviva solo come traccia propedeutica per il successivo: quale tra i cinque regni della vita costituisce la massa totale maggiore ? Procarioti (Batteri), Protisti (organismi unicellulari dotati di nucleo ed organelli, ed alghe), Funghi, Piante o Animali ?
Qui la risposta viene molto facile, basta guardarsi attorno (o anche passare una giornata a tosare l'erba del giardino): Piante. Ed in questo caso la prima evidenza è anche quella probabilmente più corretta. Ma non ne siamo del tutto sicuri: come le piccole e numerosissime formiche riescono a superare gli uomini per peso complessivo, la continua scoperta di ambienti impensabili nei quali i batteri riescono a svilupparsi in modi straordinariamente originali mette in discussione il primato delle piante in fatto di biomassa totale. Credo che i primi dubbi siano sorti circa venticinque anni fa, con la scoperta di batteri nelle vene d'acqua delle rocce di profondità. Quella scoperta dimostrò che il fattore critico per l'esistenza della vita è la prsenza di acqua allo stato liquido, senza particolari limiti riguardo alla temperatura. Infatti l'acqua presente nelle rocce profonde, a causa delle elevatissime pressioni, è liquida a temperature che si aggirano sui 270°C, ed i batteri adattati a vivere in questo tiepido brodino muoiono, se si può dire così, "assiderati" attorno ai 60°C.
E da un batterio del sottosuolo e delle rocce (ma non così profonde) del genere Shewanella, giunge la interessante novità che trovate qui:

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Batteri_che__respirano_roccia__e_producono_elettricità/1341378

Poichè il microrganismo vive a profondità tali da non avere ricambio di aria, ma ottiene l'energia necessaria al suo metabolismo dall'ossidazione di composti organici così come facciamo noi, anzichè appioppare gli elettroni che "avanzano" dalle reazioni di ossidazione all'ossigeno (che non c'è) per ridurlo ad acqua come facciamo noi, "scarica" tali elettroni di risulta sul ferro. Il problema del batterio è che nei minerali del sottosuolo ben difficilmente il ferro si trova in forma solubile, e quindi non può essere portato all'interno della cellula per poter essere "respirato". La micromeraviglia della natura che è stata recentemente scoperta in Shewanella è un apparato filamentoso di conduzione elettrica che attraversa la membrana e la parete cellulare, e funziona pari pari come un cavo di messa a terra di un macchinario elettrico, attraverso il quale gli elettroni vengono indirizzati sui minerali ferrosi all'esterno della cellula. In tal modo ogni cellula batterica alimenta una microcorrente elettrica che a sua volta le permette di mantenere attivo il suo metabolismo ossidativo.
In generale, le performance metaboliche delle Shewanella non vengono molto apprezzate dall'umanità: diverse specie di questo stesso genere vivono in mare e degradano la sostanza organica sul fondo in condizioni anaerobiche, rendendosi responsabili del caratteristico odore di pesce marcio; ma la prospettiva futuribile di ottenere delle batterie "a batteri" (ideali anche per simpatici giochi di parole e calembour), magari alimentate, ad esempio, con gli scarichi delle nostre reti fognarie, che nello stesso tempo decompongono i rifiuti organici e producono corrente elettrica, potrebbe renderci più simpatico tutto il gruppo.

Seconda notiziola: il motivo per cui la Prestigiacomo è a Copenhagen è che il Protocollo di Kyoto era un esercizietto propedeutico facile facile, serviva giusto a far vedere la buona volontà di fare il primo passo: 5 % di riduzione mondiale delle emissioni di CO2 nel quadriennio 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990, diversamente distribuito tra i diversi paesi secondo le loro responsabilità nell'inquinamento: 8 % per l'Unione Europea, inezie per l'Italia. Rispetto all'entità del problema, un nulla. Nonostante questo, l'Italia è attualmente ultima nell'applicazione del Protocollo: siamo a metà del periodo di valutazione e, mentre tutti gli altri paesi procedono spediti sulla via delle riduzioni, la nostra produzione di gas a effetto serra anzichè diminuire aumenta (e dovremo pagare una multa salata). A Copenhagen si sarebbe dovuto fare il primo vero passo importante, e tale passo non ci sarà, ma anche sul piano della manifestazione delle buone intenzioni siamo in coda alla classifica, dato che dalla ratifica del trattato si sono succeduti un governo (Prodi) che ha fatto troppo poco, ed un altro, quello del migliore statista degli ultimi 150 anni, che ha fatto nulla, o se qualcosa, ha peggiorato la situazione.
Oltre ad essere insufficiente, il Protocollo di Kyoto contiene anche qualche grossolano errore, che dovrebbe essere corretto. Il più evidente è quello di considerare "a bilancio zero" ai fini dell'anidride carbonica, la produzione di combustibili da masse vegetali fresche (il bio-etanolo, o come altrimenti volete chiamarlo), poichè si considera che l'anidride carbonica prodotta dalla combustione sia grossomodo la stessa che è stata assorbita dalle piante attraverso la fotosintesi durante la crescita (mentre quando bruciamo petrolio o carbone rimettiamo in atmosfera in un attimo tutta l'anidride carbonica assorbita dalle piante nell'arco di milioni di anni); fin qui, tutto bene.
Il problema è che non si tiene conto delle variazioni di destinazione delle superfici: se per coltivare piante destinate alla produzione di combustibili recupero un'area incolta dove crescono solo arbusti a crescita lenta, e semino piante a crescita veloce, in effetti aumento l'efficienza fotosintetica di quell'area, e quindi il conto torna; ma se (e questo accade più spesso) per aumentare la superficie coltivata disbosco una foresta pluviale equatoriale, che è il sistema più efficiente possibile nella cattura di anidride carbonica, altro che bilancio zero: ho fatto un danno mortale; il Protocollo di Kyoto non ne tiene conto.
Ma la produzione di combustibili attraverso l'agricoltura pone un altro problema fondamentale (sul quale insiste da anni uno che di mestiere ha sempre fatto il leader politico e non il servo delle imprese, e quindi, nonostante l'età, guarda sempre avanti e non nelle tasche: Fidel Castro): in questo modo noi mettiamo in concorrenza, per l'acquisto dei beni prodotti dalla stessa superficie di terreno, la signora africana che deve mantenere la sua famiglia con un dollaro al giorno, ed il giovane porco figlio di papà occidentale che deve riempire il serbatoio del suo SUV. L'agricoltore venderà i suoi prodotti a chi è disposto ad offrire di più: secondo voi chi vince ?
E adesso spunta fuori, e lo trovate qui:

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Più_ozono_nell_aria_con_i_motori_a_etanolo/1341331

un ulteriore problema che rende ancora più discutibile l'uso degli agrocombustibili: incrementerebbero le emissioni di ozono, un potente ossidante pericoloso per la salute di chi lo respira.
Ne approfitto per ricordare che, siccome tutto è relativo, l'ozono è un prezioso schermo alle radiazioni ultraviolette negli strati alti dell'atmosfera, e la sua diminuzione in quella sede stava creando rischi molto seri per la nostra salute; in quel caso l'umanità è stata capace di prendere misure adeguate, e pare che il problema si stia lentamente risolvendo; l'ozono al livello del suolo, invece, è un inquinante pericoloso. Ancora stamattina, in una trasmissione radiofonica, la telefonata di un ascoltatore reclamava come fatto impossibile che "l'anidride carbonica sia responsabile del buco nell'ozono"; certo che è impossibile, sono due problemi del tutto diversi: idee poche ma confuse. Però su chi viene eliminato dal Grande Fratello tutti sanno tutto. Ci serve più informazione ! Io cerco di fare quello che posso, aiutatemi.

mercoledì 16 dicembre 2009

Stranalandia

Il villaggio gallico condivide e sottoscrive quanto enunciato da Stefano Benni sul suo sito www.stefanobenni.it, che per maggior evidenza ripubblico qui di seguito:


In caso di censura a quei siti (compresi quelli cretini e provocatori che per chiunque abbia testa evaporeranno da soli) che non piaceranno al maggiordomo Fininvest Maroni, siamo pronti a scrivere: Odio Berlusconi con caratteri cubitali anche sul nostro sito ogni giorno.
Perché siamo tranquilli: non lo odiamo, sappiamo opporci a lui con mille altri sentimenti. Semplicemente ci sta sui coglioni e vogliamo che ne se vada. Ma anche se provassimo a odiarlo non saremmo mai vittimisti, prevaricatori e gonfi d’odio come lui.
Quindi Maroni, se ha un briciolo di coraggio, censuri tutto il web ma prima censuri il suo principale. Senza se e senza ma.



Di mio aggiungo che i suoi colleghi con la faccia da fesso e la cravatta verde, invece di prendersela sempre e solo con i venditori di kebab, potrebbero fare qualcosa anche nei confronti dei venditori di souvenir del Duomo di Milano: con tutte quelle punte, è chiaro che sono oggetti pericolosi. Anzi, da bravo Ministro dell'interno, potrebbe proclamare un altro dei suoi celebri editti in nome della sicurezza dei cittadini: far tagliare via tutte le guglie del Duomo, così anche le statuine dovranno adeguarsi. Sarebbe un provvedimento non più scemo di tanti altri dei suoi.

E a proposito di Stefano Benni, ieri sera io ho scoperto di essere vecchio: girando per una libreria, ho visto "Stranalandia" nella sezione "classici".
Con Lucrezio ed Ernest Hemingway.

giovedì 10 dicembre 2009

Centrali a carbone e facce di bronzo


ENEL ha richiesto a Greenpeace un risarcimento di 1,6 milioni di euro per presunti danni derivati dalle azioni dimostrative condotte dall'organizzazione ambientalista dal 2006 al 2009. Il valore intimidatorio della richiesta si comprende sapendo che il bilancio di Greenpeace (che si sostiene solo attraverso sottoscrizioni di privati cittadini, e non accetta finanziamenti nè dallo stato, nè da aziende, nè da partiti politici) è di 3,5 milioni. Principali fonti di danni per l'azienda elettrica sarebbero state due azioni condotte nella centrale di Brindisi nel 2007 e nel 2009; motivazione: a causa delle proteste, la centrale avrebbe lavorato bruciando olio combustibile anzichè carbone, con minore profitto. Minore profitto per ENEL, ma maggiore profitto per noi tutti, poichè in tal modo produceva il 20% in meno di CO2. Infatti, nella sentenza del TAR di Lecce che assolveva una dozzina di attivisti di Greenpeace banditi dal territorio di Brindisi come "socialmente pericolosi", è scritto: "l'azione di Greenpeace appare come reazione alla violenza inquinante cui è sottoposto il contesto ambientale..."
Nel calderone degli 1,6 milioni di danni, vengono addebitati a Greenpeace anche 1365,75 Euro che ENEL avrebbe speso per la rimozione della scritta "No carbone" dalla ciminiera della centrale di Porto Tolle (RO) nel dicembre 2006. Avranno cancellato la scritta con il pennellino del bianchetto ? E per quanto mi riguarda la scritta poteva benissimo rimanere lì dov'era: Porto Tolle è nel delta del Po, parco naturale e una delle rare zone umide dove sopravvivono decine di specie di uccelli che in pochissime altre parti della fascia temperata della Terra riescono ancora a trovare habitat non devastati dall'uomo. Avete idea di quanto ci stia bene in un contesto del genere una centrale a carbone ?
Per avere un quadro di prima mano sulle istruttive vicende della centrale di Porto Tolle, vi suggerisco di consultare l'archivio di www.lavocetta.blogspot.com (donde è tratta la foto).

Il maggiore produttore di CO2 in Italia è ENEL (44,4 milioni di tonnellate/anno).
ENEL in questi giorni è presente alla Conferenza sul clima di Copenhagen per promuovere la sua "linea verde".
Complimenti.

lunedì 7 dicembre 2009

A porte chiuse

Ma porcaccia la miseriaccia, io non ce la faccio più ! Continuamente vengono fuori fatti e fatterelli che mi portano quasi tutte le sere a scrivere qui sopra; sapete che di questo passo rischio di non riuscire più a vedere neanche L'Isola dei Famosi o le meravigliose puntate di Porta a Porta o Rischiatutto o chissà che cos'altro stanno dando in questo periodo per televisione ? Ma vi rendete conto ?
Non avevo ancora finito di scrivere "Il fringuello 5110 e le trame di Satana" (25 novembre), dove confutavo un vecchio libro creazionista dei Testimoni di Geova, che già c'era in giro qualcosa di molto peggio: appena volti la testa un attimo... sarà la stagione, il creazionista è un pò come il fungo: quando piove viene su.
Dunque, qual è il punto: si è svolto a Roma un convegno antievoluzionista, per la verità in febbraio; e fin qui nulla di male, ciascuno si organizza i convegni che vuole; oltretutto il convegno si è tenuto, non so perchè ma me lo immagino, a porte chiuse, quindi praticamente nessuno ne ha saputo nulla; finchè, in novembre, è stato presentato il libro degli atti del convegno, intitolato: "Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi”; e ancora, ciascuno si pubblica i libri che vuole, e non c'è nulla di male. Anzi: di fronte alla parola scritta, si può ragionare con più calma, esaminare gli argomenti, discuterli, confutarli, senza il caos e l'improvvisazione propri della conversazione orale.
Qual è il problema ? I problemi sono più di uno. Il convegno si è svolto nella sede del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche); è stato organizzato dal vicepresidente del CNR, Roberto De Mattei, teologo e docente di Storia del Cristianesimo e della Chiesa; ed il libro è stato pubblicato con il contributo finanziario (pur modesto) del CNR con tutte le diciture del caso: documenti del CNR, ecc.
Se il CNR con una mano finanzia quel poco (o quasi niente) di ricerca che si fa in Italia, e con l'altra mano indica che il 99% degli scienziati che esso finanzia seguono "teorie" prive di fondamento qualche problemino c'è.
Tanto per cominciare, partiamo appunto dal concetto di "teoria scientifica". L'evoluzione è un fatto, ed è uno dei fatti meglio documentati in natura. Poi c'è una teoria che spiega i meccanismi e le regole generali attraverso cui il fatto si verifica. Si considera valida una teoria finchè non se ne trova una nuova che si accorda meglio alle osservazioni sperimentali; oppure finchè nuove osservazioni, debitamente confermate, falsifichino chiaramente la teoria finora accettata. La teoria dell'evoluzione, così come è stata elaborata da Darwin 150 anni fa, è passata prima attraverso la scoperta delle regole della genetica, che in un primo momento sembravano demolirla, e poi ne sono diventate conferma ed integrazione, e poi attraverso il dibattito sugli equilibri punteggiati, che l'ha ulteriormente arricchita e rimodernata, senza mai metterne in discussione l'impianto complessivo. Nessuno scienziato serio discute l'evoluzione come fatto, che sia o meno convinto della teoria rivista alla luce degli equilibri punteggiati, e su di essa magari continui ad accapigliarsi con i colleghi.
Anche la gravitazione è una teoria, che spiega alcuni fatti come il comportamento dei corpi nelle vicinanze della Terra o le orbite dei pianeti. La teoria della gravitazione di Newton è stata fortemente riarrangiata da Einstein, ma mentre i fisici discutevano se la nuova versione einsteiniana fosse meglio in accordo la realtà empirica rispetto alla classica versione newtoniana, le mele hanno continuato a cascare per terra dagli alberi ed i pianeti hanno continuato a girare imperturbabili: il fatto rimane tale e quale mentre si cerca di perfezionare la teoria. Se un giorno vedrò mele staccarsi dall'albero e schizzare verso la stratosfera, allora dovrò necessariamente mettere in dubbio la teoria della gravitazione, e cercare di elaborare una nuova teoria più aderente ai fatti osservati; ma per il momento questa eventualità non sembra meritare convegni scientifici e pubblicazioni di libri.
Secondo Karl Popper, per poter essere definita "scientifica", una teoria deve essere, appunto, falsificabile in linea di principio; ovvero: io posso considerare valida la teoria finchè non dovessi verificare che... (...in certe condizioni le mele cascano verso l'alto, ad esempio, nel caso della gravitazione). E' per questo che il creazionismo non può essere considerato scientifico: non è falsificabile in linea di principio: di qualsiasi cosa si osservi, si potrà sempre dire: "è stato creato così".
Primo punto dolente: uno che come hobby fa il vicepresidente del CNR, avrebbe il DOVERE di distinguere ciò che è scientifico da ciò che non lo è.
Non avendo avuto ancora occasione di leggere gli atti in originale, non mi esprimerò in dettaglio sui contenuti "scientifici" del convegno, anche se da qualche resoconto di autori che considero degni di fiducia, come Telmo Pievani ed altri, mi pare che non ci sia molto di nuovo rispetto alle solite falsità da Testimoni di Geova: forzature per comprimere l'età della Terra a tempi molto più brevi di quelli oggi conosciuti, con gli uomini che avrebbero convissuto con i dinosauri (sic !), ere geologiche cortissime, con il Grand Canyon del Colorado che si sarebbe formato nel corso di un anno (sic ! Sic !), ed espressioni come quella attribuita a Pierre Rabischong, professore della Facoltà di Medicina di Montpellier, nella conferenza di presentazione: "...una mutazione può cambiare casualmente il genoma di un individuo, ma per creare una specie nuova è necessario avere allo stesso momento la medesima mutazione nell’altro partner, cosa statisticamente impossibile”.
Non è solo falso, è folle. La singola mutazione non ha nulla a che vedere con la speciazione. Una nuova specie si origina, per raccontarla in estrema sintesi ed approssimazione, quando una popolazione rimane riproduttivamente isolata dal resto della propria specie di origine per un tempo sufficiente a differenziare caratteri che non la renderanno più "riconoscibile" come potenziale partner riproduttivo dai propri ex-simili una volta che con essi possa ritornare in contatto (come potrebbe esssere il caso dei discendenti del fringuello 5110); il fatto che le popolazioni che più frequentemente possono rimanere isolate siano quelle ai margini dell'areale di distribuzione della specie, quindi in condizioni "estreme" e magari già dotate di adattamenti peculiari, facilita il processo di diversificazione (come probabilmente qualche popolazione di antenati dei moderni scimpanzè, che viveva ai margini della foresta e si trovava a muoversi frequentemente lontano dagli alberi ed in mezzo all'erba alta, poteva avere assunto una postura eretta per guardare sopra l'erba, ed avere "fissato" questa caratteristica per selezione naturale una volta isolata dal resto delle scimmie proprie simili...).
Secondo punto dolente: se si adopera l'etichetta e l'autorevolezza del CNR per permettere a dei mentecatti di pubblicare qualcosa che, se fosse inviato ad una qualsiasi rivista scientifica, verrebbe rispedito al mittente con grasse risate degli esaminatori, si mina la credibilità della massima ististuzione scientifica nazionale.
Ma non intendo insistere sui contenuti, ripeto, non avendoli ancora letti per esteso.
Arrivo subito al terzo punto dolente: ho trovato da qualche parte una lista dei partecipanti al convegno; purtroppo ho dimenticato di prendere nota della fonte: potrebbe essere il sito di Oca Sapiens, ma non ne sono sicuro; in caso di errore mi scuso fin d'ora con l'autore originale:

- Guy Berthaud, sedimentologo francese ”famoso” per le fantasie sul Diluvio Universale che avrebbe scavato il Gran Canyon in sette giorni;

- Dominique Tassot ingegnere minerario francese;

- Jean de Pontcharra, fisico francese che chiede a Gesù di dirgli quali ricerche fare;

- Thomas Seiler, fisico tedesco secondo il quale il secondo principio della termodinamica starebbe provocando una regressione delle specie al fango dal quale Dio le ha create;

- Joseph Holzschuh, geofisico australiano per il quale dinosauri ed esseri umani sono co-esistiti;

- Maciej Giertych, dendrologo polacco segato alle ultime elezioni europee, razzista, antisemita, omofobo e misogino con idee pescate negli anni Trenta sulla formazione delle razze, in particolare di quelle inferiori.

Non so se la lista sia completa, però: se ad un convegno sull'evoluzione non è presente neanche mezzo biologo, io non dico nulla perchè sono di parte, ma voi che cosa ne pensate ?
E se in un covegno scientifico i convenuti sono TUTTI conosciuti per avere espresso opinioni politiche riconducibili all'estrema destra religiosa ultraconservatrice, sarà proprio un fortuito scherzo del caso ?
A me pare che sia questo il fatto "statisticamente impossibile".
Mi sa che il professor De Mattei non ce la racconta giusta. Non ce ne sarebbe abbastanza per dimettersi ?

mercoledì 2 dicembre 2009

L'allevamento delle bufale

"Il macellaio Mani di Seta si è dato un nome da battaglia
tiene fasciate dentro il frigo nove mascelle antiguerriglia
ha un grembiule antiproiettile tra il Giornale e il gilè"


Iniziamo a raccontare la storia al contrario, partendo dalla fine:
Ancora venerdi 27 novembre, il Giornale continuava imperterrito a pubblicare le lettere di solidarietà dei lettori al prode giornalista Francesco Guzzardi, minacciato da un volantino delle Brigate Rosse:

Il Giornale, 27 novembre 2009:

"Caro Massimiliano, leggo di questa truce intimidazione nei confronti di Francesco Guzzardi. Minaccia figlia di quella intolleranza beota di chi non ha argomenti né pensieri e dunque pericolosa. Mi auguro che siano solo esagitati senza costrutto alcuno, ma non posso altro che mettermi al vostro fianco, come sono sempre stato, nel sostenere le battaglie controcorrente che hai sempre fatto con la tua redazione: una redazione coraggiosa che non ha mai evitato, sia pure con garbo, di mettere i piedi nel piatto quando necessario; attitudine questa che porta ai lettori magari uno spiraglio di verità ma che irrita e, come abbiamo visto, induce anche alle minacce. Andate avanti.
Coordinamento Regionale Liguria"

"Esprimo la mia solidarietà alla redazione genovese de il Giornale, al giornalista Francesco Guzzardi ed al caporedattore Massimiliano Lussana. È riprovevole l’atto intimidatorio con cui si svilisce il lavoro di Lussana, Guzzardi e di tutta la redazione al servizio del cittadino. Raccontare le vicende della Media Val Bisagno è stato rendere conto ai genovesi della situazione delle periferie: un dovere, prima ancora che un diritto. Per questo, siamo ancora una volta dalla parte del Giornale ed invitiamo tutti i giornalisti a continuare in questo lavoro che è un vero servizio pubblico. Auspico che il mittente delle minacce sia presto identificato: non è certo una coincidenza che la lettera sia giunta al Giornale proprio in relazione ad un articolo sulla Media Val Bisagno, municipio i cui consiglieri hanno in passato ricevuto simili intimidazioni.
On. Avv. Roberto Cassinelli
deputato Pdl"

"Esprimo piena solidarietà alla redazione de il Giornale ed in particolare al coraggioso giornalista Francesco Guzzardi per le vili minacce ricevute. Mi rendo disponibile a partecipare a qualsiasi iniziativa che possa esprimere concretamente il diritto di informazione della vostra testata.
Giuseppe Murolo
consigliere comunale Pdl e residente in Val Bisagno"

"Carissimo Massimiliano, abbiamo appreso con amarezza delle minacce pervenute al Giornale e rivolte a tutta la redazione al giornalista Francesco Guzzardi. Intimidazioni come queste sono da condannare fermamente perché mirano ad impedire quella libertà di informazione, spesso coraggiosa, di cui Il Giornale e tu caro Massimiliano, siete tra i più autorevoli sostenitori.
Approfittiamo dell'occasione per rinnovarti la nostra stima e riconoscenza per le tante battaglie che porti avanti sempre a testa alta e con grande onestà intellettuale.
Un caloroso abbraccio.
Il Gruppo Regionale del Pdl"

Eppure il mittente delle minacce era stato identificato dalla Digos già da due giorni: lo stesso Francesco Guzzardi, ora indagato per simulazione di reato e procurato allarme.
Il testo del volantino minatorio scritto a mano, completo di stella a cinque punte e scritta Brigate Rosse, presentato alle autorità dal giornalista, recitava: "Non abbiamo ancora deciso se spaccare il culo prima al vostro servo Guzzardi l'infame della val Bisagno e degli sbirri o passare prima da voi molto presto lo scoprirete". Per la Digos non deve essere stato un compito molto difficile: una delle poche organizzazioni di questo Paese un pò attente alla forma sono sempre state le Brigate Rosse; se adesso anche loro si mettono a parlare come un talk-show di Canale 5, allora siamo proprio allo sfascio; la punteggiatura è tipica di chi scrive su il Giornale, e l'indagine è presto conclusa: basta fare scrivere due righe al Guzzardi, confrontare le calligrafie, ed il valoroso giornalista finisce nei guai come si merita.

Vi invito a leggere sull'argomento Alessandro Robecchi:
http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/200911/informazione-quei-terroristi-de-il-giornale/

Partendo dall'ultimo capitolo, facciamo un passo indietro, e leggiamo come, sulle colonne de il Giornale, il valoroso rispondeva alle oscure minacce ricevute dagli ignoti malfattori, con la grande onestà intellettuale che i lettori gli riconoscono:

«Continuerò a denunciare i mali della Valbisagno»
di Francesco Guzzardi

Per me, non lo nego, il mio lavoro è una missione. Quella di raccontare i fatti, cercare i retroscena, portare alla luce le ombre di una cattiva amministrazione del territorio che da oltre 10 anni porto avanti per cercare di migliorare la Valbisagno, vallata che amo e dove vivo. Una zona dove, nel giro di 20 anni, sono cambiate (in peggio) talmente tante cose da renderla irriconoscibile a coloro che da sempre la abitano e considerata, da chi la segue da lontano, area degradata e, come l'ha definita Roberto Cassinelli in occasione dell'incontro in Municipio, zona del terzo mondo. Ho sempre ritenuto importante informare la gente di fatti che reputo gravi. È vero, come ha scritto il mio caporedattore Massimiliano Lussana, che pecco di sintesi, ma ditemi voi come si fa a raccontare in due parole (o in un solo articolo) delle decine di persone costrette a vivere sulla sedia a rotelle e, soprattutto, costrette a non potere uscire di casa a causa del degrado dei marciapiedi, delle strade non asfaltate e delle auto parcheggiate sui marciapiedi. Impossibile non descrivere i disagi degli abitanti di San Gottardo a causa di frequenti scippi, risse e vigliacche angherie alle quali sono sottoposte mamme e bambini che frequentano i giardini pubblici per colpa degli extracomunitari che da anni bivaccano in zona. Indisturbati. Talmente tanti problemi da raccontare e denunciare per i quali ci vorrebbe, ogni giorno, una pagina intera del giornale.
Le antipatie (e altro) verso di me poi, hanno cominciato a prendere forma da quando iniziai a seguire i consigli di circoscrizione, adesso municipali, denunciando sul Giornale le cose che non andavano.
I problemi, per me, sono cominciati in quel momento. E fatta eccezione per alcuni amministratori, per molti altri sono diventato non colui che denunciava le magagne del quartiere, bensì la causa dei mali. Paradossale.
Adesso sono arrivate le minacce sotto forma di volantino anonimo. Lasciamo alla polizia il compito di svolgere le indagini e risalire ai colpevoli. Non ritengo giusto né strumentalizzare, né sottovalutare un simile episodio che può diventare foriero di un’escalation di violenza. La Valbisagno non se lo merita. Come quelli che veramente la amano.

Il 25 novembre il simulatore viene smascherato, ma non si dà per vinto: tenta di giustificarsi arrampicandosi sugli specchi e scrive e interviene in ogni dove: eccolo sul sito di liguria.indymedia.org il 25 novembre alle 23.51:

"Preciso che la Digos non ha scoperto un bel nulla e mai lo avrebbe scoperto se io, Francesco Guzzardi, dopo avere raggiunto lo scopo di dare risalto (seppur con un volantino anonimo) alla mia vita da recluso causa pesanti minacce di malavitosi (nonostnte la denuncia alle forze dell'ordine di 2 mesi fa) sono andato in questura per fare una dichiarazione spontanea."

Che sia lui e non un mistificatore risulta chiaro dall'inconfondibile grammatica (mai lo avrebbe scoperto se io... sono andato in questura) e dalla pertinenza: il suo volantino non era affatto anonimo: era firmato dalle Brigate Rosse; era falso, non anonimo.
E quando dico in ogni dove, intendo in ogni dove: cosa glie ne fregherà mai a un cronista genovese de il Giornale del forum del Partito Comunista dei Lavoratori di Forlì e Cesena ? Ebbene, eccolo qua (e in più vi regalo il primo intervento di risposta):

PCL Forli Cesena, 25 novembre
Anonimo ha detto...
Sono Francesco Guzzardi e prima di giudicare sarebbe meglio sapere le cose.
Innanzitutto nessuna perizia calligrafica! La Digos non avrebbe mai scoperto nulla. Ho scritto io quel messaggio perke minacciato da mesi e nonostante le denuncie alle forze dell'ordine neuno mi ha cautelato. Ho raggiunto lo copo di mettere sotto gli occhi di tutti il dramma che io e la mia famiglia vivevamo infatti, sono stato io ad autodenuncirmi.

25 novembre 2009 16.13
Anonimo ha detto...
Se sei veramnete Francesco Guzzardi, dopo questo "intervento" hai dimostrato di essere un cretino al quadrato.
Personalmente Guzzardi lo immagino quanto meno capace di scrivere... Certo, di scrivere frottole, ma comunque capace di mettere in fila vocali e consonanti...

Dato così un quadro della comica finale, adesso riprendiamo la storia dall'inizio.
Nel 1974 Indro Montanelli decide che il Corriere della sera è troppo di sinistra per i suoi gusti (hep !) e matura la decisione di creare un giornale tutto suo. Dovrà chiamarlo temporaneamente il Giornale Nuovo, finchè esisterà ancora il Giornale di Varese. Nel primo editoriale del primo numero, il 25 giugno 1974, la nuova testata si presenta ai suoi lettori con queste parole: "vogliamo creare, o ricreare, un certo costume giornalistico di serietà e rigore". Detto fatto. Il Giornale si distingue subito per nascondere la testa sotto la sabbia di fronte all'evidenza della strategia della tensione e delle stragi di stato.
Ma il primo vero capolavoro si realizza con le elezioni del 1976, con il famoso invito ai lettori a scegliere il male minore: "turarsi il naso e votare Democrazia Cristiana". Si completa l'iniziativa presentando una lista di candidati democristiani 'garantiti' da il Giornale come "non compromessi col malaffare". In cima alla graduatoria, ed infatti eletto, è l'emergente della destra democristiana Massimo De Carolis, che qualche anno prima era stato vittima delle Brigate Rosse (quelle vere) che l'avevano ferito alle gambe.
Notizie sulla luminosa carriera di Massimo de Carolis le trovate qui:
http://www.carmillaonline.com/archives/2003/07/000346.html
Io vi darò solo due indizi per capire quanto poco fosse compromesso col malaffare:
indizio 1: fu l'avvocato di Michele Sindona;
indizio 2: a scorrere la già citata lista degli iscritti alla loggia massonica P2 di Licio Gelli, si scoprono delle prossimità davvero eccitanti: "...fas. 0624, grup. 17, on. De Carolis Massimo, Milano, codice e. 16.78, tessera 1815, data iniz. 26.1.1978, data scad. 31.12.1982, quote soc. 978: 50; fas. 0625, grup. 17, dott. Berlusconi Silvio, Milano, codice e. 19.78, tessera 1816, data iniz. 26.1.1978, data scad. 31.12.1982, quote soc. sta: 50, 978: 50;..."
Io non mi permetto di discutere l'onestà intellettuale di Indro Montanelli; penso che fosse sincera la sua volontà di contrastare il malaffare e la corruzione; il fatto che scegliesse come suo interlocutore d'elezione la borghesia imprenditoriale milanese rivela piuttosto, secondo me, una capacità di analisi quantomeno limitata; credo che non si rese mai conto che la borghesia imprenditoriale milanese in realtà campava, e campa, con malaffare e corruzione, e non potrebbe sopravvivere senza favori politici contrari all'interesse pubblico.
Comunque sia, fu un uomo talmente rigoroso da farsi molti nemici da ogni parte: quando, nel 1977, le Brigate Rosse (sempre quelle vere, non quelle immaginarie della Val Bisagno) spararono alle gambe anche a lui, il Corriere della sera, che era stato la sua casa fino a tre anni prima, titolò: "gambizzato un giornalista".

1987: la società editrice de il Giornale viene acquistata da Silvio Berlusconi.

1990: Legge Mammì sulla concentrazione dei mezzi di informazione: un soggetto privato non può detenere più di due reti televisive nazionali: è da allora che Rete4 trasmette abusivamente, di proroga in proroga, sulle frequenze assegnate ad Europa7; e un soggetto che controlli una rete televisiva non può detenere anche un quotidiano. Per la salvaguiardia del pluralismo dell'informazione, Silvio Berlusconi deve cedere la proprietà de il Giornale. La cede a Paolo Berlusconi. Il pluralismo è salvo.

1993-94: Il protettore Craxi è scappato in Tunisia per sfuggire alla galera, Berlusconi si ritrova allo scoperto. L'inchiesta Mani Pulite procede a furor di popolo, per Berlusconi è il panico. Per evitare a sua volta il carcere, nonchè la bancarotta per i debiti di Mediaset, crea dal nulla un partito finto, di plastica, Forza Italia, e si allea con i fascisti, con molteplici vantaggi in vista: non esistendo più la Democrazia Cristiana, gli elettori del Biancofiore getteranno finalmente la maschera e voteranno per i fascisti. Come leader politico autoprodotto non dovrà più pagare tangenti a Craxi per tutelare i propri affari, la gestione politica degli interessi personali sarà tutta fatta in casa.
Berlusconi (curiosamente il socio di minoranza Silvio, non il proprietario Paolo), si presenta per la prima volta dopo sei anni alla redazione de il Giornale chiedendo appoggio aperto al proprio neonato partito. Montanelli, che non ha mai voluto essere al servizio di un partito politico, annusa l'aria e se ne va. Subentra alla direzione Vittorio Feltri.
1994: Mobilitando la propaganda di tutti i mezzi di informazione in proprio possesso, Berlusconi vince clamorosamente le elezioni.

Con Feltri alla direzione, per il Giornale inizia una meravigliosa stagione di fioritura di titoli memorabili:
"Alluvione: colpa dei Verdi"
"P2, il golpe se l'è inventato la Anselmi"
"Berlusconi cede la Fininvest"
"Su Mani Pulite intervenga Amnesty International"
"La lebbra sbarca in Sicilia"
"Sedici casi di lebbra a Messina, contagiati quattro italiani" ovviamente e clamorosamente smentito, ma come se niente fosse:
"Niente allarme, ma servono controlli"
"L'Arno è pronto ad allagare Firenze per la cattiva gestione del PDS"

Nel 2005, una rete televisiva italiana, Rai News 24, rivela e documenta per immagini l'uso di bombe al fosforo, vietate da tutte le convenzioni internazionali, nel bombardamento americano di Falluja, in Iraq, con migliaia di vittime civili; un pò tutta la stampa italiana tende a minimizzare la notizia, trattandola come se si trattasse di illazioni; ma il Giornale, come sempre, si distingue: Massimo Teodori si inalbera: "non c'è un solo giornale USA che abbia dedicato una sola riga alle presunte rivelazioni della nostra TV" come se questo cambiasse qualcosa dei fatti rivelati; ma è pure jellato: lo scoop di Rai News 24 finisce in prima pagina su tutta la stampa mondiale, il giorno dopo.

Un paio di gaffes recenti de il Giornale si trovano persino nella voce di Wikipedia relativa alla testata.

Ed ora, con il ritorno di Feltri, si è ricreata la coppia comica che tanto successo aveva ottenuto su Libero con il celebre agente Betulla e le sue mirabolanti imprese spionistiche. Per raccontare tutte le balle pubblicate dallo 007 de noantri Renato Farina ci vorrebbe un sito dedicato, dovrete andarvele a cercare, non è difficile e molto spassoso. Vi riporto qui il testo della sanzione con cui l'Ordine dei Giornalisti gli ha inflitto dodici mesi di sospensione, dopo che i suoi intrighi con Pio Pompa, stretto collaboratore del direttore del Sismi Niccolò Pollari, erano venuti alla luce nel corso dell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar:

"..tradito la professione giornalistica, asservendola al Sismi con il quale, almeno dal 2004, ha mantenuto un rapporto costante. Gravissimo l'episodio dell'intervista "pilotata" a due magistrati dell'Ufficio del pubblico ministero di Milano. Farina ha compromesso la sua dignità e quella dell'Ordine al quale appartiene, ferendo anche il rapporto di fiducia che deve esistere tra stampa e lettori."

Sarà per questi meriti che un paio di anni fa due consiglieri comunali di Forza Italia lo hanno candidato per l'Ambrogino d'oro, premio per i milanesi che si distinguono nelle loro attività.

"...e si fiutavano compatti nei sottintesi e nelle azioni
contro ogni sorta di naufragi o di altre rivoluzioni
e il macellaio Mani di Seta distribuì le munizioni."

sabato 28 novembre 2009

Spalti gremiti


E finalmente anche nel villaggio gallico si parla di calcio. Scommetto che non ne vedevate l'ora. Devo quindi iniziare il discorso con la scontata confessione: spesso guardo le partite in televisione. Non sempre, non sistematicamente, ma spesso.
Ciascuno ha le sue turpitudini, e fa bene di tanto in tanto liberarsi la coscienza da questi pesi.
Il gioco del calcio mi aveva affascinato in un'epoca nella quale la telvisione offriva incontri (in bianco e nero) commentati da un telecronista, in genere abbastanza capace e con una sufficiente padronanza della lingua italiana; era viceversa lasciata, di solito, alle pure qualità di inventiva e fantasia la pronuncia dei nomi in lingue straniere. Il bravo telecronista partiva per la sua trasferta, andava allo stadio a svolgere il suo dignitoso lavoro, se necessario andava a pernottare in albergo con la sua bella valigetta, e tornava a casa. Il suo compito era essenzialmente quello di indicare al pubblico televisivo quale giocatore era in quel momento in azione, e fornire poche altre indicazioni e commenti (il gioco è disturbato dal forte vento o cose del genere che potrebbero sfuggire al telespettatore). Guai e ancora guai a far trapelare dal tono di voce una minima per quanto velata maggior simpatia del commentatore per una squadra piuttosto che per l'altra: sarebbe stato quanto di più disonorevole e deplorevole si potesse immaginare. Per quanto riguarda gli incontri internazionali vigeva, ed era tacitamente e tutto sommato abbastanza serenamente accettato da noi spettatori, il subdolo trucco del giornalista di imparare quattro o cinque nomi di giocatori della squadra straniera e ripetere sempre gli stessi; avendo l'accortezza di seguire la telecronaca con le formazioni delle squadre sott'occhio, risultava sempre che inspiegabilmente tutte le squadre estere erano composte per il 60 % da giocatori che non toccavano mai il pallone.
Per il resto, lo spettatore guardava, apprezzava e giudicava le azioni di gioco a suo libero gusto e piacimento.

Quando ero ragazzino c'era una maggiore frenesia da attesa dell'evento; oggi che sono un pò più scafato cerco di accendere il televisore solo all'orario esatto di inizio dell'incontro, per non farmi ammorbare dalla pubblicità.
Ma se mi sbaglio e accendo prima del tempo, vedo cose che un essere umano non potrebbe mai immaginare: mi trovo di fronte ad uno spiegamento di forze, che se Lyndon Johnson avesse spedito in Vietnam tutte le truppe che una qualsiaisi rete televisiva italiana schiera per commentare una partita di calcio, avrebbe vinto la guerra in cinque giorni.
Tanto per cominciare, il telecronista non è più sufficiente. Esso deve essere necessariamente affiancato da un commentatore tecnico il quale deve, altrettanto necessariamente, essere un ex-calciatore, quindi, nella migliore delle ipotesi, semi-analfabeta. Compito del commentatore tecnico è quello di spiegarci che la squadra dell'Atletico Scamorze deve insistere ad attaccare gli avversari sulla fascia laterale destra, perchè in quella zona del campo il giocatore Bravuomo salta il suo avversario come, quando e tutte le volte che vuole e crea una favorevolissima situazione di superiorità numerica; salvo poi, dopo dieci minuti e qualche altra azione di gioco, renderci edotti del fatto che il gicatore Bravuomo dovrebbe essere sostituito perchè non è in grado di reggere il confronto con il suo avversario diretto ed in quella zona del campo l'Atletico Scamorze è costantemente in difficoltà. Così, come se niente fosse, e senza che nessuno lo prenda a branzinate in faccia (come certamente farebbe il nostro amico Ordinalfabetix).
Come se ciò non bastasse, uno spettro si aggira per l'Europa. Ma non quello, magari fosse. Si tratta di un essere inutile che staziona con il microfono ai bordi del campo (dove, secondo me, a termini di regolamento non potrebbe stare assolutamente), e ci fornisce informazioni fondamentali, del tipo "l'allenatore Tizio si è alzato in piedi" o "l'allenatore Caio si è rimesso a sedere". Mi domando come abbiamo fatto a guardare le partite di calcio per tanti anni senza usufruire di questi contributi sostanziali.
E fin qui, siamo a ciò che è funzionale (si fa per dire) alla fredda cronaca. E' quando si esce dallo stretto minutaggio di gioco che il caravanserraglio si complica fino a diventare inclassificabile: da quel poco che ho capito, il vero telecronista ed il vero (si fa sempre per dire) commentatore tecnico, ricevono la linea attraverso la benedizione e l'imprimatur di un altro telecronista e un altro commentatore tecnico, posticci, che se ne stanno allocati in qualche altro luogo che non si capisce quale sia (gli scantinati dello stadio ? Il parcheggio ? Il salotto di casa ? La luna ?), e sono insigniti del compito di dire due parole insulse prima dell'inizio, le quali però devono obbligatoriamente giungere alla conclusione che la partita sarà ricca di motivi di interesse e tutta da seguire, manco fosse il derby Copparo - Codigoro; due parole insulse nell'intervallo, tra una pubblicità e l'altra, e due parole insulse a conclusione della bella serata di sport.
Poi, ancora, infilati da qualche parte, ma non ho ancora capito bene dove, devo ulteriormente approfondire i miei studi sull'argomento, ci devono essere per forza una presentatrice che non sa di cosa si stia parlando, ma gnocca, e un opinionista. E' impossibile che in televisione qualcuno parli di un qualsiasi argomento senza l'augusto conforto della presenza di un opinionista; più o meno tutte le reti televisive hanno firmato per sbaglio un contratto ventennale con un tizio incapace di intendere e di volere e che sta sulle balle a tutti; e non rimane che fargli fare l'opinionista.
L'unica domanda che si pone è: ne sentivamo il bisogno ?
Per tentare una risposta dirò che dal mio punto di vista di telespettatore, la più importante innovazione del calcio moderno è che ora prediligo le partite che si giocano sotto la pioggia: quando piove a dirotto, mi godo la visione dell'incontro come non mai.
E' vero che la qualità del gioco ne risente e lo spettacolo è di qualità inferiore; ma volete mettere la soddisfazione di sapere che l'essere inutile a bordo campo si sta bagnando come un pulcino ?

mercoledì 25 novembre 2009

Il fringuello 5110 e le trame di Satana


Recentemente sono venuto in possesso di un documento interessante. A rigore di termini esso si dovrebbe definire di provenienza furtiva, ma posso dire a mia discolpa che si tratta solo di un prestito a cui seguirà tra breve regolare restituzione; l'unica irregolarità è che il tutto si sta svolgendo all'insaputa del legittimo proprietario. Lo scritto da me così illegalmente detenuto è un libro di una ventina di anni fa (1), pubblicato dai Testimoni di Geova, il cui scopo principale era quello di approfittare del dibattito allora (e tutto sommato ancora oggi) fervente tra gli evoluzionisti a seguito della esposizione, da parte di Eldredge e Gould, della teoria degli equilibri punteggiati (2), per insinuare, in perfetta malafede, che l'evoluzione stessa fosse messa in dubbio dagli scienziati (di qui la mia curiosità per quali argomenti potessero mai essere esposti a sostegno di una tesi così indifendibile).
Il libro è un bel campionario di malafede e di errori logici; la più appariscente distorsione della realtà è quella di presentare un dibattito i cui protagonisti si possono, molto grossolanamente, suddividere tra fautori di un evoluzione che procede attraverso un più o meno costante e regolare accumulo di cambiamento adattativo, e sostenitori di un quadro composto da fasi diverse, con specie tendenzialmente costanti, e cambiamenti evolutivi "punteggiati" relativamente rapidi, associati agli eventi di speciazione e non necessariamente adattativi, come se tale contrapposizione di tesi (peraltro non esposte compiutamente nel testo) fosse la dimostrazione dell'inesistenza dell'evoluzione. Si noti che nessuna delle "fazioni" mette minimamente in dubbio l'evoluzione come fatto, la discussione verte su ritmi e tempi del cambiamento. Ma con un uso fazioso di citazioni di frasi isolate dal loro contesto in modo da stravolgerne il significato, si pretende di indurre l'idea che gli scienziati evoluzionisti dubitino della realtà stessa del loro oggetto di studio. Il povero Stephen Jay Gould non si diede pace per anni per il fatto che la sua proposta degli equilibri punteggiati come modello di macroevoluzione meglio aderente ai fatti osservati fosse stata utilizzata in modo tanto spudoratamente truffaldino dai creazionisti.
A tale falsificazione segue il seguente errore logico (voluto): si contrappongono due spiegazioni della diversità della vita: evoluzione o creazione; si pretende che la prima sia falsa; se ne ricava che deve essere vera l'altra, come se ciò fosse automatico. Ovviamente non viene presentata alcuna evidenza a sostegno della creazione come fatto, se non che essa è raccontata dalla Bibbia. E come si fa a sapere se quello che c'è scritto nella Bibbia è vero ? Facile: lo dice la Bibbia che quello che c'è scritto nella Bibbia è vero. Si chiama "dimostrazione circolare".
Un altro salto logico ingiustificato che ricorre nella trattazione, è la presentazione di organizzazioni anatomiche complesse come impossibili da potersi generare "per puro caso". E' un'obiezione tanto frequente quanto fasulla: nella concezione più "classica" dell'evoluzione, se le mutazioni, la "materia prima" del cambiamento, avvengono in direzioni casuali, la loro selezione è quanto di meno casuale si possa immaginare. E qui i Testimoni di Geova mi deludono un pò, perchè scadono anche loro nel solito esempio trito e banale della complessità dell'occhio dei vertebrati. In realtà poche cose come un occhio complesso possono facilmente perfezionarsi in modo graduale: un animale che abbia pochi recettori sensibili alla luce, che gli permattano solo di perceprire ombre in movimento, avrà sempre più possibilità di evitare l'aggressione di un predatore rispetto ad uno che non li abbia, un animale che ne abbia un numero superiore avrà una percezione più distinta dei pericoli, uno che abbia i recettori protetti da una lente avrà meno probabilità di perderne la funzionalità, e così via...
Il libro è un pò come un vortice, che trascina sempre più giù. Inizia (pag.11) con il proposito di "esaminare i fatti con mente aperta" e "non mettere in discussione i successi della scienza" poi, pagina dopo pagina, falsità dopo falsità, fino ad un finale delirante, giunge alla conclusione (pag. 248), sobria e "di mente aperta", che chi sostiene idee evoluzionistiche lo fa perchè è ispirato direttamente da Satana. Bene, mi prenderò questa responsabilità.
Nel capitolo avente per titolo le parole di Genesi "secondo la loro specie", l'obiezione proposta contro l'evoluzione suona nientemeno che così: "i rosai portano sempre rose, mai camelie. E le capre danno alla luce capretti, mai agnelli." Non è un'obiezione stupida, è del tutto idiota. Per quanto rapido e "punteggiato" possa essere un evento di speciazione, la sua rapidità sarà comunque tale su una scala di tempo geologica, nella quale la durata della vita di osservatori (e anche di intere civiltà) umani è irrilevante.
Tuttavia, nonostante la stoltezza della pretesa, forse potremmo essere in grado di sbandierare davanti al muso di questi oscurantisti medioevali, grazie allo straordinario campionario di casistiche che la natura offre, un caso di speciazione osservato direttamente sul campo, nientemeno che in un vertebrato.
Il fatto che l'evento si verifichi proprio nell'arcipelago delle Galapagos, che aveva avuto un ruolo così importante nel mettere sotto gli occhi di Charles Darwin le evidenze dell'evoluzione, non credo sia una romantica coincidenza romanzesca, ma un effetto delle particolari condizioni locali che favoriscono condizioni di isolamento e sporadicità di migrazioni.
C'è invece una certa ironia della storia nel fatto che la speciazione (probabilmente) in corso sia quella di un fringuello; alle tredici specie di fringuelli delle Galapagos, diversificate dai vari adattamenti a nicchie ecologiche occupate da altri animali in altri contesti, viene attribuito da una leggenda infondata un ruolo cruciale nell'elaborazione della teoria dell'evoluzione, tanto da essere complessivamente chiamati "i fringuelli di Darwin".
In realtà, durante il suo viaggio, Darwin non prestò molta attenzione a questi animali, ne raccolse diversi esemplari, ma non ritenne nemmeno opportuno annotarne l'isola di provenienza, e ne classificò alcuni in modo errato in base alle somiglianze con altri uccelli determinate dalle convergenze adattative.
Fu solo dopo il suo ritorno in Inghilterra, quando si rese conto di avere in mano gli elementi per rivoluzionare la storia della natura, e dopo aver ricevuto le classificazioni corrette dei suoi esemplari da un esperto ornitologo, che lo zio Charles comprese il significato della varietà dei fringuelli delle Galapagos e stramaledisse l'incompletezza delle sue osservazioni; la ricostruzione della radiazione adattativa dei "fringuelli di Darwin" fu completata soltanto in seguito.
E veniamo al dunque: la versione on line della rivista Nature (da cui è tratta la foto), riporta un lavoro dei coniugi Grant (3), i quali studiano da circa quarant'anni i fringuelli dell'isola di Daphne Major, e nel 1981 individuarono un esemplare insolitamente grosso del fringuello terricolo Geospiza fortis. L'analisi genetica mostrò che con ogni probabilità si trattava di un immigrato dalla vicina, ma non troppo, isola di Santa Cruz. I Grant, inanellato l'esemplare con il nome, certamente poco idoneo per un poema epico, di 5110, e ne hanno seguito tutta la discendenza conosciuta per sette generazioni. Figli e nipoti di 5110 presentavano spesso un becco di forma un pò diversa dagli altri Geospiza, ed avevano anche un canto particolare. Alla quarta generazione, Daphne Major fu colpita da una terribile siccità, e la discendenza di 5110 si ridusse a soltanto un maschio e una femmina, fra loro fratelli. Da allora, i loro discendenti non si sono più incrociati con i Geospiza fortis autoctoni di Daphne Major, e quindi la popolazione immigrata rimane riproduttivamente isolata.
Non è un caso infrequente fra gli uccelli l'esistenza di "specie sorelle" morfologicamente identiche ma che non si incrociano perchè non si riconoscono reciprocamente come partner riproduttivi; questo è presumibilmente legato ai complessi rituali di corteggiamento, per cui sono sufficienti periodi di temporaneo isolamento relativamente brevi perchè una popolazione acqusisca usanze anche solo leggermente diverse nelle danze o nei canti, sufficienti a renderla "poco desiderabile" dai membri dell'altro sesso della specie madre, quando ritorna a condividere lo stesso habitat della specie di origine.
Probabilmente la forma insolita del becco, che si è fissata tra i discendenti di 5110quando è rimasta solo una coppia di fratello e sorella (sembra che il becco sia un carattere cruciale per il riconoscimento tra i fringuelli), unita al canto poco conforme ai Geospiza fortis di Daphne Major, mantiene riproduttivamente isolata questa discendenza (poichè i fringuelli imparano a cantare principalmente dal padre, presumibilmente 5110 e i suoi figli e nipoti cantavano la canzone dell'isola di origine Santa Cruz, che poi si è un pò mescolata in modo imperfetto con quella di Daphne Major; la differenza nel canto non ha impedito comunque a 5110 di accoppiarsi con qualche femmina locale; l'attuale assenza di incroci è presumibilmente proprio dovuta a una combinazione di canto e becco).
E' ancora troppo presto per dire che stiamo assistendo all'origine di una nuova specie, e d'altra parte è piuttosto difficile stabilire in via teorica quante generazioni di isolamento riproduttivo siano necessarie per poterlo affermare (il punto a mio avviso cruciale, che mi pare non venga sufficientemente evidenziato nell'articolo di Nature, è che non sappiamo neanche cosa potrà accadere se un nuovo fringuello immigrato arriverà a Daphne Major da Santa Cruz: riconoscerà come partner i discendenti di 5110, i Geospiza fortis residenti, o entrambi, o nessuno ?).
Però, se questa affascinante (e abbastanza concreta) possibilità si verificasse, sarebbe davvero esaltante se una speciazione potesse essere registrabile "in diretta" nel breve arco della vita di un osservatore umano: un'origine più "punteggiata" di così non sarebbe stata neanche immaginabile dagli stessi Eldredge e Gould; e per Stephen Jay Gould (Niles Eldredge è vivo, che io sappia sta benissimo, e continua tranquillamente a contribuire ai progressi delle nostre conoscenze) sarebbe una meritata rivincita postuma sulle falsità ed angherie intellettuali subite ad opera dei creazionisti.

(1) Autore o autori non indicati (sic !), 1985 - Come ha avuto origine la vita ? per evoluzione o per creazione ? - Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania.

(2) Eldredge N. e Gould S.J., 1972 - Punctuated equilibria: an alternative to phyletic gradualism. In: T.J.M. Schlopf - Models in Paleobiology - Freeman, Cooper & Co., San Francisco, pp. 82-115.

(3) Cressey D. - Darwin's finches tracked to reveal evolution in action - http://www.nature.com/news/2009/091116/full/news.2009.1089.html

martedì 24 novembre 2009

Ministri Rotondi e Teste Quadre

Ci sono categorie di persone che non hanno proprio nessun'altra possibilità di mettersi in luce che dire delle solenni fesserie; d'altra parte se quelli sono i talenti che si hanno, quelli emergono.
Nelle ultime ore abbiamo appreso dell'esistenza in vita anche dell'ex democristiano Rotondi, emerso da un oscuro velo di nebbia e misterioso anonimato. Il mistero principale riguarda le sue mansioni: è infatti il Ministro per l'Attuazione del Programma dell'attuale Governo. Che cosa farà mai il Ministro per l'Attuazione del Programma ? Credo che i suoi compiti si limitino ad una telefonata mattutina per informarsi se il nostro meritato Presidente del Consiglio sia stato per caso arrestato durante la notte, ed annotare nel Registro Ufficiale Quotidiano, alternativamente:

Berlusconi a piede libero = Programma di Governo Attuato.

oppure

Berlusconi in galera = Programma di Governo Non Attuato.

Che altro ?

C'era bisogno di un Ministro per fare questo ? Non bastava una segretaria ? Non ho nessuna difficoltà a credere che il Ministro Rotondi non senta la necessità di una pausa a metà della sua giornata lavorativa, e riesca benissimo a sbrigare tutti questi suoi gravami applicandosi continuativamente.
Succede invece che in buona parte delle aziende la pausa pranzo sia obbligatoria, non per il sollazzo dei dipendenti, ma perchè le aziende stesse si rendono conto benissimo che chi fa un VERO lavoro (eventualità di cui il Ministro Rotondi non è neppure a conoscenza), ad esempio conducendo impianti e macchinari, operando per molte ore di seguito senza concedersi interruzioni, magari allo scopo di guadagnare tempo, aumenterebbe di molto la possibilità di commettere errori che potrebebro mettere a repentaglio l'incolumità sua e degli altri. Ma mi rendo conto anche che un ex democristiano che come mestiere fa il Ministro nel Governo Berlusconi non capisca neanche di che cosa si stia parlando.

giovedì 19 novembre 2009

Lapsus - bis

Il lapsus l'ho avuto io, e chiedo scusa: domenica scorsa, nell'illustrare la luminosa storia personale dell'illustre statista Fabrizio Cicchitto, ho omesso un particolare che invece tutti dovremmo tenere sempre bene a mente:
testuale dall'elenco degli iscritti alla loggia massonica segreta P2:

"on. Cicchitto Fabrizio, Roma, codice e. 16.80, tessera 2232, data iniz. 12.12.1980, data scad. 31.12.1985..."

che è solo pochi numeri più avanti di:

"dott. Berlusconi Silvio, Milano, codice e. 19.78, tessera 1816, data iniz. 26.1.1978, data scad. 31.12.1982..."

Vedi, a volte, i casi della vita...

mercoledì 18 novembre 2009

L'acqua non è una merce - bis

Mentre il Parlamento italiano approva il decreto che obbliga alla privatizzazione della gestione degli acquedotti (passato anche alla Camera con un bel voto di fiducia, se ne sentiva proprio la mancanza di un voto di fiducia: tra i Destri ormai nessuno si fida più di nessuno, iene ed avvoltoi si contendono il cadavere del Cainano in decomposizione azzannandosi fra di loro), chi aveva già percorso la stessa strada lasciandosi incantare dalla favola del "privato è meglio" sta già facendo precipitosamente dietro-front.
A Parigi la gestione dell'acqua è privata dal 1984 e le due multinazionali Veolia e Suez si dividono gli utenti sulle due rive della Senna; dal 1 gennaio 2010, scadenza anticipata per volontà del comune, la concessione non verrà più rinnovata e si tornerà ad un distributore unico e pubblico (Eau de Paris), e le società private saranno escluse dalla società di gestione "perchè l'acqua è un bene pubblico, una risorsa che deve essere controllata e preservata, attraverso una gestione solidale e responsabile."
Parole sante del comune di Parigi.

domenica 15 novembre 2009

Lapsus


Scusate l'immagine raccapricciante, purtroppo non si poteva farne a meno. Oggi ho avuto l'impressione di avere avuto un'allucinazione, per cui ho voluto risentirlo in qualche altro telegiornale; era proprio così. Quest'uomo accusava i suoi avversari di fomentare la "guerra civile fredda".
Per chi non lo sapesse, Guerra Civile Fredda è il titolo dell'ultimo libro di Daniele Luttazzi, in libreria in questi giorni.
Fabrizio Cicchitto, ex Craxiano di ferro che Stefano Benni considera uno dei tre ideologi artefici della fondazione di Forza Italia, insieme a Marcello Pera e a Pietro Gambadilegno, legge dunque Daniele Luttazzi ? Insieme ai suoi avvocati, in cerca di spunti per querele ? Di nascosto, chiuso a chiave in bagno per non farsi scoprire dai suoi compari di partito e soffocando le risate ? Naconde il libro come si faceva con le riviste porno, tra le pagine de il Giornale ? Vuole essere il primo a leggerlo per la ragionevole paura di essere sbeffeggiato ?
Perchè nessuno glie lo ha chiesto ? Sapremo mai la verità ? Un altro dei misteri italiani destinati a rimanere irrisolti.

lunedì 9 novembre 2009

L'acqua non è una merce


La settimana scorsa il Senato ha approvato il decreto legge 135, i cui effetti devastanti sinergizzano con quelli del decreto Tremonti dello scorso anno (il fatto che con la maggioranza che c'è nel Parlamento si vada avanti a legiferare a colpi di decreti e voti di fiducia la dice lunga sulla fedeltà reciproca sui cui possono contare le varie fazioni delle mafiette e delle mafione rappresentate nel Popolo del Partito del Popolo del Popolo del Partito della Libertà anche con la Condizionale, ma questo è un altro discorso).
Di che cosa si tratta ? E' un decreto che affida la gestione dei "servizi pubblici locali di rilevanza economica" al mercato; in sostanza vanno obbligatoriamente privatizzati e gli enti pubblici non potranno detenere più del 30% delle quote delle società di gestione. Sarebbe già abbastanza selvaggio, ma quello che è peggio è che il Governo inserisce tra i "servizi pubblici di rilevanza economica" anche l'acqua.
Un emendamento che permette di mantenere la proprietà pubblica delle reti, cioè degli acquedotti, con l'apparente intento di salvaguardare il controllo pubblico su un bene prezioso e vitale, rischia di aggiungere la beffa al danno: rischiano di rimanere a carico della collettività i costi di manutenzione delle reti idriche, ed ai privati andrebbero solo i profitti della gestione della distribuzione, senza neanche il minimo fastidio di qualche investimento sulle strutture.
Il decreto dovrà ora passare alla Camera, ma temo che ci siano poche possibilità di ribaltare il misfatto, vista l'entità della maggioranza e la nullità dell'opposizione: il Partito Democratico, sempre coerente con se stesso, non riesce a prendere una posizione chiara.
Saranno sempre più mortiferi gli ultimi morsi del capitalismo, il mostro in agonia che ormai non può divorare altro che se stesso e, esaurite tutte le risorse sfruttabili, si riduce a speculare sui beni vitali di primaria importanza.
La Regione Puglia e molti Comuni stanno muovendosi perchè l'acqua venga salvaguardata come bene comune non di rilevanza economica, e non si possa lasciare in balia della sete di profitto delle imprese la sete reale delle persone. Dovrebbe essere un principio ovvio, ma non lo è più nella frenesia speculativa dell'economia di mercato ormai morente.

Un uomo distrutto

Giuro che a me piacerebbe tanto scrivere anche di altri argomenti; il fatto è che non si riesce a tenere il passo con tutte le idiozie sfornate dai nostri governanti; uno può provare a metterci tutto l'impegno, ma non ci si riesce proprio; adesso ne è ricomparso un altro che pareva felicemente perduto nelle nebbie dell'eterno oblio.
Dunque:
il quiz di oggi è:

Cosa ci potrebbe essere di peggio, e di più distruttivo e degradante per la persona umana, che essere drogato ?


Risposta:

Essere Giovanardi.

mercoledì 4 novembre 2009

E ci mettiamo una croce sopra


Per mettere un pò d'ordine, cominciamo con un riassunto delle puntate precedenti:

- 1870: breccia di Porta Pia. Si completa l'unificazione nazionale, Roma diventa capitale d'Italia, e lo Stato della Chiesa non esiste più. Il Papa mette su il broncio.

- 1929: Concordato. Sono passati quasi sessant'anni di broncio pontificio, e nel frattempo Mussolini ha costruito un pezzo per volta la sua dittatura reprimendo qualsiasi forma di opposizione e forzando il consenso popolare a suon di propaganda martellante. Però Mussolini non ha Mediaset, la televisione non esiste, e per rimbambire gli ormai non-più-elettori c'è solo la radio (che comunque non è poco) e il cinema. Mussolini vede nelle omelie domenicali nelle chiese una importante potenziale forma di propaganda, o almeno la possibilità di tacitare e placare le masse, e riporta il buonumore al di là del Tevere stipulando i Patti Lateranensi. L'arruolamento del Papa, se non proprio tra i sostenitori, almeno tra i non-oppositori del fascismo, costa carissimo all'Italia. La religione cattolica diventa religione di Stato; lo Stato italiano si sobbarca il pagamento dello stipendio ai preti (la "congrua"); e come formale e neanche tanto simbolica restituzione alla Chiesa del potere politico perduto, viene istituito lo Stato della Città del Vaticano. Checchè se ne dica, d'ora in avanti il fascismo picchierà e ucciderà senza avere alcun fastidio dalla Chiesa, salvo ovviamente azioni individuali di preti eroici.

- 1948: Costituzione repubblicana.
Articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Articolo 7: Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Articolo 8: Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Il fatto che lo Stato e la Chiesa siano indipendenti e sovrani, ma che ci sia una religione di Stato, stride in modo piuttosto evidente con i principi enunciati negli articoli 3 e 8 (e infatti l'articolo 7 intravede già la necessità di modificare i Patti). Con la modernizzazione del paese ed il progredire degli usi e dei costumi, lo stridore diventa sempre più fastidioso. Lo Stato deve necessariamente essere laico, e non può avere una "sua" religione.

- 1983: Revisione del Concordato. Come logica vuole, la religione cattolica non è più religione di Stato. Ma per liberare lo Stato laico da questo vincolo, Craxi deve pagare un riscatto ancora una volta salatissimo (la Chiesa è sempre preoccupata solo ed esclusivamente della salvezza delle anime, ma davanti ad un bel gruzzolo di soldi tende un pò a deconcentrarsi). L'Italia non paga più il costo del sostentamento del clero, ma dà accesso alla Chiesa all'otto per mille dell'IRPEF, che è una cifra spropositatamente superiore a quella precedentemente dovuta per la "congrua", e molto gradita al Vaticano, che nel frattempo è diventato un paradiso non tanto per le anime quanto per le nebulose operazioni finanziarie dello IOR di monsignor Marcinkus.
L'elargizione dell'8 per mille da parte del contribuente è volontaria, ma viene elaborato un meccanismo truffaldino per la ripartizone delle scelte non espresse, per cui con circa il 30% delle firme, la Chiesa intasca circa l'80% della cifra disponibile (e ritornerò su questo argomento al momento opportuno, tra pochi mesi).
In più, la Chiesa non rinuncia alla propria presenza nelle scuole, e ne nasce una mostruosità giuridica: si mantiene, nelle scuole pubbliche, un'ora settimanale di insegnamento della religione cattolica, mandando ancora una volta all'aria il principio di uguaglianza delle confessioni religiose. Si cerca di ovviare al pasticcio con corsi opzionali alternativi che ovviamente non troveranno mai realizzazione concreta. Pralina: gli insegnanti di religione vengono pagati dallo Stato, ma vengono scelti dal Vescovo, e non sostengono alcun tipo di concorso, con la scusa che tanto il Vescovo li sceglie anno per anno. Pralina della pralina: quando sulla poltrona di ministro della Pubblica Istruzione si siede la prima Letizia Moratti che si trova a passare di lì, gli insegnanti di religione entrati a scuola senza alcun concorso vengono inseriti a ruolo in massa, diventando inamovibili con un colpo di bacchetta magica che meriterebbe un processo per stregoneria da parte della Santa Inquisizione.

Ed eccoci qua. Paghiamo il pizzo dell'otto per mille per avere uno Stato laico e non confessionale, e la Chiesa intasca i quattrini, ma continua a comportarsi come se la religione cattolica dovesse essere una fonte di diritto per le leggi italiane. E ancora oggi dopo 140 anni aspettiamo che l'Italia riesca a rendersi una nazione indipendente, e smetta finalmente di essere una colonia di Città del Vaticano.

Tanto per fare un esempio di salvaguardia della non confessionalità dello Stato che mi sembra non banale: in Turchia nel 2008, il partito di maggioranza AKP, quello di Erdogan, che si ispira esplicitamente a valori religiosi, è stato messo sotto indagine dall'Alta Corte di giustizia per possibili violazioni del principio della laicità dello Stato. E nella Turchia moderna, dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi, ben 26 partiti sono stati sciolti per questo motivo. Nel caso dell'AKP l'indagine si è poi risolta con un nulla di fatto, ma vi potete figurare una cosa del genere in Italia ? Se putacaso dicessero a Pierferdy Casini che forse ci potrebbe essere magari chissà qualche dubbio che il suo partito non possa eventualmente presentarsi alle elezioni perchè i principi che enuncia contrastano con gli articoli 3 e 8 della Costituzione ? Ma ve li immaginate gli strilli ?

Nelle ultime 24 ore circa, da quando la Corte Europea dei Diritti Umani ha sancito (all'unanimità: 7 giudici su 7) un fatto che dovrebbe essere del tutto ovvio, talmente lapalissiano da risultare banale: "Lo Stato deve astenersi dall'imporre delle credenze religiose nei luoghi in cui le persone sono dipendenti da esso" e "l'esposizione obbligatoria di simboli religiosi viola la libertà dei genitori di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni", vale a dire: una religione non può essere imposta nè privilegiata dallo Stato, per cui negli edifici pubblici non devono essere esposti simboli di una confessione in particolare, e men che meno la loro esposizione può essere resa obbligatoria; si sono sentite come reazione le affermazioni più assurde che si possano immaginare. Tanto per cominciare, il PD, sempre coerente con se stesso, balbetta (laicità, parola ormai sconosciuta da quelle parti); il Vaticano si arrampica sugli specchi: il portavoce Lombardi "Il crocifisso è un simbolo... di unione ed accoglienza di tutta l'umanità, e dispiace che venga considerato come un segno di esclusione..." (e infatti si è visto quanto sono stati accoglienti con la recente proposta dell'ora di religione musulmana nelle scuole, che era ovviamente una provocazione: essa diventa logica dal momento che esiste un'ora di religione cattolica, ma porta a dover avere poi l'ora di religione protestante, ortodossa, taoista, ecc.: si chiama reductio ad absurdum, e serve a dimostrare che è sbagliato il punto di partenza: non deve esserci un'ora di religione cattolica. L'hanno capito tutti, tranne il più scemo della compagnia, tale Dalle Vedove, ex radicale, ancora convinto che fosse un'idea seria). Ma cosa c'entra l'attribuzione al simbolo di un valore positivo ? Ci mancherebbe solo che non avesse valori positivi. La questione è semplicemente che un simbolo rappresentativo di una religione e non di altre non può essere posto come obbligatorio in uno spazio gestito da uno Stato che non discrimini le persone. Che il crocifisso possa essere un simbolo affratellante ed inclusivo potrei anche concederlo (ma mi piacerebbe chiederlo agli Incas, agli Aztechi, a tutti quelli che sono stati torturati da Torquemada, agli abitanti di Gerusalemme nel 1099, ecc.), tanto quanto potrebbe esserlo un Buddha o un'infinità di versetti del Corano; ma non è questo il punto.

Poi ci sono quelli semplicemente e inguaribilmente falsi, come l'ineffabile Buttiglione, che tentano di rovesciare la realtà con il consueto e frusto metodo di far sembrare l'affermazione di un principio di uguaglianza come la privazione di un diritto di chi era avvantaggiato, e l'eliminazione di una discriminazione come una discriminazione a danno del privilegiato. Metodi berlusconiani di disinformazione, solita roba.

E infine ritorna fuori ancora la questione delle nostre "radici culturali".
MMMIIIIIIIHHHHHHIIIII !!! Sono anni ed anni che ci lessano i testicoli e ce li fanno a fettine alla julienne con questa fandonia delle "radici culturali cristiane". Le radici culturali cristiane non esistono, nè per l'Italia, nè per l'Europa. Se fosse per le nostre radici cristiane, la cultura europea sarebbe ancora ferma al medioevo. Avremmo i monaci che deterrebbero l'esclusiva della pubblicazione di soli libri permessi dalla Chiesa e conformi alla dottrina aristotelica, che sarebbe probabilmente ancora considerata l'unica forma legittima di pensiero.
Se siamo usciti da questo buio pesto lo dobbiamo:
ad una robusta e salutare iniezione di cultura matematica araba (sissignori, araba), che con l'algebra, gli algoritmi ed altre innovazioni ha permesso di sviluppare nuovi metodi di calcolo. Ricordo agli smemorati che l'aritmetica greca e romana non contemplava neanche il numero zero, quindi lascio immaginare quanto potesse essere limitata.
Nuove capacità di calcolo hanno permesso nuove interpretazioni della realtà, sempre e costantemente osteggiate dalla Chiesa fedele al suo simulacro di sapere fisso e immutabile. Copernico, Keplero, Galileo e Newton possono a buon diritto essere considerati come radici della cultura europea o no ? Vi risulta che qualcuno di essi abbia avuto qualche problemino con la religione o no ? La cultura europea deve ringraziare gli studiosi che hanno osservato la realtà con mente aperta, convinti che gli uomini potessero ragionare con la propria testa, senza i vincoli imposti dai dogmi della fede, o il Tribunale dell'Inqusizione che si adoperava per metterli a tacere ? Tutti i ragazzi italiani studiano a scuola la Divina Commedia; non si tratta forse di radici culturali cristiane ? Ma Dante, il papa in carica non lo mette in anticipo all'Inferno tra i simoniaci ?
E tanto per cogliere l'occasione e celebrare l'anniversario che cade proprio in questi giorni, soli 150 anni fa con quale apertura mentale la Chiesa ha accolto l'Origine delle Specie dello zio Carletto Darwin ? Nel caos del celebre dibattito di Oxford del 30 giugno 1860, dovrei riconscere tra le mie radici culturali il capitano Fitz Roy che faceva il giro della sala sollevando un libro sopra la testa ed urlando a squarciagola: "La Bibbia ! La Bibbia ! La Bibbia !" Oppure il vescovo Wilberforce che derideva l'amico di Darwin Thomas Henry Huxley (il nonno di Aldous, autore de Il Mondo Nuovo) domandandogli se fosse per parte materna o paterna che si vantava di discendere da una scimmia ? O lo stesso Huxley che rispose che avrebbe preferito avere tra i suoi antenati una scimmia, piuttosto che un uomo che adoperava la propria intelligenza per nascondere la verità anzichè cercarla ?
Le VERE radici culturali dell'Europa stanno proprio nella capacità di opporsi ai dogmi della religione, e nell'affermazione della capacità dell'uomo di utilizzare il proprio intelletto senza preconcetti imposti da presunte verità rivelate. Se l'Europa ha una cultura un pò più avanzata di quella dei tempi delle Crociate, è solo perchè le verità se le è andata a cercare razionalmente, mettendo da parte quelle preconfezionate nelle Sacre Scritture. Altro che radici cristiane.

giovedì 29 ottobre 2009

Collasso


Qualche mese fa ero qui a condividere con la rete i miei dubbi da incompetente sull'incompatibilità dell'economia con alcuni fondamenti elementari della fisica e dell'aritmetica, ragionevolmente supponendo che essa (incompatibilità) fosse, almeno in larga parte, apparente e dovuta alla mia incomprensione dei meccanismi profondi della materia in esame (post del 14 giugno 2009: Da dove nasce il profitto, ecc.).
Oggi scopro, con sentimenti contrastanti, che simili approcci allo studio delle dottrine economiche da un punto di vista fisico sono in realtà una disciplina fondamentalmente nuova, ed esistono fior di accademici che, ovviamente molto meglio di quanto possa fare io, esaminano la sostanziale incompatibilità dell'economia di mercato con le più elementari leggi della fisica e della termodinamica.
In primo luogo affiora un tantino di orgoglio personale per essere arrivato da solo ad un approccio più o meno dello stesso tipo al problema, il quale va però a finire subito nel cestino della spazzatura nel momento in cui si mette a fuoco il fatto che la comunità scientifica svegli solo ora la sua attenzione per queste analisi fondamentali, dopo due secoli di capitalismo industriale e di letargo critico.
Gli studiosi di "Economia Biofisica", così si chiama questa disciplina che, più che nuova, si può definire nascente, provengono in prevalenza dalle branche di economia, ecologia ed ingegneria, ed hanno tenuto all'Università di New York appena la loro seconda conferenza annuale in questo mese di ottobre.
La conferenza si è incentrata soprattutto sulle questioni di utilizzazione e disponibilità di energia e, a quanto pare, risulta che studiosi provenienti da campi diversi, specialmente l'ecologia, riescano a cogliere l'essenza di tali problematiche sotto punti di vista che gli economisti "classici" evidentemente hanno sempre ignorato.
Non che abbia mai avuto una grande stima degli economisti, specialmente dei liberisti dissennatamente fiduciosi nelle proprietà taumaturgiche del mercato; e non nego di essere spudoratamente di parte nell'attribuire un giudizio di valore alle diverse scienze, ma penso che: "se l'energia che consumo per procurarmi il cibo, masticarlo e digerirlo è superiore all'energia che il cibo stesso mi fornisce, muoio" sia un concetto che dovrebbe risultare ovvio a chiunque, senza bisogno di essere ecologi o biologi provetti, e non avrei mai detto che potesse essere così fuori portata per la forma mentis di un economista: forse, con un pò di esercizi preliminari, potrebbe arrivare a capirlo persino Tremonti.
Il concetto di cui sopra si chiama EROI (Energy Return On Investment) e può essere applicato allo stesso modo al metabolismo di un essere vivente come ad una società tecnologica: per poter tirare avanti, non posso consumare più energia da quella che ricavo dalle mie attività.
Si calcola che nel mondo il consumo di energia per le attività umane si raddoppi ogni circa 37 anni, mentre la produzione di energia non sta al passo, raddoppiandosi ogni circa 56 anni. Ma c'è di peggio: la maggior parte della produzione energetica è ancora comunque data dall'estrazione di petrolio, e lo EROI per questa attività si sta riducendo molto velocemente, perchè i giacimenti si vanno impoverendo e l'estrazione diventa sempre più difficoltosa: negli Stati Uniti si è passati da un EROI di circa 100 nel 1930 (consumando l'energia equivalente a 1 barile di petrolio riuscivo ad estrarne 100 barili), a meno di 36 negli anni '90, a 19 nel 2006.
Il collasso dell'attuale sistema economico alimentato a petrolio è quindi, più prima che poi, garantito: quando dovrò consumare quasi tutta l'energia disponibile solo per produrre altra energia, non ne avrò più per nessun'altra attività: la nostra civiltà sta diventando come un animale con un metabolismo talmente dispendioso che deve passare tutto il suo tempo solo a mangiare senza poter fare nient'altro (ammesso, ovviamente, che riesca a trovare cibo a sufficienza).
Morale della favola: la dottrina liberista, basata sulla crescita economica continua, semplicemente non sta in piedi in termini fisici e termodinamici. Nonostante già negli anni '20 il Premio Nobel per la chimica Frederick Soddy, in "Wealth, Virtual Wealth and Debt" (Ricchezza, Ricchezza virtuale e Debito) avesse posto la questione che fosse l'energia alla base dell'economia, e non le curve di equilibrio tra domanda e offerta come ritenuto dall'ottusa scienza economica classica, che egli criticava opponendole il concetto che la "ricchezza reale" risiede nell'utilizzazione di energia per la trasformazione di oggetti fisici, che sono quindi soggetti alle leggi della termodinamica, il problema è stato grossomodo ignorato per quasi un secolo, e l'energia è stata considerata alla stessa maniera di una merce qualsiasi, e soggetta alle stesse regole di mercato di regolazione di domanda e offerta, anzichè il "cibo" senza il quale le altre merci non possono essere prodotte.
L' economia reale, in termini fisici, è lo studio di come gli uomini trasformano le risorse della natura per adattarle ai propri bisogni ed alle proprie necessità. Con buona pace di Adam Smith e della sua presunta "mano invisibile" attraverso cui il libero mercato si autoregola, e se si lascia ciascuno libero di perseguire il proprio personale interesse il risultato globale dovrebbe risultare il migliore possibile per tutta la collettività (una palese frottola la cui assurdità dovrebbe risultare intuitiva, ma alla quale tuttora parecchi prestano credito), l'economia di mercato non è compatibile con la fisica e con la termodinamica. Su questo punto il verdetto dell'Economia Biofisica è unanime: consumiamo molto di più di quello che potremmo permetterci (e se ciascuno è lasciato libero di perseguire il proprio personale intersse, continueremo a consumare altrettanto dissennatamente). Il dibattito verte, grossomodo, tra la scuola di pensiero più pessimista, secondo la quale il collasso è ineluttabile ed imminente, e gli inguaribili ottimisti secondo cui si può ancora riuscire a raddrizzare la baracca, naturalmente al prezzo di un radicale ridimensionamento dei nostri stili di vita. Si chiama anche "Scienza triste", ma almeno finalmente i conti mi tornano.

Per saperne di più:
Nathanial Gronewold: Does Economics Violate the Laws of Physics ? Scientific American, 23 ottobre 2009.

sabato 17 ottobre 2009

Il Complotto


Penso che sia il momento di tornare a trattare temi non legati alla stretta attualità; ad esempio: perchè le persone ritengono di individuare trame, complotti, volontà nascoste nelle circostanze della vita ?
Perchè, quando una serie di eventi non si presenta sotto una veste a noi favorevole, siamo pronti a pensare a trame consapevolmente ordite da Satana, dagli extraterrestri che preparano l'invasione della Terra, dalla magistratura comunista, dalla stampa comunista in combutta con tutto il resto della stampa mondiale, dal KGB, dalla suocera ?
E allo stesso modo, siamo pronti a pensare che, in circostanze fortunate, siano intervenute volontariamente entità benefiche che consapevolmente ci hanno tirato fuori dai guai (Babbo Natale, Allah, Silvio Berlusconi, Gesù Bambino, Guido Bertolaso, l'Angelo Custode, Silvio Berlusconi, il centravanti che nel tempo di recupero si sveglia da novanta minuti di letargo e finalmente la butta dentro, Padre Pio, Silvio Berlusconi, la Madonna di Lourdes) ?
Perchè crediamo di vedere figure nella forma delle nuvole o nella disposizione delle stelle, e perchè mai ci sono persone che si rovinano inseguendo il miraggio di impossibili schemi di prevedibilità nelle estrazioni del Lotto o nei numeri della roulette ?
C'è qualcosa di malato nella nostra capacità di immaginare le cause degli eventi ?
Michael Shermer (1) suggerisce una spiegazione che mi sembra dotata dei crismi della plausibilità (che sia plausibile non significa che sia esatta): egli individua un'attitudine che chiama "patternicity", che non saprei tradurre in italiano con una parola, e che definisce come la tendenza a trovare schemi dotati di significato in segnali confusi, la quale potrebbe essersi sviluppata per selezione naturale. Immaginiamo di essere un qualsiasi animaletto del bosco. Sentendo frusciare le fronde, potremmo commettere due tipi di errore nell'interpretazione di questo segnale: pensare che sia un pericoloso predatore che si sta avvicinando per mangiarci, e fuggire, mentre in realtà è solo il vento: questo si chiama "errore di tipo 1" o falso positivo; oppure pensare che sia solo il vento, mentre in realtà c'è un pericoloso predatore che si sta avvicinando; poichè la nomenclatura tecnica raramente stupisce per voli di fantasia, avrete già subodorato che si tratta in questo caso di un falso negativo o "errore di tipo 2".
Nello stato di natura che abbiamo ipotizzato, è evidente che un errore di tipo 2 costa molto più caro di un errore di tipo 1, quindi è plausibile che abbiano avuto più probabilità di sopravvivere e propagarsi animali dotati di meccanismi mentali che tendono a cogliere segni di cause attive nel "rumore di fondo" indistinto.
Ovviamente ci sono schemi causali pienamente reali: il riconoscere ciclicità nelle stagioni, nella fruttificazione delle piante, nelle migrazioni della selvaggina, ha certamente contribuito grandemente alla sopravvivenza delle prime specie di ominidi. Il fatto è che non abbiamo nessun sistema altrettanto immediato per riconoscere le interpretazioni causali corrette da quelle sbagliate: possiamo eseguire questa distinzione solo per via razionale.
E questo meccanismo psicologico di attribuzione di ogni effetto ad una causa attiva (spesso invisibile), probabilmente originato dalla maggior convenienza pratica di comportamenti prudenti, porta infine ad effetti curiosi una volta inserito nel cervello iper-concettualizzante dell'uomo.
Le relazioni umane fondate sul riconoscimento di volontà, desideri ed intenzioni nei nostri simili, ci portano a traslare simili concetti di intenzionalità anche nelle cause invisibili che riconosciamo o crediamo di riconoscere nei fatti della nostra esitenza.
Secondo Shermer, questo sarebbe il meccanismo fondamentale all'origine di misticismi, religioni, e visioni del mondo basate su entità occulte che tramano e progettano attivamente.
Come si diceva all'inizio, tutto questo discorso non ha relazioni con l'attualità di questi giorni: non dovete pensate al triste caso umano di quel pover'uomo con il complesso della statura e delle enormi orecchie che, dopo avere investito i suoi sudati risparmi per farsi impiantare sul cranio la peluria rossiccia delle ascelle di un orang-utan, disposta in filari ordinati come un vigneto, si trova minacciato da oscuri complotti di magistrati che si radunano periodicamente in sabba durante i quali concordano i futuri dispetti. Qui si parlava di percezioni elaborate, erroneamente o no, in buona fede.
Il bambino che combina una marachella dietro l'altra e si prende una sgridata dietro l'altra, quando si lamenta perchè tutti ce l'hanno con lui, lo sa benissimo di avere tante marachelle sulla coscienza.

(1) Michael Shermer: Why People Believe Invisible Agents Control the World. Scientific American Magazine - May 19, 2009.

mercoledì 7 ottobre 2009

Rinvio

Il villaggio gallico rassicura i suoi quattro lettori sull'elaborazione in corso di alcuni nuovi post.
E' tuttavia orgoglioso di annunciare il rinvio della loro pubblicazione per via di un lieve eccesso di tasso alcoolico nella pozione magica di oggi, causa festeggiamenti per la sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano.
Si dà appuntamento a sbronza passata.

venerdì 2 ottobre 2009

Libertà di stampa

Il villaggio gallico è orgoglioso di aderire alla giornata di protesta a difesa della libertà di stampa del 3 ottobre 2009.

mercoledì 23 settembre 2009

La Presa del Potere


Spero di non essermi reso colpevole dell'innesco, tra i pochi sventurati lettori di questo blog, di vortici onirici a sfondo erotico dominati da Maria Stella Gelmini: credo che non potrei mai perdonarmelo. Tenterò una digressione per il rinsavimento degli internauti.
Fui tra il pubblico, molti anni fa, di un'intervista a Michele Serra, durante una Festa de l'Unità a Bologna. Era un'epoca in cui le feste de l'Unità erano ancora feste de l'Unità, con occasioni di incontro e divertente e intelligente dibattito, le signore che facevano le tagliatelle e i tortellini, il bar cubano e il ristorante della DDR. Non era ancora una specie di seduta di preghiera come oggi.
Era anche il tempo in cui era da poco terminata l'esperienza editoriale di "Cuore", poichè il Settimanale di Resistenza Umana, diretto dal succitato, era stato chiuso dall'editore con un colpo di mano piuttosto sospetto.
Tra le molte vicende, anche giudiziarie, del suo ex-settimanale, l'ormai ex-direttore ricordò una delle poche cause che "Cuore" perse in tribunale. In uno dei tanti (quasi continui) momenti in cui la Fiat da una parte lasciava a spasso i suoi operai, e dall'altra batteva cassa dallo Stato per la difesa dell'Industria Nazionale, in ossequio al principio "pubblicizzare le perdite, privatizzare i profitti", Cuore decise di dedicare la prima pagina, di propria iniziativa, ad una pubblicità della principale concorrente dell'epoca delle utilitarie torinesi, la Renault Twingo, decantandone le qualità ed invitando i lettori ad acqustare la piccola francese piuttosto che le Fiat sanguisughe del denaro pubblico.
La Renault intentò una causa contro Cuore per utilizzazione non autorizzata del marchio commerciale, nonostante si dicesse solo del bene del prodotto (in "se voi foste il giudice" de "la settimana enigmistica" questo sarebbe un caso davvero avvincente): ebbene, nel procedimento giudiziario Cuore fu condannato e dovette pagare un risarcimento alla Renault. Michele Serra spiegava: non si può parlare di una merce senza l'autorizzazione del produttore, neanche per parlarne bene. I giornali possono scrivere nei titoli di prima pagina che il Presidente della Repubblica è rincoglionito, che il Capo del Governo è un corruttore (forse non era questa l'immagne proposta allora, mi è venuta così adesso, spontanea), che il Tizio ha rubato, che il Tal altro ha tradito la moglie. Si può scrivere sui giornali: "Arrestato l'assassino del barista", quando il barista è stato appena ucciso e quindi il processo non è ancora iniziato, quindi quello arrestato non è, a termini di legge, l'assassino, ma al massimo un sospettato.
Si può infamare qualsiasi persona a torto (come nella maggior parte dei casi) o a ragione (come nel secondo degli esempi elencati), e non succederà nulla. Ma se commetti l'errore di fare incazzare Coccolino Concentrato... allora sì che ti cacci nei guai per davvero. Perchè le merci (le imprese che le producono) hanno degli uffici legali che sono delle corazzate. Quasi nessun essere umano in carne ed ossa ha la possibilità di mobilitare tante risorse per la tutela dei propri diritti come un detersivo: la maggior parte di noi, se dovesse incappare in qualche disavventura giudiziaria, si dovrebbe affidare al primo avvocato scalcinato trovato sulle Pagine Gialle.
La Costituzione Europea, abortita nel 2005 per la bocciatura di francesi e olandesi, è stata un prototipo di quadro legislativo interamente rivolto alla tutela dei diritti delle merci e dei commerci, con totale disinteresse alla tutela dei diritti delle persone (basti ricordare l'inserimento delle voci relative a previdenza e assistenza nel capitolo "solidarietà", cioè "elemosine", e non nel capitolo "diritti"), e l'attuale trattato di Lisbona non modifica sostanzialmente nulla. Io credo, anzi voglio sperare, che la bocciatura popolare nei referendum di Francia e Paesi Bassi sia stata dovuta in misura fondamentale al rifiuto di questa visone dell'Europa di mercanti e mercati, anzichè di persone e culture, ma mi pare che i mezzi di informazione abbiano accuratamente evitato di indagare ed approfondire questo aspetto.
Oggi esiste un organismo internazonale con il quale (quasi) nessun Governo al mondo oserebbe entrare in conflitto: non è l'ONU, della quale tutti, a partire dal principale beneficiario storico Israele, si infischiano allegramente: è il WTO (World Trade Organization), l'Organizzazione Mondiale per il Commercio.
Le funzioni del WTO sono quelle di rendere sempre più liberi i commerci internazionali, riducendo progressivamente i dazi e ogni altra forma di protezionismo. Formalmente, tali aperture vengono accettate liberamente a seguito di trattative paritarie tra i rappresentanti delle Nazioni, ma non occorre essere dei geni dell'economia politica per comprendere che i paesi più ricchi hanno, in queste trattative, un potere contrattuale o, per meglio dire, ricattatorio, infinitamente superiore a quello dei paesi più poveri.
Agli Stati Uniti o al Giappone, che hanno, in barba alla retorica liberista, i sistemi doganali più rigidamente protezionistici al mondo, bastano concessioni minime sui propri dazi esorbitanti per ottenere in cambio accesso alle risorse, ad esempio minerarie ed estrattive, dei paesi più poveri, a prezzi irrisori.
Questo meccanismo perverso di (falsamente) libera circolazione delle merci genera un flusso netto di risorse dal terzo mondo ai paesi industrializzati, e permette ai ricchi della terra di diventare sempre più ricchi a spese del sempre più drammatico impoverimento dei più poveri.
Noi accogliamo a braccia aperte questo flusso di risorse che contribuiscono al nostro benessere, ma guai se sono gli esseri umani ad azzardarsi a seguire lo stesso flusso.
Le merci devono poter circolare liberamente e produrre la nostra ricchezza, ma le persone in carne ed ossa non possono inseguire questa corrente di risorse per sfuggire alla povertà a cui li condanniamo. Respinti.

Le merci hanno preso il potere e ci governano.

Uomini, ribellatevi.